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La Gestione del Rischio Clinico
“TEMO CI SIA STATA UNA COMPLICAZIONE…”
Corso Facilitatori per la Gestione del Rischio Clinico
PREPARARE I FACILITATORI A:
1. PROMUOVERE E RACCOGLIERE LA SEGNALAZIONE
DEGLI EVENTI AVVERSI
2. ORGANIZZARE E GESTIRE L’AUDIT CLINICO
SCOPO DEL CORSO
IL FACILITATORE È LA FIGURA CHE SI OCCUPA DELLA
VALUTAZIONE DELLE SEGNALAZIONI E
DELL’ORGANIZZAZIONE DEGLI AUDIT.
E’ UN AUTOREVOLE PROFESSIONISTA DI AREA MEDICA,
TECNICA ED INFERMIERISTICA.
Da Wikipedia: Primum non nocere è una locuzione latina
che significa “per prima cosa, non nuocere”… ciò
significa che, nella scelta di una terapia, bisogna
innanzitutto non arrecare danno al paziente e per
questo, tra i trattamenti possibili, va sempre privilegiato
quello che ha meno controindicazioni.
Dalle informazioni riportate in letteratura si può supporre che nei servizi sanitari dei paesi industrializzati si verifichino circa 3-15 eventi avversi ogni 100 ricoveri…
“TEMO CI SIA STATA UNA COMPLICAZIONE…”
I NUMERI DEL PROBLEMA…..
19.000 cause di risarcimento attualmente aperte
Circa 3.5 miliardi di euro richiesti per indennizzi
Incremento dei costi assicurativi, con la conseguenza
che molte compagnie stanno abbandonando il
mercato sanitario
CINEAS – Consorzio Italiano Ingegneria delle Assicurazioni
Solo un italiano su dieci si sente del tutto sicuro quando entra in
un ospedale, 5 su 10 lo sono invece "abbastanza" e ben 3 su 10
"poco o per nulla".
IL PROBLEMA IN ITALIA
Dipendono dal fatto che le cure vengono progettate,
proposte ed offerte da sistemi organizzativi
complessi (le Aziende Sanitarie) che si
relazionano con i pazienti, spesso impediti dalla
malattia o comunque parzialmente informati,
attraverso delle PERSONE, tendenzialmente
competenti e in buona fede, ma FALLIBILI.
Da R. Cinotti “Rischio e sicurezza in sanità. Il perché di un convegno”
LE CAUSE DEL PROBLEMA…
RISK MANAGEMENT NELLESTRUTTURE SANITARIE
PROGETTARE
ORGANIZZAZIONI
SERVIZI
PROCESSI CLINICO-ASSISTENZIALI
A PROVA DI ERRORE
Il fallimento nel portare a termine, come
nelle intenzioni, un’azione
precedentemente pianificata (errore di
esecuzione) oppure l'uso di una
pianificazione sbagliata per raggiungere un
obiettivo (errore di pianificazione)
Errore umano
(To err is human. Institute of Medicine, 2000)
UN PO’ DI DEFINIZIONI…
Definizioni: Tipologie di errori (SLIP – LAPSE – MISTAKE – VIOLATIONS)
UN PO’ DI DEFINIZIONI…
SLIP SKILL BASED (basati sulle abilità acquisite)
E’ un’azione non in accordo con le intenzioni. (Intenzione corretta esecuzione sbagliata) Si tratta di errori di azione commessi nella svolgimento di attività routinarie.
