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Scudetto 2006: Il 18 Luglio la “non” decisione finale? Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 - 00143 Roma IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5 ANNO 3 - N° 27 14 luglio 2011 1€ ISSN 1593-6309 9 7 7 1 5 9 3 6 3 0 0 5 9 8 0 0 2 7 pag 8/9 Professione Calcio TV canale 940 bouquet Sky Inchiesta AIAC: “Pensano solo ai professionisti. Liberalizziamo i corsi per allenatori”

PROFESSIONE CALCIO - SFOGLIA IL SETTIMANALE - ANNO III N.27

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PROFESSIONE CALCIO - SFOGLIA IL SETTIMANALE - ANNO III N.27

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Scudetto 2006: Il 18 Luglio la “non” decisione finale?

Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 - 00143 Roma

IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5 ANNO 3 - N° 27 14 luglio 2011 1€

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Professione Calcio TV canale 940 bouquet Sky

Inchiesta AIAC: “Pensano solo

ai professionisti. Liberalizziamo i corsi

per allenatori”

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2 NUMERO 27 - 14 luglio 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

Reg. del Tribunale di Roma n° 1/2009

Amministrazionevia F.T. Marinetti, 221 - 00143 Roma

Tel/Fax 06.5000975email: [email protected]

Direttore responsabileMassimiliano Giacomini

email: [email protected]

CaporedattoreFlavio Grisoli

email: [email protected]

RedattoriFabiola Rieti, Sara Sbaffi

email: [email protected]

Segretaria di RedazioneGerarda Angela Lomonaco

email [email protected]

[email protected] [email protected]

Hanno collaborato Guido Del Re, Mauro Gasperini

Realizzazione GraficaWalter Fantauzzi - www.walterfantauzzi.com

Stampa: Global Stampa - Via Angelo della Pergola, 5 - 00176 Roma

L’attesa sta terminando e il grande

nodo sta per essere sciolto. Se si po-

tesse scommettere sull’andamento del

Consiglio Federale, la quota più bassa

sarebbe data allo Scudetto 2006 non

revocato ma filippica sulla morale, che

non cade mai in prescrizione e bla bla

bla. Ma tutto resta com’è. Infatti, que-

sto è quanto sta emergendo in queste

giornate che portano alla riunione del

Consiglio Federale dove i dormienti,

così li apostrofò Mario Macalli qual-

che settimana fa sul nostro giornale,

dovranno essere belli svegli, perchè

sia Moratti che Agnelli sono pronti alla

battaglia. Entrambi promettono ricor-

si alla giustizia ordinaria se le cose non

dovessero andare come da loro auspi-

cato. Il presidente Abete e il Consiglio

federale dovranno dimostrare unità e

coraggio. Proprio quelle due qualità che

gli sono sempre mancate, visto anche il

recente dietrofront sul secondo extra-

comuitario. Era una norma inutile per-

ché il calcio non si risolleva bloccando

una decina di extracomunitari o met-

tendo i figliocci di Sacchi ad allenare le

Under, ma ha dimostrato ancora una

volta l’inutilità di questa Federazione

che non si lascia scappare nessuna oc-

casione per dimostrare di non avere il

polso per guidare il calcio italiano. Ogni

Consigliere la pensa a modo proprio e

difficilmente Abete riuscirà a mettere

tutti d’accordo, se dovesse riuscirci bi-

sognerebbe comunque vedere da che

parte penderà la bilancia, visto che il su-

perprocuratore Palazzi ha tracciato una

sola via: la revoca dello scudetto. Sta-

remo a vedere. Intanto dall’AssoArbitri

dopo l’addio di Rosetti volato in Russia,

il presidente Nicchi inizia a richiedere

più soldi, non gli bastano i circa 50 mi-

lioni di Euro che ogni anno la FIGC gli

sborsa, ma ha mandato al diavolo l’au-

tonomia economica che gli era stata

servita sul piatto d’agento da Tavecchio

nel nuovo Statuto per tenersi stretto la

nomina esclusiva ed esclusivista dei de-

signatori arbitrali. Meglio andare in giro

col piattino, parafrasando lo stesso pre-

sidente della Lega Nazionale Dilettanti,

piuttosto che avere una propria partita

IVA. Ma Nicchi piange per i poveri arbitri

diletanti che aspettano mesi e mesi per

i sudati rimborsi, ma c’è da scomettere

che i vertici non hanno lo stesso proble-

ma. L’AIA è un unicum tra le 208 Federa-

zioni Internazionali e questa autonomia

decisionale gli fu concessa dopo lo scan-

dalo Calciopoli che alcuni chiamarono

anche Arbitropoli.

Misteri italiani.

La revoca dello scudetto 2006 e Marcello Nicchi: inizia il giro del piattinoMassimiliano GiacominiMassimiliano Giacomini

T C A STattica

LEGENDA

Curiosità Approfondi-mento

Statistica

ADERENTE A:

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4 NUMERO 27 - 14 luglio 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

“Speriamo che non si decida di non decidere”:

parole e musica di Andrea Agnelli che, guarda

caso, nei confronti del sor Tentenna, ha le nostre

stesse intuizioni. Forse non sarà così. Forse il No-

stro, una volta nella sua vita, troverà un po’ di co-

raggio, dopo aver sostenuto che “l’etica non va in

prescrizione”. Sì perché dopo il rapporto di Palazzi

è chiaro che l’Inter del petroliere c’è dentro fino

al collo. Ma che fa costui? Invece di fare un gesto

eclatante che gli ridarebbe credibilità, ovvero re-

stituire “volontariamente” lo scudetto scippato, si

fa scudo del defunto Facchetti. La sua mossa get-

ta ancora più discredito sulla società nerazzurra.

Ed affermo che a questo punto la questione del

tenere o restituire quello scudetto, ha ben poca

importanza. In ambedue i casi il marchio d’infa-

mia rimarrà per sempre, visto che il rapporto di

56 pagine della Procura federale non lascia adito

a dubbi. Leggendo sui vari siti i pareri dei tifosi si

ha netta la sensazione che tutti vorrebbero un ge-

sto da vero sportivo del Presidente interista con la

restituzione del maltolto, ma sarà difficile. Eppure,

se fosse intelligente, dovrebbe capire che solo quel

gesto potrebbe salvarlo dalle montagne di fango

che, qualunque sia il verdetto, dopo il 18 luglio si

riverseranno sulla sua società già nel mirino per

poco edificanti episodi (tipo passaporti falsi, plu-

svalenze fasulle e via dicendo). Lo scudetto del

2006 deve essere tolto all’Inter, ma non restituito

alla Juventus. Deve essere semplicemente “non

assegnato” per poco chiari avvenimenti durante

l’arco del campionato. Così fece Arpinati nel 1926

togliendolo alla squadra della sua città, Bologna,

senza assegnarlo alla contendente Torino. Eviden-

temente, in un periodo non certo di democrazia

cristallina, l’etica sportiva era molto più sentita che

in questi tempi di democrazia falsa e malata, di

compromessi, maneggioni e amici degli amici che

dominano sia in politica come nel calcio. I recenti

fatti di scommettopoli la dicono lunga sul marcio

del calcio in generale e di quello italia-

no in particolare.

