24
Lascio Via Allegri, tanto non servo ..... Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 - 00143 Roma IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5 ANNO 3 - N° 28 21 luglio 2011 1€ ISSN 1593-6309 9 7 7 1 5 9 3 6 3 0 0 5 9 8 0 0 2 8 Inchiesta AIAC: “L’Associazione Italiana Allenatori si vende i posti per i corsi a Coverciano” Professione Calcio TV canale 940 bouquet Sky Oltre ai documenti di Premiopoli e la non revoca dello Scudetto 2006 dalla FIGC fuggono anche i cervelli

PROFESSIONE CALCIO - SFOGLIA IL SETTIMANALE - ANNO III N.28

Embed Size (px)

DESCRIPTION

PROFESSIONE CALCIO - SFOGLIA IL SETTIMANALE - ANNO III N.28

Citation preview

Lascio Via Allegri, tanto non servo.....

Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 - 00143 Roma

IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5 ANNO 3 - N° 28 21 luglio 2011 1€

ISS

N 1

593-

6309

97

71

59

36

30

05

9

80

02

8

Inchiesta AIAC:“L’Associazione Italiana Allenatori si vende i posti per i corsi a Coverciano”

Professione Calcio TV canale 940 bouquet Sky

Oltre ai documenti di Premiopoli e la non revoca dello Scudetto

2006 dalla FIGC fuggono anche i cervelli

2 NUMERO 28 - 21 luglio 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

Reg. del Tribunale di Roma n° 1/2009

Amministrazionevia F.T. Marinetti, 221 - 00143 Roma

Tel/Fax 06.5000975email: [email protected]

Direttore responsabileMassimiliano Giacomini

email: [email protected]

CaporedattoreFlavio Grisoli

email: [email protected]

RedattoriFabiola Rieti, Sara Sbaffi

email: [email protected]

Segretaria di RedazioneGerarda Angela Lomonaco

email [email protected]

[email protected] [email protected]

Hanno collaborato Guido Del Re, Mauro Gasperini

Realizzazione GraficaWalter Fantauzzi - www.walterfantauzzi.com

Stampa: Global Stampa - Via Angelo della Pergola, 5 - 00176 Roma

Questo è il Paese dei baloc-

chi. Dei burattini al potere,

di personaggi che danno rispo-

ste lunghe decine di minuti per

cercare di annebbiarti le idee e

farti cadere in confusione. Gli

stessi personaggi che non han-

no più credibilità, che non han-

no più la minima decenza. Gli

stessi che dopo il fallimento dei

mondiali 2010 si sono presenta-

ti in sala stampa e hanno tirato

avanti per la loro strada senza

sentirsi “legati alla logica delle

poltrone”, senza nemmeno fare

un passo indietro. Sparando

nomi, idee e programmi che un

anno dopo hanno portato a 0

(zero) risultati soddisfacenti. Un

presidente Federale che arran-

ca, che decide di non decidere

in ogni qualsivoglia situazione,

che si contorna di personaggi

che intercettati dichiarano che

“serve gente funzionale al si-

stema” che dichiara, dopo aver

deciso di non decidere, perché

questa è la realtà unica e vera,

che “la credibilità del sistema è

legata al rispetto delle regole”,

ma poi le regole vanno a farsi

benedire quando c’è da prende-

re una decisione, oppure quan-

do i problemi nascono all’in-

terno della Federcalcio come il

caso Premiopoli. 14 i mesi per

annunciare al mondo del calcio

che la FIGC era incompeten-

te, noi che sono incompetenti

lo scriviamo da due anni, ma

ognuno ha i suoi tempi. Andrea

Abodi, presidente della Lega di

B ha affermato che: “Il Consiglio

federale era organo pienamen-

te titolato a decidere, sulla base

di quanto stabilito dallo Statu-

to federale art. 13.2 sul tema

dell’assegnazione dello scudet-

to”. Siamo d’accordo e lasciamo

a Flavio Grisoli da pagina 8, le

considerazioni del caso visto

che ha seguito per noi il Con-

siglio federale e ne ha dipinto

l’andamento con arguzia e intel-

ligenza. E poi la facciano finita

di parlarci di etica, che sì deriva

dal greco “Ethos” come affer-

mato dallo stesso “non legato

alle logiche della poltrona” in

conferenza stampa, ma è anche

vero che dietro l’etica si celano

i maestri della retorica e uno di

questi, Isocrate, affermava che

quando un oratore vuole defi-

larsi da una particolare discus-

sione allora si violano le basi

dell’”Ethos” che rende l’argo-

mento trattato aria

fritta.

Regola 1: Il valore dell’Etica sparisce quando qualcuno vuole defilarsi da un argomento

Massimiliano Giacomini

T C A STattica

LEGENDA

Curiosità Approfondi-mento

Statistica

ADERENTE A:

4 NUMERO 28 - 21 luglio 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

Come volevasi dimostrare. Contro il parere di illustri giu-

risti, Abete e la sua “banda” decidono di non essere

competenti per togliere lo scudetto ingiustamente cucito su

maglie tutt’altro che immacolate. Ma quando l’improvvido

Commissario Rossi lo consegnò a Moratti nonostante che i

tre saggi consigliassero prudenza,non aveva in sé racchiusi

tutti i poteri del Consiglio Federale? E se lo stesso ha potere

di consegnare, perché non può avere il potere di togliere?

Comunque vada a finire, l’immagine dell’Inter, anche da-

vanti agli occhi di veri tifosi interisti, si è sbriciolata. Per uscire

dall’impasse, Moratti avrebbe dovuto precedere il verdetto

riconsegnando spontaneamente quel trofeo stemperando

le polemiche oppure rinunciare alla prescrizione ed andare

a processo, sicuro della sua illibatezza. L’attaccarsi pervicace-

mente a quell’oggetto dello scandalo ha un chiaro significato:

con la relazione di Palazzi il processo darebbe torto all’Inter

con tutte le conseguenze del caso. E se per caso (come molto

probabile) il Consiglio di Stato o chi per esso dovesse dargli ra-

gione? Il petroliere sarebbe costretto a mollare l’osso tra lazzi

e...pernacchie da tutta Europa. E bene fa Dalla Valle a ventila-

re l’eventuale chiamata a correo dell’allora capitano Auricchio,

colpevole di omissione di atti di ufficio, indagini superficiali e

incomplete, atte sopratutto (con la collusione del fraterno

amico Baldini) a colpire sopratutto la Juventus. L’ufficiale che a

Napoli si è più volte impappinato con molti “non ricordo”, ora

si è preso paura e sta già consultando avvocati per difendersi

dalle accuse (evidenti alla luce del dossier Palazzi) di Dalla Valle

e non solo. Speravamo che si dicesse la parola fine a questa

penosa vicenda. Non è cosi, per la cocciutaggine di Moratti di

volersi chiudere nel fortino per difendere l’indefendibile. Le

altre società sanzionate potranno dire: “abbiamo sbagliato ed

abbiamo pagato, ma con noi devono pagare anche i presunti

immacolati, puliti, vittime di altrui congiure”. Forse il petroliere

non si rende conto quanto costerà all’Inter quello scudetto

contestato. Che se ora è di cartone, diverrà

per sempre lo scudetto dell’infamia.