Es: Volevo prendere il farmaco x, invece ho preso il farmaco y
LAPSE SKILL BASED (basati sulle abilità acquisite)
E’ un’azione non in accordo con le intenzioni. L’errore è conseguente
ad un fallimento della memoria (Intenzione corretta esecuzione
mancante)
Es: Andai nello studio per prendere un documento e una
volta lì non ricordavo cosa dovevo fare
Definizioni: Tipologie di errori (SLIP – LAPSE – MISTAKE – VIOLATIONS)
UN PO’ DI DEFINIZIONI…
MISTAKE RULE BASED (basati sulle regole)
Applicazione di regole sbagliate per errata percezione della situazione
(Intenzione sbagliata, esecuzione conforme all’intenzione)
Es:Applicazione corretta protocollo per patologia x, ma la diagnosi
era y
MISTAKE KNOWLEDGE BASED (basati sulle conoscenze)
Mancanza di conoscenze o conoscenze sbagliate (Intenzione sbagliata,
esecuzione conforme all’intenzione)
Es: Somministrazione di terapia non indicata per patologia x
Definizioni: Tipologie di errori (SLIP – LAPSE – MISTAKE – VIOLATIONS)
UN PO’ DI DEFINIZIONI…
VIOLAZIONI
•Una vera violazione implica l’intenzione deliberata di violare una regola conosciuta
•A differenza degli errori le violazioni possono essere definite solo in relazione ad un contesto sociale caratterizzato da codici di comportamento e procedure prestabilite
UN PO’ DI DEFINIZIONI…
Definizioni: ERRORI LATENTI
Sono associati ad attività distanti (sia in termini di spazio che di
tempo) dal luogo dell'incidente, come le attività manageriali,
normative e organizzative. Le conseguenze degli errori latenti
possono restare silenti nel sistema anche per lungo tempo e
diventare evidenti solo quando si combinano con altri fattori in
grado di rompere le difese del sistema stesso.
•urgenza,
• insufficienza di personale,
•inadeguatezza della strumentazione/equipaggiamento, inattuabilità delle procedure,
•difetti di progettazione/costruzione degli ambienti di lavoro o delle apparecchiature…
CONDIZIONI LATENTI
UN PO’ DI DEFINIZIONI…
Errori attenzionali IntrusioniOmissioni Inversioni
Ordinamenti sbagliatiTempi sbagliati
Errori della memoriaOmissioni di elementi
pianificatiConfusioni spaziali
Oblio delle intenzioni
Mistakes rule-basedApplicazione erronea
di buone regoleApplicazione di regole
sbagliateMistakes Knowledge-based
Forme molto variabili
Violazioni di routineViolazioni eccezionaliAtti di sabotaggio
AZIONI NON SECONDO LE INTENZIONI
AZIONI SECONDO LE INTENZIONI
SLIP
LAPSE
MISTAKE
VIOLAZIONI
TIPI ERRORE DI BASE
Erroriattivi
Errorilatenti
CONSEGUENZE DEGLI ERRORI
near-misses o “quasi-eventi”: si tratta di situazioni in cui per motivi fortuiti o per l’intervento di meccanismi di barriera l’evento non si è verificato. Ad esempio: un farmaco era stato riposto nel luogo sbagliato, ci si è accorti del problema e lo si è corretto, oppure: un farmaco era riposto nel luogo sbagliato, è stato erroneamente prelevato e preparato per la somministrazione al paziente, ma ci si è accorti dell’errore prima della somministrazione.
eventi senza esiti: si tratta di occasioni in cui un evento si è realmente verificato, ma senza conseguenze negative per il paziente. Ad esempio: caduta di un paziente senza lesioni, oppure: somministrazione erronea di un farmaco innocuo o di un dosaggio lievemente superiore alla dose indicata.
eventi avversi: sono i casi in cui il paziente è stato realmente danneggiato dalla gestione sanitaria.
Sono moltissimi se confrontati agli eventi avversi
prevenibili
Materia di lavoro per migliorare i processi
Considerando che l’errore è una
componente inevitabile della
realtà umana , in ogni sistema
possono determinarsi
circostanze che ne possono
favorire il verificarsi.Fattori latenti
Errore attivo
JAMES REASON…
L’ERRORE UMANO È INELIMINABILE
È necessario creare condizioni
che riducano la possibilità di
sbagliare e le conseguenze di un
errore quando si verifica
Barriere
IL MODELLO DI REASON:ANALISI DEGLI INCIDENTI
organizzazione Ambiente di lavoro persone
LATENT FAILURE ACTIVE FAILURE
Modelli di curabasati suevidenze(EBM)
Modelliassistenziali
Decisioni gestionali/economiche
Gestione personale:-carichi lavoro-qualificazione-supervisione
Gestioneorganizzativa:- strutture- logistica- integrazione- comunicaz.