Il calcio vive il periodo d’oro dei compromessi dei maneggioni e degli amici degli amiciMauro Gasperini

Foscarini e il Cittadella, nessuna crisi del settimo anno Sara Sbaffi

Sette anni consecutivi sulla stessa panchina, quella del Cittadella, fanno

di Claudio Foscarini un uomo dei record: «Mi sento una mosca bianca,

particolarmente in questo mondo in cui si cambia tanto. Io qui ho trovato

la mia dimensione, è una società dove professionalità e rapporto umano

contano parecchio. Ogni anno è nuovo, rinnovo il contratto di stagione in

stagione». Ma come fa a trovare gli stimoli per fare bene ogni anno? «Mi

metto sempre in discussione. L’aspetto più difficoltoso è saper ripartire e

trovare le motivazioni giuste prima di tutto con me stesso. Prima valuto

se c’è la possibilità di trovare sol-

lecitazioni importanti da trasmet-

tere poi alla squadra. Certi gioca-

tori sono con me da sette anni e

il tran tran può risultare pesante,

ma valuto se ho ancora qualcosa

da dare e fino adesso la risposta

è stata positiva». Il campionato,

concluso al quattordicesimo

posto, ha avuto un inizio difficile

ma il girone di ritorno è stato ben

diverso: «Io considero questa stagione molto positiva perché abbiamo dato

tanto. Con il direttore eravamo un po’ delusi perché il nostro lavoro non è

stato capito dai media. Se confrontiamo l’annata precedente (in cui hanno

disputato i play-off) con questa, il vero Cittadella è quello che sa soffrire e

tirarsi fuori con le unghie, quest’anno ci abbiamo messo di più». Lasciando

il passato alle spalle, i prossimi obiettivi sono chiari per il mister granata:

«La salvezza. Dopo sette anni la squadra ha sostituito tanti giocatori, alcuni

arrivano per la prima volta in Serie bwin. C’è anche la necessità di rinnova-

re un ciclo, qualche atleta aveva l’esigenza di cambiare. Ora bisogna solo

amalgamare il gruppo. Finora siamo stati bravi e fortunati perché ogni

anno abbiamo avuto bomber importanti, tutti qui hanno fatto molto bene –

l’ultimo in ordine di tempo il capocannoniere della passata stagione cadetta

Federico Piovaccari, ora ceduto alla Sampdoria - e per sostituire uno come

Piovaccari abbiamo preso Robert Maah e Samuel Di Carmine che hanno un

grande potenziale». In conclusione, Foscarini dice la sua sullo scandalo del

calcioscommesse: «Mi auguro che si arrivi a una conclusione, ci sono delle

scadenze e date impellenti. È difficile giudicare tanto materiale in così poco

tempo. Speriamo serva a qualcosa, visto che siamo recidivi in

tutto, magari è la volta buona per cambiare».

Foscarini (Foto Arcivio)

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6 NUMERO 27 - 14 luglio 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

A Abete et a Valentini libera, nos Domine

Gino Tapinassi

Gino Tapinassi: “Per l’assegnazione dello scudetto del 2006: non erano necessari oltre 4 anni per acquisire agli atti delle inter-cettazioni che ormai tutti sapevano esistere. Il dilemma è che

Abete, da buon juventino, avrebbe voluto in qualche modo favorire la Vecchia Signora, senza però mettersi contro Morat-ti. Ma come al solito ha scelto di prendere una decisione pila-tesca, tanto da imitare la peggiore Democrazia Cristiana della

Prima Repubblica”

A bete e Valentini assomigliano ogni

giorno di più alle figure dell’ultimo

zar russo Nicola e del suo Consigliere Ra-

sputin. Mentre intorno al Palazzo sono in

corso i movimenti di piazza e nell’aria si

respira un vento rivoluzionario di pulizia

e di rinnovamento se ne stanno comodi e

tranquilli come se la bufera che sta arri-

vando non li debba investire in pieno. Lor

Signori pensano che i compromessi fatti

con la svendita di pezzi importanti della

Federcalcio verso i componenti più riot-

tosi (Settore giovanile Scolastico, Settore

tecnico federale e direzione dei corsi per

allenatori) li renda indenni dalla richiesta

di dimissioni che da più parti, ripetuta-

mente, arrivano. Le acque non sono tran-

quille, ed ogni volta devono cedere su

qualcosa: lo dimostra anche l’ultimo Con-

siglio Federale. La Lega Nazionale Profes-

sionisti di Milano ha preteso che Abete si

rimangiasse la decisione presa in passato

sul numero degli extracomunitari. “Se ci

rivuoi in Consiglio Federale, dove siamo

assenti da mesi, devi rimangiarti questa

decisione”. Questo è il succo degli accor-

di intercorsi. E il nostro paladino ed il suo

reggi-strascico anche questa volta hanno

abbassato le braghe. Le sue indecisioni

sull’affaire Moggi e sulle vicende dello

scudetto 2006 pesano come macigni. È

impensabile per un presidente federale

che si rispetti aspettare altri 4 anni prima

di prendere una decisione sulla radiazio-

ne di Moggi. Qualunque essa doveva es-

sere non era giusto aspettare di arrivare

in zona Cesarini per prendere una deci-

sione, o meglio farla prendere agli altri

per poter dire “ma io non c’entro”. Que-

sto vale anche per l’assegnazione dello

scudetto del 2006: non erano necessari

oltre 4 anni per acquisire agli atti delle

intercettazioni che ormai tutti sapevano

esistere. Il dilemma è che Abete, da buon

juventino, avrebbe voluto in qualche

modo favorire la Vecchia Signora, senza

però mettersi contro Moratti. Ma come

al solito ha scelto di prendere una deci-

sione pilatesca, tanto da imitare la peg-

giore Democrazia Cristiana della Prima

Repubblica. Se ne voleva e se ne vuole

lavare le mani: “lavabo manos meas in-

nocentes” avrebbe detto qualcuno, molti

ma molti anni fa. Mentre una domanda

ci sorge spontanea, che ne facciamo di

un presidente federale e di un direttore

generale così? Presidenti Macalli e Tavec-

chio dove siete...cosa fate...? Se i consi-

glieri federali avessero gli attributi e non

fossero condizionati dai loro interessi di

bottega (stipendi, mega contratti, inden-

nizzi, rimborsi, carte di credito, assunzio-

ni di figli, parenti ed affini, e chi ne ha

più ne metta), li avrebbero già mandati

a casa, ma per loro vale il motto di En-

rico IV di Navarra che diventò Enrico I di

Francia con il famoso motto “Parigi val

bene una messa”. Ma noi, che deriviamo

da una generazione contadina dove l’o-

nore, la dignità, la lealtà e la trasparenza

si mangiavano al posto del pane (e a quei

tempi ce n’era davvero poco), ricordiamo

con affetto quelle usanze e soprattutto

le rogazioni della nostre nonne. E pren-

dendo spunto da una di queste, diciamo

a gran voce “A Abete et a Valentini libera

nos Domine” (da Abete e Va-

lentini liberaci o Signore!).