Lo Scudetto 2006 da cartone si trasforma in scudetto dell’infamiaMauro Gasperini

Livorno, Morgia: “Troppi bla, bla bla nel calcio. Novellino uomo vero” Sara Sbaffi

Preferisce fare il suo lavoro lontano dai riflettori, ama il rettangolo verde ma solo la

parte moralmente corretta di questo sport. Lui è Massimo Morgia e a febbraio è

tornato nel calcio che conta, dopo averlo abbandonato nel 2008. Il suo addio era arriv-

ato al termine di una partita persa in casa contro il Lanciano, quando venne aggredito

dagli stessi sostenitori stabiesi (insieme al portiere Brunner e al difensore Radi) e decise

che era troppo, lo sport che tanto amava ora lo nauseava: «In seguito all’esperienza

con la Juve Stabia non sopportavo più il calcio e ho deciso di fare un passo indietro,

volevo passare al settore giovanile – adesso è vice di Novellino al Livorno. Poi è ar-

rivata la chiamata di Walter, lui è un amico sincero ed è difficile dire di no agli amici. Ho

un ruolo diverso e faccio quello che mi piace. Ora non ho più lo stress di dovermi con-

frontare con i dirigenti, i giornalisti, i

procuratori. Sento il bisogno di lavora-

re nell’ombra e questo è positivo per

me, oltretutto Novellino mi da ampia

libertà nel mio ruolo. Sono molto sod-

disfatto e non ho neanche la tensione

del risultato, non perché non ci tenga

ma perché non ho responsabilità di-

rette, non devo parlare con i media. Mi

sento rigenerato». Eppure oggi non è

cambiato molto da allora: «Rimango ancora di quell’idea. Sono fortemente convinto

di quello che ho detto. Tutti sono bravi a fare bla bla bla, ma i fatti non li fa nessuno.

Anche la mancanza di risultati a livello internazionale dipende da quello che ho denun-

ciato, si interpretano le partite in maniera disperata, gli stadi sono in mano a frange di

non tifosi, le problematiche sono parecchie». La società amaranto con il suo presidente

Aldo Spinelli ha annunciato di voler percorrere una politica di abbattimento dei costi,

quindi quello della prossima stagione sarà un Livorno rivoluzionato: «A questo ci ha

portato la crisi economica. È un serpente che si mangia la coda, non saremo arrivati

a certi eccessi, tensioni, violenze se le società avessero pensato a diminuire le spese.

Bisogna pensare in maniera che il calcio ritorni a far crescere i giovani, esaltare le qual-

ità dei giocatori migliori e non prendere solo stranieri». E lo scandalo del calcio scom-

messe è solo l’ennesima prova di quello che Morgia sostiene: «Non è la prima volta

che succede, mi fa ribrezzo pensare che ci sono giovani calciatori che truffano tutto e

tutti, rovinando la cosa più bella, il calcio dovrebbe essere etica. Alla fine pagheranno i

soliti imbecilli, se ne parla per quattro o cinque mesi, poi torna tutto come prima come

una bolla di sapone». Infine un pronostico sulle favorite del prossimo campionato

cadetto:«La Sampdoria è quella più attrezzata, era già forte lo scorso anno e non è

stata rimaneggiata. Anche il Torino sta facendo le cose in grande. Però l’anno passato

ha vinto il Novara, una neopromossa, che tra l’altro ha attuato una po-

litica contenuta e programmatica». Tutto può succedere.

Morgia (Foto Arcivio)

6 NUMERO 28 - 21 luglio 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

Il declino della Federcalcio“In questi anni Abete e Valentini non hanno deciso niente, hanno usato

la filosofia del “carpe diem” o meglio buio fatti giorno, giorno fatti buio! Le uniche cose in cui sono eccelsi, oltre la svendita di pezzi importanti del la Federcalcio, è favorire gli amici degli amici, il piccolo cabotaggio, le assunzioni e le promozioni di persone note, la scelta di consulenti

ben remunerati e nell’ombra qualche vendetta, del tenore tira il sasso e nascondi la mano tanto è buio e nessuno ci vede”

Chi scrive ha avuto in passato il piacere e l’ono-

re di collaborare con la grande e prestigiosa

Presidenza Franchi, e ha oggi un tonfo al cuore nel

vedere lo squallore, la miseria morale in cui l’attuale

Presidente e il Direttore Generale hanno ridotto la

più importante Federazione Sportiva Italiana. Ieri

era prestigio e vanto dichiararsi dirigente federale,

oggi se lo dici in giro, oltre che essere additato al

pubblico ludibrio, si corre il rischio di prendere qual-

che “sganassone”. E’ tutto questo perchè? In questi

anni Abete e Valentini non hanno deciso niente,

hanno usato la filosofia del “carpe diem” o meglio

buio fatti giorno, giorno fatti buio! Le uniche cose in

cui sono eccelsi, oltre la svendita di pezzi importanti

della Federcalcio, è favorire gli amici degli amici, il

piccolo cabotaggio, le assunzioni e le promozioni di

persone note, la scelta di consulenti ben remunera-

ti e nell’ombra qualche vendetta, del tenore tira il

sasso e nascondi la mano tanto è buio e nessuno ci

vede. I difensori del rigore, delle regole e della mo-

ralità amano circondarsi di “pregiudicati sportivi”

intendendosi nel senso letterale del termine, tutti

coloro che in passato hanno avuto a che fare con la

giustizia sportiva e non solo, qualcuno anche con la

giustizia ordinaria ed in Federcalcio se ne trovano in

abbondanza: consiglieri federali, consiglieri arbitrali,

funzionari e dipendenti.

La riforma dello Statuto

federale è una chimera, la

riforma dei campionati è

un pio desiderio che sva-

nisce con l’avanzare del

giorno. La riforma della

giustizia sportiva è una

cosa troppo importante,

seria e delicata per impe-

ganre la mente e gli sforzi

di questi due signori! Mai

nel corso della storia fe-

derale ci furono tempi così tristi dove niente viene

affrontato, nulla è risolto e tutto va bene madama la

marchesa. Nel frattempo la Lega Nazionale di Mila-

no considera la Presidenza Federale un’opzione, che

ci può e non ci può essere, “tanto noi facciamo da

soli” è il loro motto. La Lega Nazionale Professionisti

di Firenze e la LND marciano per conto loro, tanto

sanno di non poter contare su questi due personag-

gi per i loro problemi istituzionali. Hanno mai mosso

un dito per la mutualità dei diritti televisivi? Per l’ap-

provazione della Legge sugli stadi attualmente all’e-

same della Commissione Cultura alla Camera dei

Deputati o per il Ddl sul dilettantismo in essere alla

Commissione Cultura del Senato della Repubblica?

Anche in passato sui grandi successi ottenuti: l’abo-

lizione della Sportass, l’abolizione della tassa pubbli-

cità sugli stadi con meno di 3000 spettatori, il 5 per

mille a favore delle società della LND, al contrario

di noi che eravamo sul pezzo gratuitamente i “due

eroi” erano latitanti, in tutt’altre faccende affaccen-

dati, nonostante i benefits che ognuno di loro due

ha per il proprio incarico. Ognuno ha una sua logica,

una sua morale, un modo di comportarsi ed uno di

agire ma da loro “decisionismo e rigore morale” di-

ciamo ancora una volta “libera nos

domine” (Liberaci o Signore).

Gino Tapinassi

Tapinassi (Foto Arcivio)

Abete e Valentini (Foto Arcivio)

Flavio Grisoli

Deve averlo nella sua libreria personale, Giancarlo

Abete. “Così è, se vi pare”, l’opera del 1917 di

Luigi Pirandello. E deve anche averlo letto, prima di

stilare la sua relazione politica che ha messo agli atti

del Consiglio Federale di lunedì 18 luglio e che il con-

sesso dei 26 (in realtà 27, ma Cellino ha lasciato la se-

duta per impegni di lavoro) ha votato all’unanimità.

Caso curioso, apriamo parentesi, visto che la delibera

con la quale si sanciva la “non competenza” del CF a

revocare lo Scudetto del 2006 aveva visto il voto con-

trario del “peone” Dante Cudicio (AIAC) e la non par-

tecipazione al voto di Abodi e Lotito, perché,

fondamentalmente, in contrasto con l’indiriz-

zo stabilito dagli altri. Dicevamo dell’opera

dell’autore siciliano, perché questa si attaglia

perfettamente al caso: l’assoluta inconoscibili-

tà del reale e il relativismo delle convenzioni. E

Abete, a chi lo contestava - segnaliamo la per-

vicacia dei sette-otto manifestanti di fede bian-

conera appollaiati di fronte al Palazzo i quali,

senza mai sputare un goccio di saliva, cantava-

no senza fine il loro dissenso dalla prima matti-

na fino alla “chiamata” in conferenza stampa -

avrà senz’altro pensato di dire: “Eh caro! Chi è

il pazzo di noi due? Eh lo so: io dico tu! E tu col

dito indichi me. Va là che, a tu per tu, ci conosciamo

bene noi due. Il guaio è che, come ti vedo io, gli altri

non ti vedono... Tu per gli altri diventi un fantasma!