Inappropriato usoantibiotici
Mancata somministr.antibiotico
Omissione lavaggio mani
SOFT
ProcedureProtocolliLinee guida----------
HARD
Dispositiviprotezione----------
Condizioni di lavoro
Condizionilatenti(latent failures)
Barriere/ difese
Azioni/Omissioni
(active failures)
INFEZIONICHIRURGICHE
IL MODELLO DI REASON:UN ESEMPIO
COME DIFENDERSI DAGLI ERRORI
• a partire dal punto di vista del sistema: le CONDIZIONI LATENTI e le BARRIERE
– Hard: fisiche, automazione, sistemi di sicurezza
– Soft: procedure, protocolli, controlli
– asciugare un lago deviando l‟immissario
• invece che a partire dalla persona:– naming, blaming, punishing
– asciugare un lago con il secchio
• Compilazione della “scheda di segnalazione” da parte
dell’operatore che rileva l’errore (può essere anche un
autosegnalazione)
• Consegna della “scheda “ al Servizio Qualità e
Accreditamento
GESTIONE EVENTO AVVERSO
La segnalazione può essere:
Archiviata: Questo avviene quando viene immediatamente messo in atto un „azione
correttiva.
M e M (Mortality e morbility): Viene indetta riunione di reparto con revisione di
procedure. Deve essere redatto un documento e raccolte le firme dei partecipanti
Audit Clinico: Incontro con tutte le parti interessate. L‟incontro viene organizzato
dal facilitatore insieme al Direttore U.O..
E’ un indicatore sanitario la cui soglia di allarme è uno
E’ sufficiente che il fenomeno si verifichi una sola volta perché si renda necessaria una indagine
L’evento sentinella è un evento inatteso che comporta la morte o gravi lesioni fisiche o psichiche o il rischio di esse
- Soc. It. VRQ, 2001 -
L’evento sentinella
UN PO’ DI DEFINIZIONI…
LISTA EVENTI SENTINELLA
1. Procedura in paziente sbagliato;2. Procedura in parte del corpo sbagliata (lato, organo o parte);3. Errata procedura in paziente;4. Strumento o altro materiale lasciato all'interno del sito chirurgico che
richieda un successivo intervento o ulteriori procedure;5. Reazione trasfusionale conseguente ad incompatibilità ABO;6. Morte, coma o gravi alterazioni funzionali derivati da errori in terapia
farmacologica;7. Morte materna o malattia grave correlata al travaglio e/o parto;8. Morte o disabilità permanente in neonato sano di peso >2500 grammi non
correlata a una malattia congenita in neonato sano.9. Morte o grave danno per caduta di paziente;10.Suicidio o tentato suicidio di paziente;11.Violenza su paziente;12.Violenza su operatore da parte di paziente;13.Morte o grave danno connesso al sistema di trasporto;14.Morte o grave danno connesso alla errata attribuzione di codifica presso il
triage del pronto soccorso;15.Morte o grave danno da complicazione post chirurgica;16.Ogni altro evento che causa morte o grave danno.
UN PO’ DI DEFINIZIONI…
• Protocollo “eventi sentinella” individuati
dal ministero della salute
• Invio scheda A entro 7 gg e scheda B entro
45gg.
GESTIONE EVENTO SENTINELLA
Raccomandazioni ministerialisi propongono di aumentare la consapevolezza del potenziale
pericolo di alcuni eventi, indicando le azioni da intraprendere per prevenire gli eventi avversi.
