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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 anno XIX novembre 2012 www.poliziapenitenziaria.it n. 200

Polizia Penitenziaria - Novembre 2012 - n. 200

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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anno XIX • • novembre 2012 www.poliziapenitenziaria.itn. 200

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PoliziaPenitenziarian.200novembre2012

3sommario

Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Direttore responsabile: Donato [email protected]

Direttore editoriale: Giovanni Battista de Blasis [email protected]

Capo redattore: Roberto [email protected]

Redazione cronaca: Umberto Vitale

Redazione politica: Giovanni Battista Durante

Redazione sportiva: Lady Oscar

Progetto grafico e impaginazione: © Mario Caputi (art director)

www.mariocaputi.it“l’appuntato Caputo” e “il mondo dell’appuntato Caputo” © 1992-2012 by Caputi & de Blasis (diritti di autore riservati)

Direzione e Redazione centraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. • fax 06.39733669

e-mail: [email protected]: www.poliziapenitenziaria.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria-Società Giustizia & Sicurezza

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: novembre 2012

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

Per ulteriori approfondimenti visita il sitowww.poliziapenitenziaria.it

anno XIX • numero 200novembre 2012

In copertina:Un collage delle copertine più significative degli ultimi venti anni

Chi vuole ricevere la Rivista direttamente al proprio domicilio, può farlo versando un contributo di spedizione pari a 20,00 euro, se iscritto SAPPE, oppure di 30,00 euro se non iscritto al Sindacato, tramite il c/c postalen. 54789003 intestato a:

POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma specificando l’indirizzo, completo, dove va spedita la rivista.

4l’editorialeLa politica economica dei tagli

di Donato Capece

5il pulpitoDopo 200 numeri ci rinnoviamo

di Giovanni Battista de Blasis

6il commentoLa Polizia Penitenziarial’altra faccia del carcere

di Roberto Martinelli

8osservatorio politicoIl potere logora chi non ce l’ha!

di Giovanni Battista Durante

14lo sportSilvia Marangoni: una carriera ineguagliabile nel pattinaggio

di Lady Oscar

26crimini e criminaliNel nome di Satana:

Ambra, Milena e Veronica di Pasquale Salemme

28penitenziari storiciIl carcere dell’Asinara

di Aldo Di Giacomo

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a maggioranza parlamentare hariscritto completamente la leggedi stabilità rispetto al testo che

il Governo aveva portato alla Camera.Il tutto in una seduta notturna dellacommissione Bilancio della Cameradurante la quale il Governo è statoripetutamente battuto. Sono rimastialcuni nodi che verranno affrontatinon tanto in aula a Montecitorioquanto nel passaggio in Senato.In una maratona notturna, conclusasialle 5, la commissione Bilancio haapprovato legge di stabilità e legge diBilancio. Nella seduta decisiva ilGoverno è stato ripetutamentebattuto su molti punti qualificantidella manovra: tra questi, vasegnalato l’approvazionedell’emendamento bipartisan cheesenta parzialmente il compartosicurezza dal blocco del turn over delpubblico impiego.Sale, nel primo anno e secondo anno,dal 20 al 50% il tetto per il bloccodel turn over nel comparto. Le risorsearrivano da risparmi interni e da unfondo ad hoc da 10 milioni l’anno.Ulteriori risorse potrebbero esserestanziate dal Senato.Immediatamente, la SegreteriaGenerale del Sappe – che staseguendo passo passo i lavoriparlamentari con gli amici dellaConsulta Sicurezza – ha scritto unalettera alla Ministro della GiustiziaPaola Severino, al Presidente delConsiglio Mario Monti ed a tutti iMinistri interessati affinchè al Corpodi Polizia Penitenziaria si possagarantire un turn over del 100% inrelazioni alle gravi carenze organicheed alla situazione emergenziale dellecarceri.Peraltro, sempre nell’ambito della

discussione del disegno di leggeDisposizioni per la formazione delbilancio annuale e pluriennale delloStato (legge di stabilità 2013), laCamera dei Deputati ha approvato unimportante Ordine del Giornopresentato dall’on. AlfredoMantovano (Pdl), che prevede – inrelazione alla recente modifica diinnalzamento delle percentuale diassunzione per il turn over –l’immediata assunzione di “non menodel 50 per cento dei vincitori deiconcorsi fin qui completati per ilcomparto sicurezza, difesa e soccorsopubblico”.Nello specifico, l’ordine del giornopresentato ed approvato, è ilseguente:“La Camera, premesso che:l’articolo 1 comma 76 della leggesulla stabilità ampliasignificativamente la possibilità delturn over tra le forze di polizia, leforze armate e i vigili del fuoco,permettendo di rendere menodrammatici gli effetti – decisi con iprovvedimenti di spending review –derivanti dalla contrazione dipersonale e dall’innalzamento dell’etàmedia degli appartenenti al compartosicurezza, difesa e protezione civile;sono più d’uno i concorsi perdifferenti posizioni nel predettocomparto – si ricordi, per tutti, quelloper 1850 allievi carabinieri – che, puressendo stati completati, tuttaviavedono in concreto l’immissione inservizio limitata a una piccolapercentuale di coloro che sono statidichiarati vincitori;nella norma richiamata le risorsefinanziarie per provvedereall’ampliamento del turn over sonostate individuate in appena dieci

milioni di euro all’anno per ilprossimo triennio: voce del tuttoinsufficiente con riferimento allapossibilità di avvicinarsi al massimodelle nuove soglie percentuali –rispetto al personale in uscita dalcomparto per pensionamento –individuate dalla presente legge, sìche appare necessario prevedere unincremento delle dotazioni aventi taleobiettivo, ricavandole da altre postedel bilancio,impegna il Governo:a valutare gli effetti applicativi dellanormativa citata in premessa al finedi adottare ulteriori iniziativenormative volte, nel rispetto dei saldi,rendere più congrue rispetto a quellepreviste le risorse finanziarie asostegno dell’innalzamento dellesoglie di turn over previste dalcomma 76 dell’articolo 1;sempre nel rispetto dei saldi, aimmettere in servizio nei tempi piùrapidi non meno del 50 per cento deivincitori dei concorsi fin quicompletati per il comparto sicurezza –difesa – vigili del fuoco, a cominciareda quello per 1850 allievi carabinieri.E’ evidente, dunque, un ampioappoggio parlamentare alle ragionidelle forze dell’ordine in apertocontrasto con la volontà dell’attualecompagine governativa di continuaresulla strada dei tagli orizzontali edindiscriminati a tutto il pubblicoimpiego.Sulla scorta di questo consensoparlamentare, il Sappe insieme allaConsulta ed a tutti i sindacati e lerappresentanze del compartosicurezza, continuerà la propriabattaglia per ottenere il giustoriconoscimento delle rivendicazionidei poliziotti.

Donato CapeceDirettore

ResponsabileSegretario

Generale del Sappe [email protected]

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Contro la politica economica dei tagliindiscriminati, il Sappe e la ConsultaSicurezza registrano l’appoggio dellamaggioranza parlamentare

l’editoriale

e lo ricordo ancora quelpomeriggio del 1994 – eraprimavera – quando l’allora

numerosissima segreteria generaledel Sappe (11 persone) deliberò sumia proposta, dopo lunga e soffertadiscussione, la registrazione di unatestata giornalistica come organoufficiale nazionale di informazione delSindacato.Francamente, va detto che la maggiorparte dei miei colleghi di allora eranofermamente convinti che l’esperienzaeditoriale del Sappe sarebbe stata dibreve durata e che quell’approvazionefosse nulla più che un assecondare unmio desiderio, comunque destinato afallire miseramente.Contrariamente alle previsioni dellecassandre, la Rivista del Sappe dopoquasi venti anni è ancora qui afesteggiare la sua duecentesimauscita.Cari lettori, cari colleghi, cari amici,sono passati quasi venti annidall’inizio dell’avventura di PoliziaPenitenziaria Società Giustizia &Sicurezza, vent’anni anni che, spero,siano stati per voi graditi comeconfronto sulle diverse tematiche chela redazione ha voluto affrontare,approfondire e portare alla vostraattenzione. Non posso certo negare che, ingenerale, i commenti sul lavoro svoltosono sempre stati più che lusinghieri,ed è questo che ci ha dato la forza diandare avanti in tutti questi anni eche ci da ora la spinta a migliorarecon una nuova proposta. Il nostro obiettivo è quello di farrinascere in questa rivista un’iniziativaeditoriale che ha l’obiettivo di trattarecome sempre i grandi temi cheriflettono il nostro lavoro, la nostraprofessione, ma anche il nostrotempo, l’attualità, la cultura, la storia,senza, però, tralasciare argomenti più“leggeri”, ma non per questosecondari nella vita di ognuno di noi,come il turismo, lo sport, il tempolibero, il cinema, il territorio, con unaformula possibilmente più aderentealle nuova esigenze ed ai nuovitempi.In questo senso, si è voluta recuperarel’impaginazione della rivista cartacea

classica, senza però diminuire lapiacevolezza della lettura e larilevanza che abbiamo sempre datoalle immagini, a nostro avvisoindispensabili per dare al lettore unaimmediata e gradevole presentazionevisiva dell’articolo. La redazione e le collaborazioni sonorimaste invariate, ma con qualcheinteressantissima new entry, cheavete avuto o che avrete presto mododi apprezzare. Il nostro rinnovamento non è solorestyling grafico, ma anche untentativo di arricchimento delprodotto editoriale, sempre piùorientato allo sviluppo editoriale eall’integrazione con il nostro sitointernet.La nostra Rivista, così rinnovata neicontenuti e nella grafica, intendeconsolidare la propria leadershipeditoriale sul target professionaledella Polizia Penitenziaria, ma ancheessere un punto di riferimento perl’informazione dell’intero mondopenitenziario.Speriamo che questo rinnovamentopossa, davvero, consolidare la nostraleadership di settore e, grazie allaqualità dei contenuti e allariconoscibilità della testata, la rivistapossa continuare a rappresentare unpunto di riferimento per tutti gliaddetti ai lavori dell’esecuzionepenale.Pur tuttavia, anche in questa fase dirinnovamento, abbiamo volutopreservare le radici storiche del nostropassato. Tutto sommato, guardare alpassato è la nostra inclinazionenaturale, la nostra vocazione esperiamo che questa nostrapropensione sia pienamente condivisadai nostri lettori. In buona sostanza, da duecentonumeri Polizia Penitenziaria Società

Giustizia & Sicurezza si occupa delCorpo con attenzione, con scrupolo econ professionalità e, anche dopoquesto numero straordinario, lo vuolecontinuare a fare con una vestegrafica differente e, auspichiamo, dimigliore appeal. Qualcuno potrebbe eccepire che “nonè l’abito afare ilmonaco”,malasciateci,invece,sperare che“anche”l’abito puòcontribuire a“fare” ilmonaco. Il cambiamentografico si vuoleadeguare alla nuovalinea editoriale diPolizia PenitenziariaSocietà Giustizia & Sicurezza cheintende introdurre un po’ più di ordinee di sobrietà e dare più spazio alleparole e alle opinioni di chi scrive ecollabora con noi. Scrivere “di” e “sulla” PoliziaPenitenziaria e sull’amministrazionepenitenziaria richiede, a nostro avviso,grandi capacità di comunicazione peressere comprensibile a tutti i lettori esono proprio queste “speciali” qualitàcomunicative che abbiamo voluto,vogliamo e vorremo sempre averecome patrimonio di questa Rivista,per adesso, unica ed irraggiungibilenel panorama editoriale penitenziarioe, finanche, giudiziario.Grazie a tutti Voi per esserci stati viciniin questi anni e, soprattutto, grazie atutti Voi per averci tributato lapopolarità e l’autorevolezza che oggiorgogliosamente rivendichiamo.

Nella foto la pila dei 200 numeridella Rivista

Giovanni Battistade BlasisDirettore EditorialeSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziarian.200novembre2012

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Dopo duecento numerici rinnoviamo nel solco

della continuità

il pulpito

ome è noto, si parlaciclicamente dell’emergenzacarceri del nostro Paese.

