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Orti in Quota Scartezzini Fabrizio Scartezzini Fabrizio C.R.A. - Unità di Monitoraggio e Pianificazione Forestale Villazzano - Trento

Biodiversita muse 08_scartezzini

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Convegno "Biodiversità come motore dello sviluppo rurale". Il convegno si è tenuto al MUSE a Trento il 15 Novembre 2014. On line tutte le presentazioni ed i video dell'evento. Il convegno aveva l'obiettivo di accostare e mettere a confronto le esperienze di utilizzo sostenibile delle risorse naturali. Realizzate in alcune zone della Tanzania e del Vietnam da organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale, queste iniziative sono state comparate con altrettante operazioni messe in atto in Trentino. Il confronto voleva offrire una serie di spunti di riflessione su come la biodiversità possa favorire lo sviluppo rurale, attraverso l'uso sostenibile delle risorse naturali da parte delle comunità locali, in particolare nelle aree protette. Quattro i punti di vista adottati che si integrano tra di loro: le caratteristiche degli Ecosistemi, le forme di gestione, la partecipazione e le figure professionali per lo sviluppo locale. Questa è l'ottava di otto presentazioni. Cerca su youtube i video!

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Orti in Quota

Scartezzini FabrizioScartezzini Fabrizio

C.R.A. - Unità di Monitoraggio e Pianificazione Forestale

Villazzano - Trento

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Questa iniziativa “ Orti in Quota ” è stata ideata e promossa dai titolari della ditta Primitivizia la signora Eleonora Cunaccia e il fratello Giovanni Collini

Primitivizia è una ditta artigianale di Spiazzo Rendena che si occupa della lavorazione, trasformazione e commercializzazione di prodotti alimentari ottenuti a partire da alcune specie di piante provenienti esclusivamente da raccolta spontanea

La ditta ha presentato la proposta progettuale al Servizio Agricoltura Biologica della PAT e l’iniziativa è stata finanziata nell’ambito delle azioni dimostrative nel settore dell’Agricoltura Biologica .

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Per la sua realizzazione la signora Noris si è avvalsa della collaborazione e della consulenza del nostro Istituto (CRA -MPF di Villazzano) che da alcuni anni ha avviato ricerche sulla domesticazione di alcune di queste specie alimentari che tradizionalmente vengono utilizzate nella nostra realtà territoriale ( cicerbita, asparago di monte, aglio orsino, mirtillo rosso ecc.)

La proposta prevedeva la realizzazione di tre campi di coltivazione in quota di Cicerbita alpina (L) Wallr., che dovrebbero garantire a Primitivizia un adeguato quantitativo di materia prima da destinare alla trasformazione (I° obiettivo del progetto)

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Della cicerbita alpina si utilizzano i germogli che vengono raccolti in primavera nelle prime fasi di sviluppo della pianta.

Il germoglio deve essere Il germoglio deve essere raccolto quando ancora è compatto e chiuso prima che si sviluppi eccessivamente dando origine alla rosetta fogliare. Se troppo sviluppato accentua eccessivamente il gusto amarognolo

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Germogli puliti e pronti per la lavorazione

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Germogli vengono in genere scottati con acqua e aceto e poi conservati sott’olio o trasformati in salsa

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La disponibilità di prodotto in quantitativi adeguati e con idonee caratteristiche qualitative non è l’unica motivazioneche sta alla base di questa iniziativa finanziata dalla PAT.

La cicerbita è una pianta soggetta a tutela (pianta tipica dell’ambiente alpino - Legge n° 11 del 2007 e relativo regolamento di attuazione del 2009 n° 23-25/Leg)Il regolamento prevede la possibilità di raccogliere un Il regolamento prevede la possibilità di raccogliere un quantitativo massimo pari a 2 Kg di germogli per persona e per giorno. ( La cicerbita è tra le specie il cui utilizzo rientra nelle antiche consuetudini locali - Sono possibili deroghe)

La cicerbita da alimento tradizionale per determinate realtà territoriali è diventata un prodotto di nicchia abbastanza ricercato. La pressionesui siti naturali di accrescimento è risultata in questi ultimi anni molto più accentuata

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I quotidiani locali da vari anni nel periodo che va dalla fine del mese di aprile a tutto il mese di maggio e ai primi giorni di giugno riportano notizie relative alla raccolta della cicerbita alpina

(Valle del Chiese, Val Rendena e Val di Non-Monte Peller)

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Il passaggio dalla raccolta spontanea alla coltivazionepermetterebbe anche di ridurre il forte impatto che la raccolta del prodotto, molto spesso eccessiva e non rispettosa delle esigenze fisiologiche della pianta, ha sui siti naturali di accrescimento.