Tapinassi (Foto Arcivio)

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Flavio Grisoli

Prosegue il nostro appuntamento con il giro di

opinioni dei tecnici che operano o hanno ope-

rato nei campionati dilettantistici per sapere dalla

loro viva voce cosa ne pensano riguardo la possibi-

le creazione di un sindacato specifico di categoria,

svincolato dall’AIAC. Il nuovo soggetto avrebbe come

denominazione A.I.A.D. (Associazione Italiana Alle-

natori Dilettanti), e come scopo precipuo avrebbe

quello di difendere le ragioni di una categoria che

negli ultimi anni forse è stata messa un po’ da par-

te rispetto ai tecnici che occupano panchine

più prestigiose (se non altro per campionato

di appartenenza). Nelle interviste raccolte le

scorse settimane sono cominciate ad essere

avanzate anche delle proposte, oltre ai sem-

plici commenti sulla sollecitazione iniziale: ad

esempio l’ex tecnico del Teramo Rinaldo Cifal-

di nel numero della scorsa settimana ci disse

che secondo lui andrebbe rivista la norma che

equipara un allenatore professionista a quello

dilettante in caso il primo si ritrovi a guidare

una formazione dall’Interregionale in giù. Giu-

sto o sbagliato che sia, vale la pena parlarne, e

quindi aggiungiamo questo ulteriore elemen-

to al nostro dibattito. Altro argomento che ab-

biamo voluto condividere con gli allenatori interpel-

lati è se la decisione della Lega Nazionale Dilettanti di

abolire l’obbligo del patentino dalla Prima Categoria

fino agli Juniores sia valida o meno. Finora questo

provvedimento - preso forse “di stomaco” e come

una ritorsione verso Ulivieri, dopo che l’AIAC, insieme

all’Associazione Italiana Calciatori di Tommasi peral-

tro, aveva bocciato la modifica della Divisione Calcio

Femminile a Dipartimento della LND nell’Assemblea

per la riforma dello Statuto federale della FIGC dello

scorso 20 giugno - non ha riscontrato pareri favore-

voli, in quanto - affermano i mister - il possesso del

patentino implica un percorso di formazione spe-

cifica non solo sotto il profilo strettamente tecnico-

tattico, ma anche psicologica e umana nel rapporto

con gli atleti, a maggior ragione indispensabile se ci

si deve approcciare con i giovani. Ora, le indiscrezio-

ni degli ultimi giorni parlano di un riavvicinamento

fra via D’Annunzio a Firenze e Piazzale Flaminio a

Roma, con un tavolo di confronto pronto (?) a par-

tire per dirimere varie questioni tra cui,

pare, anche il riconoscimento politico da

parte dell’AIAC del Dipartimento Calcio

Femminile. Atto puramente a titolo no-

minale, al quale poi naturalmente dovrà

far seguito quello formale il giorno in cui

si riuscirà (sic) a convocare una nuova

assemblea per la riforma dello Statuto.

Se queste indiscrezioni dovessero tro-

vare conferma, sarebbe un grave passo

indietro da parte di Ulivieri. Ad maiora.

A tutto questo ha risposto per noi que-

sta settimana Eugenio Benuzzi, tecnico

del Mezzolara. Il mister che ha portato

la compagine emiliana dalle zone basse

Benuzzi: “Ben venga un sindacato per i dilettanti, visto che l’AIAC organizza riunioni tecniche solo per allenatori di A e B. E poi quelle graduatorie per i corsi.....”

88 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 27 - 14 luglio 2011

Inchiesta AIAC

Eugenio Benuzzi (Foto Archivio)

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della classifica a sfiorare i play-off nella stagione ap-

pena conclusa Eugenio Benuzzi, non le manda certo

a dire: «In linea di massima mi sento di essere abba-

stanza solidale verso la creazione di un sindacato di

categoria specifico, anche se io essendo in possesso

del patentino di Seconda Categoria mi confronto

con altre problematiche». Altre problematiche che

Benuzzi però non esita ad elencare: «Non c’è grande

comunione di intenti fra la base e i vertici, ad esempio

le riunioni tecniche vengono organizzate solamente

per i tecnici di Serie A e B, mentre pochissime per la

Lega Pro e nessuna per la Serie D. In questa catego-

ria - prosegue Benuzzi - si è come una barchetta in

mezzo all’oceano, e quello che ho appena detto è

direttamente proporzionale alla qualità del Consi-

glio Direttivo dell’AIAC. In molti colleghi pensano pro

domo sua, c’è poca solidarietà, e ci sono tanti che

mettono sul piatto della bilancia i contratti di spon-

sorizzazione». La parolina magica è venuta fuori alla

fine: «Mi sono dovuto confrontare diverse volte con

questo tipo di situazioni - commenta con tono quasi

sconsolato e disilluso Eugenio Benuzzi - e una per-

sona dovrebbe avere la forza morale di essere svin-

colato da queste dinamiche, anche per non essere

giudicato dai propri giocatori come uno messo lì solo

per i soldi». Parole forti, alle quali però ne seguono

altre: «Io sono per la meritocrazia, e i punteggi per

le graduatorie di ammissione ai corsi per ottenere il

patentino sono un esempio lampante del contrario.

Io ho vinto nove campionati nella mia carriera, e per

partecipare al corso di Prima Categoria mi sono ri-

trovato sotto ad altri che non avevano la mia stessa

esperienza e palmarès ma con 5 presenze in Serie A.

Bisogna dare più possibilità a tutti. E poi voglio dire,

ma come è possibile che, con tutto il rispetto per lui,

Vincenzo Montella da allenare i giovanissimi della

Roma si ritrovi di colpo a guidare la Prima Squadra

in Serie A, e adesso sia arrivato a Catania senza la

minima esperienza, mentre ci sono altri che nono-

stante anni e anni di gavetta nelle categorie inferiori

con vittorie su vittorie - e a noi viene subito in mente

il nome di Giuseppe Sannino, che dopo quattro cam-

pionati vinti consecutivamente e una prima stagione

in Serie bwin con il Varese da strabuzzare gli occhi, ha

finalmente la grande occasione di allenare in A con

il Siena - non sia data neanche la possibilità di otte-

nere il patentino di Prima Categoria?». La creazione

di un sindacato specifico, svincolato dall’AIAC quindi

potrebbe essere una possibile soluzione alle tante

problematiche che affliggono una categoria di tecni-

ci che, come confermatoci dallo stesso Benuzzi, sono

lasciati a loro stessi: «Sì, sicuramente. Ripeto, in linea

di massima sembrerebbe una cosa corretta. L’impor-

tante, come spesso accade in questi casi, è che non

si sconfini troppo, e troppo presto, nell’utopia». Al-

tro tema che introduciamo all’attenzione del nostro

interlocutore è l’abolizione dell’obbligo di patentino

per allenare dalla Prima Categoria fino agli Juniores.

Quando gli diciamo che la pressoché totalità dei suoi

colleghi intervistati finora si siano dichiarati contrari a

questo tipo di provvedimento, Benuzzi risponde così:

«A me piace essere un bastian contrario, ma non cer-

to per partito preso. Secondo me, chi vuole cimentar-

si nella carriera di allenatore, perché non dovrebbe

essergli data la possibilità di provare? Poi, se vuole

andare avanti nelle categorie che contano, allora

avere una certificazione può essere utile. Dobbiamo

dare spazio a tutti, alla meritocrazia. Solo così facen-

do si potrebbero evitare malcostumi come quelli che

ho elencato prima. Vorrei solo portare due nomi a

titolo di esempio - conclude il tecnico del Mezzolara -

Scoglio e Sacchi. Sono stati due grandi tecnici che non

hanno maturato neanche un minuto da giocatori.

Nel calcio di oggi non avrebbero avuto

possibilità, le pare normale?».

