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IL COLTIVATORE DI SARDEGNA

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N. 2 MESE DI APRILE 2013

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PIÙPIÙ EUROPA EUROPA ININ SARDEGNA SARDEGNA

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editoriale Il Coltivatore di Sardegna

Sommario Il Coltivatore di Sardegna

Editoriale pg 2

Le prospettive dell’agricoltura sarda verso l’Europa dell’anno 2020

Battista Cualbu, Presidente Regionale Coldiretti pg 3

L’Agricoltura al Centro della politica regionale sarda

Cristiano Erriu, Presidente Anci Sardegna pg 4

La zonizzazione e i distretti agricoli a vocazione

Paolo Terzo Sanna, Presidente Commissione Agricoltura Consiglio Regionale pg 6

Un Patto per la filiera dell’informazione a KM 0

Giuseppe Pulina, Preside del Dipartimento di Agraria, Università di Sassari pg 7

Salvatore Puddu alla guida dei giovani della Coldiretti Sardegna

Rinnovi regionali Pg 9

CAEV: un virus mette a rischio il patrimonio zootecnico caprino sardo

Le denunce pg 10

News dal nazionale pg 12

Campagna Amica pg 13

La recente visita della commissione europea sulla peste suina ha lascia-to, certamente, forti segnali sui cui riflettere.

Il primo e' la certificazione di un fallimento. Ma attenzione non un falli-mento delle istituzioni, così come prevedono i cliché delle rivendicazioni sindacali, o del mondo allevatoriale, ma la triste storia di un sistema che nell'insieme non ha funzionato.

Oggi va di moda accusare gli altri di non avere fatto o di non fare, ma l'a-mara verità e' che per l'ennesima volta, ognuno si è trincerato dietro una piccola parte del proprio compito, facendo sapere a tutti di averlo svolto nel migliore dei modi, almeno nel rispetto della legge.

Ma quando dobbiamo cambiare una tradizione, una cultura millenaria, un modo di vivere, insomma quando bisogna cambiare una parte del DNA di un sistema, non può bastare lavorare su un complesso di nor-me.

Tutti noi, che direttamente o indirettamente ci occupiamo del settore, non siamo stati in grado di uscire dall'anonimato delle norme per sconfiggere il problema della peste suina, non siamo stati in grado di far capire che se riuscissimo a trasformare in commercio quelle tradizioni oggi in discussio-ne, probabilmente potremmo avere un futuro dalla suinicoltura sarda.

Eh si! Perché i nostri prodotti in alcune zone della Sardegna non sono buoni, sono eccezionali. Ma qualcuno ha mai assaggiato i sapori di un prosciutto crudo di Villagrande, di Talana, di Desulo o di Fonni? . . . Continua nell’ultima pagina ….

PESTE SUINA: SIAMO TUTTI RESPONSABILI?

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Dal regionale Il Coltivatore di Sardegna

Siamo davanti ad una riforma epocale, che cam-bia completamente il volto ai pagamenti diretti destinati agli agricoltori.

Ritengo interessante parlarne sotto due aspetti: le criticità delle nuove regole e la capacità della Sardegna di esprimere una propria proposta che, come dicono alcuni anche strumentalmente, “minimizzi i danni” o, come preferisco dire io, “massimizzi le opportunità”.

In questi giorni il Parlamento Europeo, la Com-missione Europea e Consiglio Europeo stanno definendo le loro proposte per l’avvio del per-corso concertativo, il cosiddetto trilogo che, speriamo, porterà in tempi brevi alla definizione dei regolamenti

D’altra parte, una volta che sarà raggiunto un accordo, sarà fondamentale il ruolo che la Sar-degna giocherà in Conferenza Stato Regioni. Ricordo che in occasione del convegno del 20 Febbraio da noi promosso, la Regione Sardegna ha ac-cettato la nostra richiesta di convocare il tavolo tecnico politico per affrontare l’argomento.

Un tavolo in cui Università, Enti locali, Associazioni di Categoria, Pubblica Amministrazione e Politica Regionale ragionino su una proposta Sarda da difendere in Conferenza Stato Regioni. Cerco allora di tracciare gli elementi nodali della riforma, provando a dare degli spunti spero utili a correggerne alcu-ni effetti distorsivi ed a massimizzarne le opportunità.

Battista Cualbu, Presidente Regionale Coldiretti

LE PROSPETTIVE DELL’AGRICOLTURA SARDA VERSO L’EUROPA DELL’ANNO 2020

Cosa ci attende in futuro e come prepararci

LA CONVERGENZA

L’AGRICOLTORE ATTIVO

LE COMPONENTI IL PREMIO

IL CAPPING

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Le proposte Il Coltivatore di Sardegna

L’AGRICOLTURA AL CENTRO DELLA POLITICA REGIONALE SARDA

Con i comuni sardi alleanza certa e trasparente

È’ questo un momento particolarmente difficile dell’economia isolana.