L’iniziativa rientra quindi nell’ambito delle azioni finalizzate ad evitare il rischio di rarefazione della presenza di questa ad evitare il rischio di rarefazione della presenza di questa specie ed in definitiva a salvaguardare cosìla biodiversità sul territorio ( II° obiettivo)

Come prodotto di nicchia e come prodotto immaginel’eventuale coltivazione di questa specie ci permette di valorizzare le potenzialità del territorio in un ottica di unutilizzo sostenibile ed integrato delle risorse (III° obiettivo)

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La proposta progettuale si propone poi di:

- valutare la concreta possibilità della coltivazione abbinata ad un controllo qualitativo della produzione ottenibile

- verificare la convenienza economica della stessa (considerando la fase di lavorazione e trasformazione del prodotto)prodotto)

- utilizzare i tre campi con finalità dimostrativa per far conoscere questa specie, sempre chiaramente come coltivazione di nicchia, soprattutto alle piccole aziende di montagna in funzione di una possibile integrazione del reddito

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Pianta di cicerbita in condizioni di accrescimento naturali

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La cicerbita è una specie molto esigente per quanto riguarda le condizioni edaficheche sono richieste per un adeguato accrescimento; allo stato naturale la troviamo presente in vallecole e radure non eccessivamente esposte al sole, con terreno ben dotato di umidità e sostanza organica soprattutto nello strato superficiale in associazione con felci, ontani e saliceti subalpinisaliceti subalpini

In varie prove approntate dal nostro Istituto si sono definiti i principali parametri che sono vincolanti per la coltivazione:

-l’altitudine dei terreni, dove si intende coltivare la pianta, deve essere superiore ai 1000- 1200 m s.l.m.

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- il lotto di terreno destinato alla coltivazione non deve essere eccessivamente esposto al sole.Radure protette dal bosco o valli strette sono le zone ideali. Se l’irraggiamento è eccessivo bisogna dotare la coltura di tunnel con rete ombreggiante ( capacità ombreggiante pari ad almeno il 50%)

- il terreno deve essere scioltosoprattutto in relazione alla modalità di raccolta. Il germoglio deve essere raccolto integro. Il distacco dall’apparato radicale si ottiene facilmente se Il distacco dall’apparato radicale si ottiene facilmente se riesco a sollevare e spingere il germoglio verso la parte centrale dell’apparato radicale.

- nella fase di messa a dimora delle piante e nella prima fase di accrescimento deve essere disponibile dell’acqua per l’irrigazione.

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Il nostro Istituto ha fornito le piantine per realizzare i 3 campi

La cicerbita può essere propagata per seme. Per avere una adeguata germinabilità i semi devono essere raccolti nel momento di completa maturazione (la cicerbita è una specie a fioritura scalare ed ad accentuata deiscenza del seme) e selezionati con una

Peso 1000 semi pari a 1,05

grammi

deiscenza del seme) e selezionati con una successiva pulizia con soffiatore per eliminare i semi vuoti

-stratificazione del seme a 2 °C per 3 mesi - 35 % germinabilità

-trattamento con acido giberellico soluzione a 15ppm/ 24 ore - 82% ger.

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Piantine a 1 mese dalla semina pronte per essere ripicchettate

Piantine in contenitore alveolati da 50 cm3

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Piantine di 2 mesi pronte per il trapianto

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Qualora le condizioni del campo individuato non siano ideali (eccessivamente esposto e la disponibilità di acqua sia limitata) è preferibile utilizzare nel trapianto piante più sviluppate. Si fa un ulteriore passaggio in un vaso da 10 cm di diametro e in questo caso è indispensabile anticipare la semina di un mese

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Primi due campi sono stati impiantati nel 2013

I° in Val di Genova all’interno del parco Adamello Brenta su un terreno messo a disposizione dal comune di Strembo ( radura all’interno del bosco)

- altitudine:1690 m s.l.m.

- sup. campo 110 m2 trapiantate 500 pp- sup. campo 110 m2 trapiantate 500 pp

- utilizzate per il trapianto piantine di 2 mesi

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Val di Genova 1660 m s.l.m.