Raccomandazione n°13 : Raccomandazione per la prevenzione e la gestione della caduta del paziente nelle strutture sanitarie
Raccomandazione n°12: Prevenzione degli errori in terapia con farmaci “Look-alike/sound-alike”
Raccomandazione n°11: Morte o grave danno conseguenti ad un malfunzionamento del sistema di trasporto (intraospedaliero, extraospedaliero)
Raccomandazione n°10: Raccomandazione per la prevenzione dell’osteonecrosi della mascella/mandibola da bifosfonati
Raccomandazione n°9:Raccomandazione per la prevenzione degli eventi avversi conseguenti al malfunzionamento dei dispositivi medici/apparecchi elettromedicali
Raccomandazione n°8:Raccomandazione per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari
Raccomandazioni ministeriali
Raccomandazione n°7 : Raccomandazione per la prevenzione della morte, coma o grave danno derivati da errori in terapia farmacologica
Raccomandazione n°6 : Raccomandazione per la prevenzione della morte materna correlata al travaglio e/o parto
Raccomandazione n°5: Raccomandazione per la prevenzione della reazione trasfusionale da incompatibilità AB0
Raccomandazione n°4: Raccomandazione per la prevenzione del suicidio di paziente in ospedale
Raccomandazione n°3: Raccomandazione per la corretta identificazione dei pazienti, del sito chirurgico e della procedura
Raccomandazione n°2:Raccomandazione per prevenire la ritenzione di garze, strumenti o altro materiale all’interno del sito chirurgico
Raccomandazione n°1:Corretto utilizzo delle soluzioni concentrate di Cloruro di Potassio -KCL- ed altre soluzioni concentrate contenenti Potassio
OBIETTIVO DIPERFORMANCE
SANITARIA (ESITO)AZIONI INDICATORE TARGET
MIGLIORARE LA GESTIONE DEL RISCHIO E DELLA QUALITA'
CONTROLLO INFEZIONI OSPEDALIERE
TASSO INFEZIONI OSPEDALIERE< 7 %
MIGLIORAMENTO TENUTA DELLA DOCUMENTAZIONE
CLINICA
% DI CARTELLE CONTROLLATE CHE RISULTANO COMPLETE E
CORRETTAMENTE COMPILATE≥ 90%
IMPLEMENTAZIONE DI BEST PRACTICE
IMPLEMENTAZIONE BEST PRACTICE IMPLEMENTAZIONE DI ALMENO
3 BEST PRACTICE ANNO
ATTIVAZIONE DI UN SISTEMA DI VALUTAZIONE
DELLE CLINICAL COMPETENCE
PROGETTAZIONE ED APPLICAZIONE SCHEDE DI VALUTAZIONE DELLE
CLINICAL COMPETENCE≥70%
IMPLEMENTAZIONE PERCORSI DI
ACCREDITAMENTO REGIONALE
N. REQUISITI A DI ACCREDITAMENTO SODDISFATTI/N.
REQUISITI A RICHIESTI PER UO100%
REALIZZAZIONE DI AUDIT ORGANIZZATIVI E CLINICI
REALIZZAZIONE AUDIT REALIZZAZIONE DI ALMENO 10
AUDIT ANNO
CHI SE NE STA OCCUPANDO…..
A LIVELLO AZIENDALE: PIANO DELLE PERFORMANCE
L’Azienda, secondo le direttive regionali, gestisce i sinistri tramite un
organismo collegiale, il Comitato Gestione Sinistri composto da:
ViceDirettore SanitarioViceDirettore Amministrativo
Medici LegaliClinical Risk Manager
Liquidatore esternoSC Affari Generali e Legali
CHI SE NE STA OCCUPANDO…..