Siamo alla ricerca di soluzioni che diano risposte ai problemi reali che viviamo quotidianamente. Il tema dell’agricoltura, del sostegno alla filiera agroalimen-tare rappresenta un futuro concreto per la Sardegna.

È’ la risposta più persuasiva e con una prospettiva di più lungo periodo rispetto a qualsiasi altra, dalla indu-stria metallurgica, all’industria pesante e alla chimica.

I comuni, come soggetti attivi, hanno grande interes-se, anche sulla base del principio di sussidiarietà pre-

visto dalla costituzione, a svolgere un ruolo importan-te nelle politiche di sviluppo ed insieme ad atri interlocutori lavorare per individuare soluzioni che rendano più efficaci i principi della politica agricola comunitaria.

Considerato il contesto internazionale difficilissimo e iper-competitivo all’interno del quale ci confron-tiamo e la condizione di grande svantaggio nella quale operiamo, per non essere travolti dagli even-ti, è necessario riuscire a fare squadra.

Tutti i soggetti interessati devono fare fronte comune. È possibile fare innovazione riscoprendo culture autoctone e applicando principi di sostenibilità

tanto cari agli economisti. Pensiamo alla realtà viti-vinicola del comune di Santadi.

Dott. Cristiano Erriu, Presidente ANCI Sardegna

Le componenti il premio

È ormai noto che la riformulazione del premio avrà, oltre a quella base, delle

componenti aggiuntive; soffermiamoci su due considerazioni.

La prima riguarda la complessità del sistema di definizione del premio che

rende davvero difficile per l’Organismo Pagatore Nazionale creare un sistema informa-

tico snello. La Corte dei Conti ha giudicato la riforma inattuabile per gli Organismi Pa-

gatori. Non si starà per caso prefigurando uno scenario nel quale il Premio Unico scon-

terà i ritardi di erogazione ai quali siamo già abituati su diverse misure del PSR?

La seconda considerazione riguarda gli aiuti accoppiati, che rappresentano

un’opportunità davvero importante per la Sardegna.

Le proposte attualmente in essere consentirebbero di dedicare il 15% del plafond a tali

aiuti: dovremo lavorare ad una proposta sarda che ci consenta di sostenere alcu-

ne filiere strategiche della nostra economia.

E dobbiamo essere bravi ad evitare le ben note distorsioni createsi sul precedente

articolo 68, vedi il caso dell’Agnello IGP, dove la possibilità di percepire gli aiuti per

l’Agnello IGP è stata interamente appaltata alla volontà dei macellatori, i quali non hanno alcun

interesse a chiudere la filiera .

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Le proposte Il Coltivatore di Sardegna

Questo esempio sottolinea che diventa doveroso considerare l’agricoltura non più un’economia residuale e marginale all’interno del sistema economico complessivo.

È necessario applicare una multifunzionalità vera e propria, che consenta agli operatori del set-tore di aver un reddito proprio.

Un reddito proprio non solo legato a sussidi e misure ad hoc per il settore primario, ma grazie ad un sistema economico virtuoso che consenta di fare sviluppo autosostenibile.

Le piste di lavoro possono essere tante; esistono appalti pubblici di svariata natura.

Ci sono però delle priorità sulle quali ragionare: in primis un raccordo sinergico tra politiche di sviluppo ancorate al PSR e politiche regionali che sono finanziate da altri fondi strutturali comu-nitari. Se così non fosse si corre il rischio che vengano ridotte le misure sulle politiche rurali, in quanto troppe tematiche vengono fatte rientrare nel calderone.

Allora impegniamoci a fare un lavoro opposto: introduciamo elementi di ruralità all’interno di risorse che sono destinate per politiche regionali: FESR, FSE, iniziative che sostengono politiche energetiche, politiche per la formazione, attività sul campo della ricerca.

Analizzando l’ultimo PSR possiamo dire che questi sono stati motivi di forte criticità. Un esem-pio? L’ agricoltura sociale: dalla tematica sono stati completamente esclusi gli operatori agricoli più interessati, quelli delle aree urbane; sono proprio loro che fanno maggior ricorso alle politi-che di agricoltura sociale e svolgono attività di inclusione verso soggetti disabili e assimilabili.