99w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 27 - 14 luglio 2011

XXVI Universiade, Veneri: “Tutto pronto per lo sbarco in Cina” Fabiola Rieti

Il countdown per la XXVI Universiade è cominciato. Manca meno di un mese

all’evento che raccoglie gli studenti sportivi e che si disputerà in Cina a Shen-

zen dal 12 al 23 agosto. Giorgio Veneri, selezionatore della Rappresentativa di

Lega Pro, racconta come si stanno preparando alla manifestazione: «Abbiamo

finito l’attività con l’ultimo test giocato contro la Top 11 della Lega Nazionale

Dilettanti. Ci ritroveremo i primi di agosto per partire intorno al 10». La preoc-

cupazione del mister, però, è legata soprattutto ad alcuni fattori: «Temo molto

il caldo e il fatto che, come è successo anche nelle altre occasioni, noi arriviamo

con pochi giorni di preparazione nelle gambe e giocando un ogni 2 giorni sarà

davvero dura». Per sopperire a questo genere di problemi, il tecnico ha operato

una scelta molto oculata: «Ho selezionato i ragazzi con l’obiettivo di avere una

squadra equilibrata con un ricambio in tutti i ruoli. Questa valutazione l’ho fatta

proprio in virtù delle tempistiche di gioco, perché sono convinto che sarà diffi-

cile per un calciatore partecipare a tutte le gare in programma, visto che hanno

poco tempo di recupero tra una partita e l’altra». Paura degli avversari? «Non li

conosciamo, vedremo al termine del girone con Repubblica Ceca, Thailandia e

Uruguay». Secondo il ct Veneri questa manifestazione ancora non sdogana del

tutto l’immagine del calciatore bello, ricco e ignorante: «Purtroppo siamo ancora

lontani, perché di giocatori che fanno l’università in questa categoria ce ne sono

proprio pochi, infatti la selezione è stata difficile. Mi rammarica pensare che la

maggior parte si attacca all’idea di vivere di calcio». La rosa in partenza per la

Cina è la seguente: Portieri: Stefano Goletti (1987-Celano), Luca Mosca (’90-Vir-

tus Entella); Difensori: Marco Bigoni (’90-Chieti), Davide Addona (’83-Crociati

Noceto), Oreste Sirignano (’85-Cavese), Dario Bova (’84-Lucchese), Walter

Zullo (’90-Como), Samuele Salvadori (’87-Poggibonsi), Roberto Civita (’87-Ne-

apolis Mugnano); Centrocampisti: Paolo Facchinetti (’84-Savona), Filippo Corti

(’89-Tritium), Luca Mora (’88-Crociati Noceto); Stefano Furno (’90- Benevento),

Loris Damonte (’90- Alessandria); Attaccanti: Pasquale Iadaresta (’86-L’Aquila),

Daniel Pfitscher (’90-Bellaria Igea), Pietro Lorenzini (’89-Crociati

Noceto), Giovanni Vriz (’89-Verona).

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11NUMERO 27 - 14 luglio 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

Sorrento si lascia alle spalle il fallimento degli spareggi promozione

e punta sull’ex dell’Alessandria Maurizio Sarri. Il mister è stato

accolto con esaltazione dalla piazza che si augura di sognare: «L’entu-

siasmo è importante per affrontare le delusioni, soprattutto per i play-

off persi. È stato un anno importante per il Sorrento, un secondo posto

che sarà difficile ripetere, visto la perdita di giocatori forti. Proprio per

questo abbiamo deciso di fare un programma biennale per guardare

al futuro». Il nuovo allenatore dei campani spiega perché ha scelto

la costiera amalfitana: «Il presidente Gambardella mi ha dato la sen-

sazione di essere una persona seria, corretta e leale, così come i suoi

collaboratori. Si può dire che ho scelto le persone e non la squadra».

Nelle dichiarazioni dei sorrentini, per ora, non ci sono proclami di pro-

mozione: «Mi hanno chiesto una gruppo competitivo, ma non mi han-

no messo pressioni riguardo

ai piazzamenti. Utilizzavano

con Simonelli un modulo

molto offensivo e non voglio

snaturarlo, ma cercherò di

fortificarlo in difesa». Sulla

questione partenze arriva-

no le noti dolenti: «Paulinho

è di proprietà del Livorno, ha

offerte da squadre di primo

livello e non credo che ri-

marrà a giocare

in Lega Pro».

Il Portogruaro volta pagina, tornan-

do in Lega Pro dopo la prima sta-

gione nella serie cadetta, e decide di

puntare su un allenatore giovane e

motivato: Rosario Pergolizzi. Il nuo-

vo tecnico granata si presenta così

alla piazza: «Ripartiamo da zero,

cercando di lavorare con entusia-

smo e pronti al sacrificio. Dobbiamo

fare valutazioni con prudenza cer-

cando di capire dove limare e quali

innesti fare senza fretta». Per ora la

possibilità di chiedere il ripescaggio

per il caso del calcioscommesse è

ancora un’ipotesi remota: «La so-

cietà ha dimostrato l’intelligenza di

sapersi muovere al momento giusto,

poi vedremo. Per ora noi ci organiz-

ziamo come se fossimo in Prima Di-

visione». Il progetto per la nuova sta-

gione secondo il mister dei veneti si

basa sul lavoro psicologico: «Cerche-

rò di dare una mentalità ai giocatori,

non ci devono essere obiettivi mini-

mi, ma solo massimi. Non mi piace il

calciatore “tacco e punta”, ma voglio

quello che si deve sempre sudare la

maglia». Dal punto di vista tecnico-

tattico l’allenatore ex Primavera del

Palermo non ha dubbi: «Lavorerò

con un modulo di partenza che poi

dovrà evolversi durante l’anno se-

condo le partite. Quello che voglio è

compattezza e unione

di squadra».

Amedeo Mangone rimane al

timone della Reggiana dopo

essere passato attraverso le tempe-

ste di marzo che lo vedevano ad un

passo dall’esonero. Eppure il mister è

andato dritto per la sua strada senza

lasciarsi influenzare dalle voci di corri-

doio ed è ancora a Reggio Emilia: «C’è

un programma serio di gestione della

società e mi hanno chiesto subito la

conferma dell’incarico». Sul nuovo

progetto vola basso il tecnico granata,

ex Pavia: «Abbiamo preso tanti gio-

vani, l’obiettivo è costruire qualcosa

di importante. Personalmente vorrei

vincere e arrivare a centrare un suc-

cesso, ma vedremo poi nel corso del

campionato». In relazione alle mosse

di calciomercato, l’allenatore è im-

pegnato nell’implementazione della

rosa: «Abbiamo deciso i giocatori se-

condo il budget messo a disposizione,

prendendo sia calciatori giovani, che

elementi esperti come il centrocam-

pista Giampaolo Calzi dalla Pro Patria

e Mario Gurma attaccante albanese

proveniente dal campionato greco».

Dal punto di vista tecnico tattico co-

minciano a delinearsi gli schieramen-

ti possibili: «In questa categoria c’è

bisogno di provare molte soluzioni

alternative. Partiremo sicuramente

con 3 giocatori in difesa come abbia-

mo concluso lo scorso campionato,

poi valuteremo le varie

opzioni per l’attacco».

Pergolizzi: “Portogruaro tutta sostanza” Reggiana, Mangone: “Qui programma serio”

Mister Sarri: “Ho scelto Sorrento più per le persone che per la squadra” Servizi di Fabiola Rieti

Sarri (Foto Archivio)

Pergolizzi (Foto Archivio)

Mangone (Foto Archivio)

Page 12: PROFESSIONE CALCIO - SFOGLIA IL SETTIMANALE - ANNO III N.27

1212 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 27 - 14 luglio 2011

È stato presentato lo scorso martedì il nuovo direttore sportivo dell’Esperia

Viareggio, è Giovanni Dolci che prende il posto di Andrea Gazzoli, ora in

forza al Grosseto. Con il neo diesse e l’iscrizione che ormai è cosa fatta ed an-

che la questione stadio sembra risolta, resta solo un nodo ancora da sciogliere:

quello dell’allenatore. Il presidente Stefano Dinelli ha già dei nomi sul taccuino

ma sono top secret: «Ne stiamo valutando vari, sapremo solo dopo aver fatto

i colloqui quale sarà più idoneo alle nostre aspettative e al nostro progetto». Un

programma, quello per il 2011/2012, che non si discosterà molto dal precedente:

«Il programma, come abbiamo ampiamente dimostrato in questi anni, punta su

giovani, entusiasmo e valorizzazione delle risorse umane – continua il numero

uno bianconero – e come giovani sono da intendersi sia giocatori che tecnici

emergenti che con noi possono mettersi in mostra e magari poi andare a far bene

in categorie superiori». Gli obiettivi delle zebre sono chiari: «Salvezza sia per la

permanenza in Prima Divisione sia per gli oneri societari». Nel corso di questo

calciomercato ci sarà un bel da fare per il nuovo direttore sportivo, dovrà ricom-

porre la squadra viste le numerose partenze: «Dolci è a Milano in questi giorni, ha

parecchi contatti e una grande esperienza come osservatore nel settore giovanile,

indispensabile per portare nuovi talenti da noi, anche se è difficile perché oggi in

tanti stanno cercando e vogliono puntare tutto sugli under. Ma sono fiducioso,

ci sappiamo fare in questo lavoro». Fino a qualche settimana fa Dinelli è stato

tentato dal mollare la squadra viareggina ma alla fine ha scelto di rimanere, cosa

lo ha convinto? «Mi hanno

persuaso il fatto che dopo

otto anni non si aveva la ga-

ranzia di passare la società

con un progetto che desse

la concreta possibilità di

proseguire (alla luce dei fatti

di Lucca) e poi l’entusiasmo

dei miei collaboratori. Così

ho deciso di tornare sui miei

passi, è comunque una sfida

che mi appas-

siona».

Esperia Viareggio nel segno della continuità

Il Barletta punta in alto con la grana Stadio, Tatò: “Giocheremo ad Andria”Servizi di Sara Sbaffi

Continua il lavoro di Marco Cari sulla panchina del Barletta. Il mister è stato

subito riconfermato a campionato concluso: «Questo mi inorgoglisce e

mi fa piacere perché è una piazza importante, hanno le idee chiare e c’è voglia

di crescere». Intanto il presidente Tatò si dice convinto che il prossimo sarà un

campionato di vertice per i biancorossi, il progetto è ambizioso ma il tecnico non

intende sbilanciarsi troppo: «Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, nei nostri

obiettivi c’è di fare certamente una buona stagione». Non ha richieste particolare

per quanto riguarda il calciomercato: «Venti anni fa si facevano richieste, adesso

c’è un gruppo di lavoro

apposito per le idee a

livello tattico. Loro sono

a Milano, ci sentiamo e

lavoriamo in simbiosi. Si-

amo una squadra che ha

cambiato tanto, è da ri-

fare quasi tutta, viste le numerose partenze». Il presidente Roberto Tatò intanto è

impegnato sul mercato, ma la situazione è caotica: «In questi giorni attivissimi c’è

molta confusione perché le società sono in condizioni finanziarie disastrose, sullo

stomaco hanno i contratti dei giocatori che non possono rescindere, non sanno

neanche se si iscriveranno». Poi c’è la questione “Cosimo Puttilli”, ferma da trop-

po tempo (per di più adesso che il sindaco si è dimesso): «Per lo stadio stiamo an-

cora al chilometro zero. È un silenzio che fa rumore quello dell’Amministrazione

comunale. Non voglio entrare nei meriti politici. So che è stato fatto un sopral-

luogo da parte dei funzionari del Coni Service, ma noi non siamo stati invitati al

tavolo e non sappiamo il perché». Il numero uno pugliese ha voluto lanciare una

provocazione che però potrebbe presto diventare realtà, cioè giocare le partite

casalinghe nello stadio “Degli Ulivi” di Andria: «Più che una provocazione la mia

era una comunicazione, una proposta che avanzerò tra qualche settimana al

sindaco di Andria se la situazione dovesse continuare. Questo spet-

tacolo non può più andare in onda».

Il numero uno dei toscani Stefano Dinelli: “L’entusiasmo dei miei collaboratori mi ha persuaso a restare”

Stefano Dinelli ((Foto Archivio)

(Foto Archivio)

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Page 14: PROFESSIONE CALCIO - SFOGLIA IL SETTIMANALE - ANNO III N.27

1414 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 27 - 14 luglio 2011

Fabiola Rieti

A Bressanone si sono risollevati e sono più

agguerriti di prima, dopo aver perso i play-out

di Prima Divisione con il Ravenna su rigore a tempo

scaduto per la follia del portiere tirolese Davide

Zomer. Il presidente del Sudtirol, Walter Baum-

gartner, ripercorre quei momenti: «Abbiamo sof-

ferto tantissimo, perché è stata una retrocessione

strana. Bisogna guardare al futuro e noi program-

miamo la rosa per la Prima Divisione, perché con

il caso calcioscommesse deve essere

riscritta la griglia delle partecipanti e

noi crediamo nella giustizia sportiva».

Il numero uno biancorosso si riferisce

alla collusione degli ex dirigenti della

squadra romagnola con la bomba di

scommessopoli, che porterebbe il

Ravenna ad una retrocessione a tavolino. Nel miri-

no dei tifosi altoatesini era finito il portiere Zomer,

che emigrerà verso altri lidi nel prossimo campion-

ato: «Non farà parte del gruppo, è ovvio che non ci

sono le condizioni per continuare il rapporto. È dif-

ficile da giudicare ciò che si è verificato, ma non è

possibile presentarlo all’ambiente. È anche un modo

per salvaguardarlo da inevitabili attacchi da parte

della tifoseria». Il massimo dirigente biancorosso il-

lustra il piano per la stagione

2011/2012: «Manterremo

una grossa componente

della squadra per essere

pronti a disputare la Prima

Divisione e inseriremo dei

giovani. Non è facile, è tutto

incerto e c’è necessità di mantenere la calma, poiché

non si sa ancora in che categoria giocheremo». Ri-

mane il nodo allenatore che ancora non è stato sci-

olto perché la società vuole prendersi tutto il tempo

per poter scegliere il meglio. Secondo indiscrezioni,

il nome individuato per la panchina potrebbe es-

sere Raffaele Novelli, l’eroe di Busto Arsizio che ha

condotto la Pro Patria ai play-off nonostante i disagi

societari. Walter Baumgartner non si sbilancia: «È

stato contattato, ma ci sono problemi contrattuali

da dirimere. Non è certo sia lui il prossimo tecnico

del Sudtirol, potrebbe anche cambiare. Ci stiamo

prendendo tutto il tempo necessario per fare le

nostre valutazioni, perché l’allenatore è una figura

essenziale per gli esiti sportivi di una

compagine».

Il Sudtirol crede nel ripescaggio. Baumgartner: “Siamo pronti”

(Foto Archivio)

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1515w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 27 - 14 luglio 2011

Dopo una stagione praticamente perfetta in quel di Borgo a Bug-

giano, con la vittoria del girone D dell’Interregionale e la pro-

mozione diretta in Lega Pro, il tecnico Guido Pagliuca è pronto per

un’altra sfida sempre in Toscana, al Gavorrano: «La forza del Bug-

giano era il grande gruppo

che avevo a disposizione. Ora

sono contento di sedere su

questa panchina, è una so-

cietà giovane ed ambiziosa

nella quale c’è parecchio en-

tusiasmo». Piazza che tuttavia

nel marzo scorso ha visto la

scomparsa improvvisa del suo

presidente Mario Matteini a

soli 65 anni. Il neo allenatore

azzurrorosso, trentacinquenne, ha portato via alla sua ex squadra

oltre al preparatore dei portieri, Federico Callai che diventerà il suo

vice, anche Fabio Rosati, fantasista classe 1991 (33 presenze e 6 reti

nella passata stagione) ma non è finita qui: «Pure Lorenzo Spanu è

con noi (il bomber è nato nel 1989 ha giocato nel Pisa e nel Virtus

Castelfranco prima di approdare a Buggiano) e stiamo per prendere

Matteo Nicoletti (21 anni, centrocampista con caratteristiche offen-

sive). Sono tutti giocatori che rispecchiano il profilo giovane voluto

dalla società». Qual è l’obiettivo da raggiungere nella prossima sta-

gione? «Il mantenimento della categoria, abbiamo abbassato molto

l’età media della squadra. Ci sono quattro elementi d’esperienza,

tutti gli altri sono under. Mentre i miei obiettivi personali – continua

il mister dei grossetani - sono quelli di creare un gruppo affiatato che

a fine campionato sia dispiaciuto di salutarsi, quindi di

rimanere e fare bene».

