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Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 00143 Roma 1 EuRo il SETTiMAnAlE di A, B, lEgA PRo, d, CAlCio FEMMinilE E CAlCio A 5 Anno 2 - n° 28 22 luglio 2010 ISSN 1593-6309 9 7 7 1 5 9 3 6 3 0 0 5 9 8 0 0 2 8 6 Il Consiglio Federale 10 Speciale Iscrizioni 12 Farina in Lega Pro 20 Inchiesta Campi Il presidente LND Carlo Tavecchio: “Il sistema calcio ci sta scivolando dalle mani. Non si può aspettare che accada l’irreparabile”

PROFESSIONE CALCIO - SFOGLIA IL SETTIMANALE - ANNO II N.28

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PROFESSIONE CALCIO - IL SETTIMANALE - ANNO II N.28

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Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 00143 Roma

1 EuRoil SETTiMAnAlE di A, B, lEgA PRo, d, CAlCio FEMMinilE E CAlCio A 5 Anno 2 - n° 28 22 luglio 2010

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6 Il Consiglio Federale 10 Speciale

Iscrizioni 12Farina inLega Pro 20Inchiesta

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Il presidente LNDCarlo Tavecchio:

“Il sistema calcio ci stascivolando dalle mani.

Non si può aspettare cheaccada l’irreparabile”

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2 Intervista

OMA - A carte scoperte. CarloTavecchio, Vice presidente Vicario dellaFIGC e presidente della LND, ci ha rila-

sciato un’intervista in esclusiva in cui ci parla delfuturo dello Statuto della Federcalcio che saràcambiato in toto: «Chi ha scritto il vecchio Statutoandrebbe preso a legnate», di sicurezza degliimpianti: «Stop alle deroghe. Chinon è a norma non gioca», deiComitati Regionali: «IlVeneto ha tradito laregola numero uno»e di quello cheaccadrà inFedercalcio in unprossimo futuro:«Nessuno invidia ilruolo di presidenteFederale». Politicacalcistica, comitaticon presunti “buchi”di bilancio,

stadi inadeguati, mutualità e una conoscenzadella politica calcistica indubbiamente di grandespessore, Carlo Tavecchio a volte sembrerebbesul punto di “picconare”, anche se in realtà qual-che picconata l’assesta con efficacia: «In questoperiodo di grande confusione noi vogliamo fare ilCirco Barnum di cinque o sei personaggi in cerca diautore e di soldi, che se volessero fare gli istruttori dicalcio io credo che non ci sarebbe alcun problema,ma se il nostro calcio deve passare di mano a que-sta gente noi non solo siamo caduti in basso marotoliamo a velocità della luce», in pratica chi vuolcapire capisca, che queste parole siano riserva-te a Baggio, Albertini e Maldini?

Legge sugli stadi e mutualità

«Noi siamo con un provvedimento della Cameradei Deputati adottato in sede legislativa, il che vuoldire che non deve andare in aula. Questo provvedi-mento prevede una mutualità del 10% sui famo-

si 940 milioni di Euro, che sono stati individuaticome monte dei diritti televisivi quindi 94 milio-ni. Di questi 94 milioni per Legge dello Stato il

7,5 deve andare alla B, l’1,5 andrebbealla Lega Pro dopo il recupero chehanno fatto del 0.5%, mentre ilrestante 1% andrebbe alla LegaDilettanti, si parla quindi di 9,4milioni di Euro. Questo provvedi-mento è alla Camera dei depu-tati ed è bloccato, perché sonointervenuti, su fondi già indivi-duati provenienti dal calcio daidiritti televisivi, alcuni professo-ri che hanno interessi per ivari enti, chiamiamoli “sportper tutti” perché la sigla èproprio questa, di ripescarealtri fondi che erano statinon individuati al Senato.Questa operazione, forseloro non lo sanno, è colle-gata alla Legge sugliStadi, quindi questi dueprovvedimenti nel legi-slativo vanno di paripasso. Se non si doves-se chiudere la mutua-lità non si chiuderàneanche la questio-ne degli Stadi. Noiabbiamo detto chenon riteniamo piùdiscutibile un provve-

dimento che ci assegna la mutualità su valori chesono nostri. Io non voglio criticare nessuno ma se siparla di calcio, il calcio ha le regole, noi non abbia-mo niente contro gli enti di promozione sportiva, manon possiamo essere paragonati a questi ambientiche sono per il tempo libero, che è goliardico e ludi-co. Ci spieghino cosa c’entrano loro con i diritti tele-visivi che provengono dal mondo del calcio. Su que-sto punto voglio dirla chiara sulla questione non èche esistano solo i professionisti, loro sono l’apice diun sistema ma noi abbiamo perso la domenica aidilettanti perché ci hanno messo in difficoltà sem-pre, visto che giocano a “spezzatino”. Quindi noiabbiamo tradotto in cifre il danno, che sono circadieci milioni di Euro. Noi dobbiamo con questi fondiristorare le nostre società per i danni anche di natu-ra operativa e tecnica, perché se i professionisti gio-cano in concomitanza con i dilettanti la gente è piùpropensa a seguire i primi piuttosto che i dilettanti.La situazione deve uscire da questo periodo di stal-lo, altrimenti si tornerà a parlare di Fondazione, manon credo che questo è quello che vogliono gli Entidi promozione sportiva, visto che loro non sono con-templati nella Fondazione».

Legge sugli Stadi

«Io non ho mai visto un Paese che fa gli Stadi in fun-zione degli eventi. Se noi dobbiamo far questo, vuoldire che riteniamo che lo Stadio non sia uno stru-mento sportivo quotidiano, ed è inutile che conti-nuiamo a dire che ci devono andare le famiglie.Prendiamo un esempio: se avessimo fatto con lafamosa legge Melandri, perché un sacco di gentenon sa che ci sono state delle provvidenze in contointeressi di 20 milioni l’anno che potevano produrremutui per circa 750 milioni di Euro che il Governosi era obbligato a pagare gli interessi passivi, i comu-ni avrebbero realizzato gli Stadi e praticamente lamancata assegnazione degli Europei del 2012 habloccato questa iniziativa, quindi ha una volta anco-ra dimostrato che noi non facciamo gli Stadi nell’in-teresse del Paese, noi li facevamo solo se ci fosserostati assegnati gli Europei. La nostra candidatura èstata bocciata e quindi non abbiamo fatto gliimpianti e così abbiam perso anche i secondi, per-ché se noi avessimo fatto i primi otto Stadi con queifondi e quelle previdenze, ci saremmo presentaticon una carta vincente in mano, visto che noi pote-vamo vantare già otto Stadi di eccellenza. Adessodato che abbiamo perso anche gli Europei del2016 non faremo gli impianti».

Impianti del calcio di base:

«Sono circa 1500 gli stadi del calcio di base: se si

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Tavecchio: “o si cambia o si muore”Intervista esclusiva con il vice presidente vicario della FIGC e presidente della LND

di Massimiliano Giacomini

Carlo Tavecchio(Foto Archivio)

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Federazione avrebbe la facoltà di dire: Amici miei, voiavete fatto la vostra scelta adesso però i bilanci liquadrate così, non a tarallucci a vino, adesso paga-te gli stipendi, pagate l’Iva, pagate le ritenute d’ac-conto, pagate le spese federali, mi fate vedere cosapagate all’estero, mi fate vedere quanti e quali sonogli investimenti dei giovani e perché non li fate inItalia, mi fate vedere tutte le operazioni che vannoe rivengono dall’estero per trasferimenti di giovani.Questo è il compito della Federazione. Le Leghepossono far quello che vogliono, ma ti devo dire iose tu stai facendo bene. Questa è la Federcalcio chevedo io». Federazione che non è così, maTavecchio si sente responsabile di quello chesta succedendo e di quello che è accadutoessendo Vice presidente Vicario? «Certo! Proprioper questo ho fatto quel gesto». Ma perché allorasolo lei si è sentito responsabile? «Che devo farleio. Il presidente Federale ha ritenuto che la respon-sabilità della trasferta era da ascrivere solo all’alle-natore e ai giocatori e che la dirigenza non potevafare altrimenti». Ma il problema non nasce solodal fallimento ai Mondiali, perché il risultatosportivo seppur devastante è solo la punta diun totale fallimento della Federcalcio targataAbete. Crediamo che il vero problema degliextracomunitari risiede nel Settore Giovanile eScolastico là dove i ragazzi non comunitari nonpossono scendere in campo, pur andando rego-larmente a scuola. «Noi abbiamo un sistema pro-tettivo delle persone perbene e un sistema apertoalle persone che fanno le cose solo per soldi. Noi unragazzino che fa la terza media che ha tutti i docu-menti in regola, troviamo fatica a farlo giocare ladomenica. Io ho fatto una proposta che la FIFA habloccato, dove bastava una licenza di studio perpoter giocare. Adesso abbiamo alleggerito le proce-dure, ma tenga presente che in questo periodo di