In conclusione non si spendono tutte le risorse nelle dotazioni dei fondi di politica rurale e GAL. Come è successo per le energie rinnovabili, per la ricerca e sviluppo dell’agroalimentare, per la definizione di piattaforme logistiche per la movimentazione dei prodotti, per la aree franche, per i piani integrati di filiera.

Dobbiamo fare sistema. Non rimaniamo all’interno di un recinto limitato. Dobbiamo avere il co-raggio, e capacità politica, di portare l’agricoltura al centro delle politiche di svilup-po regionale. Dobbiamo avere una forte volontà regionale e una qualificata piattaforma di rivendicazioni. La Coldiretti potrà sicuramente con-tare su un alleato certo e trasparente come i comuni sardi. Tratto dell’intervento del dott. Erriu in occasione del convegno del 20 Febbaraio 2013

Agricoltore attivo

È uno degli aspetti più innovativi e condivisibili della Riforma. È però necessario

che la UE in questo caso debba essere il meno invasiva possibile, limitandosi a fissa

-

re la cornice. In tale percorso di autonomia, l’I

talia deve scegliere di concentrare i fondi

su IAP e CD, e credo che una scelta analoga debba essere fatta sui PSR. Le modifiche

apportate alla definizione di agricoltore attivo rappresentano un passo in avanti per rio-

rientare le minori risorse disponibili, premiando chi vive e lavora di agricoltura e le attivi-

tà rivolte alla produzione di cibo, nonché alla sostenibilità ambientale

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Le proposte Il Coltivatore di Sardegna

LA ZONIZAZZIONE E I DISTRETTI AGRICOLI A VOCAZIONE

Condividiamo un modello di sviluppo

Il disaccoppiamento ha fatto male all’agricoltura sar-da, perché un atteggiamento così rivoluzionario, rispet-to alla storia, ha creato una situazione confusionale che ha fatto solo danno. Pensiamo alle posizione di rendita di una proprietà assenteista che non ha consentito a chi aveva voglia di fare impresa di esercitare questa facoltà, impedito da questa posizione parassitaria. Soprattutto perché l’agricoltura sarda non è organizzata e non è organizzata in virtù di una responsabilità storica: il riordino fondiario.

L’elemento più coercitivo, in senso negativo, è la piccola dimensione dell’azienda, è la sua polverizza-zione. Se non si affronta oggi questo problema, per l’appunto la polverizzazione, non si aiutano i gio-vani a fare impresa in agricoltura. Bisogna chiarire quali obbiettivi abbiamo e sfruttare la riforma della PAC in questo senso: zonizzazione, creazione di distretti agricoli a vocazione.

Non si può pensare a premi che ricadano su tutti a prescindere dal territorio sul quale si vogliono svi-luppare attività economiche a carattere agricolo. Dobbiamo indicare quali sono le vocazioni di un ter-ritorio: geografico - ambientale, tradizionale, culturale, ecc … Non si può pensare che non si possano dare delle indicazioni di prospettiva.

Sviluppare un’attività in una zona piuttosto che in un'altra. Nell’applicare questo paradigma è necessa-rio fare molta attenzione ai costi di trasporto, anche interni all’isola.

Prendiamo come esempio la produzione di mais. È importante condividere un modello di sviluppo e un obiettivo da raggiungere seconda la vocazione dei territori. Altra riflessione: nel mondo agricolo c’è

una incomprensione: struttura delle agenzie che operano in agricoltura. Non si riesce a capire quali benefici portano gli investimenti nelle stesse a fronte della spesa di danaro

pubblico. Vediamo insieme elementi di criticità e le possibili solu-zioni applicabili.

Tratto dell’intervento di Paolo Terzo Sanna in occa-sione del convegno del 20 Febbraio

2013

Dott. Paolo Terzo Sanna Presidente Commissione Agricoltura Consiglio Regionale

Capping Elemento di novità della riforma, anch’esso condivisibile; il CAPPING.

Mi sembra assolutamente equo tagliare il livello di premio al di sopra di certi valori: ritengo che

la decisione presa dal Consiglio Europeo di demandare agli stati membri, su base volontaria, la

riduzione del premio per i grandi beneficiari apra una strada verso l’equità che dobbiamo assolu-

tamente percorrere.

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Le proposte Il Coltivatore di Sardegna

UN PATTO PER LA FILIERA DELL’INFORMAZIONE A KM 0

Un master a misura di PAC

Analizziamo le ragioni per cui sono state messe insie-me un complesso di azioni cha costituiscono la nuova PAC. Sono gli obietti che l’Europa si è data per il 2020: ottenere un’Europa più intelligente, sostenibile e inclusiva. La PAC è una parte della politica comuni-taria, che si trova schiacciata da forze che richiedono molto di più all’agricoltura. Tra queste sicuramente i bisogni primari, primo fra tutti gli alimenti (tenendo conto che la popolazione mondiale passerà da circa 7 miliardi di persone a quasi 8, è innegabile che ci sarà maggiore richiesta di cibo al quale noi dovremmo far fronte).

