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Corso chili di sensibilizzazione ai nuovi media Sicurezza nella rete Prima Convenzione di Ginevra Un trionfo per l’umanità Inondazioni nei Balcani Ridare alla gente il coraggio La salute in Bangladesh Un bene prezioso per i pi ù poveri Humanité 3 | 2014

Magazine Humanité 3/2014: Un bene prezioso per i più poveri

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Magazine de la Croix-Rouge suisse (CRS), Humanité s’adresse à tous ceux qui soutiennent l’organisation et les causes qu’elle défend.

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Page 1: Magazine Humanité 3/2014: Un bene prezioso per i più poveri

Corso chili di sensibilizzazione ai nuovi media

Sicurezza nella rete

Prima Convenzione di Ginevra

Un trionfo per l’umanità

Inondazioni nei Balcani

Ridare alla gente il coraggio

La salute in Bangladesh

Un bene preziosoper i più poveri

Humanité3 | 2014

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RepoRtage – La salute in Bangladesh

4 Un bene prezioso per i più poveri

8 terra di contrasti

12 RetRospettiva – Prima Convenzione di Ginevra

Un trionfo per l’umanità

14 sotto La Lente – Corso chili di sensibilizzazione ai

nuovi media

sicurezza nella rete

17 testiMonianZa – Sezione del Luganese –

Croce Rossa Ticino

Dalla nuova nonna come a casa propria

21 a tU peR tU – Vladimir Cmiljanovic, CEO di Piqur

«Una logica strategica alla base di un aiuto

efficace»

22 RitRatto – Inondazioni nei Balcani

Ridare alla gente il coraggio

24 in aZione – Vietnam

emergenza sul delta del Mekong

29 pot-poURRi

Curry per pranzo

passatempo e vignetta

ImpressumHumanité 2/2014Agosto 2014

ISSN 2296-6757

Illustrazione di copertina e retro: Remo Nägeli

Editore: Croce Rossa Svizzera,Rainmattstrasse 10, Casella postale, 3001 BernaTelefono 031 387 71 11, [email protected],www.redcross.ch

Donazioni: CP 30-9700-0Consulenza lasciti testamentari: telefono 031 387 72 83

Notifica cambiamento d’indirizzo:per e-mail [email protected] o pertelefono al n. 031 387 74 64

Indirizzo della redazione: Croce Rossa Svizzera,Redazione Humanité,Casella postale, 3001 [email protected], www.rivista-humanite.ch

Redazione: Tanja Reusser (caporedattrice),Urs Frieden (Sanità e integrazione), Annette Frommer(Sanità e integrazione), Andreas Häner (Raccolta fondi),Daniela Mathis (Cooperazione internazionale),Isabelle Roos (Partenariati con il settore privato),Isabel Rutschmann (Comunicazione), Katharina Schindler(Cooperazione internazionale)

Contributi alla presente edizione: Myriam Fojtu,Markus Mader, Marco Ratschiller, Alja Sieber

Abbonamento: l’abbonamento annuo costa 6 CHFe viene offerto ai donatori della CRS.Pubblicazione: trimestraleLingue: italiano, francese, tedescoTiratura: 126 900 copieCopyright di tutte le foto senza indicazione:Croce Rossa Svizzera

Traduzione: Servizio traduzioni CRSLayout e stampa: Vogt-Schild Druck AG,Derendingen

Prossima edizione: dicembre 2014

neutralStampato

No. 01-14-249088 – www.myclimate.org© myclimate – The Climate Protection Partnership

PERFORMANCE

Per la stampa di Humanité viene usata esclusivamente carta riciclata 100%,che consente di proteggere le risorse naturali e l'ambiente.

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Aprire le porte ai più poveri

Cara lettrice, caro lettore,

il dolore che persiste nel tempo incide anche sulla psiche di chi lo deve sopportare, tanto piùse i sintomi peggiorano. Fortunatamente, si tratta spesso di malattie conosciute e curabili:nel caso ideale, lasciamo lo studio medico con una diagnosi, un consiglio o forse un farmaco,ma è proprio in questi momenti che ci rendiamo conto di quanto sia preziosa la salute.

Sciamani, stregoni o guaritori – che dir si voglia – esistono da sempre in tutte le culture. Siritiene addirittura che questa sia stata la prima professione dell’umanità. Eppure, standoall’OMS, a tutt’oggi nel mondo si contano almeno 1,3 miliardi di persone che non hannoaccesso all’assistenza sanitaria. Il loro diritto alla migliore sanità è fortemente limitato. Nel21° secolo, un’epoca in cui la medicina compie veri e propri miracoli, ci sono ancora milionidi persone minacciate da malattie di per sé facili da prevenire e da curare. Shilpi Rani (vedireportage a p. 4) ha sofferto a lungo di dissenteria. È una malattia tipica della povertà che,se non viene curata, può rapidamente portare alla morte soprattutto nelle regioni in cuinon esistono dispensari o cliniche accessibili anche ai più poveri. Tutti hanno diritto alla sa-lute, a cure medico-sanitarie di base accessibili. Ed è proprio sulla concretizzazione di questodiritto per i più poveri che si concentrano gli sforzi della CRS nell’ambito della coooperazioneinternazionale. La disperazione di dover affrontare da soli una malattia è già di per sé unfardello troppo difficile da sopportare: tutti devono sapere dove possono trovare aiuto.

Nelle prossime pagine vi raccontiamo come la CRS si impegna per garantire a tutti l’accessoalle cure. Fate anche voi un gesto di solidarietà nei confronti di persone come Shilpi Rani eaprite loro le porte dei centri sanitari. Grazie!

Cordiali saluti

Markus MaderDirettore della Croce Rossa Svizzera

edItoRIAle

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Un bene preziosoper i più poveri

La salute in Bangladesh

La salute è il bene più prezioso per l’uomo. accedere all’assistenza sanitaria è un diritto

fondamentale. Un diritto di non facile accesso nei villaggi sperduti del Bangladesh. shilpi

Rani (a sinistra nella foto), ad esempio, ha dovuto sopportare lunghe sofferenze, perché

non sapeva a chi rivolgersi e temeva che le cure costassero troppo. La CRs aiuta soprattutto

le famiglie svantaggiate come quella di shilpi Rani a esercitare il diritto alle cure mediche e

si occupa della formazione continua del personale sanitario. ora la donna può nuovamente

prendersi cura della famiglia dal momento che la sua malattia è facilmente curabile.

TesTo: KaTharina schindler immagini: remo nägeli

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RePoRtAGe

laggio. All’inizio Shilpi Rani era intimori-ta e pensava che, essendo così povera,nessuno l’avrebbe curata. E invece rice-vette farmaci gratis, grazie ai quali le suecondizioni migliorarono rapidamente.«Fu una svolta nella mia vita. Ora sonodi nuovo in forze e posso prendermi curadella mia famiglia», spiega. «Inoltre, rac-conto la mia esperienza alle altre don-ne del villaggio e le esorto a rivolgersial dispensario quando loro o i loro figlisono malati».Nel distretto di Rajshahi, nel nord delBangladesh, la CRS collabora con Dascohper migliorare i servizi sanitari nelle zonerurali. Praticamente ogni villaggio ha lasua piccola clinica statale, ma per lo piùsi tratta di centri gestiti male, talvolta ad-dirittura in condizioni disastrose.La clinica di Yusufpur rimaneva spessochiusa per settimane e l’armadietto deimedicinali era quasi sempre vuoto. Man-cavano apparecchi essenziali come losfigmomanometro, il termometro clinicoe la bilancia. Non c’è da meravigliarsi se,quando erano malati, gli abitanti del vil-laggio preferivano rivolgersi ai guaritori osperavano semplicemente in un miracolo.

Grandi progressiNel frattempo molte cose sono cambia-te. Gruppi di azione si sono mobilita-ti per rimettere a nuovo la clinica e tin-teggiare le pareti di fresco. Ora nella salad’aspetto campeggiano manifesti sullenorme igieniche e i rischi legati alla gra-vidanza.

Ègià la terza volta stamattina che Shil-pi Rani (30 anni) attraversa l’am-

pio piazzale della scuola con la broccadell’acqua sotto un sole impietoso.Men-tre le famiglie un po’ meno povere dellasua hanno la loro pompa, lei è costret-ta ad andare continuamente a prende-re l’acqua al pozzo della scuola. Per lomeno non è inquinato dall’arsenico na-turalmente presente nel terreno, comespesso accade in Bangladesh. La CroceRossa, infatti, lo ha analizzato e dichia-rato sicuro.Shilpi Rani abita con il marito e tre figliin una modesta casa di paglia ai marginidel villaggio di Yusufpur. Èmetàmaggio,il periodo più caldo dell’anno. Tra duesettimane inizia la raccolta dei manghi e

tra non molto comincerà la stagione deimonsoni. Questa famiglia tira avanti solograzie al secondo lavoro del padre, unpescatore che all’occorrenza si improvvi-sa conducente di risciò. Non hanno terrada coltivare. Sono tra i più poveri del vil-laggio. La diga costruita due anni fa se-para la loro casa dal Gange, che segna ilconfine con l’India. «Prima, quando nel-la stagione monsonica il fiume straripa-va, la nostra casa era sempre la prima aessere spazzata via», racconta la donna.Per fortuna, ora questo rischio è scongiu-rato e, del resto, negli ultimi tempi sonomigliorate molte altre cose.

la svoltaUn anno fa Shilpi Rani era malata e debi-litata. Damesi soffriva di una colite estre-mamente dolorosa con febbre e scarichediarroiche contenenti sangue che avreb-be potuto esserle fatale. Non aveva nem-meno abbastanza latte per sfamare il più

piccolo dei suoi tre figli, nato da pochimesi. Che fare? In tutta la sua vita nonaveva mai ricevuto assistenza sanita-ria, fatta eccezione per le vaccinazionida bambina. Persino quando ha parto-

rito i suoi tre figli – la femmina Shuki (11anni) e i maschi Subroto (7 anni) e Surja(1 anno) – ha potuto contare solo sull’a-iuto di una vecchia zia che in qualchemodo le ha fatto da levatrice.In quel momento così difficile, la visi-ta di Jahangier Alam, un volontario diDascoh, un’organizzazione partner del-la CRS, fu a dir poco provvidenziale.Jahangier Alam stava visitando le fami-glie più povere del villaggio per parlareloro di profilassi. Spiegò alla donna cheaveva diritto all’assistenza sanitaria e laincoraggiò a recarsi nella clinica del vil-

shilpi Rani non sapeva comeandare avanti.

Vita quotidiana:Shilpi Rani lava ipiatti, sua figliaShuki spazza ilpiazzale davantialla casa.