A LIVELLO AZIENDALE: CVS (COMITATO VALUTAZIONE SINISTRI
Facilitatore UO
Facilitatore UO
Facilitatore UO
Facilitatore UO
Facilitatore UO
Facilitatore UO
Risk Manager Aziendale
LA “RETE” A LIVELLO DI PRESIDIO
Operatore UO
Operatore UO
Operatore UOOperatore UO
Operatore UO
Facilitatore UO
LA “RETE” A LIVELLO DI STRUTTURA
Incident Reporting
Revisione cartelle cliniche
Selezione SDO (limited screening)
Gestione Reclami
ANALISI
IDENTIFICAZIONE
Root Cause Analysis
FMEA - FMECA
STRUMENTI PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO
AUDIT
Analisi degli eventi avversi in medicina
ORGANIZZAZIONE
Fallimenti LatentiCONTESTO
Fallimenti Latenti
PERSONE
Fallimenti Attivi
(atti insicuri)
Organizzazione
del lavoro,
Decisioni
manageriali
Condizioni che
innescano
errori e
violazioni
Errori
violazioniIncidente
Barriere
Identificazione delle
misure di sicurezza
Analisi dei fattori latenti
APPROCCIO REATTIVO
APPROCCIO PROATTIVO
I due approcci sono complementari e si combinano per rispondere alle esigenze
di breve, medio e lungo periodo dell’organizzazione
Oggetto :
• il mantenimento del risultato ottenuto
Strumenti :
• indicatori (struttura, processo, esito)
• audit sistematico e continuativo
MONITORAGGIO CONTINUO
errore individualele cattive azioni sono commesse daindividui cattivi” o teoria delle“mele marce”
sistema punitivo/inchieste
sistema reattivo = correttivo
errore di sistema“Non possiamo cambiare la natura
umana ma possiamo cambiare le condizioni in cui gli esseri umani lavorano” . Il problema non è „chi‟ hasbagliato ma „„perché‟ le difese hanno fallito.
sistema che impara dall’errore
sistema proattivo = preventivo
ASPETTI INNOVATIVI
Cambio di paradigma:
l‟errore deve essere considerato come fonte di
apprendimento per evitare il ripetersi delle
circostanze che lo hanno prodotto
ALCUNI PRINCIPI FONDAMENTALI
la comunicazione tra gli
operatori sanitari e il paziente è
parte integrante del trattamento
assistenziale
lo scambio di
informazioni aumenta la
sicurezza
PROMUOVERE LA CULTURA
DELL’IMPARE DALL’ERRORE
PREPARARE I FACILITATORI A:
1. PROMUOVERE E RACCOGLIERE LA SEGNALAZIONE
DEGLI EVENTI AVVERSI
2. ORGANIZZARE E GESTIRE L’AUDIT CLINICO
SCOPO DEL CORSO
IL FACILITATORE È LA FIGURA CHE SI OCCUPA DELLA
VALUTAZIONE DELLE SEGNALAZIONI E
DELL’ORGANIZZAZIONE DEGLI AUDIT.
E’ UN AUTOREVOLE PROFESSIONISTA DI AREA MEDICA,
TECNICA ED INFERMIERISTICA.
coinvolto
nell’evento
avverso o che sia
venuto a
conoscenzaper attuare tutte le
misure necessarie al
fine di mitigare il danno
e attivare i dovuti
processi di
comunicazione
L’AR riporta una sintetica
descrizione dell’accaduto,
l’analisi delle criticità e le
proposte di miglioramento
con i tempi ed i responsabili
dell’attuazione.
al fine di comprendere
i fattori e le cause che
hanno contribuito e
determinato il
verificarsi dell’evento
e identificare le azioni
correttive da avviare
Si attivano misure
di supporto al
paziente ed agli
operatori
Casistica e tipologia
degli eventi
criticità ricorrenti
azioni di prevenzione
prioritarie da
intraprendere o
intraprese
In questa logica organizzativa va precisato che
l’audit clinico è orientato alle azioni di
prevenzione e miglioramento e sono di
competenza del Rischio Clinico e delle UU.OO.,
e non vanno considerate come attività di
accertamento delle responsabilità individuali, di
competenza esclusiva della direzione aziendale.
PREPARARE I FACILITATORI A:
1. PROMUOVERE E RACCOGLIERE LA SEGNALAZIONE
DEGLI EVENTI AVVERSI
2. ORGANIZZARE E GESTIRE L’AUDIT CLINICO
SCOPO DEL CORSO
IL FACILITATORE È LA FIGURA CHE SI OCCUPA DELLA
VALUTAZIONE DELLE SEGNALAZIONI E
DELL’ORGANIZZAZIONE DEGLI AUDIT.
E’ UN AUTOREVOLE PROFESSIONISTA DI AREA MEDICA,
TECNICA ED INFERMIERISTICA.