A un anno dall’insediamento delGoverno Monti, è possibile sostenereche anche questo Esecutivo in caricaha ottenuto ben pochi risultati percontrastare questa grave criticità.Tanto per capirci: i detenuti presentinelle nostre carceri nei giorni dellanascita del Governo tecnico erano68.047 (alla data del 30.11.2012);pochi giorni fa, il 31 ottobre 2012,

erano 66.811: un decremento di soli1.236 soggetti, una flessionepressoché impercettibile se siconsidera che i posti lettoregolamentari detentivi sono poco piùdi 45mila. Certo, probabilmente senzala legge fortemente voluta dallaMinistro Guardasigilli Severinofinalizzata a ridurre la tensionedetentiva determinata dal numero dipersone che transitano per le strutturecarcerarie per periodi brevissimi,evitando cioè il meccanismo delleporte girevoli (gli ingressi e le uscitedal carcere per pochi giorni che, èstato stimato, si aggirano attorno alleoltre 20 mila persone che ogni annoentrano ed escono dagli istitutinell’arco di tre giorni) avrebberopotuto essere anche di più ma, di

fatto, le strategie di contrasto alsovraffollamento penitenziario si sonorilevate inefficaci. Da addetto ai lavori, da fiero edorgoglioso appartenente al Corpo diPolizia Penitenziaria, dico che quelche serve sono processi più rapidi(oltre il 40% dei detenuti oggipresenti nelle carceri italiane sono inattesa di un giudizio definitivo);l’espulsione degli oltre 23.500detenuti stranieri presenti oggi inItalia; la detenzione nelle Comunitàterapeutiche dei detenutitossicodipendenti, che sono oggi 1 su4 dei presenti. Non solo: il fatto che idetenuti non siano impiegati inattività lavorative o comunque utilialla società (come i lavori di pubblicautilità) favorisce l’ozio in carcere el’acuirsi delle tensioni. Ricordo a mestesso che, secondo le leggi ed ilregolamento penitenziario, il lavoro èelemento cardine del trattamentopenitenziario e «strumentoprivilegiato» diretto a rieducare ildetenuto e a reinserirlo nella società. In realtà, su questo argomento c’èprofonda ipocrisia. Tutti, politici intesta, sostengono che i detenutidevono lavorare: ma poi, di fatto, alavorare nelle carceri oggi è unapercentuale davvero irrisoria didetenuti, con ciò alimentandosi unatensione detentiva nelle sovraffollatecelle italiane fatta di risse,aggressioni, suicidi e tentativi suicidi,rivolte ed evasioni che generacondizioni di lavoro dure, difficili estressanti per le donne e gli uominidella Polizia Penitenziaria, sottoorganico di ben 7mila unità. Autorevoli studi universitari hannostudiato i fattori di stress ed ilbenessere organizzativo neglioperatori di Polizia Penitenziaria.Quel che è emerso è che i già gravosicompiti istituzionali affidati alle donnee agli uomini del Corpo diventano

ancora più complessi nel momento incui gli appartenenti al Corpo sonochiamati a gestire e a controllare glieventi critici di servizio che siverificano nelle carceri. Eventi criticidi servizio stanno a indicare eventiprofessionali di particolare gravità chehanno le potenzialità per sopraffare leusuali strategie di fronteggiamentomesse in atto dall’operatore e perprovocare una sensibile diminuzionedel benessere organizzativo.L’influenza degli eventi critici diservizio tipicamente è stata indagatain quelle professioni cosiddette diemergenza, quali vigili del fuoco odoperatori sanitari extraospedalieri.Tuttavia, gli studi condotti suglioperatori di polizia in generale hannoportato a differenziare due tipologiedi stressor presenti nel lavoro: una è

inerenti alle mansioni (per esempioscontri violenti, incidenti, disastri) eriguardanti quindi eventi critici diservizio; l’atra è connessa al contestodi lavoro (per esempio climaorganizzativo, norme culturali,ambiente, rapporto con i superiori) eriguardanti quindi aspettiorganizzativi. Nella letteraturascientifica sugli operatori penitenziarila maggioranza degli studi si èconcentrata sugli aspetti organizzativiquali, ad esempio, carico di lavoro,rapporto con i superiori, conflitto diruolo, conflitto casa-lavoro epercezione di sicurezza. Uno studiodel tedesco Kommer ha riportato checirca il 70% degli operatori di PoliziaPenitenziaria presentava un notevoleaffaticamento, a causa soprattutto del

Nella fotoMarco Pannella

in una sua recente

visita in un carcere

Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario GeneraleAggiunto del Sappe

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.200novembre

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La Polizia Penitenziarial’altra faccia del carcere

il commento

sovraccarico di lavoro. Questi, infatti,dovevano svolgere molti incarichi inpoco tempo, avevano periodi di riposotroppo brevi e dovevano eseguirecompiti differenti simultaneamente.Un altro fattore che può provocare unforte stress nei poliziotti penitenziari èanche l’ambiguità che caratterizza illoro ruolo: da un lato, infatti, devonosorvegliare i detenuti, mentredall’altro devono rieducarli. Alcunistudi hanno messo in luce che ilconflitto tra queste due funzioni èfortemente correlato con lo stress. Ilcontatto diretto con la popolazionereclusa è un altro fattore da cui puòderivare un elevato affaticamento, inquanto tale rapporto è alcune volteconflittuale; esiste, infatti, unarelazione positiva tra lo stresslavorativo e la percentuale di tempo

passato a contatto diretto con idetenuti. Uno degli esiti lavorativi piùinvestigati nel lavoro in poliziapenitenziaria è sicuramente ilburnout. Oltre al burnout gli studi suipoliziotti penitenziari hanno utilizzatomisure di benessere psicologico o dimorbilità psichiatrica. Tali misurepossono essere utili affiancateassieme, poiché la relazione fra salutementale e burnout è complessa epoiché questi indicano costruttidiversi. Non si può, inoltre, non tenereconto che il carcere continua adessere un grande contenitore dipatologie infettive sia in Italia che inEuropa: perché accoglie al suo internoun’alta quota di personetossicodipendenti, prostitute, cittadiniprovenienti da zone ad elevata

endemia. Ma anche perché in tale vipermangono comportamenti esituazioni che possono diffondereulteriormente le infezioni tra lepersone detenute e da queste aicittadini liberi sia durante i permessipremio che dopo la scarcerazione. E’ quanto è emerso anche nel corsodella Conferenza Europea 2012 sulleMalattie Infettive, le politiche diriduzione del danno ed i diritti umaniin carcere, organizzata dalla SIMSPe(Societa’ Italiana di Medicina eSanita’ Penitenziaria) congiuntamentea SIMIT (Societa’ Italiana di MalattieInfettive e Tropicali) a Viterbo alla finedel mese scorso di settembre, che hamesso a confronto l’esperienzaitaliana con quelle europee ed haidentificato le maggiori criticità e imigliori modelli a cui ispirarsi per unauspicato miglioramento deglistandard assistenziali per i cittadinidetenuti nelle carceri europee.«Tra tutti i diritti violati quello allasalute è forse l’unico che ancorariesce a suscitare pietà», hasottolineato nell’occasione GiulioStarnini, Past President e FondatoreSIMSPe. «Non è giusto, pero’, accettare che ladisperazione di chi sta in carcere, maanche talvolta di chi ci lavora, perpoter avere ascolto si trasformi insuicidio. Non dobbiamo credereineludibili le centinaia di morti percancro, per cirrosi epatica o per AIDS.Non possiamo illuderci che latubercolosi, che coinvolge il 20% deidetenuti, non travalichi le mura delcarcere. Non vogliamo che la giustiziasi trasformi in colpevole, violenta,indifferente».In questi ambienti di lavoro malsani, ipoliziotti e le poliziotte penitenziariitaliani hanno salvato negli ultimivent’anni decine di migliaia di viteumane in carcere, intervenendotempestivamente e salvando la vita achi ha tentato di suicidarsi(impiccandosi alle sbarre dellafinestra, inalando gas da bombolettedi butano che si continuano a fardetenere nonostante la loropericolosità, avvelenandosi confarmaci, droghe o detersivi,soffocandosi con un sacco infilato in

Nelle foto sopra agentisoccorrono undetenuto

al centropoliziotti penitenziari in una sezione

PoliziaPenitenziarian.200novembre2012

7il commentotesta) e impedendo che atti diautolesionismo potessero degenerareed ulteriori avere gravi conseguenze.Nel solo 2011 ci sono stati ben 1.003tentativi di suicidio di detenuti e5.639 atti di autolesionismo. E neisoli primi sei mesi del 2012 ci sonostati 3.617 atti di autolesionismo,637 tentati suicidi, 541 ferimenti e2.322 colluttazioni.E’ allora importante per il Paeseconoscere il lavoro svolto dai poliziottipenitenziari, è importante che laSocietà riconosca e sostenga l’attivitàrisocializzante della PoliziaPenitenziaria e ne comprenda isacrifici sostenuti per svolgere taleattività, garantendo al contempo lasicurezza all’interno e all’esterno degliIstituti. Il nostro Corpo è costituito dapersone che nonostante

l’insostenibile, pericoloso e stressantesovraffollamento credono nel propriolavoro, che hanno valori radicati e unforte senso d’identità e d’orgoglio.Persone che lavorano ogni giorno, nelsilenzio e tra mille difficoltà ma conprofessionalità, umanità, competenzae passione nel dramma delle sezionidetentive italiane.Ricordarlo, ogni tanto, è a mio avvisodoveroso, tanto più in occasione delnumero 200 della nostra bella edinteressante Rivista, che è la voce deipoliziotti penitenziari italiani. Ma èutile ricordarlo soprattutto a coloroche quando parlano e discutono dicarcere dimenticano di parlare di noie a quanti hanno il potere e l’autoritàdi assumere decisioni significative econcrete sui temi del carcere. �

l Presidente del Consiglio deiMinistri Mario Monti ha senz'altrofatto un'affermazione vera, ma

inopportuna, quando ha detto,dall'estero, che non poteva garantireper il futuro. Tale affermazione ha suscitato leimmediate reazioni dei partiti politici,soprattutto di quelli che hannosostenuto e sostengono l'esecutivoguidato proprio da Monti.

Siccome il Presidente del Consiglio incarica non è persona sprovveduta e lesue non possono essere considerateparole in libertà, dietro a taleaffermazione qualcuno potrebbeleggerci una strategia ben precisa:quella di volersi accreditare comeunico uomo in grado di poter guidareil prossimo esecutivo. Molti lo tirano per la giacca, in modoparticolare il leader dell'UDC PierFerdinando Casini, e non è detto chequesta cosa a lui non piaccia. In fondo al potere ci si abitua moltopresto; come diceva Giulio Andreotti:“Il potere logora chi non ce l'ha”. A chiarire in parte quella chepotrebbe essere la posizione di Montiè intervenuto subito il Capo delloStato Giorgio Napolitano, il quale hachiaramente detto che Monti è giàSenatore a vita e, quindi, non

potrebbe candidarsi, ma ciò nonesclude che potrebbe guidare unalista; cosa, questa, che costituirebbeun grave errore, sia perché Monti siera impegnato a non entrarenell'agone politico, sia perché si trattadi una delle poche personalità delnostro paese, capace di mettered'accordo ampi schieramenti e,quindi, di poter essere un uomo delleistituzioni, candidabile a qualsiasicarica, compresa quella di Presidentedella Repubblica. E visto che ilmandato di Giorgio Napolitano scadeil prossimo anno, Monti farebbe benea rimanere fuori dalla competizionepolitica.L'affermazione di Monti è statainopportuna anche perché avrebbepotuto suscitare reazioni negative neipaesi che intendono investire in Italia.Infatti, proprio durante la recentevisita ad Abu Dhabi, un esponentedelle elites degli Emirati gli ha chiestodi indicare un buon motivo perinvestire in Italia... Ci dia un buonmotivo per investire in Italia, noi oggilo facciamo in Asia e in Africa, inPaesi che crescono a ritmiinfinitamente superiori al vostro.Perché l'Italia ha un potenziale dicrescita maggiore degli altri paesi, èstata sostanzialmente l'incertarisposta di Monti. In ciò c'è sicuramente una parzialesmentita all'affermazione precedente,circa l'incertezza del futuro che,comunque, rimane senz'altro, sia perragioni di politica interna, sia perquestioni economiche e politicheinternazionali. Monti ce l'ha messa davvero tutta perdimostrare che, in fondo, la sua erastata solo una battuta infelice ed haaffermato che «...l'Italia e l'Europasono stati al centro dell'attenzione in

questi anni, perché l'Europa, pur nellasua complessità, sta lavorando nellagiusta direzione e perché l'Italia èstata protagonista di un cambiamentoanche psicologico: era parte dellacrisi, è diventata parte della soluzione,grazie al supporto benevolo dei partitie alla maturità dei cittadini...»Certo, i partiti qualcosa hanno fatto,ma finché si tratta di mettere le maninelle tasche degli altri va semprebene, quando, invece, le mani bisognametterle nelle proprie tasche sonotutti d'accordo nel fare le barricate. Si veda, per esempio, la questione deltaglio delle province che rischia disaltare, perché proprio i partiti stannofacendo le barricate, per evitare laconversione in legge del decreto. Ogni provincia ha qualcheparlamentare che si oppone al taglio.Il problema è che se il decreto nonsarà convertito entro dicembre scadràe tutto rimarrà come prima. Siccome le resistenze sono tante ilrischio che scada è davvero concreto.A ciò si aggiunge il taglio alfinanziamento pubblico dei partiti chenessuno vuole ridurre. Sono tutti aspetti che dovrebberoindurre i partiti ad un'inversione ditendenza se vogliono recuperarecredibilità per le imminenti elezioni edare al Paese un governo che sia ingrado anche di avviare lo sviluppo;solo con il rigore l'Italia non usciràmai dalla crisi, si possono risanare iconti pubblici, ma è necessario cheriprenda lo sviluppo, diminuisca ladisoccupazione ed i redditi deilavoratori riprendano a crescere. Solo così ci potrà essere una verainversione di tendenza rispetto adoggi, visto che il mercato interno èstagnante, il credito arriva con ilcontagocce e costa il 2% in più deglialtri Paesi dell'UE. Anche questo è un aspetto di nonpoco conto; perché le piccole impresepossano sopravvivere, riprendere aprodurre ed assumere nuovi lavoratorihanno bisogno di risorse che solo lebanche possono fornire. Da un po' di tempo a questa parte lebanche hanno ridotto notevolmente ilcredito sette punti in meno in unanno) e quando lo concedono il costoè altissimo.