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RePoRtAGe

Prevenire è meglio che curareNel vicino villaggio di Mongli, un’altradonna, Shima Khatun (20 anni), sta an-dando in clinica. Anche qui la CRS ha mi-gliorato il livello delle prestazioni medi-che. Questa giovane madre approfittadella visita di controllo del figlio Tonmoydi tre anni, che recentemente ha avu-to la bronchite, per partecipare a un in-contro informativo rivolto ai pazienti. Lasala d’aspetto è già gremita di donne ebambini. Con l’aiuto di tavole esplicati-ve, un’operatrice sanitaria spiega comecurare e prevenire la dissenteria.Anche Shima Khatun ha sofferto a lungodi dissenteria cronica, finché un giorno èapprodata alla clinica ed è guarita. Oggista imparando che in futuro dovrà es-sere molto più cauta nel maneggiare losterco di vacca, che in Bangladesh vienetradizionalmente usato come materia-le isolante e come combustibile. Lo ster-co viene raccolto a mani nude nei cam-

Ma la conquista più importante è la for-mazione di cui beneficia ora il persona-le sanitario, che finora assolveva soloun corso di base di tre mesi. Nell’ambi-to del programma CRS, il personale del-la clinica frequenta corsi su temi impor-tanti come la profilassi per mamma ebambino, un’alimentazione equilibra-ta, l’igiene e la pianificazione familiare.Inoltre, impara a interpretare i sintomidelle malattie e a somministrare i far-maci giusti. Prima, invece, si limitava aprescrivere antibiotici qualunque fosseil problema, con conseguenze disastro-se soprattutto nell’ottica delle resisten-ze. «Questi giovani professionisti sonomolto motivati. Hanno voglia di fare e cisono grati per il nostro supporto», rac-conta la dottoressa Shaila Habib, che hacontribuito all’organizzazione dei cor-si, che a volte tiene lei stessa. «Nel girodi pochi mesi abbiamo fatto grandi pro-gressi».

1,5 milioni di persone possonoaccedere a servizi medico-sanitaridi base migliori.

pi per lo più dalle donne e dai bambini emesso a seccare. «Ho imparato che è im-portante lavarsi le mani prima di cucina-re e di mangiare. Ho sempre pensato cheil sapone fosse roba da ricchi, ma ora soquanto sia prezioso per la salute di tuttala mia famiglia».

Verso il futuroSulla base del modello applicato a Yu-sufpur e a Mongli, la CRS sta ottimizzandol’assistenza medica in circa 232 clinichedel Rajshahi a tutto vantaggio della salu-te della gente dei villaggi. Ora 1,5 milio-ni di persone possono accedere a servizimedico-sanitari di base migliori. Particola-re attenzione viene prestata alle famigliesvantaggiate, affinché anche loro possa-no beneficiare di questi progressi.

La CRS sta lavorando a un ambizioso pro-getto del governo, che intende costrui-re in tutto il Bangladesh una clinica ogni6000 abitanti per combattere problemisanitari gravi e ridurre ad esempio l’ele-vato tasso di mortalità delle mamme edei bambini. In tutto il paese sono giàsorte migliaia di cliniche, ma affinchéfunzionino secondo standard qualitativiadeguati, il Ministero della sanità devepoter contare sull’aiuto delle organizza-zioni umanitarie.

➔ redcross.ch/bangladesh

Shilpi Rani e i suoitre figli sono riuscitia trovare dei posti asedere in fondo allasala d’aspetto deldispensario, gene-ralmente gremita.

Shima Khatun conil marito e il figlioTonmoy davanti allaloro casa. Il perso-nale del dispensariole ha spiegato comeproteggersi dallemalattie infettive.

In campagna,i guadagni di unconducente di ri-sciò sono presso-ché irrisori: la fa-miglia Rani vivesoprattutto dipesca.

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RePoRt

Il Bangladesh è uno dei paesi più po-veri e – con 1000 abitanti per chilome-

tro quadrato – più densamente popola-ti del mondo. Gran parte del territorio ècostituito da ampie pianure alluvionaliestremamente fertili.La natura è rigogliosa. L’acqua, presen-te in abbondanza, è una benedizionema nel contempo una maledizione. Ognianno infatti, nella stagione dei monso-ni, i grandi fiumi himalayani straripanoe inondano intere regioni, spazzandovia le case e distruggendo i raccolti. Gliabitanti vivono in condizioni di costan-

te insicurezza, ed è questo uno dei fat-tori che li spingono a lasciare i loro vil-laggi e a cercare fortuna in città. Annodopo anno, l’insaziabile e caotica Dacca

inghiotte decine di migliaia di nuovi arri-vati; la capitale, che nel 1990 contava 6,5milioni di abitanti, ne ha oggi 15 milioni,la metà dei quali vive negli slum.

terra di contrastiBangladesh

Delle terre fertili, ma una delle popolazioni più povere del mondo: il Bangladesh è un paese

di contrasti che, con il sostegno di organizzazioni umanitarie, si sforza di migliorare in modo

duraturo le condizioni di vita dei suoi abitanti.

TesTo: KaTharina schindler immagini: remo nägeli

Una vita all’insegna dellaprecarietàDurante il nostro soggiorno abbia-mo visitato una di queste baraccopoli,dove la Croce Rossa Svizzera (CRS) in-tende impegnarsi in favore dei bambi-ni più svantaggiati. Incastrate a lato diuna linea ferroviaria molto frequentata,delle capanne di plastica, legno e pagliaaccolgono un centinaio di famiglie chedevono accontentarsi di un solo pun-to d’acqua e di un’unica latrina male-odorante. Eppure, con mio grande stu-pore, gli abitanti ci accolgono con un

Dacca: attirati dalla speranza di trovare lavoro, i Bangladesi occupano ogni metro quadrato disponibile.

RePoRtAGe

1000 abitanti per chilometroquadrato – il Bangladesh è unodei primi paesi al mondo perdensità demografica.

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RePoRtAGe

Un tasso di natalità incaduta liberaMa il Bangladesh, che ha conquista-to l’indipendenza dal Pakistan solo nel1971, presenta anche sviluppi positivi.Le donne hanno in media 2,5 bambi-ni, contro i 6 del 1980. L’aspettativa divita è di 69 anni e la mortalità infantileè nettamente regredita. Inoltre, benchésolo la metà della popolazione sappialeggere e scrivere, il tasso di alfabetiz-zazione sta aumentando.Un’altra evoluzione positiva è rappre-sentata dagli sforzi profusi dal governoper migliorare l’assistenza medica dibase (vedi reportage a p. 6). La CRS so-stiene le autorità con un vasto program-ma sanitario, ma è impegnata anche inaltri importanti settori come la preven-zione delle catastrofi nelle aree a ri-schio, il miglioramento dell’igiene nel-le zone rurali e la gestione delle risorseidriche.

➔ redcross.ch/bangladesh

SaRaH MeIeRDa quando si è ritirata dalle competizioni, lacampionessa europea 2011 di pattinaggio ar-tistico, 30 anni, lavora come giornalista. SarahMeier è ambasciatrice della CRS.

Quando la CRS mi ha proposto di re-carmi nel Bangladesh, non ho esita-to un secondo. Avevo fiducia nell’or-ganizzazione, nella sua reputazione.Per me lo shock è stato violento, per-ché non avevo mai incontrato genteche vivesse in tali condizioni di miseria.Sul posto ho scoperto come si svolgela collaborazione con il governo e conl'organizzazione locale Dascoh. Ho an-che potuto constatare con i miei occhi

che il denaro dei donatori viene effet-tivamente investito in favore di chi neha bisogno. Sono rimasta molto col-pita dalla gentilezza della popolazio-ne. La gente si accontenta di quelloche ha ed è bene organizzata malgra-do l’estrema povertà. Se si pensa allacarenza di installazioni sanitarie e diprodotti per l’igiene, è incredibile chequeste persone riescano a vestirsi contanta eleganza e a prendersi cura di sé.I Bangladesi sono fieri del loro paese:volevano sapere se mi piaceva e mo-strarmi tutto.Mi ha particolarmente commossola storia di Shilpis, senza dubbio per-ché abbiamo la stessa età. Vive con lasua famiglia in un tugurio incredibil-mente piccolo. La sua vista mi hascioccata. Grazie alla clinica del villag-gio, Shilpi per lo meno è ora in buonasalute e può occuparsi dei figli. Infuturo non esiterò a impegnarmi inaltri progetti di questo tipo se sapròdi poter contribuire anche modesta-mente ad aiutare altre persone biso-gnose.

CoMMento

sorriso e, malgrado le condizioni diprecarietà, i loro indumenti sono puliti.Hanno saputo preservare la loro digni-tà. «Sono arrivata l'anno scorso perchénel mio villaggio non avevo più unafamiglia che si occupasse di me e per-ché il fiume ha portato via la mia casa»,racconta Saba, 60 anni. Liza, una giova-ne mamma, ci spiega che il suo bambi-no è nato qui, a mezzo metro dalla fer-rovia.Una miriade di bambini gioca dove può,cioè sui binari. Sanno che ogni quartod’ora bisogna scansarsi in fretta per-ché passa un treno. Ciò non toglie chegli incidenti siano all’ordine del gior-no. Durante il giorno i genitori sonoper lo più assenti. I padri prestanoservizio come conducenti di risciò, lemadri lavorano per un salario infimocome collaboratrici domestiche o comeoperaie in una delle innumerevoli fab-briche tessili del paese – in condizio-ni disumane di cui il consumatore oc-cidentale comincia appena a rendersiconto.

Un idillio ingannevoleLo scenario offerto dalle aree rurali evocaun nuovo contrasto: il mosaico verde deicampi, alberi di mango con i rami piegatisotto il peso dei frutti e, qua e là, piccolivillaggi di capanne fatte di paglia e argil-la dove gli uomini, aiutati da buoi aggio-gati a carri rudimentali, mettono al ripa-ro il raccolto. Ma come i sari variopintiche avvolgono le donne nascondendoelegantemente la povertà, l'apparenzainganna.Infatti anche qui per più della metà de-gli abitanti la quotidianità è una lottaper la sopravvivenza. Gli uomini lavo-rano per un franco al giorno nei cam-pi dei grandi latifondisti. L’assistenzasanitaria è estremamente rudimentalee spesso i malati possono contare solosu sé stessi. Tre quarti dei parti avven-gono a domicilio, un bambino su ventimuore nel primo anno di vita. In questopaese a preponderanza musulmana, ilpeso della tradizione è un pesante far-dello per le donne. Un terzo dei giova-ni si sposa prima di aver compiuto 15anni, e le numerose gravidanze di ado-lescenti complicano la situazione sani-taria nei villaggi.

Impressione ingannevole: la vita nellecampagne non è idilliaca, anche qui lapovertà è grande.