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II° In Val di Non sul Monte Peller su un terreno messo a disposizione dall’ Azienda Tovel – Peller - Vita di Giuliani Giovanni & C. ( appezzamento recintato certificato bio )

- altitudine:1600 m s.l.m.

- sup. campo 150 m2 trapiantate 625 pp

- utilizzate per il trapianto piantine più sviluppate e più resistenti in quanto il lotto destinato alla coltivazione poteva resistenti in quanto il lotto destinato alla coltivazione poteva dare dei problemi di insediamento (esposizione accentuata e pendenza del terreno)

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Nella parte alta del recinto erano presenti alcune p.p. di cicerbita

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Monte Peller

Il terreno pendente è stato sistemato realizzando dei piccoli gradoni per contrastare la possibile erosione e possibile erosione e garantire maggiori possibilità di insediamento della pianta

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Il III° campo è stato allestito nel 2014 in Val Borzago località Fè su un terreno di proprietà della famiglia della sig.ra Noris (radura ricavata nel bosco)

- altitudine:1130 m s.l.m.

- sup. campo 100 m2 trapiantate 1100 p.p.

- utilizzate per il trapianto piantine di 2 mesi- utilizzate per il trapianto piantine di 2 mesi

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Primi riscontri dell’iniziativa

-nei due campi allestiti nella radura del bosco ( Val Genova e Val Borzago) non si sono avuti problemi di attecchimento delle piante, la mortalità è stata praticamente nulla

- sul monte Peller le condizioni più critiche hanno determinato una maggiore difficoltà di insediamento con una mortalità significativa di piante. Qualora le piante che hanno attecchito mostreranno uno sviluppo sufficiente si potrebbe ipotizzare un semplice intervento per sostituire le fallanze, se al contrario permangono difficoltà di sviluppo sarà necessario predisporre una eventuale struttura ombreggiante.

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Indicazioni sulla capacità produttiva

- le prime raccolte possono essere ipotizzate a partire dal 3° anno di coltivazione

- nel primo anno di raccolta è opportuno modulare il prelievo di germogli in funzione della vigoria della pianta ed è in ogni caso sconsigliato raccogliere più di 3-4 germogli per pianta. Solo se la pianta si è sviluppata adeguatamente e mantiene nel tempo un buon rigoglio vegetativo si riescono a raccogliere germogli idonei alla trasformazione. vegetativo si riescono a raccogliere germogli idonei alla trasformazione. (7-10 gr. peso e 6-10 mm diametro / germoglio)

- nella fase di raccolta è utile ipotizzare due passaggi distanziati di una settimana – 10 giorni ( la variabilità accentuata determina una scalarità nell’emissione dei germogli)

- la capacità produttiva, su un impianto che ha raggiunto la fase di maturità, può essere quantificata in 250 grammi/m2 (25 Kg / 100m2)

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Brione Valle Aperta 1550 m s.l.m.

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Viote Monte Bondone 1570 m s.l.m.

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Ronzo-Chienis P.sso Bordala 1200 m s.l.m.

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Mala – Pra de Laon 990 m s.l.m.

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Problematiche inerenti la domesticazione

salvaguardare la biodiversità ed i siti naturali di accrescimento.

- sopperire con la coltivazione ad eventuali limitazioni previstedalla legislazione specifica sulla protezione della flora

-garantire un più razionale e sicuro approvvigionamento delmercato. Pur trattandosinella maggioranzadei casi di prodotti dimercato. Pur trattandosinella maggioranzadei casi di prodotti dinicchia la raccolta spontanea non assicurauna disponibilitàcostante e caratteristiche adeguate del prodotto. (se non inalcuni casi specifici)

L’evoluzione socio-economica della nostra società ha comportatoin generale nel settore delle colture officinali una marginalizzazionedell’attività di raccolta spontanea (ancora ampiamente praticata neipaesi dell’Est-Europa – Costi manodopera molto più bassi rispettoai nostri)

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Monitoraggio dell’attività di raccolta di piante spontanee svolta da parte di una ditta operante in provincia di TN nel 2007

Pietro Fusani

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Obbiettivi

•Descrivere e quantificare questo tipo di attività

•Raccogliere elementi utili al riconoscimento della figura professionale del raccoglitore

•Acquisire dati utili a regolamentare l’attività da parte delle autorità competentidelle autorità competenti

Piante monitorate

silene, tarassaco, aglio della regina, luppolo, bardana, radicchio dell’orso, buon-enrico, mugo, crescione, cren e corniolo