Nella foto il PresidenteMario Monti

durante la suarecente visitanegli Emirati

Arabi

Giovanni BattistaDurante

Redazione PoliticaSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

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Il potere logora chi non ce l’ha!Il premier Mario Montialla guida del prossimoesecutivo di Governo?

osservatorio politico

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Un euro al mese per la posta elettronica offerta a tutti gli appartenenti al Corpo, in servizio e in congedo.

ome è noto è in fase disvolgimento il II corso perconduttori di cani antidroga

del Corpo di Polizia Penitenziaria chevede la formazione di 22 unità dipersonale e di circa 30 cani.Il corso, che è iniziato il 2 maggio2012 presso il Centro diAddestramento Cinofilo di Asti, il 1°giugno 2012 si è diviso in altre duepiattaforme addestrative, Avellino eMacomer.Presso l’articolazione di Avellino sonoin formazione sei unità di personale equattordici cani, sono stati immessinel corso di formazione anche ottocani nati all’interno della nostra

Amministrazione, che stanno dandoottimi risultati.Con l’istituzione del Servizio Cinofilo(decreto Ministeriale del 17 ottobre2002) l’Amministrazione ha intesodotarsi di un presidio, con funzionipreventive e repressive cheefficacemente contrasta i tentativi diintroduzione di sostanze stupefacentiall’interno degli istituti penitenziari.Proprio per questo come previsto daldecreto Ministeriale, troviamo uno opiù distaccamenti per le varie regionidi Italia, in base alla estensioneterritoriale e al numero di istitutipenitenziari che insistono in quelladeterminata regione.Dopo la prima esperienza, chericordiamo è stata fatta pressol’istituto di Asti, dove si era costituitodi fatto, un gruppo di colleghi di treunità che poi hanno formato unGruppo sportivo cinoagonistico, dallametà degli anni novanta hanno

cercato di coinvolgerel’Amministrazione in un progetto chepoi si è rivelato vincente.Tra gli sforzi fatti da quei colleghi chepoi sono stati i pionieri del serviziocinofilo del Corpo di PoliziaPenitenziaria, non si può sottacere cheanche questa Segreteria Generale hafatto la propria parte per appoggiaree dare risalto all’allora GruppoSportivo Cinoagonistico della CasaCircondariale di Asti, credendonell’importanza di questo essenziale eindispensabile servizio, dato che nelsettembre del 1999, questaSegreteria sostenne, anche,finanziariamente, una dimostrazione

in occasione di un convegno regionaledel SAPPe presso la SFAPPE diMonastier, dove gli stessi poterono

mettere in risalto le abilità dei cani daloro addestrati e proporsi a chi poi hadovuto legittimare l’entusiasmo,l’iniziativa e l’esperienza che poi èstata impiegata nel delicato compitoche ha visto l’Istituzione del ServizioCinofilo.Dopo la proficua esperienza dellaregione Piemonte, nell’anno 2001,vennero istituiti anche i NucleiRegionali Cinofili nelle regioniLombardia, Lazio e Campania, per poicontinuale con il Triveneto, Sicilia e laPuglia. Nell’anno 2008, l’Ufficio Centraledella Formazione riponendo fiducianel nostro personale istruttore, ha

avviato il 1° Corso per Conduttori dicani antidroga interamente condottodall’Amministrazione, andando adistituire il Nucleo Regionale Cinofilodella regione Sardegna e adincrementare i distaccamenti giàesistenti.Attualmente è in fase di svolgimentoil 2° corso per Conduttori di caniantidroga che terminerà presso lasede di Asti probabilmente entro lafine dell’anno.

Nelle foto alcune fasi

dell’addestra-mento e dei

corsisti

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Corso di conduttore di cani antidrogasappeinforma

aro Giovanni,ti volevo porre un quesito: il congedo matrimoniale si

deve prendere necessariamente subitodopo l’evento oppure si puòrimandare di qualche mese? Il personale addetto alla segreteria miha detto che si deve prendere subito.In sostanza io mi sposerò il 5dicembre 2012 il congedomatrimoniale lo posso posticipare afine gennaio febbraio 2013 oppure lodevo prendere subito? Mi puoi farsapere? Ti ringrazio e ti auguro unabuona giornata. Mail firmata

Gentile collega,il congedo matrimoniale è un periododi congedo retribuito di quindici giorniconsecutivi e non frazionabili, previstodalla legge (RDL 24 giugno 1937 n.1334) e dai contratti collettivinazionali di lavoro, di cui potràusufruire il lavoratore in occasionedella celebrazione del matrimonio cheabbia effetti civili1.Il congedo matrimoniale non decorrenecessariamente dal giorno dellenozze. Questo il principio dettato dallaSezione Lavoro della Suprema Cortenella sentenza 6 giugno 2012, n.9150, interpretando e completando ildettato normativo contenuto nelR.D.L. n. 1334/1937 (convertito inlegge n. 2387/1937), il cui unicoarticolo nulla dispone al riguardo.La questione da risolvere - haosservato la Corte -  è quale sia, aisensi del R.D.L. n. 1334 del 1937, ladecorrenza del congedo matrimonialeivi previsto, ed in particolare se essodebba essere fruito a decorrere dalgiorno del matrimonio o da qualealtro successivo momento. Inmancanza di specifica disciplinacontrattuale collettiva sul punto (èinfatti pacifico che essa nel prevedereil congedo per matrimonio nulla dicacirca la sua decorrenza - ha affermatola Corte - l’articolo unico del R.D.L. n.1334/37, convertito in legge 23dicembre 1937 n, 2387, prevedesoltanto, per quanto qui interessa, il

diritto degli impiegati privati di cui alR.D.L. n. 1825/24, ad un congedostraordinario per contrarrematrimonio non eccedente la duratadi quindici giorni; benché la normastabilisca che il congedo spetti percontrarre il matrimonio, deve ritenersiche in assenza di specifica disciplinacollettiva, ed essendo la normaevidentemente  diretta a tutelare lepersonali esigenze del lavoratore inoccasione delle nozze, anchecostituzionalmente tutelate (art. 31,comma 1, Cost.), tale periodo nondebba necessariamente decorrere dalgiorno del matrimonio; quest’ultimodeve intendersi come la causa che fasorgere il diritto del lavoratore, e nonil dies a quo dello stesso. Soccorronoinfatti in materia - ha rilevato la Corte- i principi di buona fede e correttezzanell’adempimento delle obbligazioni enell’esecuzione del contratto (artt.1175 e 1375 c.c.), sicché,contemperando le tutelate esigenzepersonali del lavoratore in occasionedel matrimonio, e le esigenzeorganizzative dell’impresa (chepotrebbero giustificare una differentecollocazione temporale del congedoove siano gravi e comprovate), deveritenersi che il periodo di fruizionedebba essere giustificato dall’eventomatrimonio e che tale necessariocollegamento, da un lato, non imponeche la giornata del matrimonio debbaessere necessariamente ricompresanei quindici giorni di congedo, ma,dall’altro, non può neanchecomportare che la relativa fruizionesia del tutto svincolata dell’eventogiustificativo. Ne consegue - haaffermato la Corte - che il congedoper matrimonio, che il lavoratore deverichiedere con sufficiente anticipo,spetti, in difetto di specifica disciplinacontrattuale collettiva, laddove ilperiodo richiesto sia ragionevolmenteconnesso, in senso temporale, con ladata delle nozze, ciò essendosufficiente a mantenere il necessariorapporto causale con l’evento;accertata la correttezza del

comportamento del lavoratore quantoal rispetto di un congruo anticiponell’avvertire il datore di lavorodell’evento, e la ragionevoleconnessione del periodo di congedorichiesto con la data del matrimonio,in assenza di ragioni organizzative odi servizio ostative, si ritieneinfondato il mancato accoglimentodella richiesta.A parere dello scrivente, il periodo dicongedo dovrebbe fruirsi entro 30giorni dalla celebrazione, così comeindicato dall’Inps per l’istitutodell’assegno per congedomatrimoniale. Un caloroso augurio per il lietoevento.

1 L’ARAN nei suoi orientamenti applicativi(RAL _921), precisa che le previsioni deicontratti collettivi che disciplinanol’istituto del congedo per matrimonio silimitano a “contrattualizzare” laprecedente disciplina pubblicisticacontenuta nell’art. 37 del Decreto Legge10 gennaio 1957 n. 3 e nel RegioDecreto Legge 24 giugno 1937 secondola quale in occasione del matrimonio aldipendente vengono riconosciuti 15giorni di congedo straordinario. Pertanto, in materia, non si può che fareriferimento alla prassi applicativaconsolidatasi con riferimento a tali fontilegislative. La giurisprudenza, secondol’ARAN, con riferimento alla disciplinacontrattuale del settore privato (ma taliindicazioni non possono non esserevalutate anche con riferimento al lavoropubblico), ha avuto modo di precisareche:a) in caso di sdoppiamento temporale tracelebrazione religiosa e civile, non vi èduplicazione del congedo, che invece, puòessere goduto una sola volta;b) il diritto al congedo non sorge quandosia celebrato solo quello religioso, senzatrascrizione;c) il beneficio compete in caso di divorzio,quando venuto meno a tutti gli effetticivili il precedente matrimonio, ildipendente contragga un nuovomatrimonio.

Nella foto mani con

la vera nuziale

Giovanni [email protected]

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Decorrenza del congedomatrimoniale

diritto e diritti

• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il relativo provvedimento negativo;• compenso professionale convenzionato.

in materia di PENSIONE PRIVILEGIATAper il personale cessato dal servizio e/o i superstitiL’assistenza interessa:• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria che possa ancora chiedere il riconoscimento della dipendenzada causa di servizio di infermità o lesioni riferibili al servizio stesso e laconseguente pensione privilegiata;• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria, al quale sia stata negata la pensione privilegiata per non dipen-denza da causa di servizio di infermità e lesioni o per non ascrivibilità dellestesse;• il personale cessato per inidoneità dal ruolo della Polizia Penitenziaria,già transitato o che debba transitare ai ruoli civili della stessa amministra-zione o di altre amministrazioni, ai fini della concessione della pensioneprivilegiata per il servizio prestato nella polizia Penitenziaria;• il personale deceduto in servizio, ai fini della pensione indiretta privile-giata ai superstiti e di ogni altro beneficio previsto a favore degli stessi;• il personale già titolare di pensione privilegiata deceduto a causa dellemedesime infermità pensionate, ai fini dei conseguimenti spettanti ai su-perstiti.L’assistenza comprende:• esame gratuito, legale e medico legale, del fondamento della domandaper la concessione della pensione privilegiata anche per i transitati al ruolocivile;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo della pensione privilegiata;• valutazione gratuita, legale e medico legale, delle pensioni indirette e diriversibilità ai fini del trattamento privilegiato e dell’importo pensionisticoliquidato;• assistenza nella relativa fase amministrativa e nella fase giudiziale controil provvedimento pensionistico negativo;• compenso professionale convenzionato.

PER BENEFICIARE DELLA CONVENZIONE Gli iscritti al Sappe possono:• rivolgersi alla Segreterie Sappe di appartenenza;• rivolgersi agli avvocati Guerra presso le sedi degli studi di Roma (via Ma-gnagrecia n.95, tel. 06.88812297), Palermo (via Marchese di Villabiancan.82, tel.091.8601104), Tolentino - MC (Galleria Europa n.14, tel.0733.968857) e Ancona (Corso Mazzini n.78, tel. 071.54951);• visitare il sito www.avvocatoguerra.it

La convenzione Sappe/Studio Legale GuerraPer rispondere ad una richiesta sempre più pressante dei propri iscritti,il Sappe ha stipulato una convenzione con lo Studio Legale AssociatoGuerra, come partner legale in materia previdenziale.

Lo Studio Legale Associato Guerra è specializzato in materia di diritto pen-sionistico pubblico, civile e militare.

La convenzione tra il Sappe e lo Studio Legale Associato Guerra comprende • la causa di servizio e benefici connessi;• le idoneità al servizio e provvedimenti connessi:• i benefici alle vittime del dovere;• la pensione privilegiata (diretta, indiretta e di riversibilità) e gli assegniaccessori su pensioni direttte e di riversibilità.

La consulenza si avvale di eccellenti medici esperti di settore, collaboratoridell Studio Guerra, in grado di assistere l’interessato anche nel corso dellevisite mediche collegiali in sede amministrativa e giudiziaria.In particolare, attraverso lo Studio Legale Associato Guerra , il Sappe ga-rantisce ai propri iscritti:

in materia di CAUSA DI SERVIZIO• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento della do-manda per il riconoscimento della causa di servizio anche ai fini dell’equoindennizzo;• assistenza legale nella fase amministrativa;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo di riconoscimento della causa di servizioe del’equo indennizzo;• assistenza legale nella fase giudiziale dinanzi alle competenti Sedi Giu-risdizionali;• compenso professionale convenzionato.

in materia di INIDONEITA’ AL SERVIZIO• valutazione legale e medico legale delle infermità oggetto di accerta-mento della idoneità al servizio, per la scelta strategica delle azioni da pro-muovere secondo gli obiettivi che intende raggiungere l’interessato;• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il provvedimento amministrativo;• assistenza amministrativa e giurisdizionale contro il provvedimento ditrensito;• compenso professionale convenzionato.

in materia di VITTIME DEL DOVERE• valutazione gratuita per l’accertamento della sussistenza delle condizionidi legge richieste per il diritto ai benefici previsti a favore delle vittime deldovere;

on un curriculum agonisticocome il suo, se solo non fossela fuoriclasse di uno sport

cosiddetto minore, sarebbe una donnacopertina o da ospitate nei talk showtelevisivi nazionali. Nove titolimondiali, stesso numero conquistatoda Valentino Rossi nel motociclismo, euna carriera ineguagliabile nelpattinaggio a rotelle: SilviaMarangoni, veneta, ventisettenne diOderzo, in forza al Gs FiammeAzzurre, ad Auckland, in NuovaZelanda, il 5 ottobre scorso, nel corsodella 57° rassegna iridata, si ènuovamente laureata campionessamondiale di pattinaggio artistico(settimo titolo consecutivo a partireda Murcia 2006) nella specialità“inline”. Il primo oro iridato, per lacampionessa allenata da Samo