Pagliuca dopo il trionfo con il Borgo a Buggiano riparte dal Gavorrano

A San Marino il fiuturo ha

il nome di Danilo Petrelli.

Dopo numerose notizie contra-

stanti tra loro è arrivata l’an-

nuncio ufficiale da parte della

società Titana e il nuovo nume-

ro uno ha voluto subito confer-

mare il tecnico Petrone: «Resta

con noi, il mister non è mai sta-

to e mai sarà in discussione»:

Da stabilire il resto dello staff

tecnico e dirigenziale oltre che

a quello del gruppo che Petro-

ne avrà a disposizione e proprio

il mister ci conferma che: «Due

settimane fa, mi hanno dato la

conferma che tenevamo dieci o

undici ragazzi, come Fogacci e

Gasparello, anche perché non

conoscendo ancora il regola-

mento per la prossima stagione

se la Seconda Divisione sarà a

due o tre gironi, e non sapen-

do in quale ci mettono, siamo

in una situazione particolare,

tra l’incudine e il martello. Es-

sendo noi in Emilia Romagna -

prosegue Petrone - ci possono

mettere sia nel girone del nord

che del sud. Quindi se continu-

iamo con un organico che già si

conosce questo può essere un

punto di vantaggio». Gli obiet-

tivi diventano quasi scontati

in questa disastrata Lega Pro:

«Sono sempre gli stessi, valoriz-

zare i giovani e tenere sott’oc-

chio il budget. La prima cosa

era salvare la società. e con

l’avento del nuovo staff dirigen-

ziale questo potrà

avvenire».

La nuova dirigenza c’è ed è stata

presentata lo scorso venerdì: Fran-

cesco Mercuri, ex dirigente dell’Inter-

piana, Francesco Giovinazzo, già pre-

sidente della Taurianovese, Francesco

Patania che ritorna dopo alcuni anni di

assenza, oltre al duo formato da Enzo

Messina e Michele Pagano. Proprio

grazie a tutti loro quello che sembra-

va solo un miracolo, cioè l’iscrizione al

prossimo campionato di Seconda Di-

visione, è cosa fatta. Anche lo stadio

“Luigi Razza” è stato risistemato con

un nuovo manto erboso. Rimaneva

solo l’allenatore come ultimo nodo da

sciogliere e finalmente lunedì è arriva-

ta l’ufficialità. Franco Viola siederà sul-

la panchina calabrese nella prossima

stagione. Fortemente voluto dal nuo-

vo socio Mercuri, in passato ha alle-

nato a Rosarno, Castrovillari e Scalea.

Mauro Beccaria, direttore sportivo e

proprietario al 20% della società ora

può dedicarsi con maggiore serenità

al calciomercato: «Il nostro obiettivo

è la salvezza, poi speriamo in qualco-

sa di più muovendoci sul mercato per

portare giocatori importanti, sotto i

venti anni e di categoria, per sbaglia-

re il meno possibile. Come il nuovo

acquisto Mirko De Francesco prove-

niente dal Valmontone,

un ragazzo che vale».

San Marino, Petrelli presidente, Petrone resta La Vibonese cambia tutto, dalla società al mister

Servizi di Sara Sbaffi

(Foto Archivio)

Il nuovo tecnico della Vibonese Franco Viola (Foto Archivio)

Page 16: PROFESSIONE CALCIO - SFOGLIA IL SETTIMANALE - ANNO III N.27

1616 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 27 - 14 luglio 2011

Rimini, la Lega Pro è una questione di tempoMario Macalli: “I romagnoli giocheranno tra i professionisti solo se ci saranno defezioni”

Paolo Bravo, ds dei biancorossi: “Passeremo sicuramente come ripescati. Manteniamo un basso profilo”Luca D’Angelo, tecnico riconfermato: “Seconda Divisione sicura, procederemo passo dopo passo”

Mentre sulla riviera romagnola si preparano

ad un’estate bollente, il Rimini calcio deve

risolvere una questione infuocata che rischia di

far saltare i piani per il futuro del gruppo. Dopo

aver vinto la finale play-off contro la Turris, la

squadra si era guadagnata l’accesso alla Lega Pro

invece, per approdare tra i professionisti dovrà

fare domanda di ripescaggio e gli interrogativi

sulla questione si moltiplicano, ma uno regna su

tutti: allora a cosa sono serviti i play-off? Paolo

Bravo, direttore sportivo del Rimini, ha parlato

dell’approccio scelto dalla società: «Passeremo

come ripescati, abbiamo fatto il punto al consi-

glio e abbiamo scelto la linea della non polemica.

Questa situazione è un’anomalia che è balzata

agli occhi di tutti e di cui ne hanno parlato molte

testate di settore indipendentemente dalla no-

stra scelta di mantenere un basso profilo. È solo

questione di tempo, tra 20 giorni (la domanda

da presentare per i ripescaggi scade il 29 luglio)

saremo in Lega Pro». Eppure secondo le dichia-

razioni rilasciate al nostro sito internet la scorsa

settimana da Mario Macalli, numero uno dell’ex

serie C, il finale non sembra così scontato: «Se ci

sono i posti, il Rimini giocherà in Seconda Divisio-

ne, altrimenti no. Abete può dire quello che vuole,

ma se quest’anno arriviamo a 76 squadre, che è il

numero deciso a suo tempo, per i romagnoli non

c’è posto». Il direttore sportivo riminese è sicuro:

«Non si iscriveranno in parecchie, se così non fos-

se poi ci penseremo». Certo, secondo i controlli

della Co.Vi.So.C. di compagini sull’orlo della ban-

carotta ce ne sono molte tra tentativi mal riusciti

di ricapitalizzazioni e mancanza di garanzie. Però

rimane ancora aperto un interrogativo sull’utilità

dei play-off che proprio non riesce a trovare una

risposta neanche dalla voce del dirigente bianco-

rosso: «Su questa questione abbiamo deciso di

non rilasciare più dichiarazioni, perché la situazio-

ne è lampante e chiara già da sola». Dopo il rin-

novo del mister Luca D’Angelo, procedono i mo-

vimenti per organizzare il progetto della società

per la stagione 2011/2012 fissando i punti fermi

e congelando i buoni elementi di casa propria su

indicazione anche del tecnico: «Con l’accesso in

Lega Pro l’obiettivo sarà mantenere la categoria

e lanciare dei giovani. Ripartiamo con le conferme

di alcuni elementi che si sono rivelati importanti

per la scalata ai play-off come Pierluigi Baldaz-

zi, Alessandro Mastronicola e i fratelli Andrea e

Marco Brighi. Abbiamo optato per la risoluzione

con Giuseppe Aquino ed Alessandro Evangelisti e

con altri ci sono ancora dei discorsi in sospeso». A

differenza delle concorrenti, il Rimini punterà su

calciatori di livello per affrontare il meritato salto

di categoria: «Per i nuovi talenti ci appoggeremo

al nostro vivaio, mentre in sede di calciomercato

lavoreremo per portare in rosa qualche giocatore

esperto della categoria». L’allenatore romagnolo

scuote gli animi: «Abbiamo la certezza di arrivare

tra i professionisti, andiamo avanti con la nostra

politica, facendo crescere i nostri ragazzi senza

colpi di mercato sorprendenti. Al giorno d’oggi bi-

sogna procedere passo dopo passo». Dal punto di

vista tattico: «Continueremo ad utilizzare il 4-2-3-

1 e gli innesti serviranno a completare l’organico

in base a questo modulo». Le formalità non spa-

ventano il tecnico biancorosso: «Partiremo per il

ritiro il 27 luglio, la scadenza per la presentazione

della domanda di ripescaggio scade il 29 luglio,

ma non cambia nulla dal punto di vista calcistico

è solo una questione burocratica. Siamo molto

motivati perché abbiamo ricevuto

anche i complimenti dalla Figc».

