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Avigo Ricca - "Igiene e Medicina Preventiva" EPATITE B (epatite da siero) Responsabile dell’infezione è il virus B ( HBV ), virus contenente una molecola di DNA circolare ed una di DNA polimerasi DNA dipendente. L’HBV, penetrato per via parenterale, passa nel sangue ed arriva al fegato, dove si moltiplica attivamente negli epatociti. Il periodo di incubazione varia tra uno e sei mesi. L’inizio è subdolo, frequente riscontro di epato e splenomegalia, aumento delle transaminasi, frequente cronicizzazione

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IGIENE E MEDICINA PREVENTIVA

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EPATITE B (epatite da siero)

Responsabile dell’infezione è il virus B ( HBV ), virus contenente una molecola di DNA circolare ed una di DNA polimerasi DNA dipendente.

L’HBV, penetrato per via parenterale, passa nel sangue ed arriva al fegato, dove si moltiplica attivamente negli epatociti.

Il periodo di incubazione varia tra uno e sei mesi. L’inizio è subdolo, frequente riscontro di epato e splenomegalia, aumento delle transaminasi, frequente cronicizzazione

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L’infezione da HBV è diffusa in tutto il mondo, con notevole variabilità nelle diverse aree geografiche.Professioni e situazioni ad alto rischio di contagio sono: chirurghi, dentisti, personale di laboratorio e dei centri emodialitici, soggetti che subiscono trasfusioni, tossicomani, ecc.La malattia ha carattere sporadico con rari episodi epidemici.E’ più frequente nell’età giovanile adulta e nei maschi.

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SORGENTI D’INFEZIONE

L’unica fonte naturale di contagio è l’uomo malato o portatore. Il malato è infettante durante il periodo di incubazione e nella fase acuta della malattia, quando sono presenti nel sangue sia HBsAg che l’HBeAg.HBsAg = antigene di superficie virale. Compare durante l’incubazione e scompare durante la convalescenza. La sua persistenza nel sangue si verifica nello stato di portatore cronicoHbeAg = antigene del “core” virale. Indica lo stato di infettività. Scompare dopo 1 - 2 settimane dall’esordio della malattiaLa sua persistenza è un dato prognostico sfavorevole perché depone per una evoluzione cronica.

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MODALITA’ DI TRASMISSIONE

La modalità più frequente rimane quella “tradizionale” mediante il sangue ed i suoi derivati. Spesso è una inoculazione accidentale di piccole quantità di sangue infetto durante gli atti chirurgici o per uso di aghi contaminati.La via parenterale inapparente si realizza attraverso microlesioni della cute e delle mucose provocate da rasoi, spazzolini da denti, forbici da unghie, contatto sessuale…Importante è anche la trasmissione dalla madre al feto durante o subito dopo il parto.

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PREVENZIONE

ISOLAMENTO del malato in fase acuta per tutto il periodo della malattia. Informazione ed educazione sanitaria del malato cronico o portatore. Accertamenti sierologici sui conviventi e contatti per accertamento precoce dei casi secondari.DISINFEZIONE del materiale proveniente dal malato.VACCINOPROFILASSI dei soggetti che manipolano sangue e dei conviventi con malati cronici o portatori.SIEROPROFILASSI di dubbia utilità.

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INTERVENTI SUI PORTATORI1. Controllo dei parametri biochimici per

escludere lo stato di malattia.2. Istruzioni circa la modalità di rapporti con i

familiari ed i conviventi nella propria comunità sociale e professionale

ALTRE MISURE PREVENTIVE• Ccontrolli su sangue ed emoderivati1. Uso di materiale sterile monouso

chirurgico e di medicazione2. Rispetto delle procedure di sterilizzazione

del materiale non monouso3. Controlli costanti del personale e dei

ricoverati nei centri trasfusionali, emodialisi, laboratori, reparti chirurgici e di intensività.

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AIDS 2007Sono ormai passati 25 anni dalla identificazione dei primi casi di AIDS, avvenuta nella primaveradel 1981. Da allora, HIV – il virus causa dell’AIDS - ha continuato a diffondersi, determinandoun’epidemia di dimensioni globali.