Crescere in una baraccopoli. Lungo la ferro-via, l’allineamento delle capanne di fortunanon lascia alcuno spazio libero ai bambini.

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Direttive anticipate CRSAffinché la Sua volontà sia rispettata

Con le direttive anticipate CRS stabilisce Lei in prima persona quali terapie mediche intendericevere nel caso in cui non sia più in grado di prendere decisioni autonome.

Tutte le informazioni sulla prestazione si trovano al sitowww.direttive-anticipate.ch

Per una consulenza personale ci chiami al numero 0800 99 88 44 (gratuito)da lunedì a giovedì dalle ore 08.00 alle 12.00

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In BReVe

scoprire l’eroe dentro di noi■ Risponda a otto domande per scoprireche tipo di eroe si nasconde in lei e dovepuò esprimere al meglio le sue competen-ze come volontario della CRS. Aiuti gli altri,diventi uneroeoun’eroinadella quotidia-nità. Qualunque sia il suo ruolo. Per scopri-re l’eroe chehadentrodi lei, effettui il test:

➔ redcrossheroes.ch

■ Acquisire 5000 nuovi donatori di san-gue: è questo l’obiettivo della campagnaestiva lanciata dai Servizi trasfusionali re-gionali. La trasformazione della carrozzasalone «Le Salon de Luxe» in trasfonditre-noè stato l’evento salientedell’azione«Salia bordo anche tu», realizzata in comune daTrasfusione Svizzera CRS e FFS Charter. Dal10 al 14 giugno, in cinque stazioni svizzereil vagone speciale ha accolto visitatori ve-nuti per informarsi o donare il sangue. In-sieme alla locomotiva CRS «Humanité», iltrasfonditreno ha attirato l’attenzione delpubblicoe trasmessounmessaggio signifi-cativo sull’importanza vitale della donazio-ne del sangue. Per maggiori informazioni eper sapere se l’obiettivo è stato raggiunto:

➔ wir-spenden-blut.ch/it/

Donare il sangue incarrozza

■ La CRS assiste richiedenti l’asilo e rifu-giati riconosciuti su mandato del Canto-ne di Uri. A inizio estate, otto ospiti tibe-tani, eritrei e siriani del centro di transitodella CRS ad Altdorf hanno deciso dipartecipare a titolo volontario ai lavoridi manutenzione della storica tratta deltreno a vapore del Furka. Sotto la super-visione di esperti, hanno rivestito di pie-tre da taglio i portali in calcestruzzo dellegallerie. Il loro impegno per la protezio-ne del paesaggio è assai apprezzato dal-la compagnia ferroviaria, che dipendedal volontariato per garantire il funzio-namento della tratta.

gallerie più belle

Dopo 26 anni la CRs lascia il tibet■ La CRS è l’unico ente umanitario stra-niero presente ininterrottamente in Ti-bet da 26 anni. Questo impegno sta oraper concludersi. Negli ultimi anni duedelegati hanno gestito l’ufficio di Shiga-tse dove, insieme a dodici impiegati ti-betani, hanno realizzato e sviluppato unprogramma sanitario per sensibilizzarela popolazione e formare volontari del-la Croce Rossa e personale medico. Mal-grado il ritiro della CRS dalla regione, leconoscenze acquisite non sono perse.Nell’ambito del programma sanitario,nel solo 2013 ben 5000 persone han-

no ottenuto l’accesso all’acqua potabi-le. Garantire l’approvvigionamento idri-co 365 giorni all’anno rappresenta unavera e propria sfida in questa regione ari-da che raggiunge altitudini fino a 5500metri. Centinaia di persone cieche han-no riacquistato la vista grazie a un’opera-zione di cataratta. La CRS ha formato de-gli oftalmologi che si sono poi recati coni loro team in regioni molto isolate. Il riti-ro della CRS dal Tibet è prematuro. L’or-ganizzazione intendeva infatti prosegui-re il proprio impegno nella regione, mala Cina non ha prolungato i contratti.

Freiwilligkeit und Vielfalt im Zeichender Menschlichkeit (non esiste in italia-no) è il titolo di un libro della CRS incen-trato sugli aspetti pratici e scientifici delvolontariato.

➔ redcross.ch/pubblicazioni

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150 anni oR sono:i pRinCipaLi eventi

17 febbraio 1863: fondazione delCICR a Ginevra ad opera del Comi-tato dei cinque: Henry Dunant, ilgenerale Dufour, Gustave Moynier,Louis Appia e Théodore Maunoir

26–29 ottobre 1863: conferenza in-ternazionale a Ginevra (14 Stati pre-senti). Nel documento finale vieneadottata una risoluzione che pre-conizza la costituzione di società disoccorso da parte degli Stati contra-enti. Questo documento costituiscela base delle norme del diritto inter-nazionale, adottate nel 1864.

17 marzo 1864: creazione della se-zione ginevrina della Croce Rossa adopera del Comitato dei cinque (pri-mo presidente: il generale Dufour)

8–22 agosto 1864: conferenza diplo-matica a Ginevra, convocata dal Con-siglio federale. Dodici Stati firmanola Prima Convenzione di Ginevra permigliorare la sorte dei feriti e dei ma-lati delle forze armate in campagna.

17 luglio 1866: fondazione dellaCroce Rossa Svizzera su iniziativadel consigliere federale Jakob Dubse dei signori Moynier e Dufour

a pRoposito

Henry Dunant era un idealista. Nel1863, l’idea di conferire uno sta-

tuto di neutralità al personale sanitarioe ai militari feriti o malati sul fronte eradifficilmente concepibile per i suoi con-temporanei ginevrini. I tempi non era-no maturi affinché questa idea si tradu-cesse in realtà. Ma Dunant la difese con

tanto entusiasmo da rendere possibileciò che molti consideravano irrealizza-bile. Nel febbraio 1864, i primi delega-ti della Croce Rossa – il medico svizzeroLouis Appia e l’ufficiale olandese Van deVelde – intervengono durante la guerradei Ducati, contribuendo a consolidare ilprincipio della neutralità del personale

Un trionfo perl’umanità

prima Convenzione di ginevra

Con la sua determinazione, Henry Dunant riuscì a convince-

re quattro colleghi ginevrini a unirsi a lui per fondare il CiCR

ed elaborare una «Convenzione per migliorare la sorte dei

feriti e dei malati delle forze armate in campagna». Questo

documento – la prima Convenzione di ginevra – diede luogo

a un radicale cambiamento di mentalità in un mondo trava-

gliato da guerre e conflitti.

TesTo: myriam FojTu

Conferenza dei delegati del 1864, presieduta dal generale Dufour (al centro): Dunant, che non avendo uno statuto ufficiale non eraautorizzato a partecipare, si inserì nella foto grazie a un abile fotomontaggio.

RetRoSPettIVA

12 Humanité 3/2014

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RetRoSPettIVA

sanitario. Per la prima volta su un campodi battaglia, i delegati portano un brac-ciale bianco con una croce rossa che con-ferisce loro protezione e riconoscimento.

Una nuova pagina della Storiaviene scritta a GinevraI delegati di 12 Stati firmano la PrimaConvenzione di Ginevra nella sala Ala-bama del Municipio di Ginevra, concre-tizzando così la profonda convinzione diDunant e aprendo la via a un vero e pro-prio trionfo per l’umanità. L’idea di soc-correre indiscriminatamente i soldati fe-riti o malati – tutti fratelli – ha un impattodi ampia portata.Lo spirito visionario di Henry Dunant, chetraspare nei documenti ufficiali dell'e-poca, ispira anche molti poeti e scritto-ri come la Svizzera Evelin Hasler che, nelsuo romanzo Der Zeitreisende. Visionendes Henry Dunant (non tradotto in italia-no), descrive il carattere tenace del Gine-vrino riprendendo questa sua citazione:

La Prima Convenzione di Ginevra (1864)viene firmata dai seguenti Stati: Assia,Baden, Belgio, Danimarca, Francia, Italia,Paesi Bassi, Portogallo, Prussia, Spagna,Svizzera e Württemberg.Altri Stati presenti alla conferenza (GranBretagna, Sassonia, Svezia-Norvegia eUSA) decidono di ratificare il testo in unmomento successivo, mentre Brasile,Grecia, Messico e Turchia annunciano dinon poter partecipare.

Quindici anni dopo si contano già unatrentina di Stati firmatari, tra i quali mol-ti Paesi europei più l’Argentina, il Cile,l’Iran e la Turchia. L’idea di applicare ilprincipio di umanità in guerra comin-cia ad assumere una dimensione uni-versale.Il principio fondamentale propugna-to da Henry Dunant – il soccorso volon-tario alle vittime di conflitti armati – sifonda sulla creazione di società di soc-corso permanenti, sul conferimento diuno statuto neutrale al personale sa-

nitario sul campo di battaglia, sull’ero-gazione di un aiuto imparziale ai mili-tari feriti o malati, sull’imposizione dilimiti all’impiego di mezzi e metodi dicombattimento e sulla salvaguardiadella dignità umana in tempo di guer-ra. A tutt’oggi, questi principi umanita-ri sono alla base di vari trattati interna-zionali che riguardano in particolare ilgenocidio, le armi biologiche e chimi-che, le mine antiuomo e le munizioni agrappolo.

➔ redcross.ch/1863

«La via si spianerà camminando.Maoccorre camminare!»

Manoscritto originale della Prima Conven-zione di Ginevra del 1864 (Museo dellaCroce Rossa, Ginevra)

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DIDIeR BuRKHalTeRPresidente dellaConfederazione

FaR pRogReDiRe La CaUsaUManitaRia

Il consolidamento del rispetto del dirit-to internazionale umanitario passa per lacreazione di meccanismi più efficaci. Cen-tocinquant’anni dopo l’adozione della pri-ma Convenzione di Ginevra, la Svizzera eil CICR lavorano insieme per raccoglierequesta impellente sfida.