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3Intervista

ricambio ma anche un rimpasto nel sistema.Analizziamo il board: i professionisti in questomomento hanno un grande problema che è quellodegli extracomunitari, ma questo è un casus belli,non è un problema di dodici extracomunitari, questihanno un problema che la rappresentanza dei pro-fessionisti che risale dal discorso delle LeggeMelandri è ridotto ormai al 12% per la Serie A.Questo è il vero problema. Loro dicono dove siamonoi? Loro hanno ormai un obiettivo di indipendenzache non so come si dovrà inquadrare. Tornandodall’Africa ho pensato: se noi rimettiamo in discus-sione il così detto board Federale di vertice, lascian-do ancora al presidente la capacità di individuarequali erano i soggetti da incaricare, tenuto conto chequando si fecero le Vice presidenze la Lega diMilano era Commissariata e non ha potuto avere ilsuo rappresentante dentro perché non aveva unsuo rappresentante, questo non è stato colpa dellaFederazione e bisognava dirglielo questo a loro.Mettendo a disposizione il mandato che è diversodal dare le dimissioni si poteva fare una ristruttura-zione e dire: chi è che rappresenta i professionisti?Lo avrebbero detto gli stessi professionisti, perché ildecreto Melandri stabilisce che il 70% dellaFederazione è di competenza delle Leghe, specifi-cando professionisti e non professionisti. Sono due leipotesi delle Leghe, non quattro, non dice 70 divisoquattro quanto fa. Se loro il 35% lo dividono perquattro è come nella teoria del bastone, invece diaverne uno grande hanno quattro bastoncini. Qui cisarebbe voluto l’orgoglio Federale, anziché subirel’azione. Bisogna rivedere lo Statuto in maniera chedia delle specificità alle componenti per fatti e attidi mera competenza. In pratica, se in questo caso cifosse stato uno Statuto che individuava che sugliextracomunitari la scelta era della Lega di Milano,allora sarebbe andato tutto bene, però la

ristrutturassero circa 500 l’anno ci vorrebberosette/otto anni per farli tutti. In meno di dieci annil’Italia avrebbe un volano anche di economia di lavo-ri, di incentivi e potrebbe coinvolgere le Regioni, iComuni e le stesse società. Se si dividessero in tre,quattro soggetti l’ammodernamento e la ristruttura-zione, tutto questo sarebbe possibile».

Stop alle deroghe

«Noi abbiamo accettato, anche sbagliando, di con-cedere delle deroghe soprattutto per richiesteamministrative di sindaci e di enti proprietari para-statali che realizzavano un campo e lo volevano farfunzionare immediatamente. Qualsiasi impianto dicalcio in erba artificiale necessita di due mesi diassestamento. Invece l’impiantistica ordinaria nonc’è più, un problema quanto mai, è di cosa fare.Perché non c’è mica solo il problema delle righe tira-te vicino alla rete, c’è un problema di impiantisticaenergetica, gli impianti elettrici non sono a norma,c’è tutta una serie di cose. La sensibilizzazione nonha dato alcun risultato: per questo il concetto dideroga è ormai cancellato».

La FIGC

«In Sudafrica ‘c’è stata una responsabilità dei calcia-tori e dell’allenatore, non si può non dire questo. Dalì si vedono anche le scelte che sono del solito siste-ma italiano della riconoscenza. Io ho visto degli alle-namenti e i più pimpanti non erano quelli chehanno giocato. Il problema è nato quando tornavoda quella che sportivamente chiamo una tragedia.Abbiamo giocato contro squadre che nel rankingerano e sono in fondo. A me sembrava corretto chesi mettesse in pista una riflessione di vertice chepoteva anche non trovare una soluzione ed un

Uno scatto del campo da gioco della società Amor Portuense(Foto Archivio)

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4 Intervista

grande confusione noi vogliamo fare il Circo Barnumdi cinque o sei personaggi in cerca di autore e disoldi, che se volessero fare gli istruttori di calcio iocredo che non ci sarebbe alcun problema, ma se ilnostro calcio deve passare di mano a questa gentenoi non solo siamo caduti in basso ma rotoliamo avelocità della luce. Il sistema va rifondato, altrimentici sarà un patatrac, non è possibile che si vadaavanti su questi livelli. Quello che costa meno quisono le tasse federali che incidono per le categorieminori solo il 3,5%, per il resto è un bagno di san-gue. Le società che non si sono iscritte hanno mini-mo un buco di 3/4 milioni l’una minimo.Moltiplichiamo per il numero delle società che nonsi sono iscritte si parla di un buco di circa 100 milio-ni di Euro, senza parlare di quelle che si sono iscrit-te perché vorrei sapere quelle quanti debitihanno… Allora facciamo un contenitore e stabilia-mo: questo è un sistema che può andare avanticosì? Io credo di no. La Serie A e la B possono con-tinuare così? Io credo di no. Qui non si torna indie-tro istituzionalmente, il poeta diceva “più del dolorpoté il digiuno”, questo per far capire che qui sitorna indietro comunque. Le società professionisti-che? 16 sono troppe. Il sistema deve ridurre gliappetiti».

La LND e i Comitati Regionali

«Io sono stato integerrimo nel commissariare. Ilcommissariamento non è un male, è un chiari-mento. Noi abbiamo iniziato al sud con laBasilicata, poi abbiamo fatto il Friuli, poi abbiamoavuto l’Interregionale, poi abbiamo avuto laLombardia poi il caso del Piemonte che è statogestito in maniera diversa e poi l’ultimo che nessu-no si aspettava perché il problema del Veneto nonera un problema di natura amministrativa, era unproblema di regole e di norme. Perché lì tutto sipoteva fare tranne che un appunto su ammanchi ocattiva gestione, lì hanno comprato una sede bellis-sima, gestione manageriale il problema però che cisiamo posto è che la regola più importante che hala Federazione Italiana Giuoco Calcio che è unaregola del CONI è quella relativa all’organizzazionedei campionati. Tutto il resto è succedaneo e il primoprovvedimento che ti permette di organizzare benei campionati sono le regolarità delle iscrizioni.Altrimenti tutto è fasullo e noi ci siamo accorti chepurtroppo c’erano 16/17 situazioni che sono stateiscritte e comunque avrebbero dovuto avere il trat-tamento di un’esclusa. Quello che era successo erainevitabile. La Lega Dilettanti haavuto in questi anni un solo

interesse: quello di costituire uno zoccolo duro diorgoglio non solo sportivo, non solo agonistico,ma anche patrimoniale. Forse sbaglieròma ritengo che se non c’è patrimonio inuna società, in un’organizzazione, inun’azienda non c’è possibilità di esprimersi.Se stai a casa d’altri e sei ospite poi a lungoandare puzzi. Devi stare con delle autono-mie di liquidità e noi abbiamo fatto da sem-pre questa politica. Tenete presente che sulterritorio noi abbiamo consolidato delle pro-prietà immobiliari per circa 100 milioni. Nonsiamo arroganti, come ultima analisi se sidovesse sciogliere la Lega Nazionale Dilettanti,questo patrimonio andrà alla Federazione, mase mi permettete in questo momento è meglio chevengano gestiti da noi…».

L’Interregionale e il buco economico

C’era questo buco di cui tanto si è parlatodopo il Commissariamento di Punghellini? «Perprima cosa c’erano dei contenziosi in atto non dipoco conto che abbiamo appianato. In alcuni casi ilCommissario iniziale Delogu, assistito da un ammi-nistrativo, aveva individuato dei crediti di dubbio rea-lizzo. Se lei mette giù i crediti di dubbio realizzo edopo fa la somma e liconsidera zero, per

forza che dopo viene fuori un buco. Per questo si èdovuto fare un assestamento di bilancio. Devo direche abbiamo preso in mano la situazione con unafilosofia diversa. Abbiamo realizzato i crediti in modoconcreto, siamo andati alla transazione, abbiamofatto dei risparmi di bilancio e abbiamo azzerato lasituazione». Perciò c’era il buco? «Non era unbuco, erano valutazioni di bilancio insostenibili dalpunto di vista del recupero. Abbiamo ridotto il per-sonale: siamo passati da 19 persone a 11. Lei mol-tiplichi 8 stipendi da 50 mila Euro l’anno, perché

abbiamo accorpato gli uffici. L’Interregionale nonha mai avuto una democrazia come ce l’haora. I nove rappresentanti di girone si riunisco-no e decidono». Quando si passerà da Comitato aDipartimento? «Noi come Lega siamomolto arrabbiati nei confronti dello StatutoFederale (Statuto che ora Tavecchio haavuto la deroga per la sua modifica), cichiediamo com’è possibile in quindici giornicostituire una Lega di B e io che ho un’ar-ticolazione mia, che pago io, che sostengoio non posso mica farlo. Chi ha fatto ilvecchio Statuto è da prendere e dargli

“due legnate”». Dopo dicembre proseguirà il

Commissariamento della LegaDilettanti? «Assolutamente no! Se non dovesseesserci lo Statuto io porrò la questione in terminilegali alla Federazione». Su questo punto nondovrebbero esserci problemi, visto la modificadello Statuto che spetterà proprio a CarloTavecchio.