Eppure, vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma

che portano con sé, in se stessi, vanno correndo, pieni

di curiosità, dietro il fantasma altrui! E credono che sia

una cosa diversa”. Incredibile, sembra fatto apposta.

Al di là di questa gustosa similitudine, Abete in confe-

renza stampa è passato al contrattacco. Non si vuole

“far tirare più per la giacchetta”, come ha avuto a dire

ai giornalisti e quindi in apertura di conferenza ha spa-

rato: «La proposta di non revoca dello Scudetto del

2006 ci sarebbe stata anche in caso di presenza di atto

amministrativo e quindi di possibilità di intervento del

Consiglio federale». In sala si trasale, ci si guarda negli

occhi. Se da un lato è pur vero che prendere una deci-

sione è sempre una soluzione apprezzabile, prender-

ne una di questo tipo, che tutto appare tranne che

“non pilatesca” come orgogliosamente ha rivendica-

to Abete è, agli occhi di tutti, inconcepibile. A questo

punto comincia il mitragliamento. Abete non ha più

scuse: dal suo “l’etica non si prescrive” datato un anno

abbondante fa, ora si dice che in futuro,

in caso analogo, il CF se ne laverà le mani.

È stato tutto sacrificato sull’altare della

divisione dei poteri, dell’autonomia di

Palazzi e della Giustizia Sportiva. Ma se

da una parte Palazzi può, dall’altra deve

farsi gli affari suoi. All’uscita di Lotito da

via Allegri, assediato dai cronisti, il presi-

dente della Lazio ha dichiarato: «In sede

di Consiglio ho espresso il mio parere.

Palazzi non aveva la competenza per

chiedere la prescrizione. Quella è una

prerogativa che spetta alla Disciplinare.

Quindi il Procuratore doveva deferire, e a

Abete, Pirandello e le iscrizioni in Lega Pro

88 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 28 - 21 luglio 2011

Consiglio Federale

Abete (Foto Archivio)

quel punto i giudici avrebbero invocato la prescrizione

e chiuso la questione». Sembrerebbe sacrosanto, in-

vece no: «L’articolo 32 dà piena titolarità al Procurato-

re Federale di richiedere la prescrizione», replica il pre-

sidente federale ai giornalisti nel tardo pomeriggio in

conferenza stampa. Qui si viaggia su una lama sottile,

affilatissima, che è quella del diritto. E dell’annosa que-

stione fra la norma e le sue interpretazioni giurispru-

denziali che, a lungo andare, modificano la norma

stessa in ragione della consuetudine. Palazzi ha potu-

to invocare la prescrizione, ma su tutto il resto ci si può

stendere pacificamente un velo pietoso. «La relazio-

ne del PM non può essere presa come sentenza, per-

ché sarebbe contraria allo Stato di diritto. Senza un

contraddittorio, senza il diritto alla difesa», ha detto

con il suo sorriso tipico di quando si trova in difficoltà il

presidente federale, molleggiando nervosamente le

gambe e ripetendo a non finire, al posto delle virgole:

«Voglio dire, non so se mi spiego, non so se ho reso

l’idea». Gli attacchi continuano: l’etica non si prescrive.

Il motto di abetiana memoria viene rispedito al mit-

tente. E allora il numero uno di via Allegri tenta la stra-

da esegetica: «L’etica non si prescrive, si prescrivono i

fatti. Etica proviene dal greco, “Ethos” - prosegue Abe-

te, che probabilmente si era preparato ad una do-

manda del genere - che vuol dire carattere, comporta-

mento, consuetudine. È quella branca della filosofia

che studia i fondamenti oggettivi che permettono di

assegnare ai comportamenti uno status deontico».

Bello, ineccepibile. Cioè? Un collega, “candidamente”,

ammette di non aver capito. Abete si innervosisce:

«La valutazione sugli episodi e i comportamenti non si

prescrive. L’articolo 1 del Codice di Giustizia Sportiva è

sottoposto ed è parte integrante della titolarità della

Giustizia Sportiva». Quindi, ognuno può dare ai com-

portamenti la valutazione che ritiene più opportuna,

ma le regole e le norme sono altra roba. La discussio-

ne prosegue, Abete comunica di aver ricevuto una

lettera dall’ex Commissario Straordinario della Feder-

calcio Guido Rossi, nella quale questi ricordava e riba-

diva che nelle mani sue e dell’allora Capo dell’Ufficio

Indagini Francesco Saverio Borrelli non c’era nulla che

potesse evitare l’assegnazione, “per scorrimen-

to” di classifica, dello Scudetto 2006 alla società

FC Internazionale Milano. Si dice che non si trat-

ta di un atto amministrativo, ma c’è un comuni-

cato stampa. Altro nodo che probabilmente

non troverà mai soluzione. Altra domanda: ma

per quale motivo si sono chieste le oltre 140mila

intercettazioni quando poi si sono dovute atten-

dere comunque le trascrizioni da Napoli? «I

tempi e i rapporti con la giustizia ordinaria sono

quelli che sono. E comunque è materiale che po-

trà tornare utile in futuro». Ammissione che il

fantasma di Calciopoli, come un collega lo ha

definito, non abbandonerà mai la Federcalcio.

Per chiudere, Abete si augurava che Moratti e

l’Inter rinunciassero alla prescrizione, «anche se

ci sono orientamenti divergenti su questa possibilità».

Ringrazia tutti e se ne va. Ma non era l’unico argo-

mento all’ordine del giorno del Consiglio federale: sul

tavolo c’erano anche i ricorsi delle società di Lega Pro

escluse in prima istanza dalla Co.vi.Soc.. Assunto che

Canavese, Crociati Noceto, Rodengo Saiano e Sangio-

vannese non hanno neanche presentato domanda di

iscrizione, e che Gela, Lucchese, Salernitana, Brindisi,

Cavese, Cosenza, Matera e Sanremese non hanno

presentato il ricorso al primo “no” dell’organo di vigi-

lanza, non sono passati tra le maglie di questa ulterio-

re scrematura Catanzaro (perché non affiliato in

quanto fallito), Atletico Roma (fideiussione falsa e sta-

dio fuori dalla provincia di appartenenza) e Ravenna

(documentazione fiscale “problematica”, ma non è

escluso che l’Alta Corte del CONI possa rovesciare

questa decisione). Se per il Catanzaro - che aveva pre-

sentato ricorso anche al TNAS - la situazione appariva

già in precedenza molto difficile, per le altre due for-

mazioni si è trattato di un colpo di fulmine. Per i roma-

ni tutto ci si poteva attendere, tranne che un inadem-

pimento di questo tipo: se dovevano essere esclusi,

sarebbe dovuto essere per lo stadio, Rieti, anziché

Pomezia perché non a norma. Il Ravenna non è riusci-

to nel miracolo, ma: «Abbiamo dato delega al presi-

dente federale per un ulteriore approfondimento

della questione - ha dichiarato Archimede Pitrolo, vi-

cepresidente della Lega Pro all’uscita da via Allegri -

vediamo che succede. Se si recupera il Ravenna, sia-

mo a 76». E il Rimini? Da una parte si dice che dovrà

giocare in Lega Pro, ma gli interessati smentiscono,

asserendo che si ripescano prima quelle loro, poi se

mai si guarda ai dilettanti: «Il Consiglio federale po-

trebbe decidere di farlo giocare comunque da noi -

commenta Macalli - però sarebbe contro le norme

federali». Bé, presidente, ne abbiamo viste tante in

questi anni...«Eh, già. Infatti», risponde sorridendo

amaramente il numero uno della Lega di Firenze. L’a-

nalisi, concisa, della giornata per quanto riguarda la

Lega Pro è di Francesco Ghirelli, il dg della Lega Pro e

poi ancora Pitrolo: «C’è una situazione di difficoltà, ma

non lo sfacelo che si paventava. Il nostro calcio, nono-

stante il momento di difficoltà economica, continua

ad attrarre». «Diciamo che è andata benino - riassu-

me, comunque un po’ preoccupato, Pitrolo - anche se

già si vedono situazioni di forte criticità, con squadre

che avranno difficoltà fin da subito. Ci saranno punti di

penalizzazione già in partenza di campionato, e chi, al

controllo Co.vi.Soc. del 15 novembre risulterà non in

regola, non avrà diritto alle contribuzioni federali per il

minutaggio degli under. Le regole

sono queste».