Elogiandola come«un trionfo dell’uma-nità e il fiorire di un nobile ideale che hamesso radici nella terra di feroci guerre»,nel settembre 1864 il Consiglio federaleaccoglieva la Convenzione di Ginevra peril miglioramento delle condizioni dei mi-litari feriti in guerra. Per la Svizzera, Paeseneutrale risparmiato dalle guerre, «qualemiglior modo di onorare i suoi obblighidi diritto internazionale di concorrereal bene degli altri Stati, che prendersi acuore la sorte dei feriti», scriveva nel suomessaggio all’Assemblea federale.Animato da questi propositi, 150 anni orsono il Consiglio federale, su impulso delComitato internazionale della Croce Ros-sa (CICR), convocava la conferenza di-plomatica che gettò le basi del diritto in-ternazionale umanitario, forgiando allostesso tempo una caratteristica distintivae una costante identitaria della politicaestera svizzera, la tradizione umanitaria,che ancor oggi influenza la nostra auto-consapevolezza.Da allora la Svizzera si è adoperata in pri-ma linea per rafforzare il diritto interna-zionale umanitario, ospitando sul suo

territorio le conferenze diplomaticheconsacrate all’adozione delle Convenzio-ni di Ginevra del 1949 e dei loro Proto-colli aggiuntivi del 1977 e 2005, di cui èanche Stato depositario.Questi testi sanciscono i principi in mate-ria di protezione di tutte le persone chenon sono implicate direttamente nelleostilità, o che non lo sono più. Tuttaviaogni prigioniero di guerra maltrattato,ogni ambulanza attaccata, ogni civile uc-ciso in tempo di guerra ci ricordano chequesti testi vengono violati troppo spes-so. È per questo che gli sforzi della Sviz-zera sono oggi incentrati su una miglioreapplicazione del diritto, poiché la causaprimaria delle immani sofferenze inflit-te alle vittime delle guerre non è l’assen-za di regole, bensì la loro dilagante vio-lazione.Dal 2012 la Svizzera presiede con il CICRincontri consultivi con la comunità inter-nazionale per creare meccanismi più ef-ficaci tesi a consolidare il rispetto del di-ritto internazionale umanitario. Proponeinoltre l’istituzione di un forum che per-metta agli Stati di concertare gli interven-ti congiunti da mettere in campo per al-leviare le sofferenze patite dalle vittimedei conflitti armati. In questa cornice, tuttigli Stati saranno anche chiamati a riferireperiodicamente su come onorano i pro-pri obblighi, per contribuire a identificaree affrontare le sfide globali. L’obiettivo èriuscire finalmente a imprimere una svol-ta decisiva nell’ambito del rispetto del di-ritto internazionale umanitario.Trattandosi di regole da applicare in si-tuazioni estreme di guerra, l’attuazio-ne del diritto internazionale umanitariospesso ha vita dura, come ci ricordanoquotidianamente le terribili sofferenzeseminate dai conflitti armati in ogni an-golo della terra. È per questo che oggi,proprio come 150 anni fa, la Svizzera ri-badisce il proprio dovere di difendere lacausa delle vittime di guerra.

CoMMento

©D

FAE

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per rispondere all’urgenza – riconosciuta anche dagli esperti – di sensibilizzare i giovani all’u-

so dei media digitali, la Croce Rossa svizzera (CRs) propone nel cantone di svitto delle giorna-

te di sensibilizzazione a titolo di complemento ai corsi chili sulla gestione dei conflitti. La CRS

ha scelto un approccio incisivo impostato sul gioco.

TesTo: Tanja reusser immagini: roland BlaTTner

Sono l’unico a non avere uno smart­phone!» Questa è l’argomentazione

più gettonata dai giovani e, nel caso diJan* (13 anni), non è affatto esagerata: èeffettivamente l’unico della sua classe adavere un «vecchio»cellulare. Come diver-samente non poteva essere, Jan sta ne-goziando con i genitori e non nascondeun certo ottimismo.L’esempio di Jan e della sua classe (7°anno) della scuola Stumpenmatt a Muo-tathal non è tuttavia rappresentativo

per l’intera Svizzera. Nelle aree urba-ne, infatti, i bambini che sanno usareuno smartphone meglio e più in fret-ta dei genitori hanno di solito meno di

13 anni. Non si tratta di «essere figo»quanto piuttosto di «far parte del grup-po». Un giovane senza smartphone nonviene preso in giro ma semplicemente

messo da parte, forse anche in modo in-conscio.Infatti la comunicazione tra compagnipassa dalle chat in WhatsApp o dai so-cial network come Facebook o Twitter edè spesso accompagnata da foto. Funzio-ni di fatto offerte solo dagli smartphone.

nel mondo senza controlloI ragazzi di 13–14 anni hanno l’età mi-gliore per recepire i messaggi di sensibi-lizzazione sui pericoli insiti in questa co-municazione così rapida e accessibile.

Un giovane senza smartphoneviene emarginato anche senon intenzionalmente.

I ragazzi imparano attraverso il gioco (torre di Fröbel) come funziona la rete.

sicurezza nella reteCorso chili di sensibilizzazione ai nuovi media

«

Sotto lA lente

*nome fittizio

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Sotto lA lente

o di ricatti. Queste vittime devono sapereche la polizia è dalla loro parte. Non de-vono avere vergogna di denunciare i loroaguzzini. Bisogna evitare queste gran-di sofferenze psichiche. Bernhard Reich-muth dimostra quanto la problematicagli stia a cuore dando ai giovani il proprionumero di cellulare affinché lo possanocontattare in qualsiasi momento: «Bastache le chiamate non siano anonime», af-ferma toccandosi il taschino dell’unifor-

me in cui tiene il suo smartphone. StefanProbst, direttore della scuola, intendeproporre ogni anno un corso chili di sen-sibilizzazione agli allievi di 13–14 anni,non da ultimo poiché non sono manca-te esperienze negative con lunghi stra-scichi. Secondo il direttore, molti genito-ri non hanno nessuna idea di ciò che sitrova nei social media.

tornare indietro non si puòIrena Zweifel, animatrice di corsi chili,lo sa bene, o almeno così crede, preci-

Tutti, polizia, direzione scolastica, inse-gnanti e i giovani stessi, sono concordinell’affermare che il corso chili propostodalla CRS Cantone di Svitto è utile quan-to necessario. Un’iniziativa pionieristicain questo settore. La responsabile VreniKamber è assolutamente convinta del-la sua validità: «La CRS è a disposizionedi tutti, a prescindere dall’età. Questa èuna buona opportunità per fornire uncontributo efficace alla protezione deigiovani». Un parere condiviso anche daBernhard Reichmuth, responsabile del-

la prevenzione della criminalità in rela-zione ai media digitali in seno alla poliziacantonale di Svitto. La polizia fa preven-zione sui rischi di Internet anche tra igenitori con figli ai primi anni di scuolapoiché spesso, nell’ambito dei media di-gitali, né i genitori né gli allievi conosco-no a sufficienza i limiti. È facile compiereinfrazioni per ignoranza.La CRS con la sua ampia credibilità inte-gra ottimamente il lavoro di prevenzio-ne della polizia, che si estende anchealle potenziali vittime di cybermobbing

i corsi chili della CRs integranoil lavoro di prevenzione dellapolizia.

Irena Zweifel spiegale regole più impor-tanti che reggonole attività nei socialmedia: «Testi, fotoe video in cui com-paiono altre perso-ne possono esseredivulgati solo con ilconsenso dei direttiinteressati».

Con l’ausilio dei co-lori, Irena Zweifeldimostra come na-scono i malintesi ecome si diffondono.

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Sotto lA lente

IRena ZweIFeLIrena Zweifel, 47 anni,vanta una formazioneCRS nella mediazionein situazioni di conflit-to, coaching sistemicoorientato alla soluzionee organizzatrice ASIO.

CoMe È nato iL CoRso Di sensi-BiLiZZaZione ai nUovi MeDia?

È stata una scuola, dove tenevamogiàcorsi chili sulla gestione dei conflitti, ama-nifestarne l’esigenza. Ho assunto la dire-zione del programma quando è entratoin gioco l’aspetto della prevenzione dellaviolenza. I due corsi sono complementarima è anche possibile seguirne uno solo.

Quando è oppoRtuno peR unasCUoLa pRopoRRe Un CoRsochili?

Il corso sulla gestione dei conflitti è adattoa tutte le fasce d’età, a partire dalla scuo-la dell’infanzia. Raccomandiamo invece ilcorso sulla sensibilizzazione ai nuovi mediaper gli allievi del secondario I con i quali èpiù facile affrontare tutti gli aspetti di que-sta tematica. Sarebbe opportuno propor-li a prescindere da una situazione di crisi:prevenire è sempre meglio che curare.

Cosa possono FaRe i genito-Ri se teMono CHe iL FigLio pRe-senti Una DipenDenZa DaLCeLLULaRe?

Prima di tutto devono parlare con il ra-gazzo, spiegargli cosa hanno osserva-to e ascoltare la sua opinione. Bisognachiedergli quali soluzioni intravede osottoporgliene qualcuna. Se giungonoa un’intesa, i genitori devono controlla-re che le nuove regole vengano rispet-tate, e fissare in anticipo le conseguen-ze di un’eventuale disobbedienza.

tRe DoManDe sa con un sorriso. Irena, 47 anni, ha deifigli adolescenti e sa usare praticamen-te tutte le funzioni del suo smartpho-ne, incluso Facebook. È cosciente dellavelocità con cui questo settore evolve:tutti i giorni compare una nuova funzio-ne o una app che contagia subito tut-ti. «Ecco perché è importante avere re-gole di base applicabili a tutte le azioni,a prescindere dal programma. A parti-re dall’adolescenza, del resto, è impen-sabile che si possa ancora esercitare uncontrollo totale». Irena Zweifel è specia-lizzata nella gestione dei conflitti e inquesta funzione ha collaborato allo svi-luppo del programma per le giornate disensibilizzazione nella versione che vie-ne ora proposta agli allievi di Muotathale imperniata soprattutto sulle strategiedi prevenzione. I ragazzi sperimentanoattraverso il gioco cosa potrebbe suc-cedere altrimenti. L’approccio prevedepoca teoria ma tanto umorismo, com-prensione, molti elementi ludici e unariflessione attiva. Un programma varie-gato, quindi, che abbinato all’entusia-smo coinvolgente di Irena infonde co-raggio agli allievi più timidi e tiene abada i più vivaci.

Imparare e sperimentareIl lavoro di squadra, necessario ad esem-pio per giocare al Fröbelturm, la torre diFröbel (foto), rappresenta bene il pen-siero in rete. Grazie ai colori i ragazzi im-parano come si diffonde il pettegolezzo,come la comunicazione unilaterale con-duce in un vicolo cieco e cosa succede seun’informazione sbagliata viene irrime-diabilmente inviata. Nonostante l’appa-rente aria scherzosa, la lezione fa presa.