“L’audit è un processo di miglioramento della qualità, finalizzato a migliorare i servizi tramite la revisione sistematica dei processi di lavoro rispetto a criteri espliciti definiti standardse l’implementazione del cambiamento”.
(Quality & Management 2002)
Definizione
L’AUDIT
Audit della qualità
Esame sistematico e indipendente mirato astabilire se le attività svolte per la qualitàed i risultati ottenuti sono in accordo conquanto stabilito.
L’AUDIT DELLA QUALITÀ
Audit di sistema
E’ uno strumento per la sorveglianza del sistema di gestione della qualità. Si caratterizza per:•Un oggetto: il modello di riferimento•Un campo di applicazione: un’intera organizzazione o sue parti•Uno scopo: il posizionamento dell’organizzazione rispetto al modello di riferimento
L’AUDIT DI SISTEMA
“L’audit clinico è un processo di miglioramento della qualità, finalizzato a migliorare i servizi sanitari tramite la revisione sistematica dell’assistenza rispetto a criteri espliciti e l’implementazione del cambiamento”.
(NICE, UK 2002)
Definizione
L’AUDIT CLINICO
“L’audit clinico è un incontro tra pari, strutturato, multi ed interdisciplinare in cui i protagonisti di un evento avverso discutono le criticità incontrate e ricercano le soluzioni correttive di miglioramento.”
Comitato Tecnico Scientifico GRC – Regione Toscana (2005)
Definizione GRC
L’AUDIT CLINICO
Caratteristiche dell’audit clinico GRC
• E’ un’iniziativa che fa parte del sistema di gestione del
rischio clinico
• E’ un audit di processo
• E’ condotto da un facilitatore
• Si impiegano tecniche specifiche
• Possono parteciparvi tutti i professionisti della sanità
L’AUDIT CLINICO
Miglioramento delle cure erogate al paziente tramite:
•L’aumento della cultura del clinico
•Risoluzione di un problema
•Riduzione della variabilità dei comportamentiprofessionali (standardizzazione)
•Ridurre il gap fra standard progettati odichiarati e realizzati
SCOPO DELL’AUDIT
VANTAGGI
•Spinta al cambiamento del comportamento
•Miglioramento della performance
•Miglioramento del lavoro di gruppo
•Miglioramento della soddisfazione
•Miglioramento delle cure al paziente
L’AUDIT CLINICO
SVANTAGGI
•Sottrazione di tempo al lavoro clinico
•Restrizione dell’autonomia del lavoro clinico
•Manifestazione di comportamenti negativiaccusatori, intimidatori etc.
•Senso di abbandono per mancanza di supportoe facilitazione
L’AUDIT CLINICO
Fattori facilitanti
•Semplicità e facilità nella raccolta dati
•Staff dedicato a tempo “protetto”
•Leadership e conduzione robusta
•Buona pianificazione
•Monitoraggio dei risultati
L’AUDIT CLINICO
Barriere
•Mancanza di chiarezza sugli obiettivi
•Mancanza di risorse
•Mancanza di chiarezza sul metodo
•Mancanza di supporto facilitante
•Clima relazionale negativo
•Discontinuità negli assetti organizzativi
aziendali
L’AUDIT CLINICO
II FASEPreparazione dell’Audit
I FASEValutazione della Segnalazione
III FASE
IV FASEMonitoraggio
V FASESostenere il miglioramento
Usare la metodologia
Creare l’ambiente
LE FASI DELL’AUDIT CLINICO
III FASEAlert Report e
Piano di miglioramento
1) Valutazione della segnalazione
Il facilitatore effettua:
1. Una valutazione di fondatezza della proposta
• Criticità dell’oggetto in questione
2. Una valutazione di opportunità della proposta
• Disponibilità di risorse e vincoli organizzativi della struttura
e dei professionisti coinvolti
• Possibili risultati dell’audit
LE FASI DELL’AUDIT CLINICO
Il facilitatore:
• Stabilisce con cura la data della riunione
• Convoca i partecipanti esponendo le motivazioni e le
finalità dell’audit
• Prepara la documentazione e l’ambiente dove si tiene
l’incontro
2) Progettazione
LE FASI DELL’AUDIT CLINICO
Il facilitatore in collaborazione con i
professionisti coinvolti:
• Ricerca in letteratura standard di riferimento
• Recupera linee guida, protocolli e procedure
inerenti al caso
• Contatta eventualmente specialisti esterni da
coinvolgere nella discussione del caso come
analisti super partes
2) Progettazione
LE FASI DELL’AUDIT CLINICO
3) Revisione del caso
• Il facilitatore all’inizio dell’audit stabilisce le regole
comuni di comportamento
• Il facilitatore presenta il caso descrivendo la
sequenza di eventi con l’ausilio di FMEA
• Il facilitatore conduce la discussione secondo la
tecnica del brainstorming per:
Identificare le criticità
Proporre le azioni di miglioramento
LE FASI DELL’AUDIT CLINICO
Il “Failure Modes and Effects Analysis” (FMEA) è uno
strumento di analisi del lavoro e valutazione dell’affidabilità
umana.