Mister D’Angelo (Foto Archivio)

Paolo Bravo (Foto Archivio)

Fabiola Rieti

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1717w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 27 - 14 luglio 2011

Fabiola Rieti

L’Ischia affila le armi per il prossimo campionato e

sogna di volare alto come vuole la consuetudine

ad inizio stagione. Il presidente Giovanni De Vivo

commenta il recente approdo sulla panchina isolana

di Mimmo Citarelli: «L’allenatore è stato scelto dal

nostro direttore generale che ha avuto carta bianca

per la creazione dello staff e della rosa che comporrà

la squadra del prossimo anno. È un mister che ha car-

attere e darà sicuramente un’impronta decisa e de-

terminata al gruppo». Il massimo dirigente ischitano

rivela le sue aspettative per il campionato che verrà:

«Per quanto riguarda gli obiettivi sportivi preferisco

non addentrarmi e lascio parlare chi è più esperto

di me. Certo, mi aspetto un campionato nelle parti

alte della classifica, ma poi il calcio giocato è un’altra

cosa rispetto a quello che possiamo immaginare».

Mimmo Citarelli, invece, non si nasconde e annun-

cia con convinzione: «Io punto ad un campionato di

vertice senza timori e paure. Abbiamo già stilato una

lista di giocatori e ho chiesto uomini con certe carat-

teristiche: voglia e cuore. Di lavativi non ne voglio e

comunque con me non avrebbero spazio». Favorito

per la panchina gialloblu era Carmine Gautieri, che

è stato bruciato al fotofinish proprio dal tecnico

campano: «Ho collaborato due anni con il direttore

generale Nicola Crisano, quando ero al Procida. Sa

come lavoro ed è stato determinante il suo interven-

to per il mio arrivo in questa splendida isola» spiega

il mister. Dal punto di vista tattico Citarelli parte da

un elemento fondamentale: «Punterò sulla difesa

a quattro, ma i numeri sono solo numeri e contano

relativamente, l’importante è il gioco. La Serie D è

complicata, ma se uno ha allenato a Torre Annun-

ziata o al Savoia, può allenare dovunque, non solo

in Campania». Sarà dunque il tempo a stabilire se

la scelta è stata giusta oppure se era più opportuno

scommettere sull’ex giallorosso e tecnico nelle pas-

sate stagioni di Potenza e Olbia Gaut-

ieri.

L’Ischia affila le armi, mister Citarelli: “Puntiamo al vertice”

Citarelli (Foto Archivio)

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Flavio Grisoli

Santina Pompermaier Responsabile

Calcio femminile Cr Molise: “Dobbiamofare i conti con una

mentalità maschilista”La Nazionale Femminile

(Foto Archivio)

19NUMERO 27 - 14 luglio 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

Lo “schiaffo”, come lo abbiamo ribattezzato,

dell’AIAC alla LND il giorno della mancata

approvazione della modifica della Divisione

Calcio Femminile a Dipartimento della Lega

di Piazzale Flaminio, ha dato vita ad una serie

di polemiche molto aspre. La prima reazione,

che stiamo analizzando nell’inchiesta alle

pagine 8 e 9, è stata quella da parte della LND

di abolire il patentino per allenare dalla Prima

Categoria fino agli Juniores. Questo provve-

dimento è apparso più come una ritorsione

verso Ulivieri e compagnia che come una ri-

forma studiata a tavolino. Lasciando da parte

polemiche sterili che comunque rendono

bene l’idea di che livello abbia raggiunto la

classe dirigente calcistica italiana, nei giorni

immediatamente successivi all’Assemblea

della LND (datata 21 giugno) è stato ufficial-

izzato il commissariamento della Divisione

Calcio Femminile con a capo Carlo Tavecchio

dopo le dimissioni da presidente di Giancarlo

Padovan dopo due anni al vertice del calcio

in rosa. Una settimana fa, poi, il 6 luglio il

presidente Tavecchio ha dato vita al Comitato

Cosultivo della Divisione Calcio Femminile.

Questo nuovo organo, coordinato dal presi-

dente del Comitato regionale Calabria Anto-

nio Cosentino, avrà lo scopo di “comprendere

le esigenze del sistema locale e nazion-

ale”, come si legge nel comunicato ufficiale

della LND. Insieme a Cosentino, tre donne:

Elisabetta Cortani, Ida Micheletti e Santina

Pompermaier. Proprio con quest’ultima, re-

sponsabile del calcio femminile del Comitato

regionale Molise, cerchiamo di fare il punto

della situazione proprio partendo dalla co-

sitituzione di questo comitato: «Non ci sono

ancora le linee guida precise su cosa si dovrà

fare - esordisce la Pompermaier - perché al

momento si è provveduto solo alla costituzi-

one e alla nomina di chi ne dovrà fare parte.

Il nostro compito principale, comunque, sarà

quello di coadiuvare il commissario Tavecchio

nella sua azione». Quello che è certo, è che il

calcio femminile ha bisogno di un profondo

processo di riforma: «Dobbiamo avere mag-

gior contezza delle esigenze del territorio,

sviluppando le strategie per migliorare. Noi

abbiamo delle idee per le quali in questi ul-

timi anni i numeri non siano così favorevoli,

però le studieremo a tempo debito. Di certo

dovremo dare una sterzata, un’inversione di

tendenza». Quanto è stato “doloroso” dover

ingoiare il rospo della mancata creazione del

Dipartimento? «Si avrebbe avuta una ges-

tione interna della situazione, più controllata.

Comunque ci tengo a dire che il termine com-

missariamento è più brutto da pronunciare

e da sentir dire che nel suo effettivo signifi-

cato. Dobbiamo guardare sempre con fidu-

cia, e nella prossima riunione del Comitato

potremo definire una strategia più precisa».

Cosa si poteva fare e non si è fatto sotto la

gestione Padovan? «Non penso che sia un es-

ercizio giusto puntare il dito verso qualcosa o

qualcuno. Con il senno del poi sono tutti bra-

vi, l’importante è sapersi confrontare con co-

scienza critica con il passato, dando sempre il

meglio di sé. La cosa fondamentale - proseg-

ue Santina Pompermaier, molto disponibile -

è il territorio. I responsabili regionali e provin-

ciali sanno quali sono le difficoltà, e facendo

gruppo troveremo il bandolo della matassa».

Per concludere, un giudizio di natura sociale:

potrà il popolo italiano dare il giusto risalto

alla disciplina? «Noi purtroppo facciamo sem-

pre i conti con una mentalità maschilista, una

forma mentis che in Europa non ha riscontro.

Dovremo sgomitare e farci largo per riuscire

ad avere dei numeri che sappi-

amo potremo raggiungere».