Tavecchio e il futuro

Possibile un nuovo mandato per Tavecchio allaLND? «Bisogna solo pensare alla salute - glissa ilnumero uno di Piazzale Flaminio - non si puòpensare già a quello che accadrà tra due anni».Futuro in Via Allegri o meglio un ruolo allaUEFA? «La FIGC in questo momento ha un presi-dente che sta facendo (male, aggiungiamo noi,ndd) riflessioni sue per capire la situazione.Chiunque vada adesso a fare il presidente Federalesi troverebbe in grossissime difficoltà anche relazio-nali. Ci sono situazioni di incomunicabilità, vi imma-ginate la presentazione del prossimo campionato diSerie A senza la presenza del presidente Federale?Da Milano sono capaci anche di non invitarlo. Il pre-sidente Federale in questo momento è un mestie-re di tale delica-tezza che non

lo invidia nessunoed è lui che deverisolvere questoproblema». ConCarraro tuttoquesto nonaccadeva... «Nonpossiamo fareriflessioni di que-sto genere. Restaun fatto: laFedercalcio nonpuò prescindereda avere un rap-porto con ilmondo professio-nistico, questonon è possibileperché le risorsele producono loroe se noi nonabbiamo un rap-porto di collabo-razione ma diconflitto non si vada nessunaparte».

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“In questo periodo di grande confusione

ci sono cinque o sei personaggi in cerca

di autore e di soldi, che se volessero fare

gli istruttori di calcio non ci sarebbe alcun

problema, ma se il nostro calcio deve

passare di mano a questa gente noi

non solo siamo caduti in basso

ma rotoliamo a velocità della luce”

“Stop alle deroghe.

Chi non è a norma

non gioca”

“Chi ha scritto

il vecchio Statuto

andrebbe preso

a legnate”

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6 ConsiglioFederale

A via Allegri, dopo la battaglia la conta dei cadutidi Flavio Grisoli

OMA - Un bollettino di guerra. Cosìsi potrebbero riassumere le risultan-ze dell’attesissimo Consiglio Federale

della Federcalcio che si è tenuto a Romavenerdì 16 luglio. In una giornata che clima-ticamente rappresentava alla perfezione latemperatura che si respirava all’interno del“Palazzo”, si è detta la parola “fine” (forse)alla querelle relativa alle iscrizioni dellesocietà professionistiche. «Abbiamo pagatoun tributo di sangue», le parole significativerilasciate dal presidente della Lega diFirenze Mario Macalli uscendo dal conclavefederale, e che rispecchiano quelle utilizzateda chi scrive poco sopra. La Lega Pro paga,quindi, con l’uscita di scena di ben 20 socie-tà: Figline Valdarno in Prima Divisione, ProVercelli, Sangiustese, Potenza e Legnano inSeconda, che si vanno così ad aggiungere aArezzo e Real Marcianise per la PrimaDivisione, e Alghero, Cassino, Manfredonia,Olbia e Pro Vasto per la Seconda Divisioneche non hanno presentato ricorso. Per nondimenticare infine quelle che neanchehanno presentato domanda di iscrizione aicampionati di Terza e Quarta DivisioneNazionale: Mantova, Gallipoli, Rimini,Perugia, Itala San Marco, Pescina Valle delGiovenco, Scafatese e Monopoli. Piùl'Ancona in Serie B. Questa lunga listapotrebbe bastare a far capire in che stato didisastro totale viva il calcio italiano. Ma nonbasta, purtroppo. Perché oltre al caos relativo alle iscrizioni

Rrivoluzione armata, nel calcio italiano di oggisi vive nello stallo totale. Adesso sembra cheAbete abbia deciso qualcosa. Riportiamo,per dovere di cronaca, che al buon Albertiniè stata conferita la delega per la ristruttura-zione del “Club Italia”, ma le decisioni che ciinteressano sono ben altre. Al presidenteMacalli è stato dato un “mandato esplorati-vo” per valutare attentamente una riformadei campionati professionistici (argomentoche porta con sé anche la questione delblocco dei ripescaggi, ovviamente), non piùprocrastinabile. Macalli, all’uscita da viaAllegri, ha detto: «Non ci metterò molto a for-mulare proposte che salvaguardino i miei presi-denti», ribadendo concetti più volte sostenu-ti e dai noi raccolti sulle nostre pagine nelcorso delle nostre inchieste; al presidenteTavecchio invece è stata conferita la delegaper la riforma dello Statuto Federale, veroquid di tutto il futuro assetto del nostro cal-cio. Lì c’è il vaso di Pandora e la panacea, nesiamo certi. Poi c’è l’Assocalciatori contro laLega Pro sull’utilizzo dei giovani, ma Macalli,giustamente afferma che: «Noi non abbiamodato imposizioni a nessuno. Dato che abbiamopoche risorse, e che per spirito imprenditorialedobbiamo distribuirle in maniera proficua,abbiamo deciso che, in accordo con la nostramission, devolveremo queste risorse a chi sidimostrerà attento alle politiche di incentivazio-ne del patrimonio giovanile». In definitiva, è untutti contro tutti, con Abete che sta inmezzo. Che si sente fischiare le pallottoleche vengono sparate da una parte e dall’al-tra del fronte. La Lega di A e quella di B in

pratica lo sfiduciano: Beretta va aPalazzo Chigi a presentare la CoppaItalia, prepara il varo dei campionati aMilano snobbando il Salone d’Onore delCONI e minaccia la serrata per lanorma sugli extracomunitari;l’Assocalciatori minaccia lo scioperocontro la norma della Lega Pro cheregola le devoluzioni federali alle socie-tà virtuose con i giovani e per il manca-to rinnovo del contratto collettivo dilavoro; la Lega Pro è entrata in un vorti-ce senza fine, fatta di fallimenti, penaliz-zazioni, mancate iscrizioni e ricorsi; laLND avrà anche lei i suoi problemi diiscrizioni, ma appare quella con menoproblemi di tutte le altre. Ma come sem-pre, in tutte le guerre, c’è un vincitore: èl’avvocato Edoardo Chiacchio, che haportato a casa l’ennesimo risultato diprestigio. Difendeva le ragioni di novesocietà protagoniste della giornata divenerdì e solo il Figline non ce l’ha fatta.Chapeau.

(ricordiamo ai nostri lettori che la battaglianon finisce qui, perché ora le società respin-te possono ricorrere al Tribunale del CONI,poi al TAR e infine al Consiglio di Stato) c’èl’altrettanto spinosa questione relative allaguerra (ahinoi il termine si ripete) fra laLega di Serie A e B con le altre componen-ti federali. Se da un lato il presidente dellacostituenda Lega di Milano Beretta si senteun po’ come la strega di Biancaneve (facen-do l’offeso quando invece in momenti comequesti puntare i piedi è solo un modo perattirare su di sé antipatie bipartisan), dall’al-tro fa un discorso per il quale è difficile dar-gli torto: raccogliamo da soli il 90% dellerisorse e contiamo un ottavo all’interno delmassimo organo legislativo calcistico. Ècome il Parlamento Francese pre-Rivoluzionario, ma alla rovescia: allora, lacomponente più numerosa (il cosìdettoTerzo Stato, il popolo) all’interno delParlamento, contava praticamente nulla,mentre le altre due fazioni (il Clero e laNobiltà), erano infinitamente in minornumero, ma il loro parere era sempre quel-lo decisivo. Il problema, si sa, è di lunga ecomplicata genesi: come quando i nostripadri costituenti pensarono la nostra Cartafondamentale, in seno al Consiglio Federalesi pensò che per deliberare modifiche nor-mative dovessero servire non meno del75% dei voti favorevoli ponderati all’internodel Consiglio stesso. Chiaramente, trovareun accordo su questioni di così eterogeneoindirizzo di pensiero non è mai semplice. Lì(nella Francia settecentesca) si arrivò alla

Giancarlo Abete e Antonello Valentini

(Foto Archivio)

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8 Voci dal Palazzo

OMA - Eureka! Lamontagna ha parto-rito il topolino! I

nostri lettori che ci seguo-no con affetto e che ognigiorno diventano sempre dipiù, certamente si ricorde-ranno come qualche tempofa avevamo sollevato il pro-blema delle deleghe ai vice-presidenti Federali. La nostrarichiesta era ed è una consta-tazione di fatto e nei fatti.Nella moderna organizzazio-ne degli uffici delle più grandiaziende e perfino nelleFederazioni sportive non esi-ste più il padre-padrone. L’uomoche da solo risolve tutti i proble-mi, che la mattina appena si alzadal letto ha l’ispirazione delloSpirito Santo ed appena arriva insede detta le Tavole della Legge.Ai giorni nostri è la squadra, è ilteam a risultare vincente. Piùvolte, Presidente Abete, leabbiamo dato questo suggeri-mento, ma lei imperterrito hadeciso di tirare avanti dritto,senza ascoltare i consigli

di chi in fondo…infondo, magari proprio infondo…in fondo non le vuolemale. Oggi raccoglie quello che haseminato. Un cumulo di macerieda cui sarà difficile, se non impos-sibile, sollevarsi. La LegaNazionale di Milano non ha chie-sto formalmente le sue dimissio-ni, poiché il Presidente Galliani,chissà se ispirato da qualcheautorevole membro del CIO, nonha voluto fare come Maramaldoche infierisce su un uomo già

morto. L’Associazione

di Robin Hood Italiana Calciatori incassa in anti-cipo e con famelica bramosiagli incarichi che lei assegna loro,senza però al momento oppor-tuno ricambiare quanto ricevu-to. Chissà se l’AICS muoverà undito, se sarà necessario, persalvarla dal baratro? Tutti noila conosciamo bene così comei suoi esponenti. Ma gli ultimieventi (e le scoppole ricevu-te), Presidente Abete, saran-no serviti a qualcosa? A noisorge un dubbio...forse più diuno! Il Presidente Andreottisuole dire che “a pensarmale si fa peccato, ma sidice sempre la verità”. Non

è che lei ha dato le due “deleguc-ce” ai Presidenti Macalli eTavecchio per giustificare la dele-ga ad Albertini sul Club Italia? Difatto questa ultima delega è lapiù importante e la più prestigio-sa ed ha come sempre conserva-to per sé tutto il resto. A noi pareproprio così! Ma che vuole, dellesue promesse, dei suoi program-mi, delle sue enunciazioni di prin-cipio ne abbiamo viste e sentiti

tante. Forse anchetroppe!