Lo dimostra una valutazione condottadalla Scuola universitaria professiona-le della Svizzera occidentale e lo confer-mano le parole di Daniela Forni, respon-sabile del progetto chili nel cantone diSvitto, che ne ribadisce la documenta-ta validità.Un aspetto sembra colpire in particola-re questi tredicenni: la consapevolezzadi commettere un reato se non collabo-rano. Ciò vale anche per la partecipazio-ne passiva a una chat in cui persone sonovittime di mobbing o di diffamazione. In

altre parole, non è necessario inserirecommenti offensivi per rendersi compli-ci e questo vale anche per i gruppi riser-vati di WhatsApp.Anche Irena Zweifel non ha mai finitodi imparare. Oggi è ad esempio il ter-mine snapchat a suscitare la sua curio-sità. Mentre gli altri annuiscono con fareprofessionale, un ragazzo le spiega chesi tratta di una app che serve a spedi-re foto che scompaiono pochi secondidopo essere state visualizzate. Sembre-rebbe trattarsi di una app molto diffu-sa: una comunicazione istantanea sen-za parole che dà solo apparentementela sicurezza dell’effimero. Veloce comenon mai, con nuovi pericoli per i ragazzicon tanta voglia di sperimentare. Perchésembra che già da tempo esista un me-todo che consente di salvare per semprequeste foto considerate fugaci.

➔ redcross.ch/corsi-chili

tutti i membri di un grupposono considerati complici.

Un impegno a favo-re della protezionedei giovani: VreniKamber e Danie-la Forni (CRS Canto-ne di Svitto), StefanProbst (direttoredella scuola) e Ber-nhard Reichmuth(polizia cantonale).

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teStImonIAnzA

Dalla nuova nonnacome a casa propria

sezione del Luganese – Croce Rossa ticino

La Croce Rossa di Lugano fa da tramite tra studenti universitari in cerca di alloggio e anzia-

ni disposti ad accoglierli. Questo tipo di coabitazione è un arricchimento per entrambe le

parti e non di rado nascono amicizie che durano nel tempo. Ma tale sistemazione rappre-

senta soprattutto un grande sollievo per i familiari degli anziani.

TesTo: anneTTe Frommer immagini: Tres camenzind

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teStImonIAnzA

«Quando c’è Meriammi sentomolto più felice».

Dalla cucina provengono delle alle-gre risate. Ai fornelli, due donne ri-

dono di gusto mentre la pasta cuoce. «Èsempre così quando siamo insieme», af-ferma Meriam Benhamza, la più giovane:si divertono molto quando cucinano in-sieme, quando fanno una passeggiata oquando siedono sulla terrazza panorami-

ca del sesto piano, da cui si gode la vistasul lago di Lugano. «Abbiamo un caratte-re mediterraneo: ci piace ridere e chiac-chierare, siamo molto aperte e ci raccon-tiamo tutto», soggiunge la studentessa.Per due anni e mezzo Meriam ha abita-

to da Maria Migliarese, una vedova di77 anni conosciuta grazie al progettoSolidariETÀ della Sezione del Lugane-se della Croce Rossa. La Sezione mettein contatto anziani soli desiderosi dicompagnia con giovani studenti in cer-ca di un’abitazione a prezzo ragionevole.Quella che a prima vista sembra solo unasoluzione pragmatica, è anche un gran-de sollievo e un piacere per tutti gli in-teressati.Se si chiede a Maria Migliarese quale siastata la più bella esperienza fatta gra-zie a SolidariETÀ , il suo volto si illumina:«Tutto», dice ridendo. «Quando c’è Me-riam sono molto più felice. Mi sento alsicuro, e anche i miei quattro figli sonopiù tranquilli. Meriam mi chiede comesto e io non mi sento più sola». Maria

Migliarese è emigrata dall’Italia nellaSvizzera tedesca 50 anni fa. Quando suomarito è andato in pensione si sono tra-sferiti a Lugano, dove hanno acquista-to un appartamento vicino al lago. Luiusufruiva del servizio di ergoterapia del-la CRS e, dopo la sua morte, Maria Mi-gliarese si è interessata al servizio Visite.È così che ha sentito parlare del proget-to SolidariETÀ.

Una seconda famigliaMeriam Benhamza, che lo scorso ottobreha concluso i suoi studi in comunicazio-ne finanziaria all’Università di Lugano, èstata favorevole a questo tipo di sistema-zione fin dal suo arrivo in Svizzera. Giàallora era sua intenzione dividere un’a-bitazione con altre persone: perché allo-

ra non coabitare con una signora che lericordava un po’ sua nonna? Per gli stu-denti il costo della stanza è di 300 fran-chi mensili. «Questa è ovviamente unaragione – anche se non quella principa-le – per cui ho fatto richiesta», dice Me-riam. Per la giovane marocchina, abita-re a casa di Maria Migliarese durantegli studi è stato come vivere in famiglia.«Siamo andate in vacanza insieme, mi haportata dai suoi parenti in Calabria e hoimparato a cucinare dei piatti italiani». Epoi aggiunge strizzando un occhio:«Pur-troppo a Maria non piace la mia cucina,per lei è troppo speziata. Non ama pro-vare cibi nuovi, ma la capisco, dopotuttolei è italiana». Alla fine di maggio, dopoavere cercato invano per sei mesi un’oc-cupazione in Svizzera, Meriam è tornataa Casablanca dalla sua famiglia. Purtrop-po, a causa del suo permesso di soggior-no, non è riuscita a ottenere un lavoro. Ilcommiato è stato triste per Maria Miglia-rese, che dovrà restare sola nel suo ac-cogliente appartamento fino all’autun-no, quando arriveranno i nuovi studenti.Nel frattempo andrà in Calabria dai suoiparenti. «E presto andrò anche a trovareMeriam in Marocco», assicura.

Convinta fin dall’inizioSolidariETÀ esiste a Lugano da quattroanni e si ispira ai progetti di coabitazioneintergenerazionale realizzati in grandicittà come Parigi o Barcellona. L’iniziati-va si basa sul modello di Milano. Tutta-via, a Lugano la Croce Rossa ha difficoltà

un motivo per ri-dere insieme si tro-va sempre, anche sei gusti culinari sonodifferenti.

Gli ultimi due anni e mezzo sono stati indimenticabili per Meriam Benhamza e MariaMigliarese.

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a convincere i pensionati ad aderire. Lefamiglie temono infatti che la conviven-za con i giovani possa essere problema-tica: però, una volta presa la decisione, itimori svaniscono.È il caso di Caterina Wennubst, una si-gnora olandese di 84 anni che ha aderi-to al progetto SolidariETÀ fin dall’inizio eaffitta delle camere a studenti nella suacasa di Lugaggia, sopra Lugano. A infor-marla di questa possibilità è stata la suafiglia maggiore, volontaria della CRS. At-

tualmente l’anziana signora ospita duestudenti: Darya Basova e Salvatore But-titta. La donna è felice di accogliere incasa dei giovani. «Ma sono anche con-tenta che abbiano una loro vita e non ri-mangano a casa tutto il giorno. Proprioadesso Darya ha preso il bus per Luga-no, dove dà lezioni di pianoforte», spiegaCaterina Wennubst. La giovane moscovi-ta ha 23 anni e studia al conservatorio.Nel soggiorno della grande casa si tro-va un pianoforte al quale Darya si eserci-ta ogni giorno. Delle fotografie di paesilontani sono appese alle pareti, men-tre sul comò fanno bella mostra dellestatuine asiatiche. Oltre all'olandese eall’italiano, Caterina Wennubst cono-sce anche il tedesco, l’inglese, il france-se e un po’ di malese. Quando parla delsuo movimentato passato le si illumina-no gli occhi: con suomarito, anch’egli di

Amsterdam, si erano sposati a Londra.«Poi andammo direttamente a vivere inIndonesia. La famiglia di mio marito vi-veva nelle colonie», racconta. Insiemehanno allevato sette figli; poi, all’iniziodegli anni ’50, quando l’Indonesia ot-tenne l’indipendenza dall’Olanda, la fa-miglia Wennubst lasciò il paese e si tra-sferì in Svizzera.

Una questione di sicurezzaIl suo grande giardino è la passione diCaterina Wennubst. «Di sera qui a vol-te vengono i caprioli e ho già visto an-che delle lepri». La casa è però un po'isolata e purtroppo attrae anche visita-tori non graditi: una volta sono venuti iladri. «Ma mio nipote Fabrizio li ha fat-ti scappare». L’anziana signora ospitadegli studenti anche per una questionedi sicurezza, poiché lei è spesso assen-te. «Credo che Darya sia contenta quan-do ogni tanto vado via, così può suonaretranquillamente il pianoforte», dice sor-ridendo. Con la studentessa russa è su-bito nata una bella amicizia. Siedono incucina, passeggiano insieme in giardinooppure Caterina Wennubst ascolta la ra-gazza mentre suona il pianoforte. Daryavorrebbe rimanere ancora due anni – e dicerto non solo perché nel salotto dell’e-legante signora troneggia un bel piano-forte.

➔ crocerossaticino.ch/sezione-del-

luganese

«Mi piace la compagnia deigiovani».

SIMona SalZBoRnVolontaria ticinese,55 anni, è la fondatri-ce e la responsabile delprogetto SolidariETÀdella Sezione del Luga-nese di Croce Rossa Ti-cino. Si occupa anchedell’inquadramentodi tutti i volontari del-la Sezione.

a CHi È RivoLto soLiDaRietÀ?

Con SolidariETÀ ci rivolgiamo apersone anziane che vivono sole, di-spongono almeno di una camera li-bera e desiderano avere compagnia.È anche importante che godano dibuona salute – gli studenti infatti nonhanno il compito di prestare loro del-le cure. Possono fare richiesta studen-ti e studentesse di oltre 20 anni dietà, provenienti da un altro cantone odall’estero. La camera costa 300 fran-chi al mese.

CHe espeRienZe avete Fatto?

Quando si crea una certa armonia lacoabitazione è un vantaggio per tuttigli interessati e un sollievo per i fami-liari. Di solito funziona, perché selezio-niamo le persone con cura. Chiediamoad esempio agli studenti se fumano,se escono la sera, se amano gli anima-li domestici. I giovani sono molto inte-ressati a questo tipo di coabitazione.Più difficile è trovare degli anziani di-sposti ad accoglierli. Le persone di unacerta età non amano molto le novitàe spesso sono abituate alla solitudine.L’esempio di Maria e Meriam mostraperò come la coabitazione possa esse-re un arricchimento per entrambe leparti. Sono felice quando nascono si-mili amicizie.

soLiDaRietÀ esiste anCHeaLtRove?

In Svizzera il nostro modello è statoripreso dalla Croce Rossa Friburghese:il loro progetto si chiama «habiter/ai-der». Diversamente da quanto avvie-ne con SolidariETÀ, gli studenti paga-no solo una somma «una tantum» perle spese amministrative e in cambiodell’ospitalità svolgono dei lavoretti incasa. Questo programma può sicura-mente essere realizzato anche in altregrandi città svizzere. Da parte nostrasaremo lieti di condividere la nostraesperienza.

tRe DoManDe

Caterina Wennubst ospita a casa sua unastudentessa e uno studente.

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Un gesto per legenerazioni future.