Kokorovec eassistita daicoreografiFrancescaPergola eGabriele

Quirini, èarrivato nel2002, quandopattinava

ancora perlo SkatingClub diOderzo. Da lì in

poi èseguita unaserieinfinita di

successisenza cheabbia mai

mancato unappunta-mento che

conta. Nonè dunque

un casoche a

pochi giorni dal primo posto in NuovaZelanda la regina del pattinaggio arotelle sia riuscita a mantenere laleadership anche nel vecchiocontinente, vincendo la Coppa Europadi Paredes ad Oporto, valevole anchecome Campionato Europeoindividuale nella sua disciplina.Il primo passo dell’atleta della PoliziaPenitenziaria verso il nono titolo èstato primeggiare nello “shortprogram”, dove si è espressa sullenote di una danza “macabra”,conquistando 121,000 punti, seguitadall’australiana Kristen Slade a116,500 e dalla statunitense NatalieMotley a quota 112,700. Poi nelprogramma lungo, ha pattinatoaccompagnata della musica di“Giselle”, lasciandosi dietro le duedirette contendenti grazie ai suoi583,700 punti finali: la statunitenseNatalie Motley, a seguire, hacollezionato 467,900 punti, finendoal secondo posto come nellaprecedente edizione, inveceall’australiana Kristen Slade, a quota456,100 punti, è andata la medagliadi bronzo. Con davvero poco tempoper festeggiare o anche solo perrilassarsi dagli impegni agonistici, perla campionessa delle Fiamme Azzurrec’è stata anche la rassegnacontinentale, che si è svolta il 23 e24 dello stesso mese, meno di ventigiorni dopo Auckland, al Palasport“Rota dos Moveis”. Anche inPortogallo Silvia Marangoni ha saputoimporsi sin dal programma “corto”(con un parziale di 76.00 punti),confermando di essere distante anniluce dalle sue inseguitrici già all’esitodell’esercizio libero, con una classificache l’ha vista vincere alla fine con331.60 punti, a ben 49,40 misure didistacco rispetto alle due tedescheGloria Drebes (283.20) seconda, eClaudia Pfeifer (282.20) terza.�A caldo, dopo l’oro in Nuova Zelanda,la pattinatrice di Oderzo ha dichiarato

che la vittoria iridata 2012 aveva unsignificato diverso rispetto alle altre,perché per la prima volta raggiungevail mondiale vestendo i colori delgruppo sportivo delle Fiamme Azzurree che la gioia per la vittoria ripagavatutte le fatiche necessarie araggiungerla. Le fatiche dell’atleta per arrivare sulgradino più alto del podio sono ingenere note solo all’atleta e alristretto entourage di persone che conl’atleta sono a contatto giornalmentee che con l’atleta condividonopassione, tempo e sacrifici. Quelle diSilvia sono state tante ancheconsiderando solo la strada più lungache ha dovuto percorrere per arrivaread essere parte del gruppo sportivodella Polizia Penitenziaria: lo abbiamodetto, il suo è uno sport cosiddettominore, e l’atleta di Oderzo era benconsapevole di come probabilmentenessun concorso per titoli sportivi,nonostante lei di titoli ne avesse intasca moltissimi, sarebbe statobandito per reclutare un’atleta di unadisciplina spettacolare, ma che nongode della visibilità di quelleolimpiche appunto perché trattasiproprio di uno sport non olimpico.Fedele però a quel che ha sostenutonel post gara mondiale, che le vittorieripagano ogni sacrificio, Silvia non hamai abbandonato l’idea di poteressere una fiamma azzurra anche lei.Rimboccandosi le maniche hastudiato, ha affrontato il concorsoordinario previsto per l’accesso inPolizia Penitenziaria, ed è riuscita avincerlo realizzando finalmente ildesiderio di indossare la divisa giustaper il sogno giusto: essere nellasezione pattinaggio a rotelle delleFiamme Azzurre, seconda atleta dellastoria del gruppo sportivo a militarviinsieme Francesca Ciani Passeri.Abbiamo voluto conoscere meglioquesto esempio di abilità agonistica edeterminazione personale combinateinsieme, rivolgendo a SilviaMarangoni qualche domanda.

Premesso che nove titoli mondialisono ormai più di unaconsacrazione, che soddisfazioneè stata per te l’ultimo oroconquistato ad Auckland?Questo titolo è uno dei più belli inassoluto perché è arrivato al termine

Lady OscarRedazione [email protected]

PoliziaPenitenziaria

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14 lo sport

Silvia Marangoni: unacarriera ineguagliabilenel pattinaggio a rotelle

Nella foto un’intensa

espressione diSilvia

Marangoni in gara

non ha fatto che rendere più semplicetutto, aiutandomi a continuare con lapossibilità di avere una fonte direddito necessaria per uno sport checome altri più piccoli non è milionario.

Quanto ti impegna la praticaagonistica tra allenamenti tecnicisui pattini e la preparazionefisica?Mi impegna tutti i pomeriggi, settegiorni su sette, con in più due o tresedute di preparazione atleticamattutine, variabili in ragione dellegare previste in calendario. L’unicaconcessione che mi faccio subito dopoil Campionato del Mondo, è di provarea praticare per un mese uno sportdiverso dal mio. Attualmente adesempio sto provando l’Acqua Bike .

Com’è essere un’atleta del grupposportivo Fiamme Azzurre?Io sono grata al gruppo sportivoFiamme Azzurre che ha accolto già dasvariati anni tra le sue fila ilpattinaggio a rotelle: per questo devoringraziare anche chi da diversotempo nella sezione pattinaggio “miaveva messo gli occhi addosso” nonperdendo di vista i miei risultatisportivi. A proposito di risultati, sonocontenta di aver vinto il mondiale daatleta che rappresenta i colori delleFiamme Azzurre. Entrare a farne partenon è stato semplice perché io, comeho spiegato, sono entrata in PoliziaPenitenziaria vincendo il concorsoordinario previsto per il reclutamentodegli Agenti, e dunque prima ilconcorso da superare, poi il corso, gliesami e fino all’ultimo il timore di nonfarcela...

Da concorsista e poi corsista“ordinaria”, avendo avuto modopiù di qualsiasi altro atleta divenire a contatto direttamente conil lavoro degli appartenenti alCorpo di Polizia Penitenziaria cheidea ti sei fatta del loro impegnoquotidiano nei luoghi didetenzione?L’idea compiuta di cosa significhilavorare in sezione ho avuto modo difarmela nelle fasi di tirocinio che hosvolto nelle case circondarialifemminili di Trento e di Trieste. In queiperiodi ho toccato con mano quantosia impegnativo e professionale il

Nella foto Silvia Marangoni in uniforme

Nella foto Silvia durante una gara

PoliziaPenitenziarian.200novembre2012

15lo sportlavoro della Polizia Penitenziaria, diquanto stress si accumuli nelle ore diservizio, di quanto siano in gamba lepersone che con esperienza logestiscono giornalmente, rispondendoalle mille richieste ed esigenze di chiin quel momento è privato dellalibertà personale. Questo posso diredei colleghi e delle colleghe chelavorano in carcere: sono davverobravi e personalmente li stimo molto.Se non avessi vissuto quel pur breveperiodo a contatto con loro, al di là diqualche frase di circostanza che avreipotuto abbozzare magari dopo unavittoria per dimostrare vicinanza,credo che da atleta non avrei maicompreso fino in fondo ciò chequotidianamente di buono fanno.Proprio per questo, in momentidifficili come quelli che l’Italia stavivendo per il sovraffollamento e lacarenza di personale, il mio augurio èche le cose migliorino al più presto eche nel frattempo tengano duroconsapevoli di essere degli operatoridi polizia importanti.

A chi dedichi quanto hai ottenutodallo sport finora? Lo dedico a tutti coloro che sonodietro alle mie vittorie, che a variotitolo vi hanno contribuito con il lorosostegno: a mia nonna, che è venutaa mancare lo scorso anno, alla miafamiglia, ai miei allenatori, aifisioterapisti, etc. etc. Da soli infattinon si va da nessuna parte, tutti sonoimportanti, dal tecnico che ti segue,al papà che decide di accompagnartiad ogni trasferta o anche la mammache si prodiga in cucina a prepararti ilcibo corretto per ciò che devi fare.

Silvia come donna cosa chiede alsuo futuro? Silvia come donna chiede al futurouna vita che possa essere il piùpossibile serena, delle soddisfazionipersonali importanti a livello affettivoe tanta salute.

del lungo periodo in cui hofrequentato il corso di formazione allascuola di Parma grazie al quale sonodiventata Agente di PoliziaPenitenziaria. Il corso, tra lezioni,tirocinio e verifiche è durato circasette mesi, da fine dicembre adagosto, e mi ha impegnato otto oregiornaliere. In tutto questo tempo hocercato di capitalizzare i momenti incui potevo essere libera per andare adallenarmi comunque. Una sedeabbastanza vicina che mi hapermesso di continuare a muovermi èstata Reggio Emilia, e poi, zeroweekend, zero giorni liberi.

Dopo tanti risultati di vertice chemotivazioni ha un’atleta come te,che più volte si è riconfermata, adandare avanti nella praticaagonistica?Le motivazioni nel continuarerisiedono tutte nella grande passioneche ho per il mio sport: i pattini sonola mia vita da sempre ed il fatto chegrazie alle Fiamme Azzurre sianoriusciti a diventare anche un lavoro

Il logo deiCamponati del Mondo diAuckland 2012

i si andava a cercare nelripostiglio agli inizi di ottobre,quando le prime nebbie

cominciavano ad ovattare le case e laluce debole dell’inverno sfumava sulviale già ricoperto dalle foglie gialledei platani. Si spostavano scatoloni, borsoni elegni accatastati per estrarli da queldisordine e rimetterli in uso, dopoaverli spolverati e liberati dai ricamidi qualche ragnatela. Solo a rivederli si pregustava già iltepore che avrebbero regalatodurante le serate invernali. Portati nel soggiorno, gli si facevaposto, quasi fossero ospiti d’onore,spostando sedie e tavolo per dare aloro lo spazio necessario.

Per prima si sistemava la base, unapedana circolare in legno a forma diciambella, alta un palmo da terra, conil foro centrale dove si infilava ilbraciere. Con gli anni il legno di abete ingrigitotestimoniava tutt’intorno l’improntadelle scarpe per il bordo consunto piùdella parte centrale. C’era il braciere bello, di rame edottone lucido, con i risvolti e i maniciintarsiati, e quello di ferro, annerito ecotto dal fuoco. Sulla pedana, aprotezione del braciere, si appoggiaval’asciugapanni a forma di cupola inlegno o in giunco. A casa mia era in ferro, come unagabbia cilindrica a due facciate piane.Quella inferiore era aperta e copriva ilbraciere, mentre da quella superiores’irradiavano a stella i listelli di ferroche poi scendevano lungo i lati e,

incrociando quelli orizzontaliconcentrici, formavano una griglia amaglie larghe.Quel tipo di asciugapanni aveva unadoppia funzione. Al mattino potevaessere ricoperto da mutandine,fazzoletti ed altri panni appena lavati,messi lì ad asciugare al calore delbraciere, con i calzini infilati nei variriquadri. Nel pomeriggio, tolti i panni,si stendeva sopra una bella coperta dilana che cadeva giù fino a sfiorare lapedana. Quando la famiglia era tutta in casa,e non si sceglieva il camino dellacucina come punto di raccolta, sistava seduti intorno al braciere, con ipiedi appoggiati sulla pedana e lacoperta poggiate sulle gambe. Più eragrande e lambiva la base di legno piùcontribuiva a non disperdere il dolcetepore. Nelle giornate più fredde, rientrati acasa, si andava a cercare il braciere esi infilavano le mani sotto la copertaper riscaldarsi prima.Il compito di ravvivare la brace con lapaletta di ferro non era un compito dabambini. Si alzava un lembo dellacoperta, si chinava la testa di lato perguardare meglio e si interveniva condelicatezza, accostando a poco a pocola carbonella esterna, ancora spenta,a quella centrale, rossa di fuoco. Se si mescolava alla rinfusa, lacarbonella nuova e la ceneresoffocavano la brace e bisognavariattizzarla con il ventaglio, di cartoneo di penne di gallina. Lo si oscillava a mezz’altezza, senzaguardare, con un movimentoondulatorio del polso lento e continuoper evitare di sollevare cenere escintille.Le ore passavano così, nei lunghiinverni di quegli anni, quando in casanon c’erano i termosifoni e della Tv sifantasticava l’esistenza perchéqualcuno l’aveva vista nei negozidelle grandi città o in qualche filmamericano. Tutta la famiglia eraraccolta vicino a questo simbolo,

principale fonte di calore della casa enessuno, salvo assoluta urgenza, siazzardava ad andare nelle altrecamere senza essersi prima bencoperto. Si rammentava, si leggeva ilgiornale, si parlava, si facevanosolitari o lunghi pisolini con la testapoggiata su quel ripiano intiepidito. Io partecipavo al rito solo la seraperché, dopo aver giocato, me nestavo in camera a studiare, unacopertina sulle ginocchia e unapiccola stufetta elettrica sotto altavolino. Era a due spirali ma quandole accendevo tutte e duepuntualmente saltava la luce. Non esistevano i salvavita e miopadre ogni volta, a lume di candela,doveva scendere fino al portone dove,borbottando, sostituiva i fusibili nellevalvole di ceramica bianca poste sottoal contatore. Si chiamavano valvole a tabacchierae per me era magico che il ripristinodi un filino facesse tornare la luce.Il suono del campanello perl’improvviso arrivo di parenti o amici“a lunga permanenza” rimetteva ingioco le posizioni acquisite intorno albraciere e l’inserimento di altre sedierompeva tutti gli equilibri. La coperta,suddivisa anche tra gambe a lei nonfamiliari, sembrava sempre più cortae ogni tanto gli si dava una tiratinaper coprire una coscia rimastascoperta e più infreddolita.Il massimo della felicità era cenareintorno al braciere. La tavola per fare la pasta in casa eracircolare e così la si poggiavasull’asciugapanni che diventava labase su cui mettere la tovaglia, i piattie i bicchieri mentre, data l’instabilitàdel telaio, le bottiglie ed altre pietanzesi poggiavano sul tavolo da pranzorimasto inutilizzato. Cenette semplici ed indimenticabili,con amici o con parenti, che finivanoquasi sempre a scopa o scopone, alsapore di Strega o di Anice.Il braciere al termine della serata nonfiniva la sua missione. Poco prima di andare a letto sispostava la brace rimasta nelloscaldino, simile a un tegamebombato, e partiva l’operazione“prete”.