Chi vince è la squadra e non il singolo, parola di Robin“Nella moderna organizzazione degli uffici delle piùgrandi aziende e perfino nelle Federazioni sportive,non esiste più il padre-padrone. L’uomo che da solorisolve tutti i problemi. Più volte presidente Abete

le abbiamo dato questo suggerimento...

R

...in fondo, non le vuole

male. Oggi raccoglie quello

che ha seminato. Un

cumulo di macerie da cui

sarà difficile, se non

impossibile, sollevarsi...

...ma lei imperterrito ha

deciso di tirare avanti

dritto, senza ascoltare i

consigli di chi in

fondo...in fondo, magari

proprio in fondo...

...non è che lei ha dato

due “delegucce” a Macalli

e Tavecchio solo per giu-

stificare quella data ad

Albertini? Ne abbiamo

viste tante, anzi troppe”

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10 IscrizioniLega Pro

Promozioni, bocciature, ricorsi e ripescaggiIl Consiglio Federale di venerdì 16 ha decretato il futuro di molte società

Ora si attendono le varie prese di posizione di chi non ce l’ha fatta

di Flavio Grisoli

OMA – Quella che lentamente si stadelineando è una situazione che rispec-chia sempre più un Gran Premio di

Formula Uno. Durante l’anno ci sono le qualifi-cazioni, poi in estate i rifornimenti ai box. Dovequalcuno perde più tempo degli altri e rimaneindietro. Poi durante la gara infrazioni, sorpassiirregolari, velocità sostenuta all’interno dellapit-lane: e giù con le penalizzazioni. Fino alla san-zione massima, la bandiera nera. Quando te lavedi sventolare sotto gli occhi, significa che tidevi fermare, ti puoi anche togliere il casco e iguanti, e vai al muretto a guardare gli altri checontinuano a correre. Ecco, in Italia e nel suosempre più martoriato sistema calcio sta succe-dendo proprio questo. Una sfilza interminabiledi bandiere nere, dopo che qualcuno addirittu-ra si era ritirato ancor prima, probabilmente, diriceverne una. Dei professionisti del nostro sti-vale, in 21 sono scomparsi: Figline Valdarno inPrima Divisione, Pro Vercelli, Sangiustese,Potenza e Legnano in Seconda, che si vannocosì ad aggiungere a Arezzo e Real Marcianise

R

non aver mai incontrato probleminelle periodiche revisioni dei conti, avrà il suovalore nella lettura delle carte. Chi il suo postoin Prima Divisione non vuole perderlo a tutti icosti, è proprio il presidente del Figline ValdarnoBernardo Farruggio, che la notizia dell’esclusio-ne dal prossimo campionato per una fideiussio-ne “inidonea” (continuiamo ad utilizzare il ter-mine adoperato dalla Co.vi.Soc.), l’ha ricevutacome un fulmine a ciel sereno: «Come è statopossibile? - si chiede il numero uno della compa-gine toscana - Bé, fidandosi di un professionistaconosciuto e stimato in tutta Firenze. Io non sonomica andato dal verduraio per ottenere quellagaranzia - prosegue Farruggio, che per la pan-china del suo Figline per sostituire MorenoTorricelli ha chiamato Enrico Chiesa - però c’èstato qualcosa che non andava. Nessuno può direse quella fideiussione è falsa o no, ma finché le inda-gini - ricordiamo che il presidente dei giallobluha sporto denuncia ai Carabinieri nei confrontidei broker finanziari - non lo verificheranno, non sipuò dire nulla».Quel che è certo,è che Farruggiointende andareavanti per salvarela sua società:«Oggi (lunedì, ndr)sarò a Roma pervalutare la fattibilitàdel ricorso alTribunale Nazionale

per la Prima Divisione, e Alghero, Cassino,Manfredonia, Olbia e Pro Vasto per laSeconda Divisione che nonhanno presentato ricorso.Per non dimenticare infinequelle che neanche hanno pre-sentato domanda di iscrizioneai campionati di Terza e QuartaDivisione Nazionale: Mantova,Gallipoli, Rimini, Perugia, Itala SanMarco, Pescina Valle delGiovenco, Scafatese e Monopoli.Più l’Ancona in Serie B. Dal CF,invece, hanno ricevuto semaforoverde l’Ascoli e il Portogruaro inSerie B; Cavese, Cremonese,Foggia, Gubbio, Salernitana (anchese in questo caso, uscendo da viaAllegri, Macalli aveva espresso più di qualcheperplessità sulla polizza Enpals presentata daigranata, dichiarando che Gibilterra non sapevanemmeno dove fosse), Spal, Triestina (che è for-temente candidata per il ripescaggio tra i cadet-ti), Viareggio in Prima Divisione; Chieti, CrociatiNoceto, Fondi, Gavorrano, Milazzo, Montichiari,

Paganese, Prato, Rodengo Saiano,Sangiovannese e Villacidrese inSeconda Divisione. Mantenendo sem-pre vivo il paragone con i motori, cisono tante società pronte a prendereil posto di quelle cadute, come acca-duto negli scorsi anni proprio inFormula Uno. E così, sono pronte aprendere il posto del Figline Valdarnoin Prima Divisione, il Siracusa, ilCatanzaro e il Barletta su tutte, comeci conferma il presidente degli aretu-sei Luigi Salvoldi: «Domani (martedì,ndr) presenteremo la fideiussione neces-saria per completare la domanda di ripe-scaggio. Sono molto fiducioso nella buonariuscita di tutto quanto - prosegue ilpresidente del Siracusa, che nelloscorso campionato ha sfiorato i play-off - perché nella graduatoria di meritodovremmo essere fra le prime tre, di con-seguenza non ci dovrebbero essere parti-colari problemi». Di certo, il fatto diaver ricevuto gli elogi dalla Co.vi.Soc.per essere una delle poche soceità a

È una corsa contro il tempo per quelle società che non vogliono arrendersi

Bernardo Farruggio, presidente del Figline(Foto Archivio)

Bernardo Farruggio, Figline:

“Per la fideiussione non mi

sono rivolto a un verduraio

ma deve esserci stato

qualcosa che non andava.

Ne riparleremo dopo

le indagini”

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11IscrizioniLega Pro

di ArbitratoSportivo del CONI. Ci sono diversi

aspetti di natura tecnico-legale da prendere in con-siderazione - conclude il suo interventoBernardo Farruggio - prima di poter presentare ilricorso». Per quanto riguarda la SecondaDivisione, i posti lasciati vacanti sono davveromolti, come è facilmente verificabile leggendo lalista delle escluse: di conseguenza le pretenden-ti sono agguerrite. La graduatoria delle candida-te al ripescaggio tra i professionisti è la seguen-te: 1. Matera; 2. Pro Belvedere; 3. Carpi; 4.Bellaria Igea; 5. Pomezia; 6. Vigor Lamezia; 7.Casale; 8. Renate; 9. Trapani; 10. Avellino; 11.Entella; 12. Casarano; 13. L'Aquila; 14. Messina;15. Latina; 16. Campobasso. Di queste società,quella che è quasi certa di ritrovarsi in SecondaDivisione l’anno venturo è il Matera, vincitoredella Coppa Italia di D e dei play-off. Il presiden-te dei lucani, Tommaso Perniola, ci va ancoracon i pedi di piombo: «Abbiamo tutte le certifica-

tasse per i ripescaggi, che ritengo troppo alte. Èovvio che controlli severi sono necessari e auspicabi-li, ma a queste cifre, secondo me, non si fa il benedel calcio. 627mila Euro per essere ripescati inSeconda Divisione - conclude Perniola - mi sem-brano francamente troppi». Anche la Serie D hale sue gatte da pelare, perché diverse società,anche nell’Interregionale, non hanno presenta-to domanda di iscrizione (Casoli, Cecina,Domegliara, Igea Virtus, Noicattaro, Pro Sesto eVico Equense), mentre si sono fatte avanti perun eventuale ripescaggio Arzachena, Bacoli,Castel S.Pietro, Derthona, Fiorenzuola,Monteriggioni, Sporting Terni, Arzanese,Camaiore, Castelnuovosandrà, Castiadas, Jesina,Noto, Novese, Santhià, Virtus Pavullese, VoluntasSpoleto, Francavilla, Montecchio Maggiore,

Baronissi e Treviso.