99w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 28 - 21 luglio 2011

Archimede Pitrolo, vice presidente Lega Pro

(Foto Archivio)

Flavio Grisoli

Non c’è che dire che nell’AIAC non si stia

vivendo un bel periodo. Dopo le pole-

miche, di cui abbiamo ampiamente parlato,

nel post-Assemblea federale del 20 giugno

scorso e che sono argomento precipuo di

questa inchiesta, adesso c’è anche il “caso”

Dante Cudicio. Il rappresentante dell’AIAC

è stato l’unico a votare contro la “non com-

petenza” del Consiglio federale a decidere

sull’assegnazione dello Scudetto del 2006, e

scommettiamo che questa presa di po-

sizione, in contrasto con quella del suo

presidente Ulivieri, potrà portare a del-

le conseguenze. Staremo a vedere. Sta

di fatto che la componente degli allena-

tori è nell’occhio del ciclone: segnali di

insofferenza li abbiamo visti anche dal-

lo stesso Ulivieri lunedì mattina all’in-

gresso in via Allegri. Al grido di “Vergo-

gna, vergogna” al suo indirizzo da parte

dello sparuto ma rumoroso gruppetto

di sostenitori juventini, l’ex tecnico del

Bologna si è diretto con fare minaccio-

so verso uno dei più attivi chiedendogli

se avesse qualche problema. Premesso

che i toni della protesta messa in atto dai sup-

porters bianconeri sono condannabili (“Abete

uomo di m...”, tanto per citare il più utilizzato

nella calda giornata romana di lunedì scor-

so), la reazione di Ulivieri è apparsa spropo-

sitata e fuori luogo. Dare importanza a certi

soggetti non fa altro che dare loro la legitti-

mazione a continuare. Ma evidentemente è

stato toccato un nervo scoperto. Tornando

alla nostra inchiesta, chiediamo ai tecnici se

sia utile o meno la creazione di un sindaca-

to (AIAD) specifico per le istanze di chi opera

nei dilettanti; se sia stata corretta o meno, a

loro parere, la decisione da parte della LND

di abolire l’obbligo di patentino per allenare

dalla Prima Categoria fino agli Juniores; se

occorra considerare, ai fini del trattamento,

l’allenatore in base al patentino che possiede

e non alla categoria in cui allena; se le gradua-

torie per accedere ai corsi siano da riformare

o meno. In questo numero hanno

risposto Salvatore Iacolino, attual-

mente senza incarico e l’ex alle-

natore di Lupa Frascati, Viterbese

e Olbia Sandro Pochesci. «Sarei

favorevole, perché no. Anche se

credo che l’Associazione Allenatori

tuteli anche gli allenatori dilettan-

ti», la risposta di mister Iacolino,

che quest’anno ha vinto il suo

ennesimo campionato di Serie D,

questa volta al Cuneo, poi lascia-

to per contrasti con la dirigenza.

Sul fatto che diversi suoi colleghi

si siano lamentati per la scarsità di

Iacolino: “Favorevole ad un’Associazione per i dilettanti, ma l’AIAC tutela tutti”Pochesci: “Non siamo rappresentati da nessuno. L’AIAC si vende i posti ai corsi”

1010 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 28 - 21 luglio 2011

Inchiesta AIAC

Salvatore Iacolino (Foto Archivio)

corsi d’aggiornamenti, seminari per i tecnici

dilettanti, Iacolino risponde: «Sì, può darsi.

Però alla lunga a questi incontri non ci va mai

nessuno». La vera nota dolente, invece, sono

le graduatorie di ammissione ai corsi di Co-

verciano: «Ecco, lì forse ci sarebbe da rivedere

qualcosa. Non bisogna essere stato un gran-

de giocatore per diventare un grande allena-

tore», riferendosi esplicitamente ad Arrigo

Sacchi. Sull’abolizione del patentino invece,

Iacolino è contrario: «Io credo che anche in

quei campionati - dalla Prima Categoria fino

agli Juniores - serva una competenza specifi-

ca e certificata». Se il tecnico ex Cuneo, Ivrea,

Casale, Savona e Alessandria è stato molto

conciso nelle sue considerazioni, Sandro Po-

chesci è un fiume in piena e mostra tutto il

suo disappunto: «Sì sono molto favorevole».

Tutto qui? «No, perché l’AIAC è l’anello debo-

le del sistema. È un’associazione nella quale i

problemi non vengono né affrontati, né tan-

tomeno risolti. Ci sarebbero molte cose da

fare». A questo punto Pochesci introduce un

nuovo elemento al nostro dibattito, che sicu-

ramente utilizzeremo nelle prossime puntate:

il doppio tesseramento per i tecnici. «Siamo

l’unica categoria con un solo tesseramento.

Se ad un presidente salta la mosca al naso e ti

esonera dopo una settimana, devi stare fermo

un anno. Ci sono presidenti che possiedono

più di una squadra - in teoria no, ma in prati-

ca sappiamo bene di sì - dirigenti che collabo-

rano con più società contemporaneamente,

giocatori che cambiano tre squadre all’anno.

E a noi allenatori per quale motivo non deve

essere data questa possibilità? Magari entro

i tre mesi dall’inizio della stagione, ecco. Noi

- prosegue Pochesci, con molta enfasi - non

siamo tutelati in nessun modo, perché nes-

suno ci rappresenta». Per quanto riguarda le

graduatorie per entrare nel magico mondo di

Coverciano poi, il tecnico ne ha per tutti: «Ser-

ve Padre Pio per fare il corso a

Coverciano. Io sono dieci anni

che faccio la richiesta per fare

il corso di Seconda Categoria e

puntualmente c’è sempre qual-

cuno sopra di me, di un pun-

to. Sono sempre l’undicesimo

su dieci posti disponibili. Poi

vediamo calciatori che hanno

appena appeso gli scarpini al

chiodo che vanno in Serie A, in

deroga. Ma io dico una cosa -

prosegue Pochesci - se ai vari

Ferrara, Leonardo, Montella,

Mancini danno la deroga, per-

ché se un presidente, che è un imprenditore

e fa giustamente i suoi calcoli, vuole Sandro

Pochesci in panchina, glielo impediscono?

Allora a questo punto, che diano la deroga a

tutti, dando poi la possibilità di partecipare al

corso per mettersi in regola. Invece no. Io ho

cominciato dalla Prima Categoria, vincendo

tutti i campionati, ho fatto l’abusivo due anni

in C figurando come allenatore in seconda e

un prestanome per quello in prima. Lo dico

senza vergogna perché tanto ho già pagato il

mio conto per questo. Ma dobbiamo arrivare

a queste cose? Io non lo so proprio. Ma glielo

dico io perché succede questo: Ulivieri lì si fa

gli affari suoi, raccomandando 5-6 persone

all’anno per i corsi, ed ecco lì che si riempie

la graduatoria. Che poi - prosegue Pochesci

nella sua invettiva - i punteggi di queste fan-

tomatiche graduatorie non si conoscono mai.

Ti chiamano, ti dicono che hai preso un tot,

e che l’ultimo che è riuscito ad entrare aveva

sempre un punto più di te. Allora si potrebbe

pensare di fare ricorso, ma l’iter che è sta-

to stabilito te lo impedisce, ti scoraggia dal

prendere qualsiasi decisione. Io non so quan-

do queste persone qui capiranno che stiamo

parlando di diritti sacrosanti che ci apparten-

gono. Non possiamo essere d’esempio a tutto

il sistema, quando poi in altre componenti si

vede di tutto e di più. Se una persona vale,

e un presidente vuole dargli l’incarico, bene.