Aldo MaturoAvvocato

già dirigente dell’Amministrazione

penitenziaria [email protected]

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Il braciere del pretesocietà e cultura

n un recente interventopubblicato sulla RassegnaPenitenziaria è stato sottolineato

come sia luogo comune pensare chelo stress lavorativo sia appannaggioesclusivo delle persone fragili eindifese. Recenti ricerche hannoinvece dimostrato che il fenomenocolpisce inevitabilmente anche quellecategorie di lavoratori che almenonell’immaginario collettivo nedovrebbero essere esenti. Tra queste categorie rientracertamente quella della PoliziaPenitenziaria che è caratterizzatadall’avere un rapporto particolare econtinuativo con un’utenza qualequella carceraria che, a lungotermine, può dar luogo alla cosiddettasindrome di burnout. Sebbene tutt’oggi non esista unadefinizione univoca ed assoluta delburnout, la si potrebbe definire comequella sindrome complessa acomponente prevalentemente psichicacon risvolti anche cognitivo -comportamentali che si instaura comereazione ad una condizione di stresslavorativo prolungato: gli effetti delburnout compromettononegativamente sia la salute che laproduttività stessa dell’operatore, conconseguenti ricadute sfavorevolisull’intera organizzazione lavorativa esugli obiettivi della stessa. Il burnout è quindi un processo chenasce dalla disparità che si crea traobiettivi da raggiungere e risorse dellavoratore, da cui scaturisce una fortequota di stress lavorativo; l’operatorenon riesce a far fronte in nessunmodo alla risoluzione del disagio senon rispondendo a questo stressemotivo cronico con: esaurimentoemotivo e fisico; sentimenti diimpotenza e di negatività verso glialtri, il lavoro e la vita; diminuitaproduttività sul lavoro;depersonalizzazione; deterioramento

nei rapporti interpersonali. Questo interessante studio dellopsicologo Massimo Monti, che hacollaborato e collabora comeformatore e docente nei corsiperiodicamente svolti

dall’Amministrazione Penitenziaria,offre ampi spazi di riflessione sulrischio stress lavoro correlato eburnout rispetto alla nostraprofessione, in relazione ai rapportiche intercorrono tra l’agente e ildetenuto e, quindi, al continuo epersistente contatto che gli agentihanno con i più disparati detenuti e iloro problemi. Contatti che potrebberoe possono gravare sulle capacitàrelazionali portandoli ad innescare,con il cinismo, il distacco, ladepersonalizzazione e l’esaurimentoemotivo, la ‘miccia’ del burnout.Uno studio, quindi, assolutamente danon perdere se si vuole seriamenteindagare sul drammatico fenomenodel ‘mal di vivere’ che ha portatodecine e decine di poliziottipenitenziari, negli ultimi anni, atogliersi la vita.

La copertinadel libro diMassimo Monti

a cura di [email protected]

PoliziaPenitenziarian.200novembre2012

I

17libro del mese

Il “prete” era uno strano oggetto dilegno che ricordava un po’ lo slittinoe serviva per riscaldare il letto estemperare le lenzuola. Era formato da quattro assicelle dilegno, due superiori e due inferiori,inarcate e convergenti. Nella base, rivestita di lamierino, sipoggiava lo scaldino con lacarbonella ancora calda. Si sollevavano le lenzuola e lecoperte, si infilava nel letto il “prete”con dentro lo scaldino, e siriappoggiavano il tutto su questofantasioso telaio. Dopo un po’ si risollevavano lecoperte piano piano per nondisperdere il calore, si sfilava il pretee il beneficiato si rannicchiava fra lelenzuola intiepidite, gustando iltepore di quel calore ben diverso dalgelo della stanza. Sul cuscinorestavano fuori solo i capelli.Il “prete”, pare che si chiamasse così

perché, con maligna allusione, eraquella cosa che riscaldava il letto peril “tempo necessario” ma senzarestarci a “dormire”.Serate d’inverno di un passatolontano, fatte di un sano e naturaletepore, di odore di carbone acceso, digeloni, di castagne sotto la cenere,di persone raccolte davanti a unbraciere o a un camino, unite dalcalore del fuoco e della famiglia. �

Massimo Monti

IL RISCHIO PSICOSOCIALE NEL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA

GIUSEPPE PONTARI Editore pagg. 157 - euro 16,00

l 23 ottobre 2012- come daprogramma - il Ministro dellaGiustizia, Paola Severino, ha

visitato l’Istituto Penale Minorile diCasal del Marmo di Roma. I preparativi sono iniziati alcuni giorniprima a cura del personale del Corpo diPolizia Penitenziaria in servizio pressodetta struttura e sono stati coordinatidal Comandante di Reparto Isp.CapoSaulo Patrizi. Per l’occasione, non

poteva mancare il picchetto d’onoremesso a disposizione dall’Ufficio delCerimoniale D.A.P.. Presenti all’evento diverse autorità inservizio presso il Ministero dellaGiustizia: il dr. Giovanni TamburinoCapo del D.A.P., il vice Capo D.A.P.dr.ssa Simonetta Matone, la dr.ssaCarmela Cavallo (ex Capo D.G.M.),nonchè vari Direttori Generali eMagistrati, tutti accolti dalla dr.ssaCaterina Chinnici attualmente al verticedella Giustizia MinorileMolto atteso anche il Ministro FrancescoProfumo, in rappresentanza delMinistero dell’ Istruzione, dell’Universitàe della Ricerca (MIUR), il quale hasottoscritto - insieme al Ministro PaolaSeverino - il protocollo d’intesa per larealizzazione del programma specialeinteso all’istruzione e alla formazionenegli Istituti Penitenziari per minorenni. La visita della struttura romana ha

interessato le aule didattiche e illaboratorio informatico, dove i Ministrisi sono intrattenuti prima di recarsinella sala teatro per la firma delprotocollo d’intesa tra MIUR e Giustizia. Da parte del Miur, il protocollo prevedeche vengano arricchite le mediatecheesistenti presso gli istituti penitenziari,anche attraverso la stipula di opportuneconvenzioni con le case editrici cheaderiranno al programma. Sarà compito

invece del Ministero della Giustiziaadeguare, compatibilmente con lerisorse finanziarie disponibili, lestrutture e gli spazi dedicati alle attivitàdi istruzione e formazione negli istituti,anche nell’ambito dei progetti diedilizia penitenziaria. Impegno comuneè dotare questi spazi formativi diattrezzature tecnologiche avanzate, checonsentano collegamenti virtuali tracarcere e mondo esterno.Ancora una volta, nonostante i problemi

e la grave carenza di personale delcontingente di Polizia Penitenziaria delsettore minorile dovuta aipensionamenti e al mancato turn-over,la manifestazione si è svolta secondo ilprogramma previsto dal protocollo, congrande sacrificio e impegno di tutti icolleghi, che ogni giorno operano neireparti detentivi, con turni massacrantie spesso in condizioni veramente allimite della sopportazione. A tutti lorova un ringraziamento speciale.

Nelle foto alcune fasi della visita

del Ministronella struttura

Minorile diCasal del

Marmo

a cura di Ciro Borrelli

Coordinatore NazionaleSappe Minori

per la Formazione [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.200novembre

2012

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Il Ministro Paola Severino visita l’Istituto Minorile diCasal del Marmo a Roma

giustizia minorile

l 26 ottobre 2012, la CasaCircondariale di Lodi hafesteggiato 100 anni di storia,

presso l’auditorium della BancaPopolare di Lodi. Il progetto, sostenuto da Comune,Provincia e Fondazione Bipielle diLodi, ha avuto un grandissimosuccesso con uno spettacolodenominato Tieni il tempo che ha

visto partecipare tutte le autoritàlodigiane, dal Prefetto al ProvveditoreRegionale dell’AmministrazionePenitenziaria, dal Sindaco alPresidente della Provincia, dalVescovo ai vertici delle Forzedell’Ordine. Uno spettacolo davveroindimenticabile con al centro lamusica la danza e il teatro, che havisto i posti dell’auditorium tuttiesauriti.

In scena sono andati anche cinquedetenuti della Casa Circondariale diLodi che si sono esibiti nel raccontodelle loro condizioni. Per l’occasione si è esibita ancheMartha J che con doti raffinate èriuscita a donare emozioni edentusiasmo all’intera platea. L’incasso della serata è statointeramente devoluto in beneficenza.Il vivo apprezzamento alla riuscitadello spettacolo va allo staff dellaCasa Circondariale e soprattutto atutto il Reparto della PoliziaPenitenziaria di Lodi che nonostantele criticità lavorative a cui èsottoposto è riuscito a conciliare, con tantissimo impegno, i doveriistituzionali.La Segreteria Provinciale Sappedi Lodi

Nelle foto il carcere di Lodi e l’Auditorium

sopra la locandina dellaManifestazioneper il centenario

[email protected]

PoliziaPenitenziarian.200novembre2012

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100 anni del carceredella città lombarda

dalle segreterie

Lodi

Verbania

Il Segretario Generale Donato Capece incontra gli allievi del 165°corso

o scorso 6 novembre, nell’Aula Magna della Scuoladi Formazione della Polizia Penitenziaria di Verbaniail Segretario Generale del SAPPe Donato Capece,

ha incontrato gli allievi del 165° Corso. Durante il confronto, Donato Capece ha risposto ainumerosi quesiti posti dai corsisti sulle problematichepenitenziarie.

L

Bologna

La Cerimonia cittadina per laFesta del 4 novembre

iceviamo e volentieri pubblichiamo la foto dellarappresentanza del Corpo di Polizia Penitenziariache ha partecipato alla Cerimonia tenutasi nella

città di Bologna in occasione del 4 novembre 2012. R

Nelle foto sopra i colleghi di Bologna

a sinistraNicola Sette eDonato Capece a Verbania

iccola rassegna fotografica delle manifestazioni di protesta organizzatedalla Consulta Sicurezza (SAP - SAPPE - SAPAF) in diverse città italiane il 23 ottobre 2012. P

23 ottobre, giorno di protesta in tutta Italia

Bari

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.200novembre

2012

20 dalle segreterie

Trieste

Catanzaro

Teramo

[email protected]

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Roma

l Segretario Provinciale dellaSezione ANPPe di Massa, ilSovrintendente di Polizia

Penitenziaria in congedo AntonioCofrancesco, qualchesettimana fa si èbrillantemente laureato inscienze giuridiche, dinanzialla commissionepresieduta dal Prof. DanteCosi, già SegretarioGenerale della CorteCostituzionale ed attualePreside della Facoltà diScienze della Formazionedell’Università Telematica di Roma.Quello del collega Cofrancesco è ilcoronamento di un percorso formativoe professionale iniziato nel Corpodegli Agenti di Custodia agli inizidegli anni ‘80, come AgenteAusiliario, fino a raggiungere laqualifica di Vice Sovrintendente nel2002. Una vita lavorativa piena diemozioni, fino al raggiungimento delmeritato titolo accademico. Al neodottore le congratulazioni di tutti gliamici del Sappe. Mario Novani - Segr. Prov. Massa

Nelle foto sopraAntonio Cofrancesco

a sinistra il ConsiglioRegionaleSappe di Ancona

Congratulazioni al Segretario Provinciale ANPPe

Massa

Ancona

Consiglio RegionaleSappe delle Marche

l 23 ottobre 2012 si è svolto adAncona il Consiglio RegionaleSappe delle Marche. Nell’incontro,

tenutosi presso la Sala del Consigliodella Regione, è stato confermatoSegretarioil dott. Aldo Di Giacomo.

I�

dalle segreterieAosta

I

Alessandria

Ennesima manifestazione anarchica alla C.R.di Alessandria

ncora una volta, il 17novembre, a distanza di solidue mesi dalla precedente,

un folto gruppo anarco-insurrezionalista ha tenuto unamanifestazione davanti l'istitutoalessandrino di San Michele.

Ci sono stati lanci di bombe carta esassaiole senza però gravi dannialle strutture né agli uomini.Da sottolineare che c'è stata uninvasione nell'intercinta esterna delcarcere da parte di un soggetto cheha imbrattato parte del muro dicinta che è stato fermato mentretentava la fuga e successivamenteidentificato da pochi agenti diPolizia Penitenziaria in servizio dipattuglia esterna all'istituto.Presente anche un nutrito gruppodi Carabinieri e Poliziotti che haperò controllato solo l'ingressodell’istituto. Enrico D'Ambola

A

La Segreteria Generale del Sappe e la Redazioneaugurano a tutti gli iscritti, ai loro familiari e a tutti gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria

BUONE FESTE

Sindacato AutonomoPolizia Penitenziaria

omenica 14 ottobre si è svolta, come ogni anno,l’importante manifestazione di Motocross APTMemorial Biancardi in concomitanza con

l’inaugurazione del Crossodromo Acqualonga a MonteforteIrpino (BN). Il Crossodromo Acqualonga dopo diversi anni di intoppiburocratici finalmente nei mesi passati ha avuto tutti ipermessi grazie soprattutto alla caparbietà dell’AssistenteCapo Nunzio Sandulli del Corpo di Polizia Penitenziariache non si è mai arreso alle difficoltà.Il Crossodromo è dotato di numerosi servizi tra cui unagrande palazzina con bar e servizi igienici, inoltre disponedi lavaggio moto, altri servizi igienici sotto, ampiopaddock, locali e officina. La giornata è stata veramente bellissima e,inaspettatamente, c’è stato anche il sole contro tutte leprevisioni meteo anche per non rovinare il lavoro enorme

Nella foto Ciro Borrelli e

Nunzio Sandullicon le Miss

PoliziaPenitenziaria

n.200novembre

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[email protected]

Monteforte Irpino (BN)

Sotto la direzione di Ciro Borrelli, inaugurato il Crossodromo Acqualonga

dalle segreterie

fatto al tracciato che tutti i piloti hanno apprezzato sindalle prove libere onorando con lo spettacolo la presenzadi oltre mille persone.La manifestazione è stata diretta dal Vice SovrintendenteCiro Borrelli, Direttore di Gara Nazionale della FederazioneMotociclistica Italiana, coadiuvato da due finaliste delconcorso Miss Italia 2012. �

a trasmissione “Chi l’ha visto”di Rai tre del giorno 21novembre 2012 è tornata ad

occuparsi del ritrovamento dei resti diElisabetta Grande e di sua figliaMaria Belmonte, le due donnescomparse da Castel Volturno (CE)nel 2004, adagiate in unaintercapedine sotto la villetta diproprietà Domenico Belmonte, exdirettore sanitario della CasaCircondariale di Poggioreale diNapoli, e portate alla luce a seguito diaccurata perquisizione della poliziascientifica, disposta dagli inquirentiprocedenti dopo la denuncia discomparsa presentata tempo or sonodal fratello della moglie.