La sicurezza alimentare, nel termine della sicurezza di quantità di approvvigionamenti, e anche nel termine di salute, la qualità, la salubrità degli stessi.

La salvaguardia ambientale, con attenzione alla coesione sociale e a maggior riguardo al problema del-lo spopolamento, ormai divenuto un problema a livello planetario.

La volatilità dei prezzi, causata da fenomeni speculativi dovuti a due fattori: mercato internazionale popolato da nuovi attori, Cina e India, sia per la produzione in generale che per le diverse produzioni che si rivolgono a settori quali la chimica, l’industria e produzioni per il settore energetico; questo crea fenomeni speculativi.

In più ci sono i cambiamenti climatici che creano seri problemi di approvvigionamento.

Tutto ciò si traduce in un parola: finanziarizzazione dell’agricoltura.

L’agricoltura diventa un sistema competitivo al livello mondiale.

Dal 1960 a oggi abbiamo aumentato le quantità delle produzioni di tre volte e mezzo e ridotto i prez-zi del 50%.

È’ stato possibile grazie ad un forte aumento della domanda e l’agricoltura ha risposta organizzandosi, consumando terreno, energia e acqua. Questo non sarà più possibile quindi dobbiamo riuscire a fare aumentare la produzione mantenendo e migliorando la qualità del prodotto, diminuendo quelli che sono i consumi intermedi, diminuendo l’impatto ambientale e preservare al vitalità aziendale. Dobbia-mo produrre di più consumando di meno rispettando l’ambiente.

Per fare ciò è necessaria molta intelligenza.

Cosa vuol dire? Sono necessarie soluzioni innovative, ricerca e sperimentazione, trasferire le informa-zioni alle imprese, assistenza tecnica, applicare le innovazioni all’interno delle imprese, dato da forma-zione e aggiornamento.

L’università assieme a altri enti di ricerca, insieme e LAORE E ARAS e in partenariato con la Coldiretti gioca la sua partita.

Propongo un patto per la filiera dell’informazione a km0.

Minima distanza tra genesi dell’ informazione, trasferimento e utilizzo. Noi saremo in grado di ri-spondere in maniera efficiente ai dettami qualificanti del II pilastro del PSR:

• trasferire le conoscenze e promuovere l’innovazione in agricoltura e la silvicoltura nelle zone rurali;

• rafforzare la competitività di tutti i tipi di agricoltura e migliorare la produttività agricola;

• promuovere l’efficienza delle risorse e sostenere la transizione verso un’economia a emissioni mini-me di carbonio.

Proff. Giuseppe Pulina, Preside del Dipartimento di Agraria, Università degli Studi di Sassari

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Le proposte Il Coltivatore di Sardegna

Propongo un MASTER universitario in politiche di innovazione della gestione della PAC.

Quadri pronti per trasferire informazioni del tipo, impronta ecologica, difesa del suolo, benessere animale, ecc …

La PAC sarà utile se tutto il meccanismo porterà a raggiungere tutti gli obiettivi 2020 ma soprattutto se saprà garantire e migliorare sia il pro-fitto che la vita degli attuali e futuri imprenditori agricoli.

La convergenza è sicuramente l’aspetto più noto e, per alcuni aspetti, controverso.

Si tratta di un percorso che dovrebbe portare ad un progressivo e graduale livella-

mento degli aiuti tra i beneficiari dei vari stati membri.

Uno degli aspetti cruciali riguarda la gestione del percorso di convergenza in Italia,

ossia il fatto che tale obiettivo possa essere raggiunto su base “nazionale”, su base

“regionale” o su “aree omogenee”. Precisiamo alcune posizioni, a mio avviso strumentali, emerse nei mesi scorsi: se il

livello di regionalizzazione sarà quello del territorio amministrativo isolano, la Sarde-

gna conserverà sostanzialmente il suo attuale plafond, perdendo, stando all’accordo

sul bilancio raggiunto lo scorso 8 febbraio (nuovamente in discussione in questi gior-

ni), circa il 6,6% a valori correnti. Ovviamente l’ipotesi di regionalizzazione “nazionale” consentirebbe alla Sardegna di

crescere notevolmente, andando a beneficiare dall’allineamento con Regioni più ric-

che: questa opportunità deve essere colta attraverso un intenso lavoro di approfon-

dimento che deve trovare attuazione nel tavolo di studio regionale.

