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PROFESSIONE CALCIO - SFOGLIA IL SETTIMANALE - ANNO III N.32
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Contratto Collettivo, tutta la verità:
In Lega Pro è in prorogatio da ben 13 anni e l’AIC se ne frega. Lo sciopero serviva
a far cadere il fronte delle Leghe
Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 - 00143 Roma
IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5 ANNO 3 - N° 32 01 settembre 2011 1€
ISS
N 1
593-
6309
97
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36
30
05
9
80
03
2
All’interno: La Top 11 della
cadetteria e il punto sulla
prima giornata, Dal campo
al Foro e l’intervista al CT
di San Marino
EditorialeGli errori della FIGC
e la confusione dello Sport italiano
Tapinassi
La RubricaDallo sciopero della
Serie A alla Bundesliga
Gasperini
Serie bwinIl patron della Noce-
rina e il contributo di solidarietà
Rieti
Abbiamo chiesto ad alcuni
allenatori dilettanti cosa ne
pensavano del comporta-
mento di Renzo Ulivieri-da
pagina 19
Lo Sciopero-1La parola all’esperto:
Il professorMichel Martone
Grisoli
Lo Sciopero-2I presidenti della Lega Pro esprimono il loro
giudizioSbaffi
Lo Sciopero-3I calciatori della Lega
Pro e la serrata dei calciatori di A
Rieti
2 NUMERO 32 - 01 settembre 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
Reg. del Tribunale di Roma n° 1/2009
Amministrazionevia F.T. Marinetti, 221 - 00143 Roma
Tel/Fax 06.5000975email: [email protected]
Direttore responsabileMassimiliano Giacomini
email: [email protected]
CaporedattoreFlavio Grisoli
email: [email protected]
RedattoriFabiola Rieti, Sara Sbaffi
email: [email protected]
Segretaria di RedazioneGerarda Angela Lomonaco
email [email protected]
[email protected] [email protected]
Hanno collaborato Mauro Gasperini, Guido Del Re, Gino Tapinassi
Realizzazione GraficaWalter Fantauzzi - www.walterfantauzzi.com
Stampa: Global Stampa - Via Angelo della Pergola, 5 - 00176 Roma
Tutto lo scontro che si sta vivendo in questi
giorni nel mondo del pallone è riconduci-
bile ad una frase di Gianni Petrucci, presiden-
te del CONI, che ha voluto ricordare a tutti che
Abete non si muove ma poi sbagliando il tiro
ha affermato che: “Bisogna seguire i presidenti
illuminati come De Laurentiis che hanno idee
costruttive”. Appunto, il patron del Napoli ha
come idea costruttiva quella di dare il benser-
vito al “non legato alle logiche della poltrona”
Abete. “Si faccia da parte” ha affermato il pre-
sidente dei partenopei e ora Petrucci lo pren-
de da esempio affermando però il contrario
di quello che vuole De Laurentiis. Questo ci
dovrebbe far capire che i “comandanti” dello
sport italiano non ci stanno capendo nulla. Lo
scontro tra Lega di A e sindacato calciatori è
stato messo in moto dallo stesso Abete che
ha consentito alle componenti del mondo del
calcio di appropriarsi del prodotto pallone.
Da parti integranti le Associazioni sono diven-
tate gli “interi”. Hanno un potere enorme e
un’autonomia unica tra tutte le Federazioni
Internazionali. Lo stop dato dalla Lega è un
blocco deciso contro la Federcalcio così com’è
gestita. L’unica soluzione l’aveva data Carlo
Tavecchio, presidente LND, che nella riforma
dello Statuto da lui studiata aveva voluto ri-
portare alla figura del presidente della FIGC
la centralità che gli compete. Invece nisba.