Croce Rossa SvizzeraRainmattstrasse 10

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Red

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Fren

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A tU PeR tU

«Una logica strategica allabase di un aiuto efficace»

vladimir Cmiljanovic, Ceo di piqur

vladimir Cmiljanovic, 35enne di origini serbe, è arrivato in svizzera 15 anni fa come giocato-

re professionista di pallamano. Durante la carriera sportiva ha studiato chimica, una scelta

che lo ha portato ad assumere la carica di Ceo di piqur. Questa giovane impresa ha svilup-

pato una terapia antitumorale innovativa per la quale sono in corso studi clinici. vladimir

Cmiljanovic spiega le ragioni che lo hanno indotto a elargire una donazione per le vittime

delle inondazioni nei Balcani.

inTervisTa: Tanja reusser

che informazioni le giungono

oggi dai Balcani, sei settimane

dopo la catastrofe?

Sembra ancora che sia passatouno tsunami. Non si è mai vistonulla di simile e tanto meno losi poteva prevedere. Mio padreè stato in Serbia recentementeper un matrimonio al quale era-no invitati anche svizzeri e ame-ricani. Quando il bus che li ac-compagnava ha attraversato leregioni colpite, perfino i più duriavevano le lacrime agli occhi da-vanti a questa devastazione tota-le. La disperazione della gente èpiù che tangibile. Dopo aver per-so quel poco che erano riusciti a costrui-re in vent’anni di fatiche, molti sono psi-cologicamente allo stremo.

i parenti le avevano raccontato cosa

stava succedendo?

Mio padre è stato informato da alcunifamigliari e mi ha messo al corrente, mala maggior parte dei nostri parenti vivea Belgrado. La capitale ha potuto conte-nere i danni grazie alle dighe erette damigliaia di volontari. Mi sono commossodavanti a tanta solidarietà, ma le imma-gini delle regioni alluvionate pubblicatenei media mi hanno sconvolto.

Ha fatto un’offerta alla CRS a favore

dei sinistrati nell’Europa sud-orien-

tale.

Sì, l’ho fatta io e, senza che lo sapessi,l’ha fatta anche mia moglie (sorride). Mipreme che ci sia un controllo sulla desti-nazione dei fondi raccolti. La CRS è unente umanitario neutrale che garantiscequesto controllo. Ne sono certo. Credoanche che abbia un quadro preciso del-la situazione in base al quale può indivi-duare subito dove servono gli aiuti piùurgenti.

Non la disturba il fatto che la CRS

non le può garantire di impiegare

l’offerta a favore del suo paese di

origine?

Posso capire che le persone originariedei Balcani residenti in Svizzera vorreb-bero che si devolvessero i soldi nella re-gione in cui vive il resto della loro fa-

miglia, ma a me interessa poco.Credo piuttosto che per garan-tire un aiuto al maggior nume-ro possibile sia necessario agirein modo razionale e pragmati-co secondo una logica strategi-ca. Poco importa dove. I dannisono ingentissimi. Non si parlanemmeno più di milioni e prati-camente l’unica fonte di finan-ziamento è la generosità altrui.Nei Balcani quasi nessuno è as-sicurato.

il suo obiettivo è trovare una

cura contro il cancro, ma non

perde occasione per inco-

raggiare i suoi colleghi a sostenere

l’impegno della CRS. Perché?

È così che sono stato educato. È partedi me. Sogno da sempre di trovare unacura antitumorale, soprattutto per i gio-vani. Non da ultimo per motivi persona-li. Nonostante i legami emotivi, non miimpegno a favore dei Balcani solo per-ché sono serbo. Lo farei anche per le vit-time di una catastrofe in un’altra partedel mondo. Credo che sia nostro compi-to se ne abbiamo la possibilità. La gen-te non dimentica la solidarietà ricevuta.È importante sostenersi a vicenda ancheperché nessuno è al riparo dalle catastro-fi naturali.

➔ Legga le pagine seguenti per saperne

di più sull’impegno della CRS.

Vladimir Cmiljanovic, CeO di Piqur, è sposato con una basile-se e ha due figli. In famiglia trova l’energia per alimentare lasua propositività.

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Ridare alla genteil coraggio

inondazioni nei Balcani

Dopo le devastanti inondazioni di metà maggio, in Bosnia e in serbia sono iniziati i lavori di

sgombero. sono molte le persone che hanno perso tutto e necessitano di aiuto sotto ogni

forma. Regina Wenk si è recata sul posto per conto della Croce Rossa svizzera (CRs) per soste-

nere gli aiuti d’emergenza e pianificare la ricostruzione.

TesT0: KaTharina schindler

Regina Wenk, 48 anni, è scioccatadalla portata dei danni – e dalla di-

sperazione della gente. Accompagna-ta dai collaboratori della Croce Ros-sa locale, ha visitato molti villaggi nelnord della Bosnia. «Abbiamo raccoltoinformazioni dai comuni, dalle istitu-zioni sociali e anche dalla Croce Rossalocale e abbiamo parlato con la popo-

lazione colpita allo scopo di traccia-re un quadro preciso della situazione,in particolare dei danni e delle neces-sità della gente. Su questa base im-posteremo gli ulteriori aiuti», spiega.Per prepararsi ad assolvere al meglio isuoi compiti, Regina Wenk, ingegne-re specializzata in statica della costru-zione e membro della Catena Svizzera

di Salvataggio, ha seguito i corsi dellaCRS.

Perdere tutto per la seconda voltaNel villaggio di Kopanice incontra percaso Ane Zuparic, 70 anni, che con ilmarito abitava in una piccola fattoriadistrutta dall’alluvione. «A questi con-tadini non è rimasto nulla se non una

Regina wenk e la sua interprete emina Babovic Gojacic durante il sopraluogo. a destra è ben visibile il livello raggiunto dalle acque.

RItRAtto

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RItRAtto

gallina in un cortile completamentecoperto dal fango», racconta ReginaWenk. «La guerra li aveva già costrettiuna volta ad abbandonare tutto e a ri-cominciare da zero. E ora, come moltialtri, si ritrovano di nuovo davanti alladevastazione», osserva la collaboratricedella Croce Rossa.Regina Wenk incontra moltissime perso-ne che dopo la guerra si sono ricostruiteuna vita con grande fatica e che ora de-vono ricominciare da capo. Hanno per-so tutto: casa, futuro e speranza. In unasituazione disperata come questa, l’aiu-to della Croce Rossa è particolarmenteimportante. È fondamentale che la gen-te percepisca la solidarietà altrui: «Altri-menti il rischio di perdere il coraggio divivere è molto concreto».

Praticamente nessuno è assicuratoMentre una parte delle abitazioni sonostate distrutte dagli smottamenti, moltealtre che avevano subito ingenti danni acausa della prolungata umidità hannopotuto essere ristrutturate con gran-di sforzi e tanta pazienza. Un problemaenorme è costituito dal fatto che in Bo-snia, diversamente dalla Svizzera, prati-camente nessuno ha un’assicurazioneche possa coprire almeno una parte deidanni materiali. La gente non sa comeandrà a finire. I più colpiti sono evidente-mente le persone sole, senza mezzi, chegià prima dell’alluvione facevano par-te delle fasce più svantaggiate. «Hannourgente bisogno di aiuto e di sostegnoper procurarsi un tetto prima dell’inver-no che qui è decisamente rigido», prose-gue Regina Wenk.

Ripristinare case e giardiniPrima dell’arrivo dell’inverno, la CRS in-tende partecipare alla ristrutturazionedel maggior numero possibile di abita-zioni rese inabitabili dall’acqua. Si con-centra soprattutto nella regione setten-trionale del paese, in cui è attiva già dadiversi anni con un programma a favo-re delle famiglie più svantaggiate e de-gli anziani. Per i lavori di sgombero hagià messo a disposizione deumidificato-ri, idropulitrici, pale, zappe, scope e abitidi protezione.Il fango non ha risparmiato orti e cam-pi, portandosi via il raccolto e gli animali.Un dramma per molte famiglie di questeregioni che vivono grazie all’autososten-tamento e che nei prossimi mesi sarannoconfrontate con la scarsità di molte der-rate alimentari. Fino alla prossima prima-vera, la CRS intende pertanto fornire lorogeneri alimentari e aiutarle a ripristinareorti e campi.

Soccorsi immediatiLa CRS ha inviato aiuti d’urgenza alla Bo-snia immediatamente dopo la catastro-fe: un team di sei persone coadiuvateda volontari della Croce Rossa locale hadistribuito 17 000 confezioni di conservealimentari, 250 kg di compresse per ladepurazione dell’acqua, una quantitàimprecisata di disinfettanti, prodotti dipulizia, pale, coperte, materassi e stiva-li di gomma come pure 400 deumidifi-catori. Poiché la CRS è presente da anninella regione e vanta una buona rete di

contatti, è stato facile reagire tempesti-vamente all’emergenza.

Impegno della Croce Rossain SerbiaLa CRS collabora allo sgombero e allaricostruzione anche in Serbia, lavoran-do a stretto contatto con la Croce Ros-sa Austriaca, ben integrata nel territorio.Dall’inizio di luglio una delegata dellaCRS è presente sul posto per prepararela ricostruzione. Come sempre avvieneper le catastrofi più gravi, anche nei Bal-cani l’intervento della Croce Rossa è sta-to coordinato dalla Federazione interna-zionale delle Società della Croce Rossa edella Mezzaluna Rossa. Visto che in Ser-bia erano attive dall’inizio altre otto So-cietà nazionali, la CRS ha deciso di colla-borare solo alla fase della ricostruzioneper ottimizzare la ripartizione interna deicompiti.

➔ redcross.ch/inondazioni-balcani

Il fango ha inghiottito tutto: a ane Zuparic, contadina settantenne, è rimasta solo la di-sperazione.

Il tappeto infangato è l’unica traccia che la-scia supporre che questo fosse un salotto.

La CRS ringrazia tutti i donatori ele donatrici per la loro solidarietà.Un grazie particolare va a Coop,Migros e altre aziende, autorità efondazioni per il loro sostegno fi-nanziario. Per soccorrere pronta-mente le popolazioni sinistrate inBosnia-Erzegovina e in Serbia, laCRS impiegherà anche fondi dellaCatena della Solidarietà e dellaCroce Rossa Austriaca.

a pRoposito

©Amer

Kap

etan

ović

Humanité 3/2014 23

Page 24: Magazine Humanité 3/2014: Un bene prezioso per i più poveri

emergenza sul deltadel Mekong

vietnam

stando agli esperti, tra una cinquantina di anni il delta del Mekong potrebbe trovarsi 70 cm

sotto il livello dell’acqua. Le esondazioni sono già oggi un problema per molti villaggi. La Croce

Rossa interviene costruendo case più sicure e promuovendo la prevenzione delle catastrofi.