Durante il servizio èstato intervistatoanche un collegain quiescenza inforza nell’istituto

penalepartenopeocirca ilcaratterescontroso edautoritario del

dott. Belmonte,qualificandolocome“secondino”,denominazioneriprodottaanche nel

sottotitolo“secondino

del carcere”.

Siamo purtroppo alle solite: adistanza di oltre venti anni dalloscioglimento del Corpo degli Agenti diCustodia e dalla istituzione del Corpodi Polizia Penitenziaria, assistiamoall’uso di appellativi e denominazioniintrise di inossidabili stereotipi, checelano in sé una certa idea degliappartenenti al Corpo di PoliziaPenitenziaria, soprattutto da chi nonha saputo affrancarsi da quelpregiudizio ideologico che latenteaffiora, forse inconsapevolmente,nell’uso di certe espressioni. Eppure, a nessuno verrebbe diadditare gli appartenenti alla Poliziadi Stato guardie carcerarie e ciò nontanto perché la riforma del Corpodella Polizia di Stato è intervenutadieci anni prima di quella del Corpodi Polizia Penitenziaria, ma proprioperché il mondo penitenziarioaddensa in sé retaggi storici, ansieantropologiche, paradigmi sociali, cheappaiono indelebili.Allora vediamo dove affondano leradici di tali espressioni,denominazioni e appellativi. La derivazione etimologica deltermine secondino è controversa.Infatti, alcuni la vorrebbero faderivare dal comandante in seconda,in considerazione del fatto che leguardie carcerarie inizialmente eranoalle dipendenze del Ministero dellaMarina, alcuni viceversa la vorrebberofar derivare, sempre in gergomarinaresco, da colui che effettuava ilsecondo turno di guardia; ed infine,c’è chi, in maniera più fervida, lavorrebbe far discendere da colui che abordo delle galere (imbarcazioni ove igaleotti scontavano la pena remando)batteva il tempo, appunto i secondi,

per favorire il ritmo uniforme dellaremata.La tesi più accreditata però rimanequella che vuole il secondino comecolui che viene dopo. Una persona che aveva gli incarichipiù umili nel carcere o nel bagnopenale: costui poteva essere anche lostesso recluso.

L’umile ruolo del secondino traspareove si scorra il regolamentodisciplinare del Lombardo - Venetodel 1818, dove si legge che “Lapulizia delle sale, delle carceri e delleinfermerie spetta ai secondini e agliinfermieri. ... è pure dovere deisecondini e degli infermieri di vigilareper l’espurgo delle latrine e deipozzi”.Certo è che il suddettoatteggiamento nei confronti dellaPolizia Penitenziaria potrà e puòessere contrastato e superato, pernon dire vinto, solo ed unicamentecon l’istituzione della DirezioneGenerale del Corpo, in senoall’Amministrazione Penitenziaria,dotata di un efficiente ufficio stampaa cui siano preposti, per l’effetto,uomini e donne con la divisa.

Nelle foto sopra il logo della trasmissionetelevisiva “Chi l’ha visto?”

a sinistra unaGuardia Penitenziariadel Regno delle Due sicilie del 1834

PoliziaPenitenziarian.200novembre2012

23mondo penitenziario

Luca PasqualoniSegretario Nazionale [email protected]

Dopo più di venti anni dalla Legge di Riforma del Corpo

Come liberarsi dall’uso di appellativie stereotipi sulla denominazione

corretta della Polizia Penitenziaria?

L

Il cinema dentro le mura,il ruolo e le emozione dei sociavute dietro le quinte delcortometraggio “HAKUNAMATATA”

on un precedente articolo cieravamo lasciati con l’avvio,nella seconda decade del

mese di ottobre, delle riprese per larealizzazione del cortometraggiodiretto da un giovane regista e a cuiavrebbero partecipato come interpretialcuni attori locali e quattro soci

dell’ANPPe, tre uomini e unaragazza, interpretando il ruolo diagenti di Polizia Penitenziaria.L’Associazione ANPPe ed inparticolare la sezione di ReggioCalabria è stata coinvolta in manieraattiva nel progetto delcortometraggio. Il coinvolgimento dei soci alle ripresenonché a tutte le varie attività è stataa trecentosessanta gradi, partendo

dalle varie autorizzazione necessarieper poter girare il film, come quelladel Ministero della Giustizia che, suspecifica richiesta della Direzionedell’istituto penitenziario“App.Giuseppe Panzera MAVM” diReggio Calabria, ha autorizzato i sociad indossare la divisa per le riprese.Questo tipo di partecipazione attivadei soci ANPPe ha garantitoall’Amministrazione Penitenziaria unapotestà assoluta sull’aspetto correttodi visibilità esterna del Corpo diPolizia Penitenziaria. Con i soci (exappartenenti al Corpo), infatti, oltreche a garantire nel cortometraggiouna visione del tutto reale di quantosuccede all’interno di un istitutopenitenziario, si è garantita una figuraprofessionalmente corretta delPoliziotto Penitenziario.Fatta questa breve introduzione, siriportano in seguito i nominativi deisoci che hanno partecipato alprogetto e le sensazioni provate siadurante le riprese che dietro le quinte,con tutte le sfaccettature che unaripresa cinematografica possa avere :• Agente donna addetta allaperquisizione Francesca Denisi (socio ANPPe);

Nella foto la fase

del trucco e gli attori

a cura di Franco e Francesca

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.200novembre

2012

C

24 cinema dietro le sbarre

Regia: Aldo IulianoSceneggiatura: Fabio MolloFotografia: Davide MancaOperatore: Sandro ChessaMacchinista: Antonio CaraccioloFonico: Simone CasileScenografia: Stella MilidoniTrucco: Francesca Romolo, Ilaria MinicuciCostumi: Valentina VersaceProduzione: Michele Geria per E20Personaggi ed Interpreti:Fabio: Salvatore StrianoAntonio: Gigi MiseferiPaolo: Costantino ComitoNatale: Massimo BarresiMassimo: Francesco CustoderoConcetta: Pasqualina ScunciaAnna: Maria Elena FongaMimma: Concetta CrupiSerena: Marcella Favanomadre Serena: Maria C. MelchionnaAgente donna: Francesca DenisiAgente 1: Roberto Esposito MalaraAgente 2: Mario OrlandoAgente 3: Emanuele LupoAgente 4: Carmelo Scordopadre in visita: Gabriele ManocchioGenere: Docufilm Origine: Italia, 2012

HakunaMatata

la scheda del film

• Agente in sezione Roberto EspositoMalara (ispettore di PoliziaPenitenziaria in quiescenza); • Agente ai colloqui interni ed esterniMario Orlando ( Ass.te Capo di PoliziaPenitenziaria in quiescenza); • Agente addetto accompagnamentofamiliari Carmelo Scordo (Ass.te Capodi Polizia Penitenziaria in quiescenza); • Familiare che fa visita al figliodetenuto: Gabriele Manocchio (giàComandante della CC di ReggioCalabria);

È a Reggio Calabria, presso la casaCircondariale“Circondariale “App.Giuseppe Panzera MAVM” che hannoavuto luogo le riprese delcortometraggio Hakuna Matata. Rientra tutto nel progetto “CinemaDentro Le Mura” promosso con ilpatrocinio della Provincia di ReggioCalabria dall’Associazione Culturale diE20 che negli ultimi anni ha favoritoattività produttive in ambito artisticoe cinematografico come il docufilm “Cesare deve morire” vincitoredell’Orso d’Oro di Berlino 2012 ecandidato per ben 12 volte ai Daviddi Donatello 2012.Il progetto approvato dal Ministerodella Giustizia ha come fine socialequello di sensibilizzare chi puòrealizzare una condizione migliore edil più possibile umana per tutti idetenuti ristretti nelle carceri italiane.Al cortometraggio, diretto dal registaAldo Iuliano e con sceneggiatura diFabio Mollo, hanno preso parte variattori tra cui Salvatore Striano, exdetenuto e protagonista del film“Cesare deve morire”.Ma il lavoro dietro le quinte è senzadubbio faticoso, ogni impiegato dellostaff ha un ruolo indispensabile perl’adeguato svolgimento delle attivitàcinematografiche. A partire delleragazze addette al trucco&parrucco,prontissime a riprendere leacconciature ed i visi degli attori ogniqualvolta essi erano di scena; gliaddetti agli apparecchi di ripresa chenel giro di pochissimi minutiscomponendo e rimontando da unazona all’altra ad ogni variazione discena; ed anche l’assiduo controllo daparte del regista e dell’aiuto regista.L’attività cinematografica di HakunaMatata ha consentito agli attoriprotagonisti e alle varie comparse diconfrontarsi e di far conoscenza,favorendo anche la nascita di amicizieall’interno del “gruppo sociale”, secosì si possiamo definirlo, creatograzie all’impegno e alla volontà dicollaborazione da parte di ognicomponente.Non sono certo mancati attimi disfogo e nervosismo che qualche voltahanno causato momenti di tensioneche, se pur breve e passeggeri,

risultano del tutto comprensibili altermine di intere giornate di costantelavoro. Sorprendente è stata lapartecipazione al cortometraggio diuna bambina, la quale ha interpretatola figlia di un detenuto che andava afar visita al padre in carcere, che hareso l’atmosfera molto più stimolantee divertente. Le riprese del film sisono concluse sullo sfondo del più belchilometro d’Italia al calar del sole.Prendere parte al cortometraggio èsenz’altro stata un esperienzastupefacente e sensazionale. Al di fuori è ostico comprendereadeguatamente quanto sforzo,attenzione e pazienza ci vogliano perla creazione di circa venti minuti difilm. Ogni particolare necessita di unaminuziosa attenzione da parte delregista fino al costumista; dagli altri:le luci, gli accessori, i rumori e moltoaltro ancora. Non possono esseredimenticate però le risate fatte sulset, le battute di continuo ripetute equalche volta mal recitate, ma chealla fine dei conti hanno dato vita adun cortometraggio commovente epregno di significato.

Nelle foto alcune fasi della lavorazione del film

PoliziaPenitenziarian.200novembre2012

25cinema dietro le sbarre

Raccontata questa miabreve esperienza avutanell’ambito del cinema,con la presente intendoringraziare l’ ANPPe perl’opportunità concessa ame ed ai soci presenti sulset. F. D.�

a sera del 6 giugno del 2000,una suora viene uccisa acoltellate, il cadavere, straziato,

quasi irriconoscibile, è rinvenuto nelParco delle Marmitte Giganti diChiavenna, in provincia di Sondrio,frequentato da tossicomani eprostitute.

Si chiamava Maria Laura Mainetti, eranata a Colico (Como) e aveva 61anni, apparteneva alla congregazionefrancese delle Figlie della Croce diSant’Andrea ed era madre superiorain un istituto religioso con scuolamaterna e convitto ed inoltre sioccupava spesso di giovani sbandateche la chiamavano a tutte le ore delgiorno e della notte. La suora è statamassacrata a colpi di pietra e con 19coltellate, sulla scena del crimine gliinvestigatori rilevano delle scrittesataniche. Sarà proprio il culto asatana il movente dell’uccisione disuor Maria Laura. La seradell’assassinio, la suora riceve unatelefonata da una ragazza la quale ledice di essere stata violentata, diaspettare un figlio e di voler abortire.La telefonata è stata fatta da AmbraGianasso, diciassettenne, per poterincontrare la suora in un luogo isolatoe poterla così “offrire”, insieme alleamiche Veronica Pietrobelli e MilenaDe Giambattista (rispettivamente di

diciassette e sedici anni), in sacrificioa satana. Le tre ragazze eranoamiche, si ubriacavano insieme,s’incidevano la pelle per noia ecoltivavano la passione per ilsatanismo. Le ragazze furonoarrestate il successivo 28 giugno inseguito ad un’intercettazionetelefonica; scriveranno gli inquirentinella relazione finale dell’inchiesta:«che per quanto irrazionale, illogico eassurdo possa sembrare, il moventedell’uccisione di suor Maria Laura, èda individuarsi nel culto di Satana alquale le tre sciagurate omicidecredevano». Cos’è il satanismo e perché tregiovani adolescenti premeditano undelitto così atroce come sacrificio asatana?Parlando di satanismo ci si riferisce apersone, gruppi o movimenti che, informa in parte organizzata, praticanol’adorazione e l’evocazione deldemonio, per maggior precisioneriporto la definizione di MassimoIntrovigne (professore e direttorescientifico del CESNUR - Centro Studisulle nuove Religioni): «Il satanismo –da un punto di vista storico esociologico – può essere definitocome l’adorazione o la venerazione,da parte di gruppi organizzati informa di movimento, tramite praticheripetute di tipo culturale o liturgico,del personaggio chiamato satana odiavolo nella Bibbia».