Che gli si permetta di allenare e intanto gli si

dà la possibilità di entrare a Coverciano per

regolarizzarsi, se proprio dobbiamo mantene-

re questo patentino. Perché il discorso qual è,

siamo gli unici nel mondo ad avere il patenti-

no da allenatore. Da altre parti - continua il

tecnico laziale - questo non esiste. E poi, fate-

mela dire tutta: i posti nei corsi, oltre a darli ai

raccomandati, se li vendono». Chiaramente,

dopo un discorso di questo tipo, chiedere a

Sandro Pochesci se sia d’accordo o meno con

l’abolizione del patentino per allenare dalla

Prima Categoria agli Juniores appare quasi

ridondante: «Hanno fatto non bene, ma be-

nissimo. SI deve dare l’opportunità a tutti di

dimostrare il proprio valore. Chi mette i soldi

nel calcio deve essere libero di poter scegliere

a chi dare la panchina. Ma se Berlusconi, ne

dico uno a casa, vuole darmi il Milan, ma per

quale motivo non ne deve avere la facoltà?

Tanto poi se non vai bene, ti mandano a casa.

E devi stare fermo per il resto

della stagione».

1111w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 28 - 21 luglio 2011

Sandro Pochesci (Foto Archivio)

1212 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 28 - 21 luglio 2011

L’arrivo di mister Domenico “Mimmo” Toscano porta fortuna alla

Ternana, che dopo la retrocessione sul campo contro il Foligno

può tirare un sospiro di sollievo e tornare nell’ex C/1. A confermarlo

è proprio l’allenatore rossoverde: «Per il ripescaggio non ci sono

problemi, attendiamo solo l’ufficialità per accelerare il calciomercato

e preparare il campionato di 1^ Divisione». E per chi avesse ancora

qualche dubbio sulla dirigenza precisa: «La società è sana, altrimen-

ti non saremmo stati tra i primi ad essere ripescati. Con il passaggio

di quote la scorsa stagione c’è stata solo una confusione di ruoli,

ormai superata». Intanto comincia a prendere forma il programma

per la stagione 2011/2012 e ad orchestrare i lavori sarà il tecnico

calabrese con la speranza che possa suonare una buona musica:

«Abbiamo una situazione di organico favorevole perché, a parte

cinque giocatori, l’80% della squadra è da costruire. Ci orienteremo

su un progetto rivolto ai giovani con qualche innesto di categoria».

Domenico Toscano, dopo aver guidato il Cosenza dalla Serie D alla

Lega Pro, tenta di puntare in alto ed è sicuro di ciò che chiederà al

suo gruppo dal punto di vista dell’approccio in campo: «Voglio una

squadra propositiva, che non si arrende mai indipendentemente

dal risultato, deve essere motivata a reagire e combattere fino alla

fine». Il mister della Ternana opterà per un modulo a lui molto caro:

«Per il lato tecnico tattico imposterò un 3-4-3, che è un sistema di

gioco con un’anima molto offensiva, grazie al quale c’è la possibilità

di sfruttare l’ampiezza e

la spinta degli esterni».

L’obiettivo principale per

l’allenatore delle fere è

quello di soddisfare i suoi

tifosi: «Voglio far tornare

l’entusiasmo in una pi-

azza demoralizzata e dis-

illusa con un bel gioco e

con la voglia di

lottare».

Mister Toscano: “Suoneremo lo stesso spartito e riconquisteremo i tifosi”

Aprilia, il dg Rosina: “Per la riforma dei campionati servono solo società serie”Servizi di Fabiola Rieti

L’Aprilia approda tra i professionisti e dà garanzie di continuità al pro-

getto cominciato lo scorso anno che l’ha portata alla vittoria del cam-

pionato tra i dilettanti. A spiegarlo è Ermanno Rosina, direttore generale

della squadra laziale: «Abbiamo centrato alcuni obiettivi che ci eravamo

prefissati, puntiamo ad una salvezza tranquilla visto che siamo una neo-

promossa. Poi, nel corso dell’anno, capiremo meglio la forza degli avver-

sari con cui dobbiamo misurarci». Le rondinelle ripartono con Vincenzo

Vivarini in panchina, ma il calciomercato è l’argomento che tiene banco in

questo periodo, anche se il mister non ha chiesto nomi in particolare. Il dg

neroazzurro rivela le sue mosse: «Abbiamo mantenuto l’impianto della

squadra dello scorso anno per quanto riguarda l’attacco. Quando si con-

serva l’intelaiatura e si inserisce qualche innesto sulla carta si dovrebbe

disputare un buon campionato, poi certo in campo ci vanno i giocatori.

Abbiamo anche fatto scelte dure non rinnovando i rapporti con Galluzzo,

Pietrucci e Bianchi, ma dovevamo necessariamente dare una rinverdita».

Nel settore giovanile, invece, si sono attuate scelte diverse: «Puntiamo a

prendere ragazzi che conosciamo, che hanno già fatto campionati in serie

D, insomma non delle scommesse». La situazione della Lega Pro è un pen-

siero di tutti gli addetti al settore, soprattutto per come si configureranno

le griglie e la quantità di raggruppamenti previsti: «Il problema è semplice,

se si vuole fare la riforma servono società serie e coloro che non fanno

azioni a norma di legge devono restare fuori. La crisi c’è – continua il diri-

gente laziale - e la Co.vi.so.c e la Figc devono cogliere l’occasione per fare

pulizia e non portare avanti discorsi con squadre altalenanti dal punto di

vista della gestione finanziaria. Credo che alla fine si former-

anno due gironi per la Prima e per la Seconda Divisione».

Le Fere sono sicure del ripescaggio in Prima Divisione ora attendono solo l’ufficialità

Toscano (Foto Archivio)

La squadra laziale, neopromossa in Seconda Divisione, punta ad una salvezza tranquilla e ad una gestione oculata

1414 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 28 - 21 luglio 2011

Sara Sbaffi

Tiziano De Patre è pronto per cominciare

la sua avventura in Lega Pro, ma questa

volta da allenatore di prima squadra. Torna

alle origini con il Giulianova che lo consacrò da

calciatore, il tecnico originario di Notaresco è

cresciuto infatti nel vivaio giallorosso e ha ap-

peso gli scarpini al chiodo sempre con la com-

pagine abruzzese nella stagione 2003/2004. Per

lui e per i tifosi è un gradito ritorno: «Ho ricevuto

diverse opportunità, ma questa società mi ha

convinto – anche se non sarà un’impresa sem-

plice visto il budget ridotto e i il numero elevato

di giovani – e anche se siamo un po’ in ritardo

ce la metteremo tutta per costruire un organico

competitivo. Sette o otto titolari sono andati via

e stiamo pensando come sostituirli. Non abbi-

amo molto tempo ma la squadra sarà pronta

a breve. Già si prospetta un campionato lungo

e difficile». Ha quarantatré anni (da centrocam-

pista ha militato in club importanti: tra gli altri,

Atalanta, Lecce, Ancona e Cagliari) e tanta espe-

rienza nei settori giovanili delle squadre di Serie

A: «Sicuramente dopo un percorso da calciatore

è importante iniziare dai giovani per formarsi, io

sono stato nel settore giovanile del Parma per

quattro anni (due anni negli Allievi e due nella

Primavera) e di quel periodo porto con me tanti

ricordi, soprattutto dei ragazzi». E proprio al-

cuni under del Parma il mister avrebbe voluto

con sé al Giulianova, ma per ora le sue richieste

non sono state accolte. Chiediamo al giovane al-

lenatore di immaginare come potrebbe essere

la sua squadra ideale, ma neanche con la fanta-

sia riesce a sognarla: «Non è possibile, o hai un

budget elevato o niente, ti devi accontentare e

vedere le caratteristiche dei giocatori che hai a

disposizione. In base a ciò puoi plas-

mare ed allestire la squadra».