Le componenti, annusato il potere, non han-
no voluto fare un passo indietro. Critichiamo
aspramente l’avulsa gestione abetiana di que-
sta federcalcio, perchè in Abete credevamo, lo
ricordavamo forte e intraprendente ai tempi
della Lega di Serie C, poi l’eterno candidarsi
ad un ruolo di prestigio conquistato solo a
tavolino, e non ci vengano a dire che non è
così perché se non ci fosse stata Calciopoli sta-
remmo parlando di un’altra storia, lo ha reso
debole e incapace di continuare in quel per-
corso che lo aveva visto ottimo all’inizio della
sua carriera nella politica calcistica. Difficile
gestire la FIGC, obiettano in molti. Giustissimo
rispondiamo noi ma un ruolo di responsabili-
tà comporta sapersi imporre e non scendere
continuamente a compromessi e lasciare fare
al tempo quello che non si ha coraggio di af-
frontare. Siamo d’accordo con Petrucci quan-
do afferma che bisogna ascoltare i presidenti
come De Laurentiis. Perciò Abete si faccia da
parte, perché anche la gestione del contratto
collettivo è stata l’ennesima prova che il suo
pensiero non interessa più a nessuno. Nessun
commento su Ulivieri. L’Assoinutilità, da lui
presieduta, sono anni che tocca il fondo e sa-
rebbe stato opportuno lasciarlo incatenato al
cancello della FIGC. Solo per chiudere, l’AIC di
Don Tommasi spieghi ai calciatori di Lega Pro
come mai il loro contratto è in prorogatio da
be 13 anni e lo resterà anche questa stagione.
Ve lo diciamo noi: non si sciopera per i diritti
ma solo per convenienza. Perché i calciatori
non hanno fatto un gesto fortissimo, rifiutare
la convocazione in Nazionale? Questo sareb-
be stato veramente il grimaldello per giunge-
re alla firma del contratto. Però così facendo
il loro bersaglio sarebbe stato Abete, di cui
sono grandi beneficiari. In realtà l’obiettivo
dello sciopero è rompere il fronte delle Leghe,
quello creato da Tavecchio all’indomani del-
la bocciatura dello statuto, bocciatura che ha
avuto come mandante Abete, che non voleva
lasciare ad un rivale l’onore di firmare una ri-
forma epocale e come braccio armato le Asso-
ciazioni. ora speriamo che il fronte delle leghe
regga e che ci sia finalmente una
riforma del sistema.
Perché i calciatori non hanno disertato la convocazione in Nazionale?Se il fronte delle Leghe reggesse l’urto il calcio italiano andrebbe incontro ad un vero cambiamento
Massimiliano Giacomini
T C A STattica
LEGENDA
Curiosità Approfondi-mento
Statistica
ADERENTE A:
4 NUMERO 32 - 01 settembre 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
Aspettiamo ancora… Vado controcorrente:
meno male che c’è stato lo sciopero. Lasciamo
perdere le motivazioni di questo scontro tra AIC e
società, fatto sta che il sottoscritto e altri milioni di
sportivi, tifosi e appassionati hanno dovuto passare
un altro weekend a gustarsi “l’altro” calcio, quello di
B, di Premier, Liga e Bundesliga. E l’esperienza non
è stata certo negativa: la serie cadetta ha regalato
emozioni, la Premier dato spettacolo con le due
stratosferiche squadre di Manchester, la Liga mes-
so in mostra Real e Barcellona da brividi. In poche
parole: se la A si ferma si sopravvive comunque,
e anche benino. Lo stesso vale per gli scommet-
titori, che possono sbizzarrirsi sul calcio estero.
Diamo un’occhiata alle indicazioni che hanno dato
le prime giornate. In Inghilterra le due squadre di
Manchester, City e United viaggiano a punteggio
pieno, giocano a ritmi impressionanti e macinano
gol e spettacolo, come confermano i 5 e 8 gol rifi-
lati nell’ultimo turno a due big come Tottenham e
Arsenal: i Red Devils si confermano dunque favoriti
per il titolo (2.2 per Matchpoint), mentre i Citizens
(3) scavalcano il Chelsea (4.5) di Villas Boas, incerto
nelle prime uscite e ora costretto a fare a meno di
Drogba per un mese. Guadagna credito e posizioni
il buon Liverpool (10) di Dalglish, crollano invece le
quotazioni dell’Arsenal (26), finora imbarazzante
tanto in patria quanto in Europa. In Germania, dopo
l’anno d’oro del Borussia Dortmund, sembra tor-
nata la supremazia del Bayern, nettamente supe-
riore nell’organico a tutte le rivali. I bavaresi, dopo
un inatteso ko all’esordio, si sono ripresi asfaltando
l’Amburgo con un Robben stratosferico. Schalke
e Leverkusen sembrano solo remote alternative,
come dimostra la quota a 16 per entrambe. La Liga
propone per l’ennesima volta il duello (stando alle
quote, quasi alla pari) tra Barcellona e Real Madrid,
anche se i blaugrana non mostrano alcun segno
di cedimento dopo tre anni di vittorie ininterrotte.