Appare utile puntualizzare, permaggiore chiarezza, anche ladistinzione tra possessione esatanismo; afferma ancora lostudioso: «Benché la frequentazionedi gruppi satanisti possa, secondomolti esorcisti, aprire la porta a“disturbi” di tipo diabolico,possessione e satanismo non vannoconfusi. Non tutte le persone‘disturbate’ dal demonio sono passatedal satanismo (alcuni sono buonicristiani) e non tutti i satanistisperimentano fenomeni dipossessione o di ‘disturbo’ diabolico».Si può asserire che se il satanistacerca il diavolo, il posseduto vienetrovato dal diavolo che lo «disturba»a livello fisico, psicologico e spirituale.Non tutti i satanisti sono «posseduti»,né tutti i «posseduti» sono satanisti,anzi la vita di molti Santi e Beatipresenta episodi reali e documentatiin cui il demonio esercita un’azione di“disturbo”. Fra questi don GiovanniCalabria e suor Maria del GesùCrocifisso (beatificati da GiovanniPaolo II), i quali hanno attraversatoveri e propri periodi di possessionediabolica, nei quali hanno detto efatto cose contrarie alla loro fedesenza avere alcuna colpa oresponsabilità perché era il demonioad agire servendosi delle loromembra, mentre la loro anima eracomunque rivolta a Dio. Questiperiodi di grave sofferenza hannosenza dubbio contribuito alla lorosantificazione. Dunque, satanismo epossessione diabolica, sono fenomeniestremamente diversi e nonnecessariamente collegati, anche se –secondo il parere di vari studiosi edesorcisti – le pratiche occulte come lamagia, lo spiritismo e, appunto, ilsatanismo possono costituire unabuona porta d’ingresso per problemiquali la possessione diabolica. Le tre ragazze premeditano il delitto– come hanno ricostruitosuccessivamente i magistrati – per lasola esclusiva finalità di incontraresatana e avere dallo stesso unadimostrazione della sua esistenza epotenza. Non facevano parte di ungruppo satanico, come ne esistonotanti, ma si erano improvvisate“sataniste” con un “giuramento di

Nelle foto a fianco

il ritrovamentodel corpo diSuor Maria

Laura Mainetti

sotto il Professore

MassimoIntrovigne

Pasquale SalemmeSegretario

Nazionale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.200novembre

2012

L

26

Nel nome di satana:Ambra, Milena e Veronica

crimini e criminali

sangue” scambiato tra loro: bevendoacqua benedetta e gocce del propriosangue, cavato con un taglio allamano (sentenza di appello). Per entrare in contatto con satanadevono progettare un delitto che il“principe del male” possa gradire:profanare una tomba, immolare unbimbo, una donna incinta, un prete,una suora.

La scelta cade appunto su suor MariaLaura. Dopo averla fattainginocchiare cominciarono ad inveirecontro di lei e a colpirla; primaMilena, prendendo la suora allespalle, con una mattonella che avevanella borsa, poi Ambra, più volte,battendole la testa contro il muro dicinta di un edificio. In seguitopassano alle coltellate, prima Milena,poi Veronica e ancora Ambra, con lasuora che le implorava di avere pietàdi lei e che diceva: «Perché micolpite? Io non dico niente, non vipreoccupate», e Ambra che incitava lecompagne ad aiutarla, quando le haviste esitare un attimo: «Venite adarmi una mano, io non ce la faccioda sola, questa non muore più».Le tre minorenni furono processatecon rito abbreviato. Milena e Veronica(la più giovane delle tre), ritenuteparzialmente incapaci di intendere edi volere, furono condannate a 8anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione.Ambra fu ritenuta completamenteincapace di intendere e di volere, eprosciolta al termine del processo diprimo grado, il 9 agosto del 2001 fuin seguito affidata ad una comunità,dove rimase per quasi un anno. Poi affrontò l’Appello, che riformulò lasentenza: il 4 aprile 2002 Ambra fucondannata a 12 anni e 4 mesi; laragazza fu di nuovo rinchiusa incarcere e vi rimase fino al 17 gennaio2003, quando uscì per scadenza dei

termini di custodia cautelare, ma,successivamente, la Cassazioneconfermò la condanna di secondogrado e la ragazza tornò dietro lesbarre. Delle tre amiche, Veronica fu laprima ad uscire dal carcere: il 4 luglio2004, dopo aver scontato metà dellapena, fu trasferita in una comunitàromana dove le affidarono i bambinidel “nido”. Il 2 maggio 2006 fu la volta diMilena; Don Antonio Mazzi la accolsenel centro Exodus di Grezzana(Verona), agli inizi di dicembre del2007 Ambra ha ottenuto lasemilibertà. In Italia il fenomeno delsatanismo è molto diffuso; accanto aduna miriade di nuovi culti, molti deiquali non pericolosi, iniziano aproliferare, anche nel nostro Paese,pericolose sette. Ormai è innegabileuna realtà satanico-rituale; studielaborati dalla Polizia dimostrano chein Italia, in questi ultimi anni, si èregistrato un notevole incremento disette sataniche. Il Centro studi sulle nuove religioni(Cesnur) calcola che gli aderenti asette, in Italia, sono più di un milione,queste organizzazioni sono moltodiffuse a Torino, Roma e nelle città delVeneto; distinguendosi tra quelle dimatrice occultista, circa il 30% deiculti alternativi, e quelle d’indirizzosatanico il 9%. Il fenomeno delsatanismo moderno è, tuttavia, assaicomplesso; nella vastità di correnti epseudocorrenti magico-sataniche, chepermeano la nostra epoca, diversistudiosi hanno già tracciato dellemappe dei soggetti che si muovononei territori inferi. Michele Del Re (Docente di dirittopenale all’Università di Camerino)distingue diversi tipi di satanisti:1. Isolati tradizionali (streghe emaghi, dotati di speciali legami conl’anti-dio, da consultare per ottenerefatture a morte, imprecazioni...).2. Isolati dediti a droghe, che godonodi visioni sabbatiche e infernali neltrip drogastico.3. Isolati psicotici, sofferenti di folliareligiosa a contenuto satanista. Tra gli associati sarebbero satanisti insenso proprio, puri, vale a dire legatial satana biblico.4. I Gruppi di satanisti tradizionali

Nella foto a sinistraSuor MariaLaura Mainetti

PoliziaPenitenziarian.200novembre2012

27crimini e criminali(messe nere, fede, sia pure distorta,nella religione cristiana).5. I gruppi dediti a droghe (adesempio La famiglia Manson).6. I gruppi di trasgressori sessuali,con tendenze sadomasochistiche e/otendenze orgiastico-naturalistiche.Sarebbero impropriamente satanisti(satanisti non puri), invece:1. I seguaci di Baphomet (dio dellasfera del divenire, contrapposto aJavè, dio dell’essere, della sferaceleste).2. I carismatici, che credono nellarivelazione e nella venuta in terra disatana, demiurgo buono (ordinatore,creatore dell’universo), capace diriparare la creazione di Javè.3. I razionalisti, che identificano ildemonio con le forze compresse erepresse della nostra civiltà, forze chedevono essere rivalutate e portatealla coscienza. Sempre più spesso i gruppi dediti allavenerazione di satana nella loroattività pongono in essere reati divario genere alcuni dei quali digrande allarme sociale. Sono innumerevoli i fatti di cronacache vedono le sette o i gruppi satanicicoinvolti in situazioni delittuose(pedofilia, maltrattamenti di animali,truffa, violenza sessuale e addiritturasacrifici umani) ma, alla base dialcuni comportamenti illegali cheavvengono nell’ambito di questigruppi, si ritrovano anche forme inparte avanzate di condizionamentopsicologico e di tecniche dicoercizione, attuate con metodi sottili,spesso di tipo suggestivo. In altri termini, i reati checoinvolgono a vario titologli adepti (come autori ocome vittime), sembranoessere talvolta associatiad una modifica della loro percezione dellagravità di tali reati. Il fenomeno delle settesataniche è in definitiva un fenomenomolto complesso che avrò modo diaffrontare ancora in futuro. Prima di concludere è doverosoricordare che nel 2008 è statoavviato il processo di beatificazione di suor Laura Mainetti. Alla prossima... �

Nella foto sottoIl ProfessoreMichele Del Re

urante la fase di transizionelegislativa, nella quale sipassa dai codici degli Stati

preunitari alla promulgazione delcodice Zanardelli, in Italia vieneproposta l’istituzione delle ColonieAgricole, prendendo in considerazioneil modello dell’isola di Pianosa(istituita nel 1858) e tra le diversearee viene scelta in modo quasiincidentale l’isola dell’Asinara, è il 16giugno 1885. Il regolamento delle Colonie PenaliAgricole entra in vigore il 1° marzo1887 e prevedeva la suddivisione indue categorie, quelle destinate aicondannati ai lavori forzati e quelleper i condannati a tutte le altre pene.La permanenza dei detenuti nellacolonia era legata principalmente allabuona condotta e alle capacità neilavori di coltivazione, bonifica deiterreni, nonché nella costruzione distrade e fabbricati. Nel caso specifico dell’Asinara, idetenuti venivano trasportati condelle spedizioni effettuate dalle forzedell’ordine. Una volta arrivati sull’isola, i detenutiaffrontavano un colloquio con ilcomandante militare e dopo unaprima valutazione, in base allacondanna riportata ed al tipo

di reato, venivano ripartiti nelle variediramazioni. All’ingresso del carcere , venivanosottoposti ad una visita sanitaria; soloil medico poteva disporre l’isolamentodell’individuo, così come potevastabilire di metterlo nel letto di“contenzione”, nel quale dovevarimanere supino e dove gli venivanobloccati gli arti con appositi anelli,per consentire un accurato controllo; ilmedico aveva inoltre il compito diredigere il diario clinico.Successivamente affrontavano ilcolloquio con lo psicologo el’assistente sociale. Tutti i detenuti che soggiornavanoall’Asinara venivano trattati allostesso modo, senza preferenze e quelliconsiderati “buoni” avevano lapossibilità di lavorare all’interno delcarcere, come ad esempio nellecucine o nelle foresterie. Ognuno poteva usufruire del “sopra-vitto”, ovvero una quota da poterspendere all’interno dell’isola peracquistare libri e qualsiasi oggettoche avesse uno scopo culturale. Tale quota veniva stabilita dalMinistero di Grazia e Giustizia e adesempio, nel 1985, non potevasuperare le 350.000 lire mensili. La Colonia Penale Agricola, chedivenne successivamente Casa diReclusione, ossia luogo di soggiornoper i detenuti con condannadefinitiva, era organizzata in diversiinsediamenti residenziali, denominati“diramazioni” o “distaccamenti”.Ogni diramazione era una sorta di

piccolo carcere, costituito daidormitori per i detenuti, dallacaserma e alloggi per le guardie edalle stalle per il ricovero deglianimali. Le varie diramazioni erano dislocatein tutto il territorio dell’isola.A Fornelli era ubicato il carcere dimassima sicurezza, ampliato alla finedell’ottocento e utilizzato cometubercolario durante la secondaguerra mondiale. Gli anni del carcere di massimasicurezza iniziarono il 25 giugno1971 con l’arrivo di 15 mafiosi, aiquali, nel mese di settembre, se neaggiunsero altri 18. Con il passare degli anni il numerodei criminali aumentava sempre più ecosì i reclusi iniziarono ad esseredestinati ad altre diramazioni e soloquelli più pericolosi restavano aFornelli. La sera del 2 ottobre del 1977 vi fuuna ribellione molto violenta chevenne sedata solo il giorno successivo.La struttura venne così rinforzata connuove sbarre alle finestre ed alleporte, molto più robuste e sicurerispetto alle precedenti; vennericostruita la volta ed anche ilpavimento. Venne posta un’asta per bloccare laporta che dava l’accesso al cortile per

Nelle foto in alto la pianta

dell’isolasotto,

nel riquadro,Cala Reale

in bassola Direzione

Centrale

Aldo Di GiacomoConsigliere Nazionale

del Sappe [email protected]

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Il carcere dell’Asinarapenitenziari storici

“l’ora d’aria” e che consentival’ingresso dei detenuti solo uno allavolta ed inoltre, onde evitare contattitra le stesse persone, di volta in voltaveniva cambiata la provenienza dicella, ciascuna delle quali ospitava almassimo due individui. I corridoi, i cortili, nonché i punti piùnevralgici delle aree più frequentate,venivano sorvegliati con dei sistemi ditelecamere; vi era anche un circuitoelettronico esterno, costruito su unarecinzione molto vasta ma poi, acausa delle frequenti intrusioni daparte di animali selvatici, vennedisabilitato. Nel 1983 soggiornò nell’isola ancheRaffaele Cutolo, appartenente allaNuova Camorra Organizzata. In quel periodo i detenuti venivanosuddivisi nelle carceri anche aseconda della “famiglia” diappartenenza: quelli che stavanodalla sua parte e quelli contro, questiultimi appartenevano alla così detta“Nuova Famiglia” Santa Maria è statauna delle diramazioni più recenti emoderne; qui veniva praticatal’agricoltura utilizzando gli aratri atrazione animale; venivano allevaticavalli, maiali, capre e vitelli. Questa diramazione veniva anchedenominata “legione straniera”perché il 95% dei detenuti eranostranieri, provenienti da tutto ilmondo, algerini, peruviani,portoricani, egiziani, iracheni, tuttiincriminati per spaccio di sostanzestupefacenti.A Tumbarino, in un’area priva diterreni coltivabili, si ospitavano 10-15detenuti che avevano il compito difare provviste di legna e carbone. Qui soggiornavano detenuti con penemolto elevate, persone condannatesoprattutto per violenza carnale, i cosìdetti “mangiabambini”, cioè icondannati per pedofilia ed altricrimini a sfondo sessuale. La diramazione di Stretti nacqueintorno agli anni ’20; aveva vocazioneagricola e vennero utilizzate lestrutture realizzatedall’Amministrazione Militare. Ebbe vita fino agli anni ’60, fu poiabbandonata a causa delle avversitàmeteorologiche e dei forti venti checolpiscono questa parte dell’isola.