Tiziano De Patre: “Giulianova, è come tornare a casa”

(Foto Archivio)

1515w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 28 - 21 luglio 2011

La resurrezione del Perugia Calcio passa per la Lega Pro, dopo la conquista

della Coppa Italia e la vittoria nel campionato di Serie D, la squadra sa di

avere le carte in regola per tornare ai fasti di una volta. L’allenatore Pier Franc-

esco Battistini si fa portavoce del volere della piazza: «L’obiettivo è fare il meg-

lio possibile, vincendo, per riportare la piazza ai livelli che merita». Il mister dei

grifoni comincia a illustrare il

piano di lavoro per la stagione

2011/2012: «Terminato il peri-

odo di riposo, riprendiamo con

la preparazione. Abbiamo deciso

di confermare parte del gruppo

che ha condotto una splendida

stagione lo scorso anno. Siamo

in trattativa per portare Nicola

Amoruso in maglia biancorossa,

un giocatore importante di

cui si possono dire molte cose,

ma per il quale la sua carriera

parla da sé». Tanti i nomi che

l’allenatore ha citato per pre-

sentare il nuovo gruppo, dalle

certezze come Borghetti agli ar-

rivi come Anania e Giuliacci, ma

l’imperativo è: «Puntare molto

alla valorizzazione dei giovani,

con tre classe ‘91 da schierare in

campo. La nostra idea è quella di proseguire con il modulo base 4-4-2 e valu-

tare l’evoluzione in 4-2-3-1». Al primo allenamento il tecnico sa già cosa fare:

«Ringrazierò i senior della squadra per il lavoro fatto lo scorso anno

e partiremo alla costruzione delle qualità morali del gruppo».

Perugia, il tecnico Battistini: “Vogliamo Nick Amoruso”

Fabio Fraschetti, romano, classe

’61, approda sulla panchina del

Poggibonsi dopo aver guidato la San-

giovannese. La nuova avventura con

i leoni è cominciata bene: «Il presi-

dente non ha fissato obiettivi di clas-

sifica. Per ora sarebbe anche difficile

stabilirne visto che ancora non sono

stati definiti i gironi e non sappiamo

che tipo di campionato possiamo

fare alla luce delle avversarie. Intanto

dobbiamo ringraziare il nostro nume-

ro uno Antonello Pianigiani, perché ci

dà garanzia con una società seria». I

nuovi innesti? «Al di là di 2 o 3 raga-

zzi si è

scelto

di ring-

iovani-

re il

gruppo

con una rosa completamente nuova.

Il nostro direttore sportivo ha fatto un

gran lavoro. Una volta cominciata

la preparazione vedremo se manca

qualcosa, forse c’è bisogno di un alter-

nativa davanti». Il mister giallorosso

ha scelto già come schierare le sue

pedine:«Schiererò un 4-3-3 e con

queste prerogative abbiamo fatto la

campagna acquisti. Mi piace divertire

la gente che viene al campo. Io dico

sempre anche ai giocatori che il calcio

è un gioco e non ci si diverte non ha

senso». Il traguardo da raggiungere

per il tecnico non è definito ancora:

«Non possiamo porre limiti alla Prov-

videnza, il Gubbio lo scorso anno

aveva un progetto giovane e speri-

mentale ed ha vinto il campionato.

L’importante è dare

il massimo sempre».

Nuovo assetto societario per il

Cuneo Calcio, che ha comin-

ciato la sua trasformazione con l’ar-

rivo in panchina di Ezio Rossi. Il neo

mister biancorosso parla del proget-

to tecnico: «Abbiamo riconfermato

gran parte della squadra dello scor-

so anno, ma per completare la rosa

servono tre innesti almeno». La piaz-

za non ha reagito bene all’abbando-

no di Iacolino, ma il tecnico cuneese

assicura: «C’è un ambiente euforico,

non mi spaventa dover sostituire un

collega. Sono anni che alleno e non

è la prima volta che mi capita di su-

bentrare a chi ha vinto il campiona-

to. La realtà della serie D poi è molto

diversa dai professionisti». Gli obiet-

tivi sono già stabiliti: «Noi abbiamo

un budget da rispettare e dobbiamo

pensare a salvarci. Non si può fare

il passo

più lungo

della gam-

ba, non

possiamo

a s p i r a r e

a grandi

nomi. Io e i giocatori cercheremo di

mettere professionalità ed impegno

per mantenere la categoria». Con

l’inizio della preparazione, la tattica

diventa l’argomento principe e l’al-

lenatore ex Canavese svela qualche

mossa: «Il mio modulo preferito è

il 4-3-3, però mi adatto secondo le

necessità della squadra. Voglio che

i vecchi trasmettano la mentalità

vincente che li ha guidati lo scorso

anno ai più giovani e questi devono

cercare di integrarsi ve-

locemente».

Poggibonsi, Fraschetti: “Vincere divertendosi” Cuneo, Ezio Rosssi: “Servono tre innesti”

Servizi di Fabiola Rieti

(Foto Archivio)

(Foto Archivio)

(Foto Archivio)

Amoruso ai tempi del Perugia (Foto Archivio)

1616 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 27 - 14 luglio 2011

Il Legnago ha chiuso lo scorso campionato al quinto posto e il direttore

generale, Mario Preto, ci tiene a sottolineare la buona annata trascorsa:

«Eravamo una matricola

con discrete ambizioni e

abbiamo condotto una

stagione importante. Poi

c’è stata la regola dis-

cutibile di fare lo spar-

eggio con l’Olginatese

per disputare i play off.

Comunque il bilancio

è positivo perché abbi-

amo riportato il Legna-

go lì dove storicamente

è sempre stata, cioè al

vertice del calcio dilettantistico veronese – continua il dg veneto – ab-

biamo ottenuto questi risultati valorizzando soprattutto i giovani, basta

vedere quello che sta facendo Lorenzo Zerbato (classe 1991) convocato

anche nella rappresentativa di Serie D e seguito da molti club». Non si

fanno voli pindarici ma le aspettative per la prossima stagione sono di

perfezionarsi: «La nostra filosofia di vita è svegliarci la mattina e fare

sempre meglio, abbiamo tenuto infatti i giocatori migliori e abbiamo cer-

cato di ottimizzare dove eravamo carenti». La speranza è capitare nel

girone Veneto: «La passata stagione la Lega ci ha fatto fare il girone lom-

bardo veneto, con tutte squadre lombarde e solo quattro venete, ora vor-

remmo tornare a casa». Sull’iscrizione al campionato 2011/2012 spiega:

«Parecchie società sono in difficoltà, la crisi economica si sente anche a

livello calcistico, c’è carenza di liquidità. I presidenti devono avere un oc-

chio al bilancio dell’azienda e l’altro a quello della società. La

crisi è generalizzata, tutti stiamo facendo sforzi enormi».

Legnago, il dg Preto: “Speriamo di tornare nel girone Veneto”

Rivoluzione in casa del Selar-

gius, oltre alla dipartita del

tecnico Virgilio Perra (ora in forze

all’Arzachena) anche alcuni gioca-

tori hanno scelto di seguirlo. Ma

il presidente Sandro Zedda non è

preoccupato: «È prevista una ri-

duzione del budget quindi hanno

fatto bene ad andare via. Per la

prossima stagione puntiamo sui

nostri giovani che da due anni sono

in rosa più altri che si insedieranno

quest’anno. Poi ci sono gli anziani

come Puddu e Farci confermati e

altri nuovi come Nicola Rais. Sem-

pre nell’ottica del contenimento

dei costi». La compagine granata

ha il suo punto di forza nella Scuola

Calcio: «Il nostro fiore all’occhiello

con circa duecento ragazzi più il

settore giovanile, che hanno ben

figurato negli scorsi campionati.

Alcuni di loro hanno anche fatto

dei provini per Empoli, Parma ed

Inter». L’obiettivo resta lo stesso:

«La salvezza e il mantenimento

della categoria - continua il nume-

ro uno sardo - il nuovo allenatore

Vincenzo Fadda crede nel nostro

progetto». Zedda si rispecchia nel-

la situazione delle quattro squadre

(Angri, Chioggia, Forza e Coraggio,

Venafro) che non sono riuscite ad

iscriversi alla prossima stagione:

«Capisco perfettamente, anche

noi abbiamo più o meno gli stessi

problemi, pensavamo anche di

cedere il titolo. Non abbiamo spon-

sor, ci sono i contributi della re-

gione e limitatamente quelli del co-

mune. Le spese

sono notevoli».