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L’attuale pandemia, con quasi 40 milioni di infetti, non è distribuita omogeneamente a livellomondiale. L’Africa sub-Sahariana, con particolare riferimento all’Africa Australe, risulta esserel’area a più elevata prevalenza: in alcuni paesi, almeno una donna in gravidanza su tre risulta esseresieropositiva. Al di fuori dell’Africa, la velocità di circolazione virale è ora particolarmente elevataanche in aree geografiche che erano considerate precedentemente a bassa prevalenza, quali il sudestasiatico e alcune Repubbliche ex Sovietiche.

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In Italia, come negli altri paesi industrializzati, a partire dalla seconda metà del 1996, si è osservatauna diminuzione, seguita da una successiva stabilizzazione, del numero di nuovi casi di AIDS e didecessi. L’incidenza di nuovi casi di malattia conclamata è inferiore rispetto a quella registrata ametà degli anni ‘90, soprattutto a causa dell’allungamento del tempo di incubazione dell’AIDSdovuto all’effetto della terapia antiretrovirale combinata. E’ andata invece costantementeaumentando la prevalenza di persone viventi affette da AIDS, in conseguenza dell’aumento dellasopravvivenza.

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Le caratteristiche dei pazienti con AIDS sono anche cambiate, essendo diminuiti quelli attribuibilialla tossicodipendenza; mentre aumentano l’età alla diagnosi, la proporzione di casi attribuibili acontatto sessuale, e gli stranieri. Di ciò è importante tener conto nel pianificare adeguate strategie diprevenzione.

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Un altro fenomeno importante consiste nella bassa percezione del rischio di infezione da HIVpresente in diversi strati di popolazione. In più del 60% dei casi, infatti, il paziente riferisce di nonaver effettuato alcuna terapia con farmaci antiretrovirali prima della diagnosi di AIDS; ciò avvienein proporzione maggiore fra i non tossicodipendenti (contatti eterosessuali e omosessuali), chespesso non eseguono il test (in un caso su due) e pertanto ignorano il loro stato di sieropositività.

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Al contrario dei casi di AIDS, che sono diminuiti nell’ultimo decennio, le nuove diagnosi diinfezione da HIV mostrano un andamento stabile. Si stima infatti che, ogni anno, in Italia siinfettino circa 3500-4000 persone. In alcuni gruppi di popolazione, quali ad esempio gliomosessuali, si è verificato addirittura un aumento dell’incidenza di nuove infezioni a partiredall’inizio del millennio.

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L’aumento della sopravvivenza dei sieropositivi conseguente all’effetto della terapia combinata,congiuntamente al permanere di un’incidenza relativamente elevata di nuove infezioni, determinaun incremento delle persone sieropositive che, nel nostro Paese, si stima siano circa 120.000.

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In conclusione, l’AIDS rimane una priorità di sanità pubblica, non solo nelle aree in via di sviluppo,dove l’impatto è di gran lunga maggiore, ma anche in paesi come il nostro.

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In particolare, la diminuzione della percezione del rischio, presente in ampi strati della popolazione, determina unaccertamento tardivo della sieropositività e un ritardo nell’ingresso in terapia. Per contrastare questatendenza, è necessario ribadire l’importanza del test, soprattutto nelle persone che hanno avutorapporti a rischio.

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Riportata per la prima volta in letteratura nel 1981, la Sindrome da immunodeficienza acquisita, altrimenti nota come Aids, rappresenta lo stadio clinico terminale dell’infezione da parte del virus dell’immunodeficienza umana (Hiv).

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L’Hiv è un virus a Rna che appartiene a una particolare famiglia virale, quella dei retrovirus, dotata di un meccanismo replicativo assolutamente unico. Grazie a uno specifico enzima, la trascrittasi inversa, i retrovirus sono in grado di trasformare il proprio patrimonio genetico a Rna in un doppio filamento di Dna. Questo va inserirsi nel Dna della cellula infettata (detta "cellula ospite") e da lì dirige di fatto la produzione di nuove particelle virali.

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Nel caso specifico dell'Hiv, le cellule bersaglio sono particolari cellule del sistema immunitario, i linfociti T di tipo CD4, fondamentali nella risposta adattativa contro svariati tipi di agenti patogeni. L'infezione da Hiv provoca quindi un indebolimento progressivo del sistema immunitario (immunodepressione), aumentando il rischio di infezioni e malattie più o meno gravi - da parte di virus, batteri, protozoi e funghi, potenzialmente letali alla lunga distanza, e che in condizioni normali potrebbero essere curate più facilmente.