Le quote sul vincente Serie A le potete trovare qui
sotto, in attesa di poterle finalmente commentare
con qualche risultato alla mano.
Scommetti con noi torna in onda ogni venerdì
dalle 19.30 su Blu Sky Canale 820 e
840 del bouquet Sky.
SCOMMETTI CON NOI...
Oltre che la settimana di caldo tropicale, è
stata la settimana più vergognosa dello
sport calcistico nazionale: lo sciopero dei cal-
ciatori. In effetti Lega e Aic si sono rimbalzate
le responsabilità, ma noi sosteniamo con forza
che dietro questa serrata ci sia qualcos’altro.
Certamente Lega di A, B, Lega Pro e Dilettanti,
unitesi in un cartello che conta il 70% nel Con-
siglio Federale, vuole indurre Abete alle dimis-
sioni. Se così fosse tanti tirerebbero un sospiro
di sollievo, se riuscissero davvero a far fuori “il
signore del nulla”. In effetti ogni suo intervento
su qualsiavoglia questione è un completo fal-
limento. La sua linea di mediazione è fallita,
doveva prenderne atto e farsi da parte. Ma se
lo scopo vero del contrasto era sul famigerato
art.7, e dato che le società non intendono fare
un passo indietro, allora il campionato sarà
sospeso? Oppure tutto, come suppongo, finirà
a tarallucci e vino rimandando la questione at-
traverso un contratto ponte fino a giugno? O
non sarà perché a molte squadre non è parso
vero di rimandare l’inizio del campionato di 15
giorni (c’è da completare gli organici... Allora
non sarebbe stato meglio che la Federazione
(ma visto da chi è guidata sarebbe stata una
pura utopia) avesse chiuso il calciomercato
il 26 agosto anziché il 31 in modo che il 27 si
poteva cominciare col “rien ne va plus, les jeux
sont faits”?... Passando ad altro e vedendo gi-
ocare le squadre di Premier, Liga e Bundesliga,
mi vien da pensare che il calcio italiano sia or-
mai scaduto ad infimi livelli. Vedi squadre con
età media di 22 anni (quelle straniere, intendo)
che si sono create la propria “cantera” mentre
da noi non solo s’investe poco nei vivai, ma
non si ha il di lanciare i giovani in prima squad-
ra. Quando il nostro giornale sarà pubblicato,
sarà calato ormai l’ultimo velo e oplà, come
dal cilindro magico usciranno le squadre volute
dai tecnici. Alcune squadre sono state rivoltate
come un calzino eppure non ancora complete.
Non faccio commenti sullo scontro Totti-Luis
Enrique. Scommettiamo come an-
drà a finire? Alla prossima.
Le Leghe unite vogliono far fuori il “Signore del nulla”. Premier e Bundesliga al top
Mauro Gasperini
6 NUMERO 32 - 01 settembre 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
8 NUMERO 32 - 01 settembre 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
“Abete dimettiti” “Questa è stata la richiesta avanzata a gran voce dai Presidenti delle Società del-
la Lega Nazionale Professionisti di Milano, riunitisi in assemblea a Roma la scorsa settimana per decidere se approvare o meno il Contratto Collettivo Nazionale dei propri giocatori. In effetti la rabbia contro un Presidente imbelle ed incapace di ogni decisione, senza spina dorsale e senza orgoglio, sta montando in tutte e quattro le Leghe, ed è una tempesta annunciata che corre il rischio di spazzare via tutto come un uragano, senza purtroppo risparmiare nemmeno le istituzioni”
“...Abete dimettiti...”. Questa è stata la richi-
esta avanzata a gran voce dai Presidenti
delle Società della Lega Nazionale Profession-
isti di Milano, riunitisi in assemblea a Roma la
scorsa settimana per decidere se approvare
o meno il Contratto Collettivo Nazionale dei
propri giocatori. In effetti la rabbia contro un
Presidente imbelle ed incapace di ogni deci-
sione, senza spina dorsale e senza orgoglio,
sta montando in tutte e quattro le Leghe, ed
è una tempesta annunciata che corre il rischio
di spazzare via tutto come un uragano, senza
purtroppo risparmiare nemmeno le istituzioni.