zioni per presen-tare la doman-da - il primoc o m m e n t odel numerouno dei bian-coblu - e perquanto riguar-da la fideius-sione dovreb-be esseretutto aposto». Ilsintomoche ilsodalizio

materano vuole essereprotagonista a tutti glieffetti in Lega Pro, è lascelta del tecnico chesostitiusce RobertoRizzo, tornato a Lecce:«Adriano Cadregari è un grande allenatore checonosce alla perfezione la categoria. Lo conosciamotutti e siamo fermamente convinti, sia io che il diret-tore generale Dimitri, che farà molto bene».Nonostante manchi ancora l’ufficialità dell’avve-nuto ripescaggio, sotto traccia si sta già lavoran-do per allestire una squadra competitiva, anchealla luce delle regole per l’utilizzo dei giovaniappena varate dal presidente Macalli: «La squa-dra al 90% ce l’abbiamo già - rivela Perniola -certo, non siamo ancora in Lega Pro, ma ci siamogià mossi. Chiaramente non possiamo tesserarenessuno, ma appena sarà tutto a posto daremo l’uf-ficialità dei nuovi acquisti». A questo punto, chiari-ta la situazione dal punto di vista amministrati-

vo, chiediamo al nostro disponibileinterlocutore come sia stato possibi-le arrivare ad una situazione di que-sto tipo: «Non me lo so spiegare - dicePerniola - evidentemente sono statelasciate al casotroppe situazioni.Chiaramente ancheil momento economi-co generale ha avutola sua influenza nega-tiva. Condivido quelloche afferma Macallifino ad un certo punto- prosegue il presi-dente del MateraTommaso Perniola,incarnando il pensierodi molti suoi colleghi -soprattutto riguardo alleLuigi Salvoldi, massimo dirigente del Siracusa

(Foto Archivio)

Tommaso Perniola, numero uno del Matera(Foto sito uff)

Tommaso Perniola, Matera:

“Abbiamo tutte

le certificazioni

per presentare la domanda.

Per la fideiussione dovrebbe

essere tutto a posto”

Luigi Salvoldi, Siracusa:

“Nella graduatoria

per i ripescaggi dovremmo

essere tra i primi. Lunedì

abbiamo presentato la

necessaria documentazione”

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12 Arbitri Lega Pro

l’AiA cambia, in lega Pro ecco FarinaL’ex responsabile della CAN-D passa alla CAN-PRO, prendendo il posto di Stefano Braschi

di Flavio Grisoli

OMA – Estate, tempo di mercato, dicalciomercato. Ma anche di mercatoarbitrale. Per carità, non fraintendete,

non vogliamo assolutamente far passare ilconcetto che si possa praticare mercimoniodelle “giacchette nere” (ahinoi ormai non piùtali: dal giallo canarino al viola quaresimale, lagamma di colori vestita dagli arbitri nonconosce più confini). Ma nemmeno vendita diindulgenze o, ancora peggio, simonìa.All’Associazione Italiana Arbitri si è deciso dicambiare, dopo un’altra stagione densa dipolemiche. Tre estati or sono si era pensatoa Collina come designatore unico per la SerieA e B, per offrire al pubblico una figura (lau-tamente pagata) che andasse oltre ogniragionevole malpensante, ma non si è venutoa capo di nulla. Ora Collina, probabilmente

Rstanco di essere tirato un po’ qua e un po’ là,salvo poi essere accusato di tutto e niente, siè lasciato attrarre dalla UEFA per trasferirsinell’Europa dell’Est, lasciando in braghe ditela Nicchi e Co. Che però non hanno persotempo: incassato l’abbandono del migliorarbitro degli ultimi decenni, hanno deciso dipromuovere come responsabile per la massi-ma serie italiana Stefano Braschi (che fusospeso dall’AIA per diciotto mesi nel 2003per aver sottoscritto un contratto in qualitàdi dirigente con il Siena senza averne avutol’autorizzazione; poi reintegrato con undecreto ad hoc dall’allora CommissarioStraordinario Guido Rossi nel 2006); in SerieB c’è la “new entry” rappresentata daRoberto Rosetti che, affossato dalle roventipolemiche sudafricane, ha deciso di mettereil fischietto in soffitta; in Lega Pro ritroviamol’inflessibile e permaloso Stefano Farina, l’an-

no scorso in Serie D, con ilquale opereranno PaoloBaldacci, Piero Ceccarini (ilfamigerato arbitro di quelJuventus-Inter del 1998 nelquale negò un rigore solare aRonaldo per un fallo deldifensore bianconero MarkIuliano), Pietro D’Elia eSergio Zuccolini. Farina, nellastagione scorsa, era statosommerso dalle critiche deipresidenti che raccogliemmoin queste pagine e che ripro-porremo negli stralci piùsignificativi in seguito. Per laprossima Serie D, infine, ilresponsabile sarà TarcisioSerena (era uno degli arbitripiù promettenti dei primianni Duemila, salvo poi esse-re dichiarato “perso” da deicerti Bergamo e Pairetto...),che sarà affiancato da NicolaAyroldi (che fu squalificatocinque mesi nel 2001 peraver aggredito il collegaRiccardo Pirrone durante unraduno arbitrale aCoverciano), Alberto Boschi,Francesco Capraro, SauroCerofolini, Michele

Cavarretta, Luca Palanca, Ciro Pegno, LuigiStella e Giovanni Stevanato. Ma torniamo aFarina: prende il posto di un Braschi che, sediciamo che con il presidente Macalli noncorresse buon sangue utilizzeremmo unosquallido eufemismo. E le aspre critiche chelo stesso presidente della Lega di Firenzeaveva riservato all’arbitraggio della finaleplay-off di ritorno tra Varese e Cremonesene è una prova. Come ricordavamo in prece-denza, Stefano Farina (Genova, 19 settembre1962 e iscritto alla sezione AIA di NoviLigure) ha appena concluso il suo mandatoalla CAN-D dopo appena un anno. Forseperché spera di trovare un ambiente menoavvezzo alle critiche aperte, come quelle cheriproponiamo di seguito: «Il problema precipuo- il primo commento del presidente del FlaminiaCivitacastellana Roberto Ciappici - è la carenzadi personale, di materiale umano a disposizionedel designatore. Siamo di fronte ad un problemastrutturale, senza contare il fatto che non hannoil minimo riguardo verso le squadre di verticenelle partite più importanti. Mandare ragazziniper gare fondamentali per la promozione è man-canza di rispetto, dare un segnale che non glie-ne importa niente». Gianluca Murroni, presi-dente del Castelsardo: «Quasi stento a credereai miei occhi quando vedo queste persone arbi-trare le nostre partite. Stendiamo un velo pieto-so su questa classe arbitrale, la peggiore daquando io sono nel calcio». Tomaso EliaVerardo, Tamai: «Non mi piacciono né dal puntodi vista tecnico, né da quello comportamentale.Devono rispettare i giocatori, i dirigenti. Non pos-sono essere strafottenti, indisponenti. Ma nonvoglio utilizzare altri aggettivi, voglio essere “soft”.Cercheremo di aiutarli, di essere pazienti, comeabbiamo sempre fatto peraltro, ma ci sono trop-pe sviste, troppi errori. Sarà come dicono loro, gio-vani ed inesperti. Non conosco il criterio di asse-gnazione e designazione degli arbitri - il desi-gnatore decide autonomamente in merito,con l’unico “paletto” che nessun arbitro puòdirigere due volte la stessa squadra nell’arcodello stesso campionato, ndr - ma non lo con-divido assolutamente. Non si può avere la ternaarbitrale che arriva in aereo. Posso capire l’arbi-tro, ma tutti e tre proprio no. Per quanto miriguarda potrebbero venire, se non proprio dalFriuli, dal Veneto, o comunque dalle regioni adia-centi, per una semplice questione di costi. Mi è

Stefano Farina(Foto Archivio)

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13Arbitri Lega Pro

stato risposto, quando ho avanzato queste criti-che, che è necessario che sia così, che girino tutti icampi d’Italia. Secondo me, però - prosegue nellasua analisi del settore arbitrale il presidentedel Tamai Verardo - dovrebbe essere un’eccezio-ne questo metodo di designazione e assegnazionedelle gare, non la regola. Voglio ribadire però chenon è mia intenzione fare polemica, e intendiamofarlo ancora». Alessandro Paci, Orvietana: «Noivorremmo infatti arbitri di Serie A in Serie D!Purtroppo lasciano un po’ a desiderare, e se deci-dono che vogliono rovinare una domenica, ci rie-scono sempre». Giacomo Brega, Oltrepò: «Cisono direttori di gara fisicamente non pronti, sonosempre lontani dall’azione e, non per tornare sem-pre sul solito discorso, ma è stato talmente eviden-te che lo prendo ad esempio - prosegue Brega -in occasione di quel famigerato rigore con ilFiorenzuola, l’arbitro era a 30 metri di distanza.Come poteva giudicare correttamente, al di là cheha sbagliato clamorosamente? Poi, se vogliamo tro-vare altri problemi, sicuramente uno importante èil reclutamento. Da questo ne consegue, inevitabil-mente, la scarsezza tecnica dei direttori di gara,ma il problema fisico è palese. Vorrei sapere sequesti arbitri si allenano durante la settimana, nondico quanto, ma almeno per reggere a livello fisicouna partita di D, che si sta avvicinando, in quanto

a velocità e a ritmi di gioco, aiprofessionisti». Francesco PaoloNoviello, Bitonto: «Sotto ilpunto personale non posso direnulla, però da quello diciamo“lavorativo” vorrei che ci non sidesignassero arbitri della stessacittà delle nostre avversarie. Ci ècapitato contro la Turris, partitanella quale abbiamo avuto unarbitro di Torre del Greco.Capisco il discorso del conteni-mento dei costi, ma per partiteimportanti come quella avreipreferito un arbitro provenienteda un'altra città». RosarioGaglione, Turris: «Premetto cheho fatto l’arbitro per 18 anni inSerie D, quindi ritengo di avereuna certa esperienza al riguar-do». «La classe arbitraledell’Interregionale, a parte 5-6elementi, è zero totale. Sono pre-suntuosi e arroganti». «Sonotroppo giovani, con troppa pocaesperienza alle spalle. Io, primadi arrivare a dirigere gare diSerie D, avevo arbitrato circa 250 partite tra