Ma anche la migliore prospettiva di convergenza per la nostra Isola comporta, per

talune produzioni, delle riduzioni di premio di proporzioni notevoli.

Penso ai produttori di latte vaccino ad esempio, ed agli effetti che il percorso di con-

vergenza avrà più in generale su determinate filiere strategiche. Le riduzioni di so-

stegno in taluni casi sono enormi, e la risposta non può essere solo ed esclusiva-

mente la gradualità della regionalizzazione.

E’ inoltre importante che i pascoli della Sardegna possano rientrare a pieno titolo

nella definizione delle superfici ammissibili ai pagamenti diretti: il sistema di regole

deve necessariamente tener conto della specificità della nostra isola.

Tratto dall’intervento dl prof. Pulina in occasione del convegno del 20 Febbraio 2013

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Rinnovi regionali Il Coltivatore di Sardegna

Salvatore Puddu, agricoltore 29enne di Quartu Sant’Elena è stato eletto ai vertici di Giovani Impresa Sardegna, Il movimento che raggruppa gli under 30 aderenti alla Coldiretti Isolana.

C’è da rimboccarsi le maniche – afferma Puddu

subito la conclusione dell’assemblea elettiva – i Gio-vani sono una risorsa indispensabile, specie in un momento di crisi come quello attuale. La nostra Isola ha bisogno di nuovi paradigmi di sviluppo, di nuove idee, di una new economy che veda agricoltura, agroalimentare artigianato e turismo integrati in un percorso che dia alla Sardegna una prospettiva futura.

La burocrazia, le barriere del nostro essere Isola – spiega Puddu– ma anche le grandi opportunità derivanti dalla prossima programmazione dei fondi comunitari, sono solo alcune delle piste da battere per offrire ai giovani sardi un terreno di competizione che consenta loro di confrontarsi alla pari con gli altri giovani europei. Pongo allo-ra alcune domande: - E’ possibile che il bando per il Primo Insediamento in Agricoltura degli scorsi anni abbia visto oltre 1000 proposte pro-gettuali bocciate? - E’ possibile che il nuovo ban-do finanzi solamente poco meno di 400 progetti? - In quale altro paese d’Europa accade ciò?

Se la Sardegna non saprà diventare “Regione Europea” – conclude Puddu – offrendo ai Giovani una base solida su cui costruire idee progettuali, perderà quel contributo di forze, di azioni e di freschezza che solo i Giovani possono darle. Alla Politica Re-gionale chiedo un impegno in tal senso, consapevole che solo con la collaborazione di tutti, solo con il gioco di squadra, sarà possibile portare a casa risultati concreti. A fianco di Salvatore Puddu opererà il Comitato Regionale, costituito da Remo Caddeo, Sebastiano Mulas e Giovanni Spanedda.

SARDEGNA

SALVATORE PUDDU ALLA GUIDA DEI GIOVANI DELLA COLDIRETTI SARDEGNA

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Le denunce Il Coltivatore di Sardegna

CAEV: UN VIRUS METTE A RISCHIO

IL PATRIMONIO ZOOTECNICO CAPRINO ISOLANO

Non un nuovo virus, ma una nota conoscenza dei nostri allevatori caprini: questo è la CAEV.

Il virus, il cui acronimo sta per ARTRITE ENCEFALITE CAPRINA VIRALE, è infatti noto da tempo, ma la totale assenza di interventi di profilassi ne ha determinato la massiccia diffusione: stando alle stime ufficiose disponibili, pare ne sia affetto l’80% degli allevamenti Isolani.

Un virus che mette in pericolo gli oltre 270.000 capi presenti in Sardegna. Ma non solo, un virus che rischia di metter in ginocchio un’economia che, parallelamente a quella del comparto ovino, rappre-senta una fondamentale fonte di reddito per circa 5000 allevatori.

La malattia: La CAEV è una malattia virale (lentivirosi) che colpisce i caprini e, a seconda dell’età dell’animale, si manifesta sotto forma di encefalite, ar-trite e/o mastite. Si caratterizza per un lungo periodo di incubazione ed un decorso cronico progressivo.

Entrambe non costituiscono pericolo per l’uomo.

La principale via di trasmissione della malattia consiste nel contagio dei ca-pretti neonati tramite il colostro o il latte contenenti l’agente patogeno. I sin-tomi clinici sono:

Artrite: gli animali manifestano una “iperplasia sinoviale”( artrite reumatoi-de) e dimagriscono pur conservando un buon appetito.