Page 20: PROFESSIONE CALCIO - SFOGLIA IL SETTIMANALE - ANNO III N.27
Page 21: PROFESSIONE CALCIO - SFOGLIA IL SETTIMANALE - ANNO III N.27

All’interno delle Norme Organizzative

Interne Federali c’è il cosiddetto “pre-

mio di preparazione”. Esso matura all’atto

del primo tesseramento del calciatore come

“giovane di serie”, “giovane dilettante” o

“non professionista”. Per quanto riguarda

la normativa da analizzare questa è con-

tenuta nell’art.96 delle NOIF rubricato ap-

punto “Premio di preparazione” e dall’art.

49 e 50 CGS (norme che disciplinano e defi-

niscono la Commissione Vertenze Economi-

che). I soggetti che hanno diritto al premio

sono la società o le ultime due Società che

hanno avuto il calciatore tesserato nell’ar-

co delle ultime tre stagioni sportive. È da

tenere presente che qualora nella stagione

precedente a quella a cui avviene il tesse-

ramento a tempo indeterminato non risul-

ti alcun tesseramento federale, si perde il

diritto al premio. Altre condizioni per otte-

nere il premio possono così essere schema-

tizzate: le società appartenenti alla LND e

alla Lega Italiana Calcio Professionisti pos-

sono chiedere il premio di preparazione a

società appartenente a qualsiasi Lega. Le

società appartenenti alla Lega Nazionale

Professionisti “A” e “B” possono chiedere

il premio solo a società facenti parte della

stessa Lega. Il tesseramento del calciatore

per almeno un’intera stagione sportiva è

condizione essenziale per il diritto al pre-

mio. Per quanto concerne la prescrizione:

il diritto al premio si prescrive al termine

della stagione sportiva successiva a quella

in cui è maturato. La richiesta del premio

è consigliabile venga effettuata alla socie-

tà interessate a mezzo raccomandata A/R

da inviare, a pena di inammissibilità, entro

il 30 giugno della stessa stagione sportiva

successiva a quella in cui è stato effettua-

to il tesseramento con vincolo “giovane di

serie”, “giovane dilettante” o “non profes-

sionista”. In difetto, la società richiedente

potrà presentare ricorso in prima istanza

alla Commissione premi di preparazione:

non è prevista alcuna tassa per il ricorso

in prima istanza. Copia del ricorso va con-

testualmente inviata alla controparte a

mezzo raccomandata A/R. L’originale della

ricevuta della raccomandata va inviata alla

società controparte. Ultimo punto di que-

sto istituto riguarda la lettera liberatoria

concernente il premio di preparazione. Tale

eventuale lettera (su carta intestata della

Società richiedente, firmata dal Presidente

pro-tempore) attestante l’intervenuta tran-

sazione tra le parti, o la rinuncia al premio,

dovrà avere il visto di autenticità apposto

dal Comitato competente, provinciale o re-

gionale, della Società richiedente il premio,

presso il quale verrà depositato l’originale,

e dovrà pervenire alla Commissione premi

di preparazione prima della data della riu-

nione nella quale verrà presa la decisione al

riguardo. Se mancante di detto requisito, la

liberatoria non potrà essere presa in consi-

derazione.

www.studiolegaledelre.it

([email protected])

Dal campo al Foro

Guido Del Re

Il premio di preparazione (Art. 96 NOIF)

21NUMERO 27 - 14 luglio 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

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Dopo le eliminazioni di Tre Fiori (dalla

Champion’s per mano del Valletta) e Tre

Penne (dal primo turno preliminare di Europa

League dai serbi del Rad), il calcio sammarine-

se affida le sue residue speranze di raccogliere

un risultato positivo in àmbito internazionale

alla Juvenes/Dogana, vincitrice a sorpresa del-

la Coppa Titano nella stagione appena conclu-

sa sul monte Titano. Nel secondo turno preli-

minare di Europa League, i

titani se la vedranno (andata

il 14 luglio allo stadio Olim-

pico di Serravalle, con il no-

stro settimanale già andato

in stampa, e ritorno in terra

ex jugoslava il giovedì suc-

cessivo) con il FK Rabotnicki,

formazione macedone, che

nel primo round di qualifica-

zione hanno eliminato senza

troppi patemi d’animo gli

estoni del Narva Trans con

un 4-1 e un 3-0. Così come

per i campioni sammarinesi del Tre Fiori, che

hanno aperto un nuovo ciclo dopo l’addio di

Floriano Sperindio e l’avvento in panchina di

Paolo Tarini, anche per la Juvenes/Dogana la

nuova stagione si apre con un avvicendamen-

to in panchina: Luciano Mularoni è entrato a

far parte dello staff tecnico degli Allievi Nazio-

nali del Bologna, e così la società della piccola

enclave in territorio romagnolo lo ha sostituito

con Paolo Reciputi, classe 1969 di Bellaria, la

cui ultima esperienza è stata nell’Eccellenza

sulla panchina del S.Giustina S.Vito. Con il di-

rettore sportivo della Juvenes/Dogana Piero

Bronzetti cerchiamo di fare le “carte” a questa

sfida strizzando anche l’occhio alla prossima

stagione che si preannuncia, viste le tante no-

vità, ancora più avvincente ed equilibrata di

quella a cui abbiamo appena assistito: «Que-

sti - riferendosi ai macedoni - hanno vinto il

loro primo turno con due risultati abbastanza

eloquenti, sono professionisti che incontreran-

no dei dilettanti. C’è poco da fare». Anche qui,

come nei casi in cui abbiamo intervistato i tec-

nici di Tre Fiori e Tre Penne, c’è poco spazio per

l’ottimismo, e le dichiarazioni sono improntate

tutte al limitare al minimo i danni: «Cerchere-

mo di fare il meglio possibile - prosegue il diri-

gente della formazione sammarinese, che nel

suo palmarès annovera due Coppa Titano, nel

2009 e nel 2011 - anche considerando il fatto

che ci presenteremo con una squadra compo-

sta al 95% da ragazzi del nostro vivaio». Al di

là di tutto, questo particolare deve essere mo-

tivo di vanto per la società titana, che si mostra

agli occhi dell’Europa con i suoi prodotti e non

con ingaggi dell’ultimo momento per non cer-

care - talvolta con scarsi risultati in ogni caso

- di prendere le cosiddette “scoppole”: «Sì, è

proprio così - conferma Bronzetti - il nostro ap-

proccio è questo, poi vediamo quello che si ri-

esce a raccogliere». Un

commento sul nuovo

tecnico, Paolo Reciputi:

«Lo ritengo un bravo

tecnico, gioca con la

squadra molto corta, ed

è un buon motivatore.

Riesce ad infondere ag-

gressività, però contro

questi macedoni - che

nella loro rosa posso-

no contare su quattro

nazionali: Stojanov (3

presenze), Kumbev (9),

Manevski (2), Grozdanoski (il più esperto con i

suoi 48 caps in maglia giallorossa) - dobbiamo

fare molta attenzione, perché se ci scopriamo

troppo saranno dolori». Per concludere, uno

sguardo velocissimo al prossimo campionato:

con che velleità si presenterà la Juvenes/Doga-

na? «Potremo dire la nostra, anche se ci sono

squadre meglio attrezzate di noi al momento,

tipo il Tre Fiori e il Tre Penne. Però saremo sicu-

ramente in prima linea per lottare

per traguardi importanti».

La Juvenes/Dogana dopo la

vittoria della Coppa Titano

(Foto Pruccoli)

San Marino, ultime speranze Europee affidate alla Juvenes/DoganaFlavio Grisoli Campionato Sammarinese

23NUMERO 26 - 07 luglio 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

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