Promozione ed Eccellenza.Comunque, al di là di questo, chetuttavia ritengo aspetto più chefondamentale, oltre ad essereinadeguati tecnicamente, tengo-no un comportamento assoluta-mente non corretto ed irrispetto-so verso tutti, dirigenti, giocatori,tecnici». «Arrivano troppi giovani,forse non se ne rende contonemmeno chi li designa». «Sedevo proprio dare una valutazio-ne, allora l’aggettivo che mi vienein mente è mediocre. Ritengo chesotto il punto del livello delle desi-gnazioni sia molto scarso. Percome l’ho vissuta io - proseguenel suo esericizio, più chelegittimo, di critica, RosarioGaglione - quando arbitravo,certe designazioni si possono evi-tare». «Io penso che ci possiamoanzi, ci dobbiamo lamentare,perché se Farina è lì, lo deve anoi, e a noi solo. Per quantoriguarda il resto del concetto, mitrovo abbastanza d’accordo, nonsiamo in Serie A, è logico, però qui

in D ci sono squadre che fino a qualche tempo fagiocavano in Serie B. Farina sa quale sono gli arbi-tri migliori, e credo che le designazioni debbanoessere effettuate in modo più oculato». «Gli assi-stenti non capiscono proprio nulla, e ne combina-no di tutti i colori ogni domenica». «Io credo cheprima di tutto a questi arbitri serva esperienzanelle categorie inferiori, fargli fare la cosiddetta“gavetta”, poi organizzare maggiori scambi diarbitri fra le regioni, per far capire loro le diverserealtà che si vivono in Italia. Il nostro campionatosi chiama dilettanti, ma non siamo dilettanti. Noncredo che acquisire arbitri dismessi dalle categoriesuperiori possa essere vantaggioso perché conven-go con il designatore che verrebbero a mancareloro le necessarie e doverose motivazioni, ma chie-do fermamente che nelle riunioni degli arbitri sichieda ai fischietti di non essere più arroganti, indi-sponenti e presuntuosi, perché oltre alla pochezzatecnica, è quella la cosa che più dà fastidio».Questa la lettera d’accompagnamento con laquale Farina si presenterà in via Iacopo daDiacceto a Firenze. Chissà se muterà, cam-biando il soggetto, la famosa frase che suscitòire e polemiche all’assemblea delle società diInterregionale: «Giocate in Serie D, avete giocato-ri di Serie D, stadi di Serie D, e pretendete arbitridi Serie A?». Siamo sicuri che a Macalli nonfarebbe piacere.

Marcello Nicchi (Foto Archivio)

Stefano Braschi, ex responsabiledella CAN-PRO, oggi alla CAN-A

(Foto Archivio)

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Numero 28 22 luglio 2010

15Interviste

OMA - 35 anni e un curriculum daassoluto vincente. Che piaccia o no,Danilo Pagni negli ultimi anni ha legato

il suo nome alle grandi vittorie di Sorrento,Vittoria e Gallipoli. Un’escalation di trionfi chepoi in questa stagione si è interrotto brusca-mente: «In effetti questa è stata una stagione diffi-cile. Dopo il divorzio con il Taranto e l’ultima partedi campionato al Gallipoli e il conseguente fallimen-to della società mi sono trovato senza contratto, maquesto non è un problema». Danilo Pagni è unself-made man, e come tale conosce i rischidella sua professione: «Avevo praticamente chiusol’accordo con l’Alessandria, ma poi il sindaco hadeciso di affidare la società ad altri imprenditori.Con l’ex presidente del Taranto Blasi, con cui homantenuto ottimi rapporti, si era parlato di un futu-ro a Foggia o a Brindisi, ma per il momento non sen’è fatto nulla. In questo momento ho in piedi unatrattativa con un club di Serie A che mi ha contat-tato per un ruolo innovativo sul modello inglesesecondo un mio progetto, ho fatto delle piccolerichieste e a giorni potrei firmare». Il giovane dies-se, è stato promosso a Coverciano con il mas-

simo dei voti ispirando la sua tesi ad un nostroarticolo di cinque anni fa, ci parla della crisi cheattanaglia il mondo del calcio: «La responsabilitàdi quello che sta accadendo è di tutte le componen-ti: i presidenti che hanno fatto il passo più lungodella gamba, i direttori che si sono lasciati prenderela mano e i procuratori che hanno tirato la corda.Siamo tutti colpevoli, ogni componente del mondodel calcio ha le sue responsabilità. Basta vederequello che è accaduto a Gallipoli con un solo uomocapace di fare grandi cose - Pagni si riferisce aBarba - che una volta che ha venduto, il nuovo pro-prietario si è trovato solo. Le Istituzioni non hannofatto crescere le strutture sportive di pari passo con

i risultati sportivi». In pratica il fallimento delGallipoli è stata una scelta politica? «La conclu-sione è piuttosto semplice», spiega il diesse cala-brese. Il nome di Danilo Pagni uscì fuori anchedurante il “caso Potenza-Postiglione”, ma quellafu solo una stranezza (ci piace chiamarla così)giornalistica: «In effetti io ho letto la cosa solo suigiornali». Ed il fatto che non sia mai stato inter-pellato la dice lunga su quell’articolo.Chiediamo a Pagni se sia d’accordo sulla mis-sion giovani della Lega Pro: «D’accordissimo, mabisogna sempre stare attenti a come si fanno lecose, visto che ci sono molti giovani della Primaveradi squadre di A che hanno contratti da più di100mila Euro e che alcune volte questo costringe lesocietà a forzare la mano con le squadre dilettanti-stiche». Per concludere Pagni, che nella sua gio-vane carriera ha lanciato allenatori comePasquale Marino, ora al Parma, e giocatori comeNacho Castillo (Bari), ci parla di un allenatore eun calciatore che secondo lui faranno strada:«Per prima cosa vorrei dire che uno come Sanninodel Varese ha dimostrato ampiamente di meritaregrandi palcoscenici visti i risultati ottenuti in questianni. Invece chi merita maggiore spazio è sicura-mente Andrea Chiappini, ex tecnico tra le altre diPaganese e Latina. Come calciatore mi piace moltoCarretta, appena acquistato dall’Andria che questastagione a Matera ha messo a segno 12 reti».Chiudiamo chiedendo a Pagni con quale presi-dente vorrebbe lavorare: «Mi piacerebbe lavora-re con Tesoro della Pro Patria».

R

Pagni: “Pronto a rimettermi in gioco”Servizi di Massimiliano Giacomini

Morgia: “Ora si allena solo con gli sponsor”blema è anche gestionale: «Le società dovrebberotornare agli imprenditori del luogo, anche se questosarà molto difficile visto che se una squadra perdeuna partita sono tutti subito pronti a saltarti al collo.Il rischio è diventato troppo grande». Morgia loscorso anno si lamentò di come molti allenato-ri di grande prestigio faticavano a trovare squa-dra e altri sconosciuti prendevano in manopiazze importanti, stesso discorso che riprendeanche in questa estate: «Il problema non è chenon si trova squadra il problema è che troppi alle-natori lavorano solo perché si portano dietro spon-sor e altri perché solo legati a dei carri. Non esistepiù la meritocrazia, la gente seria resta a casa, alle-natori che vengono cacciati ogni anno e che retro-cedono costantemente trovano squadra senzaalcun problema. Io non sono preoccupato per mema ci sono giovani tecnici che hanno fatto bene nel-l’ultima stagione che non trovano squadra, anzi chedopo aver vinto un campionato non hanno ricevutonemmeno una chiamata. Per quanto mi riguarda,ho voglia di tornare ad allenare, anche perchéanche l’ultimo mondiale ha dimostrato che le mieidee sono più che valide visto che da tempo imme-more ho schierato le mie squadre con quattropunte, come ora fanno molti altri tecnici.Inizialmente quando l’ho fatto io mi dicevano che

fossi un folle». Nell’ultima stagione Morgia hafatto l’osservatore per se stesso: «Sono andatoin giro a vedere metodi di allenamento e partite.Onestamente nulla mi ha colpito veramente se nonil Viareggio che aveva in squadra buoni calciatori egiocava un bel calcio, per il resto non ho visto gran-di cose». Dovunque sia andato Morgia ha lascia-to il segno e questo è visibile anche dall’amoreche i tifosi del Marsala gli riservano ogni voltache il tecnico torna in Sicilia: «Tra me e la città diMarsala c’è un rapporto di grande complicità e nonho mai nascosto l’intenzione di andare lì a vivereuna volta che sarà possibile. Io e la Sicilia siamolegati da un profondo amore». Per concludereMorgia ci spiega che nessuna società lo abbiaancora contattato e si toglie qualche sassolinidalle scarpe: «Assolutamente nessuno mi ha cerca-to, ma la cosa più triste - dice Morgia senza peròtradire il suo carattere - è che persone a cui hodato molto durante la mia carriera, che ho fattocostantemente lavorare e che mi chiamavanomiliardi di volte ora non chiamano più o peggio nonrispondono neanche al telefono». La decadenzadel calcio non è solo economica ma ancheumana e forse per questo Massimo Morgiaresta uno degli ultimi uomini di mare, pesca, cal-cio e campo.