Mastite: si osserva l’indurimento della mammella che comporta un calo della produzione del latte senza comprometterne la qualità.

Encefalite: specialmente nei capretti si osservano, debolezza, disturbi nella coordinazione, paralisi degli arti sino alla immobilità.

Non esistono vaccini . E’ solamente possibile migliorare le difese virali degli animali selezionando e allevando solo quelli sierologicamente negativi al virus.

Le misure nelle altre Regioni. In Italia sono state poste in essere alcune misure volte a tutelare il patri-monio zootecnico e ad eradicare la malattia .

Alcuni esempi:

Regione Trentino Alto Adige: la CAEV dei caprini è oggetto di profilassi obbligatoria per tutti gli al-levamenti e mira a riconoscere agli stessi la qualifica di allevamento indenne da CAEV. Il piano è ope-rativo da oltre dieci anni e gli allevatori sono sostenuti anche economicamente per la necessaria colla-borazione prevista dal piano.

Regione Val d’Aosta: dal 2007 la CAEV è oggetto di un piano di risanamento e anche in questo caso sono previsti indennizzi a favore degli allevatori per l’abbattimento degli animali infetti.

Provincia di Varese: nell’ambito di un Piano Regionale di controllo di questa malattia, è la stessa Pro-vincia di Varese che ha deliberato un programma di misure di sostegno agli allevamenti caprini che, avendo subito danni, hanno aderito al Piano di controllo per la eradicazione della CAEV.

La situazione in Sardegna. Come al solito la nostra Isola è la cenerentola d’Italia. Mentre altre Regio-ni, con patrimoni caprini notevolmente inferiori, si sono attivati in percorsi virtuosi per l’eradicazione della patologia, nella nostra Isola si assiste allo stallo più completo. Peraltro, il Ministero della Salute ha pubblicato nel 2010 il Piano Nazionale Integrato 2011-2014, che prevede per la Regione Sardegna un Piano di Risanamento degli Allevamenti Caprini dalle Lentivirosi, e quindi dalla CAEV.

Tale Piano, ad oggi, risulta completamente disatteso.

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Il Coltivatore di Sardegna Le denunce

Le richieste

1 Avviare il Piano di Risanamento degli allevamenti caprini.

Il Ministero della Salute ha pubblicato il Piano Nazionale Integrato 2011-2014, che prevede azioni spe-cifiche per il risanamento degli allevamenti affetti da lentivirosi, e quindi dalla CAEV. Il Piano dovrà prevedere il coinvolgimento dell’intero sistema pubblico interessato (Assessorato Sanità, Assessora-to Agricoltura, ASL, ARA/APA).

2 Prevedere indennizzi per l’abbattimento dei capi.

Altre Regioni hanno previsto degli indennizzi per gli allevatori che, in adesione ai piani di risanamento, abbattono i propri capi. Anche la Regione Sardegna deve avviare tale percorso, in analogia a quanto fatto su altre patologie (scrapie etc.).

3 Prevedere un ristoro economico per le aziende che aderiscono ai Piani di Risanamento.

Il Piano di Risanamento prevede azioni fortemente onerose per le aziende: è indispensabile compensare i maggiori costi sostenuti dagli allevatori con una congruo ristoro economico.

4 Creare gruppi di animali esenti da utilizzare per la rimonta.

Diverse esperienze di risanamento attuate in altre Regioni hanno previsto la creazione di un centro comune di allevamento in cui collocare i nuovi nati, al fine di creare nuclei di rimonta CAEV-esenti. Riteniamo tale strada indispensabile per ridurre ulteriormente i maggiori costi per le aziende deri-vanti dall’adesione ai Piani di Risanamento.

5 Attuare meccanismi tampone sugli impegni del PSR.

Gli allevatori che hanno i capi impegnati in misure del PSR (es. 215 – Benessere degli animali) hanno l’obbligo di mantenere invariata la consistenza del gregge. La morte dei capi, o il loro abbattimento, potrebbe comportare per gli allevatori la restituzione delle somme già percepite: è indispensabile creare meccanismi procedurali che evitino tale possibilità.

6 Realizzare un “Piano di Formazione ed Infor-mazione”.

Analogamente a quanto realizzato in merito alle a-zioni di contrasto poste in essere nei confronti della Blue Tongue, si rende quanto mai necessario pro-muovere tra i l Servizio Prevenzione dell’Assessorato all’Igiene e Sanità e le principali Organizzazioni di Rappresentanza delle Imprese Agricole un “Piano di Formazione e di Informazio-ne” che possa favorire presso le imprese agricole coinvolte sul territorio il buon esito delle azioni con-

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Dal nazionale Il Coltivatore di Sardegna

È con grande soddisfazione che Coldiretti accoglie la sentenza con la quale lo scorso 11 marzo il Tar del Lazio ha confermato all’associazione Terranostra il riconoscimento della qualifica di associazione di protezione ambientale.