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Dopo essere entrata in contatto con l'Hiv, una persona può diventare sieropositiva e cominciare così a produrre anticorpi diretti specificamente contro il virus, dosabili nel sangue. La sieropositività implica che l'infezione è in atto e che è dunque possibile trasmettere il virus ad altre persone.

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La comparsa degli anticorpi, però, non è immediata. Il tempo che intercorre tra il momento del contagio e la comparsa nel sangue degli anticorpi contro l'Hiv è detto periodo finestra e dura mediamente 4-6 settimane, ma può estendersi anche fino a 6 mesi. Durante questo periodo, anche se la persona risulta sieronegativa è comunque in grado di trasmettere l'infezione.

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Da sieropositivi, è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi del contagio solo al manifestarsi di una malattia. Sottoporsi al test della ricerca degli anticorpi anti-Hiv è, quindi, l’unico modo di scoprire l’infezione.

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Il periodo di incubazione può durare anche diversi anni, fino a quando la malattia non diventa clinicamente conclamata a causa dell'insorgenza di una o più infezioni cosiddette "opportunistiche". A provocarle sono agenti patogeni che normalmente non riescono a infettare le persone sane, ma soltanto persone con un sistema immunitario fortemente compromesso.

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Gli agenti principali sono:1.protozoi, tra cui Pneumocistis carinii, responsabile di una particolare forma di polmonite detta pneumocistosi e Toxoplasma gondii, che provoca la toxoplasmosi, malattia che colpisce il cervello, l'occhio e raramente il polmone 2.batteri, soprattutto Mycobacterium tuberculosis, responsabile della tubercolosi 3.virus, tra cui Herpes e Cytomegalovirus (Cmv) 4.funghi, come per esempio la Candida albicans, che si può sviluppare in molte parti del corpo, soprattutto in bocca, nell'esofago e nei polmoni.Nella fase conclamata dell'Aids si possono sviluppare diverse forme di tumore, soprattutto linfomi e sarcoma di Kaposi.

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Vie di trasmissione

Esistono tre diverse modalità di trasmissione dell’Hiv: per via ematica, per via sessuale e per via materno-fetale.

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La trasmissione per via ematica avviene con stretto e diretto contatto fra ferite aperte e sanguinanti e scambio di siringhe con un sieropositivo.

La trasmissione sessuale è nel mondo la modalità di trasmissione più diffusa dell’infezione da Hiv. I rapporti sessuali, sia eterosessuali che omosessuali, non protetti dal profilattico possono essere causa di trasmissione dell’infezione. Trasmissione che avviene attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti (secrezioni vaginali, liquido pre-eiaculatorio, sperma, sangue) e mucose durante i rapporti sessuali. La trasmissione è possibile anche se le mucose sono integre.

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La trasmissione da madre a figlio, o verticale, può avvenire durante la gravidanza, durante il parto, o con l’allattamento. Il rischio per una donna sieropositiva di trasmettere l’infezione al feto è circa il 20%. Oggi è possibile ridurlo al di sotto del 4% somministrando zidovudina (Azt, primo farmaco usato contro l’Hiv) alla madre durante la gravidanza e al neonato per le prime sei settimane di vita.

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Strategie di prevenzionePer evitare la trasmissione dell’infezione per via ematica:•・ evitare l’uso in comune di siringhe e aghi per l’iniezione di droghe•・ non sottoporsi ad agopuntura, mesoterapia, tatuaggi e piercing se gli aghi utilizzati non sono monouso o non sono stati sterilizzati•・ per gli operatori sanitari, fare attenzione nel maneggiare e utilizzare aghi e altri oggetti taglienti•・ per i medici, incoraggiare l’uso di autotrasfusioni e conformarsi in maniera rigida alle indicazioni per le trasfusioni di sangue: le donazioni di sangue vanno sempre sottoposte al test per l'Hiv, nè devono donare sangue, plasma, sperma, organi per trapianti, tessuti o cellule le persone che abbiano avuto comportamenti a rischio.