OMA - Il mare, la pesca, il calcio e ilcampo. Massimo Morgia racchiude in sétutte queste passioni. Il tecnico nato a

Roma è fermo dalla scorsa stagione dopo averallenato Marsala, Palermo, Savoia, Catanzaro,San Marino, Foggia e tante altre società.Massimo Morgia è un uomo slegato dalle logi-che dei “carri”: «Sono sempre stato un lupo solita-rio. Non ho mai seguito le correnti ma le correnti mele sono create per conto mio. Ogni volta che volevostaccavo e stacco tutt’ora prendendo la mia barcae andando a pesca». Massimo Morgia ha le ideechiare su come superare questo periodo nerodel calcio italiano: «In realtà - ci dice - le ho sem-pre avute, sono anni che dico che c’è bisogno di unaristrutturazione completa dei campionati. Bisognatornare al vero spirito del calcio,coinvolgendo il pubblico e cam-biando la cultura sportiva. Sisono persi i veri valori di que-sto magnificosport. Il calciodi Lega

P r odeve essere

una vetrina per igiovani ma questo

non deve essereimposto da delle rego-

le, ma deve essere un’im-posizione culturale e non

legislativa». Per il tecnicoromano (anche sevive a Lucca) il pro-

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Massimo Morgia (Foto Archivio)

Danilo Pagni (Foto Ninni Cannella)

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17RecanateseUnion Quinto

ECANATI - Un settimo posto con 51punti del girone F di serie D è stato ilbottino, storico, della Recanatese del

presidente Antonio Gambini nella stagione pas-sata e l’obiettivo per il prossimo campionato èquello di eguagliare almeno questo score, comeafferma lo stesso patron giallorosso: «È stato unottimo risultato, perciò se l’anno prossimo facessimolo stesso campionato sarei estremamente soddisfat-to». Ma il traguardo da raggiungere è semprequello di fare un passo avanti rispetto al cam-pionato scorso. E per arrivare a tale risultatosarà necessario rinfoltire la rosa, soprattuttodopo le partenze di quattro giocatori impor-tanti per i colori del presidente Gambini. Si trat-ta del capitano Lorenzo Salvatelli, difensoreclasse 1978, con destinazione Tolentino, secon-do la radio giallorossa Radio Erre, che dopo cin-que stagioni a Recanati dice addio alla societàleopardiana. Stessa situazione del centrocampi-

sta Giacomo Iommi, classe 1982, tentato dallostesso Tolentino, dove sembra in dirittura diarrivo anche un’altra trattativa, quella del difen-sore Emanuele Fermani. Ma non si ferma qui ilmercato, che per ora è solo in uscita, dellaRecanatese. Infatti è in partenza anche l’attac-cante Ugo Pica. Quelli che, invece, avevano levalige pronte fino a qualche giorno fa, come i

gemelli Cantarini e Nicola Moretti, vera stelladella squadra, sembrano aver trovato un accor-do con la dirigenza marchigiana e vestirannoancora per un anno la casacca giallorossa. Dadecidere, invece, il futuro del portiere Canalettiche, secondo il sito “Il Cittadino di Recanati”, hamolte offerte e potrebbe anch’egli dire addio aicolori giallorossi. Il presidente Gambini, nel con-fermare le cessioni di Fermani, Salvatelli, Iommie Pica, sottolinea come la dirigenza si stia muo-vendo per scrivere alcuni nomi nella caselladelle entrare: «Siamo alla ricerca di giovani chepossano sostituire i partenti anche se ancora non cisono trattative ufficiali. Stiamo lavorando per miglio-rare la squadra e perciò ci stiamo guardando attor-no». Work in progress, dunque, per il mercatoin entrata dei giallorossi marchigiani. Mercatoche dipenderà molto dal girone in cui la socie-tà leopardiana verrà inserita: «Ancora non sappia-mo quale sarà il nostro raggruppamento, anche senoi preferiremmo quello Nord che riteniamo mag-giormente alla nostra portata. Considerate le variequestioni di ripescaggi e fallimenti sono da deciderele sorti di squadre come il Rimini che potrebbe esse-re inserito proprio nel girone Nord - continua ilmassimo dirigente giallorosso - perciò è tutto infase di allestimento. Appena arrivano notizie certe cimuoveremo in una determinata direzione».

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Gambini: “I nuovi acquisti arriveranno”di Antonio Marotta

Pizziolo lascia l’Union Quinto: “Nessun sostegno”REVISO - L’Union Quinto attende fidu-ciosa l’esito dei ripescaggi, essendosiclassificata, nel passato campionato, al

quinto posto in serie D. Ma intanto, a dire addioal mondo del calcio è stato il presidentissimoDario Pizziolo, vent’anni alla guida della societàdopo un passato da giocatore proprio aQuinto. La decisione del patron è maturata amalincuore, ma è stata netta, in seguito allamancanza di sostegno ai suoi progetti per il cal-cio trevigiano. «La motivazione che mi ha condot-to a lasciare è stata quella che, a livello politico-amministrativo a Treviso non si è voluto sposare ilprogetto che avrebbe portato alla costituzionedell’Union Treviso, ma si sono preferite altre strade»,dichiara l’ormai ex presidente dell’UnionQuinto, che aggiunge: «C’era un gruppo diimprenditori pronto a riportare in auge il calcio tre-vigiano, ma le promesse che ci aveva fatto l’ammi-nistrazione comunale di Treviso sono rimaste tali,senza che fossero seguite dai fatti concreti».Pizziolo racconta, inoltre, uno spiacevole episo-dio capitato a lui e alla sua famiglia in conse-guenza delle sue idee sul nuovo progetto calci-stico: «Hanno strumentalizzato anche gli Ultrasdel Treviso, i quali si sono permessi di offendere me

e la mia famiglia, con striscioni che hanno campeg-giato per ben due giorni sui telegiornali veneti.Questo nonostante il progetto fosse molto credibilee la mia famiglia fosse stata sempre accorta e cor-retta nelle gestioni nel corso degli anni, senza maiandare sotto anche economicamente». L’ex presi-dente continua, poi, nel suo sfogo: «Davvero nonmeritavamo tutto questo. Ho preso la società in

Seconda Cetegoria, portandola quasi, possiamodirlo, in Seconda Divisione, la vecchia serie C2. È davent’anni che faccio calcio a Quinto come dirigen-te, per non parlare, poi, della mia esperienza di cal-ciatore con lo stesso club. Ho investito molto sui gio-vani, in maniera seria ed oculata e tutta la miafamiglia si è prodigata per il calcio nella nostra cit-tadina. Basti pensare che per anni mia moglie hacucinato da mangiare ai giocatori ed ha lavorato inprima persona al bar del nostro sodalizio. Inoltre -continua Pizziolo - avevamo in mente di rafforza-re la nostra politica sui giovani, in tutto il nostro com-prensorio. Il progetto di realizzazione dell’UnionTreviso avrebbe portato in prima squadra gli atletipiù bravi, lasciandone altri a crescere ed a farsi leossa nelle compagini minori del nostro territorio.Sarebbe stato un bacino molto significativo al qualeattingere per il futuro. Ma ciò non è stato possibile,purtroppo. Ora - conclude l’ex presidente - sonoconvinto che l’Union Quinto saprà ripartire conforza ed io darò una mano a quel gruppo di per-sone che ha preso in mano il club».