Tale attribuzione, infatti, era stata messa in discussione dal Mini-stero dell’Ambiente che, con un decreto dello scorso luglio, ave-va ritenuto di revocare all’associazione – la quale sostiene e dif-fonde attraverso l’esercizio dell’agriturismo la valorizzazione dell’ambiente rurale – il riconoscimento della suddetta qualifica sulla base della errata considerazione che “[…] la rappresentan-za della concreta e comprovata attività di protezione ambienta-le non risulta [in essa] prevalente”.

Il Tribunale regionale, chiamato a pronunciarsi sulla questione, è ora intervenuto ad annul-lare il decreto valutando l’infondatezza delle motivazioni ministeriali e ribadendo la valenza ambientale dell’attività agrituristica, tenuto conto “che la stessa attività agrituristica si pone senza dubbio come attività rivolta alla protezione ambientale in quanto è definita connessa e complementare alle attività principali dell’imprenditore agricolo quali la coltivazione del fon-do, silvicoltura e allevamento di animali”. È fuori dubbio, infatti, che l’esercizio dell’attività agrituristica preveda in sé e promuova la tutela dell’ambiente largamente inteso, attraverso una serie molteplice di attività eco (e agro) sostenibili. La sentenza è consultabile sul sito dell’Area Ambiente e Territorio.

Coldiretti vince al Tar, Terranostra confermata “associazione di protezione ambientale”

NOI LO FACCIAMO MEGLIO … LO FACCIAMO ALL’ITALIANA

All’appuntamento del 19 Marzo a Bologna hanno partecipato oltre mille giovani

L’85% dei genitori italiani consiglierebbe ai propri figli un futuro professionale-lavorativo in agri-coltura, perché lo considerano un settore di “primaria importanza con un alta produzione di valore sociale”.

E’ quanto emerge da un ricerca Coldiretti Swg divulgata durante l’assemblea di Coldiretti Giovani Impresa di sette regioni del Centro Italia (Emilia-Romagna, Toscana, Sardegna, Lazio, Abruzzo Marche e Umbria) che si è svolta oggi a Bologna. Con il titolo All’Italiana Coldiretti Giovani Impresa ha sotto-lineato l’importanza del ruolo dei giovani come portatori di creatività e innovazione all’interno del mondo agricolo.

Dalla Sardegna hanno partecipato una settantina circa di giovani imprenditori agricoli a rappresen-tanza della categoria e di tutto il territorio dell’isola, attori attivi della rivoluzione culturale che porta in prima piano la filosofia della filiera corta, la vendita diretta del prodotto agricolo italiano e in modo particolare delle eccellenze di quello sardo.

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Campagna Amica Il Coltivatore di Sardegna

DUE AZIENDE SARDE AI CAMPIONATI DI SCI NORDICO

La nostra Regione con i suoi prodotti tipici è presente al Villaggio di Campagna Amica in val di Fiemme

In occasione dei Campionati del Mondo di Sci Nordico 2013, che si son tenuti in Val di Fiemme dal 20 febbraio al 3 marzo, la COLDIRETTI tramite Fondazione Campagna Amica ha organizzato un evento che si affiancava alla manifestazione sportiva: “Il villaggio di Campagna Amica in val di Fiemme”. In questo modo Campagna Amica offrirà a tutti la possibilità di conoscere e apprezzare i prodotti della filiera agricola italiana, e nel nostro caso sarda, sinonimo di qualità e sicurezza. Attori protagonisti all’interno del villaggio di Cavalese due aziende isolane: L'agriturismo Francolovai e la società coope-rativa agricola Agribottega Sarda.

“L’idea del Villaggio, spiega il direttore Luca Saba, è quella di creare un percorso di gusti e sapori che partendo dalla presentazione dei nostri prodotti tipici, vino compreso, possa concludersi con la sco-perta dell’ospitalità tipica degli Agriturismi di Campagna Amica. L’occasione è ghiotta per poter dare impulso e diffusione all’immagine dell’isola, come opportunità di relazione tra persone dei vari ori-gine e nazionalità che però sono accumunate dalla passione per il buon cibo, per la riscoperta dei sapori della tradizione e della cultura”

“Le due aziende, afferma Battista Cualbu, Presidente Regionale Coldiretti Sardegna, che con sacrificio, ma tanto entusiasmo, hanno sfidato le temperature polari della Val di Fiemme, sono esempio di chi crede e investe nella promozione perché volano dell’attività imprenditoriale, anche in momenti di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo.”