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Per evitare la trasmissione dell’infezione per via sessuale:

•・ avere rapporti sessuali mutuamente monogamici con un partner che non sia infetto

•・ eventualmente, astenersi dai rapporti sessuali

•・ nel caso di rapporti occasionali utilizzare il profilattico.

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Come non si trasmette il virus

Il virus non si trasmette attraverso:・ strette di mano, abbracci, vestiti・ baci, saliva, morsi, graffi, tosse, lacrime, sudore, muco, urina e feci・ bicchieri, posate, piatti, asciugamani e lenzuola・ punture di insetti.

Il virus non si trasmette frequentando:・ palestra, piscina, docce, saune e gabinetti・ scuole, asili e luoghi di lavoro ristoranti, bar, cinema e locali pubblici・ mezzi di trasporto.

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LA TUBERCOLOSI

La tubercolosi è una malattia contagiosa che si trasmette per via aerea mediante un batterio, il Mycobacterium tuberculosis. Il contagio può avvenire per trasmissione da un individuo malato, tramite saliva, starnuto o colpo di tosse. Per trasmettere l’infezione bastano pochissimi bacilli anche se non necessariamente tutte le persone contagiate dai batteri della Tb si ammalano subito.

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Il sistema immunitario, infatti, può far fronte all’infezione e il batterio può rimanere quiescente per anni, pronto a sviluppare la malattia al primo abbassamento delle difese. Si calcola che solo il 10-15% delle persone infettate dal batterio sviluppa la malattia nel corso della sua vita. Un individuo malato, però, se non è sottoposto a cure adeguate può infettare, nell’arco di un anno, una media di 10-15 persone.

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Nonostante sia una malattia prevenibile e curabile, la Tbc costituisce oggi una delle emergenze sanitarie più drammatiche, tanto da essere stata dichiarata emergenza globale nel 1993 dall’Oms per l’enorme carico sanitario, economico e sociale che la accompagna.

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Per riuscire a ridurre significativamente l’incidenza di questa malattia nel mondo, è nata nel 2000 l’alleanza globale STOP Tb, un network di oltre 400 organizzazioni internazionali, Paesi e associazioni pubbliche e private coordinate dall’Oms, che ha lanciato un primo piano globale per fermare la Tb (2001-2005) e, a inizio 2006, un secondo piano globale (2006-2015).

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Sintomi e test per la Tb

I sintomi della Tb sono tosse, perdita di peso, dolore toracico, febbre e sudorazioni. Nel tempo, la tosse può essere accompagnata da presenza di sangue nell’espettorato. Il test più utilizzato per evidenziare l’infezione tubercolare è quello di Mantoux, che si esegue inoculando nella cute del braccio una sostanza, la tubercolina. Una risposta positiva comporta la necessità di eseguire una radiografia toracica per verificare la presenza della malattia a livello polmonare.

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l trattamento farmacologico si basa sull’uso di antibiotici, in particolare di isoniazide, rifampicina, etambutolo (o streptomicina) e pirazinamide (definiti farmaci di prima linea), per due mesi. Nei successivi 4-6 mesi, la terapia prosegue con due farmaci in associazione, ad esempio di isoniazide e etambutolo. Nel caso di farmacoresistenza, in particolare segnalata contro rifampicina e isoniazide, è necessario utilizzare per un periodo molto più lungo farmaci di cosiddetta seconda linea, che possono essere molto più costosi e provocare più effetti collaterali.

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La Tb e le condizioni socioeconomiche

La tubercolosi è una malattia fortemente associata alle condizioni in cui vivono le persone. L’abbassamento delle difese immunitarie, infatti, può dipendere dal fatto di vivere in condizioni igieniche molto scarse e di soffrire di uno stato di malnutrizione e cattive condizioni generali di salute.

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Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, per esempio, le decine di milioni di rifugiati che vivono in condizioni molto precarie in diversi Paesi del mondo, a seguito di guerre o di catastrofi naturali, sono a rischio molto alto di sviluppare Tb. La necessità di tenere sotto controllo la Tb nei campi profughi e rifugiati, soprattutto in zone dove l’incidenza della malattia è già molto alta come in Africa, costituisce quindi una priorità assoluta.

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