Tdi Luca Costa

Antonio Gambini, presidente della Recanatese(Foto Sito Ufficiale)

Dario Pizziolo (Foto Sito Ufficiale)

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OMA - Concordo assolutamente conla nostra redazione circa le incon-gruenze della RAI che prima promette,

poi non mantiene (sulle spalle degli abbonati)e ci elargisce noiose e logorroiche esternazio-ni di ex calciatori e soubrette prese chissàdove. Il “bene” che ho dato alla RAI nella rubri-ca della scorsa settimana era, ovviamente, iro-nico. Detto questo, immergiamoci nella cam-pagna acquisti/cessioni che, attenzione, si chiu-de solo il 31 agosto, quindi dedita a clamorosesvolte. Anche dettate dalla decisione di Abete(assurda nei tempi e nei modi) sul numerodegli extracomunitari. Quest’anno una cosaaccomuna tutte le società: la mancanza di liqui-dità, che deve far lavorare i cervelli dei dirigen-ti con operazioni per rinforzare la squadrasenza spendere un Euro. Operazione difficilis-sima come ben capirete, ecco perché sinora ilmercato non decolla, si aspettano i saldi delleultime ore. Prendete il caso della Juventus:Marotta si sta dannando per ricostruire quasi

da zero una squadra piena di problemi, ma ifaraonici stipendi comminati da Blanc & C. acerti giocatori (Thiago, Zebina, etc) fanno starelontane le società acquirenti. Alcuni giocatori,come Diego, per orgoglio vogliono riscattarela stagione e benché posto in ogni trattativaimportante, dichiara eterno amore alla VecchiaSignora (e ai suoi 4 milioni annuali per quattroanni). Melo, oltretutto malvisto dai tifosi juven-tini, non ha mercato, e chi se la ride è Corvino,che ha rifilato la formidabile bidonata all'inge-nuo Secco (per fortuna sparito di circolazio-ne). Marotta per ora ha acquistato giovani dibuona speranza, alcuni di loro destinati allapanchina, altri che non esaltano le fantasie dei14 milioni di tifosi zebrati. Si parla di nomi alti-sonanti quali Dzeko (però si vuol confermareTretzeguet), si è incerti su Krasic (norma sugliextracomunitari), ora si svolta sui talentidell'Amburgo. Secondo me c’è molta confusio-ne, però siamo sicuri che l’abile manager vare-sino alla fine saprà mettere in campo, al di làdei nomi, una squadra da terzo/quarto posto.Ancora peggio la situazione del Milan, dopo

che la Fininvest ha chiuso i cordoni della borsa,anche lui schiavo dei faraonici stipendi di mezzigiocatori tipo Kaladze, Oddo, Jankulovski,Huntelaar. “Prima vendere poi comprare” è ildiktat del Presidente, e lo spendaccioneGalliani si deve adeguare. Se ne va una bandie-ra come Gattuso, che ha capito che farebbepanchina: il ringhioso mediano vuol chiuderepiù dignitosamente la sua splendida carriera. Ilbuon Allegri avrà molto da fare per parare leribellioni dei vecchi rimasti (come Inzaghi eSeedorf) ma da tosto livornese saprà porvirimedio. L’Iinter sembra aver risolto la querel-le relativa a Balotelli: resta solo da vedere qualeManchester se lo assicurerà.Solo dopo benitezpotrà avere i pupilli Kuyt e Mascherano.Comunque i nerazzurri sono sempre la squa-dra da battere. Questa è la prima panoramicadel calciomercato, le altre seguiranno nelleprossime rubriche: a proposito, Adriano aRoma sembra fare sul serio: ha perso già settechili, e se ritroverà il peso forma, il trio d’attac-co di Ranieri (con Totti e Vucinic) si proponecome uno dei più interessanti. Alla prossima.

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I primi giorni di calciomercato visti con gli occhi dell’espertodi Mauro Gasperini

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Numero 28 22 luglio 2010

20 Omologazioni shock

di Luigi Cardarelli

Anche nelle Marche devono recitare il “mea culpa”OMA - E ci risiamo! Il nostro gironell’Italia pallonara questa settima-na ci ha condotto nelle Marche,

regione che, ahinoi, dopo essere passatasotto l’occhio vigile e critico di ProfessioneCalcio, per quanto riguarda gli impiantisportivi e la sicurezza che questi ultimidovrebbero garantire a chi pratica l’attivitàsportiva, risulta un po’ come tutte le altre:fuori norma. Pali, muri, veri e propri disli-velli dietro le porte e ancora alberi, picco-le collinette di terra proprio a ridossodelle linee laterali e cosa incredibile, unapanchina quasi a filo della linea laterale, tan-t’è che un guardalinee calpesta i piedi aigiocatori seduti in “panca”. Questi sono icampi delle Marche. Venti Regioni italiane,diciannove Comitati Regionali (Piemonte eValle d’Aosta sono unificate), che dal pros-simo anno vedranno chiusi moltissimicampi se non saranno a norma e tuttoquesto grazie alla nostra inchiesta e comeha confermato Carlo Tavecchio (poteteleggere l’articolo a pagina 2) attraverso icomunicati emanati dalla LND. Una vita èpiù importante di una singola gara o di unintero campionato: noi non ci fermeremocertamente qui, almeno finché tutti i campinon saranno regolari e non metteranno arischio la vita dei calciatori.

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Nelle foto, in ordine numerico:

1 - La panchina a ridosso del campo del A. Marchionni2 - Lo spaventoso “burrone” dopo la linea di fondo

nell’impianto del San Marcello3 - Ancora un campo per destinazione troppo limitato

stavolta tocca al Brandoni4 - Polisportiva Folgore Falerone: un palo non manca mai5,6 - Paletti, recinzioni e palizzate: ecco il Porto Potenza

7,8 - Potenza Picena: muro e panchina

(Foto Archivio)

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Il Tre Penne affila le armi per entrare nella storiadi Luigi Cardarelli

Chiudiamo con una curiosità, il 13 luglio,proprio mentre il pullman del Tre Penne siapprestava a varcare il confine con la Bosnia,è stato fermato per dei controlli e sembra-va (almeno leggendo gli organi di stampasammarinesi e non che hanno seguito lavicenda) che quello che sia accaduto potevaessere degno di un film giallo. Noi abbiamofatto chiarezza grazie a mister Stefano Ceci:«La cosa è più semplice di quanto è stato dettoe scritto. Tutto nasce da una mancanza del-l’agenzia che noleggia i pullman, mancava sem-plicemente la carta verde dell’assicurazione. Gliitaliani passano il confine naturalmente, senzaimpedimenti, i sammarinesi invece sono consi-derati extracomunitari, quindi dopo il controlloci sono stati circa 45 minuti per risolvere il pro-blema che ripeto, è stato una sciocchezza inconfronto a quanto detto finora».

EPUBBLICA DI SAN MARINO –L’avventura europea per le compagi-ni titane non è ancora finita. Il Tre

Penne guidato sempre diligentemente daStefano Ceci deve giocarsi la gara di ritornodel secondo turno preliminare di EuropaLeague. Nonostante il 4-1 incassato in terrabosniaca, i sammarinesi hanno ben figuratosotto l’aspetto fisico e tattico. Nessun cam-bio di assetto per mister Ceci (a parte unapedina difesiva, Raggini) che ha riproposto lastessa identica squadra che aveva già fattobenissimo durante il campionato e i play-off.Molti organi di stampa sammarinesi sottoli-neano la coesione del gruppo del Tre Penne,mettendo l’accento sul comportamentoesemplare della squadra che non ha maimollato durante la gara ed evidenziando laparola “gruppo”. Proprio su questo, abbiamoraccolto il parere dell’allenatore StefanoCeci: «Esistono sinergie importanti tra società,allenatore e squadra. Questo è un progetto cheva avanti da tre anni e che la società sta soste-nendo al meglio. Noi abbiamo puntato sullavalorizzazione dei ragazzi sammarinesi ed eragiusto regalare loro una gara importante comequella giocata giovedì scorso. A prescindere dalrisultato - ci spiega mister Ceci - la gara èstata giocata bene, siamo andati più volte vicinial vantaggio quando eravamo sull’1-1, domi-nando il campo per circa 20 minuti. Tornando alprogetto della società, ad oggi possiamo dire

Rche l’obiettivo dellavalorizzazione deigiovani è stato rag-giunto e centrato». Lotestimonia anche ilfatto che le naziona-li sono sempre piùcon gli occhi suivostri calciatori? «Sì,esatto. Prima si anda-vano a cercare i sam-marinesi che giocanonei campionati italia-ni, oggi invece c’èun’inversione di ten-denza e si guardamolto più in terra tita-na. Questo, anche gra-zie all’aumento diqualità del campiona-to stesso». Ora c’è dapreparare la gara diritorno, con lo stes-so assetto tattico?«Alla luce della garadi andata c’è piùforza dentro di noi.L’obiettivo è cercaredi fare risultato e perfare questo, l’assettotattico deve necessa-riamente essere comequello della gara gio-cata in Bosnia: attenzione difensiva, un attacco

preciso e pronte ripartenzein contropiede». C’è unasperanza anche piccolissi-ma di fare la partita dellavita? «Credo di sì - ci dice amezza bocca il tecnicoforse un po’ scaramantica-mente. Siamo stati tuttiinsieme in questi giorni,abbiamo parlato e il grupposi è coeso al massimo. C’èuna voglia incredibile di farerisultato, ci crediamo moltissi-mo, vogliamo fare la partitache resti nella storia, il topsarebbe fare una bella garacon risultato utile a nostrofavore».

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23Repubblica di San Marino

Si riparte dal 4-1 per i balcanici. Il tecnico: “Abbiamo tenuto bene il campo tutta la partita

e avuto le occasioni per passare in vantaggio. Al ritorno diremo la nostra”

La squadra di Ceci ospiterà i bosniaci del Zrinjski Mostar nel ritorno di Europa League

Stefano Ceci (Foto Archivio)

53° COPPA TITANO - ANNO 2011 - I GRUPPI

Libertas

Folgore/Falciano

Virtus

Cailungo

Pennarossa

Tre Fiori

Domagnano

La Fiorita

Faetano

Cosmos

Juvenes/Dogana

Murata

Tre Penne

San Giovanni

Fiorentino

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