Da sette anni alla testa della Ci-

vitanovese, il presidente Um-

berto Antonelli ora si affida all’aiuto

di due nuovi soci: «Sicuramente si

può contare su basi finanziarie più

solide, con due imprenditori di Civi-

tanova (Fausto Morichetti e Sandro

Paniccia) che daranno una spinta in

più a questa società sotto tutti gli

aspetti». Il numero uno rossoblu

sta preparando il progetto per la

prossima stagione: «Vogliamo far

bene come gli altri anni. È un cam-

pionato difficile ma bello. Se doves-

si dire qual è la mia aspirazione, è

quella di stare subito a ridosso delle

due squadre più forti». Con l’avvi-

cendamento in panchina si spera

che qualcosa cambi: al posto di Da-

niele Morganti è arrivato Giovanni

Cornacchini, prolifico centravanti

nell’ex C/1 tra gli anni ottanta e no-

vanta (per cinque volte capocan-

noniere): «Su tante persone che si

erano proposte abbiamo scelto lui

perché è quello che per determi-

nazione e carattere ci ha convinto

di più. Vogliamo evitare di ripetere

l’errore della passata stagione con

un tecnico (Daniele Morganti) non

avvezzo a queste piazze più difficili,

che va in crisi alla prima difficoltà. Di

Cornacchini - prosegue Antonelli - è

comprovata la sua bravura e poi me

ne hanno parlato benissimo i suoi

ex compagni. Anche Pippo Inzaghi

ha detto che è il suo idolo, giocava-

no insieme». Il milanista, infatti, a

Piacenza ha conosciuto il bomber di

Fano e ha preso il suo posto in pri-

ma squadra nella sta-

gione 1991/1992.

Selargius, patron Zedda: “Largo agli Under” Civitanovese, Antonelli: “Cornacchini mister giusto”

Servizi di Sara Sbaffi

1717w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 27 - 14 luglio 2011

Sara Sbaffi

“Non è un addio, ma un arrivederci” così Antonio

Venuto, con un pizzico di commozione, saluta il

suo Milazzo: «Ho trascorso tre anni splendidi, con dei

successi impensabili all’inizio. Sono particolarmente

legato a questa terra, qui ho scritto una pagina im-

portante del calcio milazzese, approdando nella vec-

chia serie C, un risultato storico». Il mister si riferisce

alle due promozioni e al terzo posto in Lega Pro:

«Sicuramente come tutte le separazioni è doloroso

ma era giusto cambiare qualcosa – anche se la sper-

anza di tornare rimane - magari si potrà riaprire un

ciclo vincente sempre qui a Milazzo prima o poi». E la

scelta è stata consensuale: «Ho voluto lasciare in un

momento felice, personalmente il ciclo si era chiuso,

ho creduto opportuno prendere strade diverse e la

società mi ha capito. Rimane una parentesi straor-

dinaria che mi ha arricchito sia dal punto di vista

professionale che umano». La rinuncia al ripescag-

gio e la voglia di puntare sui giovani hanno influito

nella sua decisione? «Loro hanno le risorse per fare

bene e meglio. Io devo ritagliarmi uno spazio impor-

tante fuori». Il tecnico ci tiene ad esprimere la sua

gratitudine ai tifosi mamertini: «Mi sento di ringra-

ziare soprattutto la componente che mi è stata più

vicina, gli ultras. Mi hanno sempre riservato elogi,

sostenuto e dato benzina per fare meglio. Vivevamo

in simbiosi, squadra, tecnico e tifosi, sono state le tre

componenti determinanti per il successo del Milazzo.

Il merito va anche alla società, sia alla prima che alla

seconda gestione, hanno contribuito a fare in modo

di non intralciare le strade né a me né ai ragazzi».

Attualmente Venuto è disoccupato ma sembra che

questo stato non durerà ancora per molto: «Vorrei

allenare nelle categorie professionistiche, non voglio

tornare al dilettantismo, vorrei un’esperienza che

mi arricchisca professionalmente. Ho avuto delle

proposte e le sto valutando, anche per alcune Pri-

mavere». Se potesse decidere ora una squadra da

dirigere ha chiaro in mente quale potrebbe essere:

«Mi piacerebbe un gruppo che sta proprio dall’altra

parte dello stretto e che ha un ottimo livello giova-

nile, è la Primavera della Reggina. Sarebbe un punto

di partenza professionistico molto im-

portante per me».

Venuto: “Arrivederci Milazzo, vorrei la Primavera della Reggina”

(Foto Archivio)

Fabiola Rieti

Iscrizioni Serie DMauro De Angelis, segretario

del Dipartimento Interregionale:“Rimangono da chiarire alcune

situazioni. Rimini docet”Mauro De Angelis

(Foto Archivio)

19NUMERO 28 - 21 luglio 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

Mario Aurora, presidente del Miglianico

(Foto Archivio)

Scaduti i termini per le iscrizioni al campi-

onato di serie D quattro squadre, a sor-

presa, non hanno presentato la domanda:

Angri, Chioggia Sottomarina, Venafro e Forza

e Coraggio. Mauro De Angelis, segretario del

Dipartimento Interregionale, prova a fare chi-

arezza sulle sorti di queste compagini: «Ve-

nafro e Forza e Coraggio hanno rinunciato

alla Serie D e hanno chiesto di partecipare ai

rispettivi campionati regionali, mentre per le

altre due non si è ricevuta nessun tipo di comu-

nicazione e non ne sappiamo le motivazioni».

Dopo questa notizia sembra aperta la strada

verso i ripescaggi, ma il referente della serie D

smorza gli animi: «È già uscita la graduatoria

delle società che hanno chiesto il ripescaggio

e sono 38, ma dipenderà tutto dalla presenza

o meno di posti disponibili. Se consideriamo

che lo scorso anno erano 167 squadre e c’era

un’eccedenza di 5, attualmente siamo a 162

con le iscrizioni, che è il numero giusto per il

campionato. Rimangono ancora da chiarire

alcune situazioni in sospeso come quella del

Rimini». Le 38 squadre che hanno chiesto il

ripescaggio si dividono in due gruppi: le ret-

rocesse dirette oppure ai play-out dal mas-

simo campionato dei dilettanti e quelle di Ec-

cellenza che tentano il salto. Nel primo gruppo

rientrano Carpenedolo, Miglianico, Montec-

chio Maggiore, Kras Repen, Opitergina, Rivoli,

Rossanese, Sant’Antonio Abate, Sestese, Ta-

volara, Vigevano e Villafranca Veronese. Per

l’altro raggruppamento hanno presentato

richiesta Biancadrano, Bisceglie 1913 Don

Uva, Cerea, Civitavecchia, Fidenza, Isola Capo

Rizzuto 1966, Lascaris, Lupa Frascati, Pisa

Sporting Club, Verbania e Verbano tra le per-

denti gli Spareggi delle seconde classificate,

oltre ad Abano, Alcamo, Audace Cerignola,

Borgomanero, Città di Messina, Fermana, Im-

olese 1919, Inveruno, Massese, Ragusa, Real

Vicenza, S. Cesareo, Sottomarina Lido, Sover-

ato, Torres 1903. Mario Aurora, presi-

dente del Miglianico, non crede nella

possibilità di essere ripescato: «Visto

che le notizie che arrivano sono sem-

pre più negative, siamo in ritardo con

l’allestimento della squadra e ci stiamo

muovendo in questi giorni per un or-

ganico di Eccellenza con molti giovani.