La cooperativa agricola AGRIBOTTEGA SARDA nasce dall’unione di 20 imprenditori agricoli che, impegnati nei Mercati di Campagna Amica, hanno deciso di consolidare la loro unione divenendo gestori di una Bottega di Campagna Amica nella città di Sassari. Oltre alla gestione della Bottega, all’interno della quale è presente una selezione delle miglio-ri specialità agroalimentari Sarde e Italiane, la Cooperativa ha avviato diverse attività quali la fornitura di catering ad agriturismi e mense pubbliche.

“Agriturismo Francolovai” è un’azienda situata ai piedi del Gennargentu, nelle vicinanze del lago Govossai, a 4 km dal centro abitato di Fonni, offre varie opportunità oltre alle classiche passeggiate montane si può soddisfare la propria passione per la pesca grazie alla vicinanza del lago, non mancano le escursioni a cavallo ed è anche pos-sibile effettuare visite guidate ai numerosi siti archeologi-ci di notevole interesse. Come non ricordare l'ottima cu-cina, con degustazione di piatti tipici, tutti prodotti dall'azienda stessa. Nell’azienda stessa si allevano ovini, suini, conigli e galline con le coltivazione di ortaggi e frutta

Selezione di pprodotti presenti in Agribottega

L’agriturismo Francolovai

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Quei prosciutti che troviamo in qualche spun-tino di campagna, o ad un invito di un amico, quelli che molti vorremmo mangiare ma che però condanniamo?

A questi prodotti non siamo riusciti a dare nella totalità dei casi una risposta che potesse diventare mercato, che potesse diventare bu-siness, che potesse diventare opportunità di crescita per il territorio.

Ed e' troppo semplice dire che è colpa degli altri. Dobbiamo ammettere tutti, senza ipocri-sie, che questo rappresenta un vero fallimen-to per l'intera Sardegna: per il sistema istitu-zionale, sconfessato nei fatti; per noi delle rap-presentanze incapaci nella ricerca di soluzioni per la Sardegna, o parte di essa, dipinta come il regno dell'illegalita'.

Non è questo un tentativo di cercare commi-serazione, e' la realtà, e' un modo per dire che la soluzione, onestamente, la dobbiamo tro-vare noi, non la possiamo demandare agli al-tri, ma è anche un modo per ammettere che noi, non sappiamo che più che soluzione tro-vare.

Le abbiamo tentate tutte o quasi, per risolve-re il problema della peste suina e oggi, si sussurra, senza troppa enfasi, che dovremmo arrivare al vuoto biologico.

editoriale Il Coltivatore di Sardegna

Sarà questa la scelta giusta? Sicuramente con questo sistema si potrebbe risolvere la vicen-da dal punto di vista epidemiologico e nor-mativo ma siamo sicuri che senza trovare so-luzioni chiare per quei territori, il problema non si ripresenti sotto altre forme? Ciò che manca certamente e' un indirizzo forte per l'economia suinicola della Sardegna, che nes-suno in trentaquattro anni ha mai dato, un indirizzo che non si potrà mai leggere nei pia-ni di eradicazione della peste suina, un pro-getto che non può che nascere dalla Regione Sardegna, dalle rappresentanze, con il coin-volgimento delle popolazioni e degli im-prenditori locali.

Un progetto non fatto di norme, ma di marke-ting, di territorio, di cultura, di tradizioni. Al-lora può essere certamente utile convincere la Comunità Europea a non chiudere le e-sportazioni, ma questo non può rappresentare l'obiettivo ultimo, così come non può essere ultimativo debellare la peste suina senza pen-sare di accompagnare un progetto economico di sviluppo per il mercato.

Tutta questa brutta storia che dura da troppo tempo, e' ormai diventata talmente scontata che, dopo tanti anni, sembra quasi essere di-ventata parte della storia della Sardegna.

Auguriamoci da sardi, di essere noi un gior-no a poterne scrivere il lieto fine.

BONAS PASCAS. COMENTE PRECA-ES E DISIZZAES A BOS BIER SANOS E ALLIGROS IN SAS GRASSIAS DE DEUS, MANNOS E BIRTUDOSOS CHIN PACHE E AMORE. UNU SALU-DU MANNU CHIN AMISTADE A BOIS E A TOTTU SA FAMILLIA VRO-STA.

Luca Saba, Direttore Coldiretti Sardegna

Battista Cualbu, Presidente Coldiretti Sardegna