La scuola elementare di Dat Mui, sullapunta più meridionale del Vietnam, è

in subbuglio. Il comitato popolare localeha telefonato al direttore comunicando-gli che la diga ha ceduto e l’acquaminac-cia la scuola. La notizia mette in agitazio-ne 600 bambini e i loro insegnanti: ne vadella loro vita! Il direttore urla istruzio-ni nel megafono. Obiettivo: raggiunge-re l’ultimo piano nel minor tempo possi-

bile. I bambini salgono di corsa le scale,gli insegnanti portano con loro libri e ac-qua potabile, uno mette in salvo «papaHô», il busto di gesso del padre della na-zione Hô Chi Min.

Fortunatamente si tratta solo di un’eser-citazione con cui la Croce Rossa Svizze-ra (CRS) promuove la capacità di reazio-ne alle calamità. Tuttavia, il pericolo è piùche reale. Il delta del Mekong è un am-biente fragile: bracci di fiume molto ra-mificati, migliaia di canali, idrocolture aperdita d’occhio, laghetti separati soloda sottili dighe sulle quali corrono stradee sentieri stretti. Le maree regolano l’ir-

In caso d’emergenza, un’evacuazione gestita dal team di soccorso della Croce Rossa può salvare delle vite.

In AzIone

TesT0: PeTer jaeggi immagini: roland schmid

in vietnam, la CRspromuove la preparazione allecalamità naturali.

24 Humanité 3/2014

Page 25: Magazine Humanité 3/2014: Un bene prezioso per i più poveri

In AzIone

rigazione. Osservando l’area a volo d’uc-cello, si ha l’impressione che l’intero Viet­nammeridionale sia un’enorme laguna.

Profughi ambientaliLungo la riva del fiume, con i piedi nel-la melma, Nguyen Van Cuong, pescato-re e lavoratore a giornata, indica un pun-to sull’acqua. Là un tempo c’era la casadove ha vissuto per dodici anni con la suafamiglia. L’aveva costruita lui stesso conlegno e foglie di palma. «L’acqua conti-nuava a salire, finché un giorno è entratain casa. Era impossibile restare», raccon-ta. Ora lui e la sua famiglia sono profughiambientali. Non è stato facile abbando-nare la propria terra. Prima di andarsene,Nguyen Van Cuong ha raccolto qualchepaletto di legno della casa ormai som-mersa per farne un recinto per i maiali.Nguyen Van Cuong fa parte di quel 50%circa degli abitanti del delta del Mekongche vive al limite o al di sotto della sogliadi povertà. «I più poveri sono i più indi-fesi quando la natura impazzisce», affer-ma l’esperto ambientale Ton That Khanh.Non avendo case solide, sono particolar-

nguyen Van Cuong (2° da sinistra) e la sua famiglia sono sollevati: grazie alla CRS, hannouna nuova casa.

mente vulnerabili quando sopraggiungeun tifone. Inoltre, vivono per lo più di pe-sca e abitano vicino all’acqua, per cui sonoancora più esposti ai pericoli. Durante lastagione delle piogge, ovvero da otto-bre a gennaio, su Ca Mau, la provincia piùa sud del Vietnam, si abbattono spessotempeste tropicali. I pescatori non posso-

no uscire in mare e non guadagnano nul-la. Molte famiglie soffrono la fame.Oltre alla vecchia casa di Nguyen VanCuong, nel delta del Mekong sono sta-te sommerse altre decine di migliaia diabitazioni. Negli ultimi vent’anni lo Sta-to ha trasferito altrove più di un milionedi persone grazie agli aiuti internaziona-li. Anche la CRS ha fatto la sua parte co-struendo 1300 modeste casette a prova dialluvioni e tempeste. Tra queste vi è la casadi Nguyen Van Cuong, che ora vive a pochiminuti di barca dalla sua vecchia capanna.Lo Stato ha regalato a ogni famiglia eva-cuata 270 m2 di terra. Le solide case co-struite dalla Croce Rossa misurano 25 m2

circa e le famiglie possono ampliarle.Per far posto a vasti allevamenti di gam-beri, sono state deforestate enormi super-fici ricoperte di mangrovie, con effetti de-

Gli scolari impara-no a mantenere lacalma e a metter-si in salvo all’ultimopiano.

Delle abitazionicostruite sulla mel-ma e troppo vici-no all’acqua – madove abitare quan-do si vive di pesca?

Humanité 3/2014 25

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In AzIone

vastanti. Le mangrovie rompono le grandionde e proteggono la terra dall’erosioneprovocata dalle inondazioni: trattengo-no i sedimenti e fanno sì che la terrafer-ma guadagni terreno sul mare. Il profes-sor Duong Van Ni, agronomo ed espertodi scienze ambientali all’Università di CanTho, spiega: «Prima, sulla punta meridio-nale del Vietnam ogni anno la terra avan-zava di 15–20 metri rispetto al mare. Oraaccade il contrario: l’erosione sta distrug-gendo la terraferma». Lo Stato investemolto nella riforestazione. «Un’impresaardua», aggiunge il professore,«perché lapopolazione è in aumento. La gente an-drebbe trasferita». C’è da preoccuparsi:«Stando al Ministero dell’ambiente e adalcuni istituti di ricerca, tra una cinquan-tina di anni la metà del delta del Mekongpotrebbe trovarsi 70 centimetri sotto il

50 anni aL seRviZio Dei piùvULneRaBiLi

In nessun altro paese al di fuori del-la Svizzera la Croce Rossa Svizzera(CRS) è stata impegnata così a lungocome in Vietnam, dove opera ininter-rottamente da 50 anni. Già duran-te la guerra del Vietnam la CRS ave-va fornito aiuti di emergenza conl’invio di chirurghi di guerra. Dopo lafine del conflitto, nel 1975, la CRS si èadoperata soprattutto per ripristina-re le infrastrutture sanitarie del pae-se, e in seguito per aprire orfanotro-fi e ospedali. Qui sono state curatetante vittime dell’«agente arancio»,un diserbante impiegato come armadi guerra, che ha causato gravi dan-ni alla salute dei vietnamiti con conse-guenze a lungo termine. Il Vietnam èspesso colpito da tifoni e indondazio-ni e dagli anni ‘90 la CRS interviene re-golarmente con aiuti di emergenza.Ad esempio ha contribuito alla rico-struzione di circa 3500 case, renden-dole resistenti a tempeste e alluvioni.La prevenzione delle calamità natu-rali ha acquisito nel tempo sempremaggiore importanza. Insieme con laCroce Rossa Vietnamita, la CRS operain due province meridionali per ridur-re i rischi di catastrofe: prepara cartetopografiche che evidenziano i peri-coli, elabora piani di evacuazione etiene corsi di pronto soccorso. Ven-gono inoltre applicate misure archi-tettoniche atte a proteggere scuole,ospedali e importanti reti stradali dal-le inondazioni e dalle tempeste.

a pRoposito

livello dell’acqua». Una regione grandequasi quanto la metà della Svizzera.

Una fragile risaiaIl delta del Mekong è la risaia del Viet-nam. Ogni anno vi si producono circa42 milioni di tonnellate di riso, che vie-ne esportato in oltre 40 paesi. «Non biso-gna dimenticare che l’innalzamento dellivello dell’acqua non interessa solo que-sta regione», sostiene il professor Van Ni.Il delta del Mekong e altri quattro grandidelta forniscono l’80% della produzio-ne mondiale di riso. L’innalzamento dellivello del mare, dunque, è una minacciaper la sicurezza alimentare globale».Secondo il professore, l’intensificarsi dellecatastrofi naturali è dovuto, oltre che al ri-scaldamento climatico, alla deforestazione.Nel giro di 20 anni sono stati distrutti qua-si due terzi delle foreste che ricoprivano laparte superiore del Mekong. «L’acqua cheprima era arginata dalla fitta vegetazioneora può confluire da ogni lato, facendo sa-lire il livello dell’acqua». Come se non ba-stasse, la pioggia trascina via la terra dallezone disboscate producendo grandi quan-titàdi sedimenti che fanno innalzare il lettodel fiume. La costruzione dimolte strade ela presenza di innumerevoli laghetti e ter-rapieni riducono l’alveonaturaledelfiume.Il professore si dice preoccupato anche dal-le dighe cinesi presenti nel tratto superio-re del Mekong. Nella stagione secca, quan-do il Vietnam ha più bisogno d’acqua, ledighe vengono sbarrate mentre durante

la stagione delle piogge vengono aperte,il che favorisce le inondazioni.«Di questo passo, è probabile che in futurobisognerà trasferire altri sei milioni di per-sone», afferma Michael Annear, rappre-sentante della Federazione internazionaledelle Societàdella Croce Rossa e della Mez-zaluna Rossa (FICR) in Vietnam che in pas-sato ha diretto programmi di aiuto in casodi catastrofe in Asia e Africa. Perciò, è estre-mamente importante investire nella pre-venzione delle catastrofi. Annear aggiun-ge che le Società della Croce Rossa e dellaMezzaluna Rossa hanno confrontato i co-sti e constatato che «ogni franco investitonella prevenzione permette di risparmiareda cinque a dieci franchi sui costi legati alle

catastrofi». Spesso piccoli interventi posso-no dare grandi risultati, come la costruzio-ne di un ponte che consente agli abitanti discappare in caso di esondazione, o di strut-ture solide in cui rifugiarsi in caso di tifone.L’esercitazione alla scuola primaria di Dat

Mui si conclude con un canto. L’allegracanzone ha lo scopo di riportare la cal-ma generale. La maggior parte dei bam-bini che si recano a scuola in barca nonsa nuotare. Preoccupano anche le paro-le dell’ex capo del villaggio:«Tra qualcheanno, probabilmente anche le nuovecase saranno sommerse perché il livellodell’acqua continua a salire. Ogni annobisogna innalzare la diga di contenimen-to». A Dat Mui e in molte altre località delgrande delta, il cedimento di una diga èun’eventualità tutt’altro che remota.

➔ redcross.ch/vietnam

una delle case a prova di alluvioni e tem-peste costruite dalla CRS

Michael annear, della FICR, caldeggia unpotenziamento della prevenzione delle ca-tastrofi.

gli investimenti nellaprevenzione delle catastrofisono fruttuosi.