Abbiamo presentato la domanda di

ripescaggio sperando di trovare un

posto, qualora così non fosse disputer-

emo semplicemente il campionato di

appartenenza. C’è questa possibilità e

l’abbiamo colta, vedremo come andrà

a finire». Goran Kocman, numero uno del Kras

Repen, spiega come stanno organizzando il la-

voro: «Stiamo allestendo la squadra per dispu-

tare il campionato in Eccellenza da prima della

classe e cercare di ritornare presto in serie D

conquistando la promozione sul campo. Per

quanto riguarda il ripescaggio – prosegue il

massimo dirigente triestino - abbiamo presen-

tato la domanda, ma non abbiamo ricevuto

ancora nessuna comunicazione. Dubito che ri-

usciremo ad accedere perché nella tabella dei

ripescaggi non siamo tra i primi e vista anche la

situazione in Lega Pro, l’organico

delle squadre è completo»

Cosa può fare un calciatore quando vie-

ne messo fuori rosa? Per rispondere a

questa domanda occorre consultare gli ac-

cordi collettivi (di seguito “accordi”) stipu-

lati tra la F.I.G.C., le leghe professionistiche

(Lega di serie A, Lega di serie B, al tempo

della stipula: Lega Nazionale Professio-

nisti e Lega Pro) e l’Associazione Italiana

Calciatori (A.I.C.). Gli Accordi di riferimen-

to prevedono lo stesso istituto: la reinte-

grazione del calciatore. Partiamo, per co-

modità, analizzando il contratto collettivo

LNP/FIGC. L’art. 7 rubricato: “Preparazione

precampionato ed allenamenti. Parteci-

pazione alle gare. Trasferte”. Il comma 2

prevede che: “…salvo i casi di malattia od

infortunio accertati, il calciatore deve par-

tecipare a tutti gli allenamenti nelle ore

e nei luoghi fissati dalla Società, nonché

a tutte le gare ufficiali o amichevoli che

la società stessa intenda disputare tanto

in Italia quanto all’estero”. La ragione di

quest’articolo è palese per la società, ma

è anche un’evidente tutela per il calciato-

re/lavoratore nel momento in cui venga

estromesso o allontanato dal posto di la-

voro senza giusta causa. La procedura per

il reintegro è prevista dall’art.12 rubricato

“Azioni a tutela dei diritti del calciatore”. Il

primo comma riconosce in capo al calcia-

tore il diritto ad ottenere, tramite ricorso

al Collegio Arbitrale, il risarcimento o la

risoluzione del contratto nel momento in

cui la società violi gli obblighi contrattuali

cui è tenuta nei suoi confronti. Il comma 2

prevede la possibilità per il calciatore, nel

caso di violazione dell’art. 7.2, di diffida-

re per iscritto la società al reintegro entro

3 giorni dal ricevimento della stessa, invi-

tandola ad adempiere. Se la società non

rispetta tale termine, il giocatore potrà

adire il Collegio Arbitrale per ottenere a

sua scelta o il reintegro o la risoluzione del

contratto. In ambo i casi, il calciatore ha

diritto al risarcimento del danno in misura

non inferiore al 20% della parte fissa della

retribuzione annua lorda. Il quarto com-

ma prevede la possibilità per il calciatore,

dopo la pronuncia del Collegio Arbitrale

di reintegro dello stesso e dopo il non ot-

temperamento da parte della società entro

il termine di 5 giorni dalla ricezione della

comunicazione del lodo, di ottenere la ri-

soluzione del contratto ed il risarcimento

del danno, da determinarsi nella misura

della retribuzione contrattuale dovuta fino

al termine della stagione. Il comma 6 spe-

cifica il diritto del calciatore ad allenarsi

in strutture idonee messe a disposizione

dalla Società; nel caso in cui la stessa lo

escluda, anche in via preventiva dalla pre-

parazione e/o dagli allenamenti. L’articolo

in questione è un caposaldo per la tutela

di tutti i calciatori nel caso di comporta-

menti ostruzionistici delle società volti ad

invitare gli stessi, tramite l’esclusione dal

“lavoro”, a cambiare area ed aria.

www.studiolegaledelre.it

([email protected])

Dal campo al Foro

Guido Del Re

Articolo 21 “Diritto al Reintegro”

21NUMERO 28 - 21 luglio 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

Ad un certo punto, senza nascondersi trop-

po, avevano cominciato a farci la bocca.

Il classico, purtroppo, errore di distrazione in

fase difensiva ha privato di un ottimo pareggio

interno a reti bianche la Juvenes/Dogana con-

tro i macedoni del Rabotnicki, che escono così

vincitori per 1-0 grazie alla rete a quattro dallo

scadere del subentrato Filip Petrovski nella gara

d’andata del secondo turno preliminare di Eu-

ropa League. Una scon-

fitta amara, anche alla

luce dell’ottima prestazi-

one dei ragazzi di mister

Paolo Reciputi nonostante

l’inferiorità numerica

subìta al 76’ per la dop-

pia ammonizione, a stret-

tissimo giro di posta, del

difensore centrale Lorenzo

Gasperoni: «Affrontavamo

una squadra di categoria

ben diversa dalla nostra,

sicuramente superiore. Noi

siamo dei semi-professionisti, a differenza loro.

E quindi anche la preparazione alla gara è dif-

ferente». I numeri, le statistiche del match par-

lano chiaro: la formazione sammarinese che, da

detentrice della Coppa Titano si è assicurata la

possibilità di partire dal secondo turno del pre-

liminare della vecchia Coppa Uefa, ha badato

soprattutto a curare la fase difensiva, senza dis-

degnare comunque le cosiddette “ripartenze”

rendendosi, in qualche caso, anche pericolosa:

«Siamo rimasti in partita fino alla fine - continua

nel suo commento il mister che ha preso il posto

di Luciano Mularoni - anche quando ci siamo ri-

trovati sotto di un uomo. La gara l’abbiamo gi-

ocata bene, e i ragazzi l’hanno sviluppata nella

maniera corretta, con molta attenzione dietro e

anche nel possesso palla, quando la loro pres-

sione, sempre ai massimi livelli, è calata un po’.

Loro - i macedoni del Rabotnicki - sono supe-

riori a noi tecnicamente, ma abbiamo studiato

e interpretato bene la gara». Una partita dove

una squadra è palesemente inferiore all’altra,

che finisce 1-0 per il Golia di turno, lascia inevi-

tabilmente un po’ di amaro in bocca e anche

qualche rimpianto: «Un pizzico di rammarico

c’è - dice Reciputi - perché nelle 2-3 ripartenze

che abbiamo sfruttato nel migliore dei modi non

siamo riusciti a concretizzare quando avremmo

dovuto. L’altro motivo di dispiacere proviene

dall’espulsione di Gasperoni - ad opera del diret-

tore di gara gallese, il signor Huw Jones - ad un

quarto d’ora dalla fine. Lui è un ‘92, ha pagato

lo scotto della partita internazionale, quindi

di esperienza, e anche la fatica di una partita

molto tesa e combattuta soprattutto dalle sue

parti di campo. Sicuramente - prosegue il tec-

nico della Juvenes/Dogana - se fossimo rimasti

in parità numerica ci saremmo giocati meglio

le nostre chances di mantenere lo zero a zero,

però devo dire che anche in dieci non è che ab-

biamo rischiato chissà

cosa. Purtroppo il gol lo

abbiamo subìto per una

distrazione, lasciando

l’uomo da solo davanti

al portiere». Nemmeno

il tempo di rifiatare, che

giovedì 21 - a giornale

già chiuso, relazioner-

emo della gara sul nu-

mero 29 - si gioca il ritor-

no, in Macedonia. Con

che prospettive e con

che spirito la Juvenes/

Dogana si presenterà, tenendo in considerazi-

one due fattori opposti: la tradizione negativa

delle squadre sammarinesi in trasferta euro-

pea, e l’ottima prestazione fornita giovedì 14

all’Olimpico di Serravalle? «Noi ce la andiamo a

giocare, proprio perché abbiamo visto che con

la giusta determinazione e attenzione in campo,

siamo in grado di tenergli testa. Abbiamo visto

che ci possiamo stare in questa sfida. Andiamo

lì con molta fiducia e sicuramente

senza nulla da perdere».

La Juvenes/Dogana e il Rabotnicki prima

del match (Foto Archivio)

Europa League: Juvenes/Dogana sconfitta al fotofinishFlavio Grisoli Campionato Sammarinese

23NUMERO 26 - 07 luglio 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u