Campu Perdu fu istituito dopo ilprimo conflitto mondiale, riutilizzandole strutture già esistenti e diappartenenza dell’AmministrazioneMilitare, furono allestite delle stallemolto moderne con lo scopo disfruttare i terreni limitrofi molto fertili.Campo Faro venne realizzata neiprimi anni del novecento, accanto alcimitero italiano. Il distaccamento di Trabuccato fuistituito dopo la prima guerramondiale e qui venivano mandati idetenuti pericolosi, ma non comequelli che soggiornavano a Fornelli, vierano inoltre detenuti con pene menogravi e sconsegnati, che coltivavanouna vigna di circa 5 ha; qui le celle,come anche a Campu Perdu,potevano ospitare 10-15 persone manei periodi di massima affluenza, conl’utilizzo di letti a castello, vi potevanosoggiornare anche 30 detenuti.Nel villaggio di Cala d’Oliva sitrovavano la direzione del carcere, glialloggi degli impiegati, la chiesa, lascuola e la diramazione denominatacentrale. Quest’ultima è stata realizzata neiprimi anni del secolo scorso comestruttura di alloggio per i carceratidella colonia penale. Nel corso degli anni sono statieffettuati numerosi interventi diampliamento e ristrutturazione, inrelazione all’utilizzo del carcere.Inoltre vanno ricordate le piccolediramazioni di Case Bianche edElighe Mannu che permisero diavviare l’attività della Casa di Lavoro,con cui poté iniziare l’opera diconsolidamento post-bellica. A Case Bianche i detenuti eranoprevalentemente pastori e venivanodenominati “sconsegnati” in quantonon erano sottoposti ad una vigilanzacontinua. A questi, veniva dato il “vitto innatura”, ossia delle provvistesettimanali, poiché dovendocontrollare il bestiame non potevanorispettare gli orari della mensa e avolte rimanevano a dormire inapposite strutture situate inprossimità del luogo di lavoro.Successivamente, venne utilizzatoanche il “bunker” di Cala D’Oliva, unulteriore distaccamento creato agli

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Nelle foto immagini e personaggidel carceredell’Asinara

inizi degli anni ’80. Era composto da poche celle disicurezza, una delle quali ospitò TotòRiina �

arole, parole, parole... Dai giornali, dalla radio, dallatelevisione e, in ultimo, anche

dai social networkcome facebook etwitter unininterrottoprofluvio di parolearriva ogni giornoall’orecchio diciascuno di noi perriversarsi, comeindistinto, nelleconversazioni enelle millechiacchiere chepopolano la nostraquotidianità. A volte si tratta diparole dalla vitabreve, che passanodi moda con lastessa rapidità concui si sono impostealla nostraattenzione, per farposto ai nuovitermini assurtiall’onore dellacronaca. E allora il rischiocostante è che ditale flussocomunicativo vadasmarrito il sensopiù autentico. A tale pericolorimedia qui CarloGalli, studioso eacuto osservatoredella politica, chesceglie, spiega erestituisce il sensoproprio a un ampionumero delle parole

più presenti nella cronaca del nostrotempo (antagonismo, bipolarismo,cittadinanza e via di questo passo),fornendo al lettore un valido

strumento di navigazione perorientarsi nel mare magnumdell’attualità politica.

ircondata dalle inseparabiliamiche - le Donne del ClubOmicidi - la detective Lindsay

Boxer ha finalmente coronato il suosogno d’amore, sposando l’agentedell’FBI Joe Molinari. L’eco della marcia nuziale si è appenaspenta che già Lindsay deve tornareal suo difficile lavoro, perché un casodelicato richiede tutta la suaesperienza di investigatrice e didonna. È stata ritrovataun’adolescente in fin di vita: dai primiaccertamenti è chiaro che ha partoritoda poco, ma lei non ha alcunaintenzione di dire che cosa è stato delbambino né chi sia il padre. Mentre menzogne e false piste sisovrappongono. Lindsay cerca laverità, soprattutto per salvare la vitadel neonato scomparso. Anche per il procuratore YukiCastellano c’è un caso difficile, nelquale si gioca la carriera. Yuki rappresenta la pubblica accusanel processo contro la dottoressaCandace Martin, imputata perl’omicidio del marito. Yuki è certadella sua colpevolezza, ma il processoriserverà più di un colpo di scena... Per fortuna c’è sempre il momento incui le quattro amiche possonoritrovarsi da Susie’s per un margaritae qualche tacos, per parlare di lavoroe di uomini, di problemi e di sogni etrovare insieme una soluzione aidifficili casi che le impegnano. Perché la loro forza sta nella lorostraordinaria amicizia.

n mondo che esclude i giovanitalenti, inquinato dal poteremediatico e dalla corruzione,

oberato dai debiti «Lo sport piùamato dagli italiani è una metafora diproblemi più generali che affliggonol’Italia? Risponderò come nei titoli ditesta dei film: ogni riferimento a maliitalici realmente accaduti e/o apersone realmente esistenti al di fuoridel mondo del calcio è da ritenersipuramente casuale. Oggi parlerò solodi calcio».

l calcio è un affare. E dovegirano i soldi, le mafie allunganoi tentacoli. Partite combinate e

scommesse clandestine in combuttacon le centrali asiatiche del giocoonline, racket a bordo campo,merchandising tarocco, appalti suinuovi stadi sono solo alcune voci diun bilancio miliardario. E moltosporco. Ma non è solo una questione didenaro: il football è anche potere. I clan acquistano squadre percomprare il consenso, per sedersi intribuna e stringere mani importanti;attingono manovalanza dai vivaigiovanili e usano gli ultras comemassa di manovra per tenere le cittàsotto scacco. E intanto le arene sisvuotano e nel cuore di molti tifosi lapassione viene scalzata da delusionee disgusto. Dalla scalata dei casalesi perconquistare la Lazio alle foto diMaradona e Hamsik usati cometestimonial abbracciati a padrini;dalla cordata di riciclatori che stavaacquistando la Roma al giro dellepizzerie-lavanderia di capitalicriminali che aveva tra i sociCannavaro e altri campioni. Dalla gita a Scampia di Balotelli allefrequentazioni malavitose di Sculli,

a cura di Erremme

[email protected]

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30 le recensioni

Carlo Galli

ABBICCI’ DELLA CRONACA POLITICAIL MULINO Edizionipagg. 132 - euro 12,00

J. Patterson - M. Paetro

LA CERIMONIA

LONGANESI Edizionipagg. 311 - euro 16,40

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T. Boeri - S. Levi

PARLERO’ SOLO DI CALCIO

IL MULINO Edizionipagg. 108 - euro 10,00

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R. Cantone - G. Di Feo

FOOTBALL CLAN.Perchè il calcio è diventato lo sport più amato dalle mafie

RIZZOLI Edizionipagg. 282 - euro 17,00

I

automobilisticodecotto grazie aimprobabiliinvestitori indiani, oforse cinesi,risultato: fallimento.C’è il finanziereamico dei politiciche fa crac dopoaver intascato per sée regalato ai figlidecine di milionidella società quotatain borsa. C’è il tizioche risolve problemi,quello che conoscetutti, l’imprenditoreturistico che ricicla isoldi dei boss, ilfaccendiere che eraiscritto alla P2 inaffari con un exassessore di Cl...Insomma, la razzapadrona degli anniSettanta si ètrasformata nellarazza stracciona dioggi. Intreccipericolosi trabanche, fondazioni,assicurazioni e poteripubblici locali enazionali,connivenze tracontrollori econtrollati,meccanismi diselezione chepremiano familiari eamiciindipendentementeda meriti e capacità,una concezionedistorta dell’impresa,incompatibile con leregole delcapitalismo evolutoe moderno: sonosolo alcuni dei vizidella nostraeconomia e dellanostra società cheSergio Rizzo analizzain questo romanzo horror in forma diinchiesta. Non ci è rimasto moltotempo, per evitare che a finire inliquidazione sia tutta l’Italia.

dalle promozioni in cambio dibazooka nella Locride al sistemone aliinclusive della camorra stabiese,Cantone e Di Feo raccontano storieinquietanti e spesso inedite.Intrecciando in un’unica voce loscrupolo del cronista e l’esperienzadel magistrato, mettono a nudo i fattima anche le falle dei sistemi dicontrollo e di sanzione della giustiziasportiva (emanazione diun’associazione di privati ispirata alogiche di trattativa).

rmai in odor di pensione, ilcommissario Miceli, tra unacena di commiato e le ultime

consegne all’ispettrice Grazia Bruni;chiamata a succedergli, sarebbe felicedi chiudere la carriera in tutta calma eserenità. L’ultima cosa che si aspetta a duesettimane dal meritato riposo è cheproprio il suo più caro amico, l’exgiudice Petri, gli piombi in ufficio conuna rogna. Ma Petri, al contrario diMiceli, non perde occasione perinseguire il colpevole di turno, equesta volta il pretesto gli giungedavvero per caso: un ferro da stiropreso in prestito presso un elettricista,in sostituzione di quello guasto di suamoglie, sul quale spiccano alcunepiccole macchioline rosse. Ruggine o sangue? Attraverso una rapida analisi dellaScientifica, non è difficile avere larisposta: con quel ferro da stiro èstato colpito qualcuno, forse ucciso. Da qui prende l’avvio una complicataindagine per ricostruire a ritroso lastrana storia di quel ferro da stiro e,soprattutto, dei suoi proprietari. È un caso di omicidio? Riusciranno i due a chiarire tutti gliaspetti di una vicenda intricata edolorosa, prima che Miceli debbapassare il testimone.

talingrado (l’odierna Volgograd)fu teatro della più lunga esanguinosa battaglia della

seconda guerra mondiale, uno scontroche durò dall’estate del 1942all’inverno del 1943. Il 22 novembre,per quasi trecentomila uomini dellaWehrmacht e dei suoi alleati, chiusi in una sacca dalle armate sovietiche,iniziò un tragico conto alla rovescia. Il freddo, la fame, la sete, le malattieuccisero più tedeschi degli attacchirussi. La città divenne un incubo, uncumulo di macerie, un inferno: ogniferita era a rischio d’infezione, lasopravvivenza una sfida quotidiana. Il2 febbraio del 1943, contravvenendoall’ordine del Führer di resistere aogni costo, si arresero incentoventimila: di questi solo seimilatornarono a casa dopo una lungadetenzione, durata per alcuni tredicianni.Dopo oltre cinque mesi dibattaglie, il mattatoio contava più diun milione e mezzo tra morti e feriti,dall’una e l’altra parte. Dei 77 soldatiitaliani che avevano partecipatoall’assedio se ne salvarono soltantodue. Con la sconfitta di Hitler e deisuoi eserciti nella battaglia diStalingrado, ebbe finalmente inizio ilcruento tracollo del Terzo Reich.

è il re delle cliniche romaneche compra un ospedale dadon Verzè e pochi mesi

dopo lo rivende allo Statoguadagnandoci quasi il 20 per cento.C’è il “very powerful executivechairman” che fa precipitare le azionidella Telecom appena privatizzata euna decina d’anni dopo torna allacarica per rilanciare un marchio

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31le recensioni

Alfio Caruso

LA BATTAGLIA DISTALINGRADOLONGANESI Edizionipagg. 160 - euro 11,60

Gianni Simoni

IL FERRO DA STIRO.Un caso di Petri e MiceliTEA Edizionipagg. 304 - euro 13,00

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Sergio Rizzo

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RIZZOLII Edizionipagg. 270 - euro 17,00

C’

inviate le vostre foto [email protected]

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32 eravamo così

Sopra:1984 Scuola Allievi AA.CC. Portici (NA) motocicista ad Ercolano foto inviata da Antonio Marotta

A destra1989 - Festa

del Corpo aReggio Emilia

presso la Basilica dellaBeata Vergine

della Ghiara foto inviata da

Ciro Marra

1983 - C.C. Regina Coeli, Roma il Direttore Generale Nicolò Amato

e il Direttore dell’Istituto Santamariafoto inviata da Giovanni Passaro

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33eravamo così

A sinistra:1976Inaugurazionedell’Anno Giudiziario al Tribunale di Triestefoto inviata daPietro Milazzo

A sinistra:1990C.C. di ReggioCalabriavisita di Papa Giovanni Paolo II foto inviata daMario Bossone

A destra: 1988C.C. di Vasto (CH)

Festa del Corpofoto inviata da Ettore Tomassi

Sopra: 1978Scuola Allievi AA.CC. Cassino (FR)al poligono di tirofoto inviata da Roberto Marrella

ERRATA CORRIGELa foto pubblicata a pag.31 del numero 199scorso, inviata da Bernardino Corzani, è relativaalla Festa del Corpo della CC di Torino del 1970e non di Palermo come erroneamente scritto. Ce ne scusiamo con i lettori e gli interessati.

di Mario Caputi eGiovanni Battista

de Blasis© 1992-2012

inviate le vostre lettere a [email protected]

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34 l’ultima pagina

VENTI ANNI1992•2012

l’appuntato Caputo© il mondo dell’appuntato Caputo Duecento!

DA QUASSU’ SI VEDE PROPRIO TUTTO... E BENE !