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In BReVe

■ Dal 2003 la Croce Rossa Svizze-ra (CRS) propone ad aziende, comunie istituzioni un servizio gratuito di ri-ciclaggio di cartucce di toner e di in-chiostro usate. Oltre al fedele part-ner Alteco Informatik SA, dall’aprile2014 anche la ditta Pelikan assicura laraccolta e il riciclaggio delle cartuc-ce. La CRS è molto lieta di poter con-tare sull’aiuto di questa consolidatae rinomata azienda. Nel centro di rici-claggio Pelikan, le cartucce vengonoverificate e rivalorizzate per poi esserereintegrate nel circuito di produzione.L’azienda contribuisce così durevolmen-te alla riduzione dei rifiuti e all’ottimiz-zazione delle risorse. Per le cartucce re-cuperate, Pelikan versa una donazionealla CRS. Di questo servizio si avvalgono4000 aziende, che sostengono così laCRS. La sua ditta non partecipa ancoraall’operazione? Per saperne di più, clic-chi su:

➔ chaque-cartouche-compte.ch

pelikan, nuovo partner della CRs

■ Costatando che in Svizzera non tuttisono bene informati in materia di salu-te dentale, la CRS ha realizzato un videoche sensibilizza in modo umoristico suquesta tematica. Si tratta di un film sen-za parole, perché i messaggi di preven-zione devono essere accessibili a tutti. Ilvideo è stato diffuso su Internet tramitediversi social media.

➔ redcross.ch/salutedentale

■ In casod’emer-genza è impor-tante saper agirenel modo giustoeffettuando ma-novre salvavita.La guida ErsteHilfe leisten – si-cher handeln, lacui pubblicazio-

ne in francese e in italiano è prevista peril 2015, insegna al lettore a identifica-re le varie patologie e a gestire le emer-genze. Fornisce inoltre informazioni uti-li sui quadri clinici e i sintomi che nonpresentano una situazione di pericolo,affinché si possa valutare più facilmen-te se è necessario un intervento tem-pestivo. Un promemoria staccabile per-mette di verificare in qualsiasi momentole diverse sequenze dei primi soccorsi.La guida, pubblicata dalla Federazio-ne svizzera dei samaritani, dalla SocietàSvizzera di Salvataggio e dalla Rega incollaborazione con il CAS e il SoccorsoAlpino Svizzero, è disponibile in tedescoalle edizioni Careum (fr. 39.–).

➔ careum.ch

Messaggio senzaparole

Una guida sui primisoccorsi

careum Verlag

Mit extra

Notfallheft

Erste Hilfe leistensicher handeln

■ 130 responsabili dei giovani della Fe-derazione svizzera dei samaritani (FSS)hanno partecipato a un corso intensi-vo di formazione a Landquart. I parte-cipanti, molto motivati, hanno seguitoun impegnativo programma di quattrogiorni incentrato sulla comunicazione,la gestione di conflitti e i principi di basedella didattica e della guida di un grup-

i samaritani, una scuola di vitapo. Hanno così potuto acquisire compe-tenze che saranno loro utili sia nella vitaquotidiana che nell’ambito del loro im-pegno presso i gruppi Help della Gio-ventù samaritana. Rivolgiamo un sen-tito grazie agli sponsor Coca-Cola HBCSvizzera e PPO Services SA, che hannofornito ai corsisti frutta e bevande rin-frescanti.

Humanité 3/2014 27

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credit-suisse.com/volunteering

Ad esempio, i collaboratori del Credit Suisse sostengono il progetto di integrazione «Vienia trovarmi» della CRS insegnando a bambini di madrelingua straniera la lingua tedescae la cultura svizzera. Nel 2013 quasi 5000 collaboratori del Credit Suisse hanno datoun proprio contributo alla comunità. Vi invitiamo a conoscere meglio le nostre attività diCorporate Volunteering.

I collaboratori del Credit Suisse si impegnanoin progetti di pubblica utilità.

Insieme per una buona causa.

Page 29: Magazine Humanité 3/2014: Un bene prezioso per i più poveri

Pot-PoURRI

La strada per Mongli, nel nord delBangladesh, passa attraverso villaggi

e vasti campi. È la stagione del raccolto,un duro lavoro per uomini e donne. Mol-ti si sistemano sulle spalle le grandi fa-scine e le trasportano a casa barcollandosotto il loro peso. Altri le caricano su unrisciò o su un carretto sgangherato trai-nato da due buoi.Quando arriviamo al villaggio di Mongli,Shima Katun sta preparando il pranzo

(vedi p.7). La giovane madre sta taglian-do con un grande coltello una zucca diun intenso colore arancione. I pezzi de-vono essere piccoli, così ci vorrà meno

tempo per cuocerli e anche meno legnao sterco di vacca, qui usato come combu-stibile a buon mercato per cucinare. Congesti esperti, la donna taglia le cipolle eschiaccia qualche peperoncino con unapietra. Mette poi tutto in una pentola in-sieme ad altre spezie e fa cuocere a lungosu un forno di terracotta all’aperto.Insieme a suo marito e a suo figlio Ton-moy, Shima Katunmangia all’aperto, se-duta per terra all’ombra degli alberi. Incasa non c’è quasi posto e il caldo è an-cora più insopportabile. In Bangladesh simangia con la mano destra dopo aver-la lavata: per questo le vivande vengonoservite tiepide – ma fa comunque già ab-bastanza caldo così.

➔ rivista-humanite.ch/ricette

Curry per pranzoLa cucina del Bangladesh è simile a quella indiana. saporiti curry con verdure, lentic-

chie e spesso anche con carne o pesce, serviti con il riso, l’alimento di base della popola-

zione.

Bangladesh

CURRy Di ZUCCa e ZUCCHineCon Riso BasMati

Ricetta per 4 persone

1 tazza di riso basmati3 cucchiai di strutto o ghee2 cipolle tritate1 peperoncino verde tagliato alistarelle1 cucchiaino di coriandolo macinato1 cucchiaino di cannella1 cucchiaino di curcuma1 cucchiaino di cumino2 fette di polpa di zucca e2–3 zucchine tagliate a dadini250 ml di brodo di verdure250 ml di latte di cocco in scatola1 cucchiaino di acetoSale e pepe1 mazzetto di coriandolo frescotritato grossolanamente

PreparazioneCuocere il riso secondo le indica-zioni sull’imballaggio. Rosolare lacipolla in una grande pentola conlo strutto o il ghee. Aggiungere ilpeperoncino e le spezie e fare cuo-cere qualche istante finché si spri-gionerà l’aroma. Unire i dadini dizucca e zucchine e farli friggere per3 minuti. Versare il brodo e l’ace-to, salare e pepare. Cuocere a fiam-ma bassa per circa 15 minuti. Uni-re il latte di cocco e continuare lacottura finché il liquido si sarà ad-densato. Aggiungere coriandolo apiacere.

RiCetta

TesTo: KaTharina schindler immagini: remo nägeli

in Bangladesh si mangia con lamano destra dopo averla lavata.

ShimaKatun taglia e trita tutti gli ingredienti sull’unico piano di lavoro di cui dispone.

Dei rametti per accendere il forno di terracot-ta, sterco secco e legna per la brace.

Humanité 3/2014 29

Page 30: Magazine Humanité 3/2014: Un bene prezioso per i più poveri

Pot-PoURRI

Soluzione dell’ultimocruciverba:

RICoStRUzIone

Ci congratuliamocon i vincitori:Heidi Kaiser, SuhrKäthy Schär, OberbuchsitenWilli Scheidegger, WilaKatharina Tschumi, AllschwilMonika Vittur, Winterthur

Soluzioni degli altri giochi

dell’ultima edizione

HUManitÉ 2/2014

Karma, alias Marco Ratschiller, è caricaturista e caporedattore della rivista satirica nebelspalter.

Le soluzioni del sudoku, del giocodelle differenze e del labirintosaranno pubblicate nella prossimaedizione o sul sito Internet

➔ rivista-humanite.ch

Labirinto Tracciare il percorso che porta all’uscita del labirinto,poi annerire il tracciato risultante per far apparire lafigura nascosta.

962375481

517648392

483129567

795281643

326754819

841963275

659412738

178536924

234897156

06010030415

382649175

761253849

594781632

638975214

129438567

457162398

245396781

873514926

916827453

30 Humanité 3/2014

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Pot-PoURRI

Cruciverba

9

8

6

1

DisavanzoVaga,elusiva

Tale è lamancia che

soddisfa

Il sì di Putin

Nonconcordante

Aderente,detto

di abito

Poco tatto

Malattia

L’americio(simbolo)

Schiavadi Abramo

Quartetto...per due

Moleste,noiose

Reiette

Gravissimoreato

Distruggere

Avvilita,abbacchiata

Finedi tornei

Agenziadi stampasovietica

Le spalancala belva

Distratto,sviato

Il caffè deiParigini

Stare zitti

SocietàSvizzera diSalvataggio

Sud-Est

Velistisenza vesti

Chiacchierainutile

L'attriceUllmann

Localitàdi soggiornodell'Ober-

land bernese

Capitale delBangladesh

Felinidomestici

Ambitopremio

Sulle autoticinesi

Tra i SetteSavi è

ricordatoper un

teorema

Un po' diavarizia

Sigla diObvaldo

Il cineastaAllen

Diodo aemissioneluminosa

Pregiatipesci di

mare

Il nomedi Skelton

Supportersfegatato

Così chiaroda nondoversi

dimostrare 10

5

4

2

3

7

11

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

sudoku

Riempire lo schema in modo cheogni riga, ogni colonna e ogni ri-quadro contenga tutti i numeri da1 a 9, senza alcuna ripetizione.

Condizioni di partecipazione al concorso:i vincitori saranno informati per iscritto. Non si tiene alcuna cor-rispondenza in merito al concorso. I premi non possono esserecorrisposti in contanti. È escluso il ricorso alle vie legali.

gioco delledifferenzeConfronti le dueimmagini e trovi ledieci differenze!

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1

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4

18

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C o n c e p t i s P u z z l e s 06010029341

©Re

mo

Näg

eli

ConcorsoColoro che invieranno la soluzionecorretta del cruciverba, partecipe-ranno all’estrazione a sorte di cin-que borracce SIGG da 0,6 litri.Invii la soluzione corretta e il suoindirizzo per e-mail [email protected] o tramitecartolina postale a:

Croce Rossa SvizzeraRivista HumanitéCasella postale3001 Berna

Termine ultimo di invio:10 ottobre 2014

gioCa e vinCiOfferta specialeestateFino al 30 settembre,la borraccia CRS pro-dotta da SIGG è di-sponibile al prezzospeciale di 20 fran-chi, di cui 5 franchisaranno versati a fa-vore di progetti diapprovvigionamen-to idrico della CRS.

➔ redcross.ch/bou-tique

Humanité 3/2014 31

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tutti hanno diritto alle curesanitarie. la CRS aiuta lepopolazioni svantaggiate chesoffrono di malattie curabili.

Abbiamo bisogno della sua donazione.Conto postale 30-9700-0