Questo strumento consiste sostanzialmente in uno schema che
guida gli addetti alla sicurezza nell’analisi delle criticità presenti
in un processo di lavoro e nell’individuazione di possibili azioni
di miglioramento per ridurre il rischio d’incidenti.
(Kirwan e Ainswoth, 1997)
DEFINIZIONE DI FMEA
3) Revisione del caso
LE FASI DELL’AUDIT CLINICO
Area Operativa: P.O.
Sequenza di eventi Dalla C. Clinica Criticità
Raccomandazioni /
Azioni di Miglioramento
Procedure,
Protocolli, LG,
Disposizioni
servizio, N.A.
Formazione,
Informazione,
Comunicazion
e
Tecnologia,
Spazi,
Struttura
CONSIDERAZIONI FINALI E
RACCOMANDAZIONI
• Descrivere la sequenza degli eventi in maniera
molto sintetica e precisa, limitandosi all’asciutta
descrizione dei fatti senza aggiungere commenti
• Individuare per ciascuna fase le criticità presenti
• Prima di applicare FMEA, può essere utile
costruire un diagramma di flusso per la
descrizione del processo di lavoro oggetto di
analisi
CONSIGLI PRATICI PER
L’APPLICAZIONE DI FMEA
Esame clinico-anamnestico corretto del paziente al momento dell’ingresso
Terapia tardiva
Processo diagnostico-terapeutico
Richiesta accertamenti di laboratorio e strumentali adeguata alle ipotesi diagnostiche
Diagnosi corretta della patologia
Trattamento adeguato
Risoluzione del quadro clinico
Esame clinico-anamnestico insufficiente
Richiesta accertamenti di laboratorio e strumentali nonadeguata alle ipotesi diagnostiche
Diagnosi scorretta della patologia
Complicanze in corso di ricovero
Processo ideale Processo reale
PROCESSO DI CURA
• E’ uno strumento piuttosto semplice ed intuitivo
• Può essere applicato a diversi livelli di analisi, dal singolo
compito ad un intero processo di lavoro
• Aiuta a scomporre l’oggetto di analisi in fasi ordinate in
sequenza temporale
• Invita a prendere sempre in considerazione la parte attiva e
quella latente di ogni errore
• E’ uno schema di base per focalizzare le discussioni in gruppo
sulle criticità e le relative proposte di miglioramento del sistema
PREGI
CONSIDERAZIONI SULLA FMEA
• Alert Report conclusivo costruito sulla
base del modello di pianificazione
e coerente con l’impianto teorico di riferimento
• Diffusione dell’Alert Report ai partecipanti e ad altri soggetti
eventualmente interessati alla verifica del caso in questione
• Raccolta dei commenti dei partecipanti o di altri stakeholders al
report finale
• Riflessione sulla validità dell’impostazione dell’audit
4) Stesura alert report
LE FASI DELL’AUDIT CLINICO
5)
LE FASI DELL’AUDIT CLINICO
DATA AUDIT N
OGGETTO : Piano di
Miglioramento alert report n.
Azioni di miglioramento Responsabili Scad.
data
Verifica
data
PIANO DI MIGLIORAMENTO