D’altra parte è da mesi che stiamo dicendo le
cose che ora puntualmente accadono e stiamo
conducendo una campagna solitaria, poiché
non siamo sul libro paga di nessuno, dicendo
che Abete se ne deve andare e lo sciopero dei
giocatori della Serie A, nella prima giornata di
Campionato, dimostra come purtroppo an-
cora una volta avevamo ragione. Il Presidente
Abete può essere in qualche modo paragonato
a quello che succede nel Paese e nel Gover-
no. Finita la stagione di compravendita di fa-
vori e di assunzioni, sommerso dalle mancate
promesse, il Presidente Federale si avvia ad
una lenta, inesorabile,
trista agonia. Se avesse
un briciolo di dignità si
ricorderebbe che nella
vita come in natura
esistono le quattro sta-
gioni: primavera, es-
tate, autunno ed il geli-
do inverno. E se avesse
a cuore veramente
l’istituzione con un ul-
timo scatto di orgoglio
dovrebbe fare un passo
indietro per salvare il calcio italiano ed evitare
che dopo di lui, il suo successore trovi sola-
mente un cumulo di macerie, difficile e quasi
impossibile a ricostruire. Chi si diceva non at-
taccato al potere sembra avere il sederino at-
taccato alla seggiola con la colla a presa rapida
e il suo motto sembra essere “muoia Sansone
con tutti i filistei”. Il suo comportamento però
non ci stupisce, è nell’ordine delle cose e nella
mentalità dell’uomo. Quello che invece non
comprendiamo è l’atteggiamento di: Beretta,
Abodi, Macalli e Tavecchio! È l’ora di finirla, Si-
gnori Presidenti di Lega, con le mezze parole,
con gli ammiccamenti, con gli incontri clan-
destini di tira il sasso e nascondi la mano. La
casa brucia e per evitare l’incendio occorre
sloggiare l’inquilino incendiario con molta cor-
tesia ma con ferma determinazione. Signori
Presidenti di Lega, se avete a cuore la salvezza
della Federcalcio, sfiduciate in Consiglio Fed-
erale un Presidente che fino ad oggi ha collezi-
onato sconfitte e brutte figure su tutti i fronti
e ricordatevi bene che il treno passa una volta
sola, ed una volta perso bisogna camminare a
piedi ed il cammino sarà lungo,
doloroso e faticoso!
Gino Tapinassi
Tapinassi (Foto Archivio)
Abete
(Foto Archivio)
9NUMERO 32 - 01 settembre 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
26
Se la Serie A si fa attendere e fa disperare gli
appassionati, la Serie bwin 2011-12 ha invece
aperto regolarmente i battenti. Un lunghissimo
week-end di gare (si comincia al giovedì) e la sec-
onda giornata che si è giocata martedì 30 agosto (a
giornale già chiuso) fanno della cadetteria il centro
focale del nostro calcio. Samp e Padova aprono il
programma. Atzori contro Dal Canto: spettacolo
assicurato. Le reti di Milanetto (un ex genoano che
trafigge la Doria) e Palombo su punizione sono da
stropicciarsi gli occhi. Bertani ricomincia a Genova
da dove aveva lasciato a Novara: a suon di gol.
Dall’altra parte Aniello Cutolo è una spina nel fian-
co costante per la Samp. A Pescara c’è la nuova Ze-
manlandia: a farne le spese è la neopromossa Hel-
las Verona. La banda del boemo gioca bene e non
corre eccessivi rischi in difesa. Rimandato Mandor-
lini. Perdono tutte le arrivate dalla Lega Pro: quella
che sembra più in difficoltà è il Gubbio di mister
Fabio Pecchia. Contro il Grosseto si sono visti solo
i toscani di Ugolotti, che per larghi tratti hanno
maramaldeggiato. Perde anche la Juve Stabia, ma
l’Empoli del figliol prodigo Tavano ha sudato parec-
chio per avere la meglio delle Vespe di mister Bra-
glia. La Nocerina di Auteri va in vantaggio a Mod-
ena contro il Sassuolo, ma poi si fa travolgere dal
ritorno dei neroverdi, che mettono a segno tre reti
nel primo tempo e chiudono la contesa. Ottimo
avvio del Cittadella di Foscarini contro l’Albinoleffe.
Cordaz paratutto, respinge un rigore e gli assalti
dei bergamaschi. Vitofrancesco segna una rete
pazzesca. Un portiere che fa meglio del francese
c’è, però: è Bardi, giovane numero uno del Livorno.
Andate a vedere il servizio della vittoria esterna allo
“Scida” di Crotone. Il Torino espugna il “Del Duca”
sudando sette camice; Bari e Varese non si fanno
male; la Reggina di Breda asfalta un Modena molto
modesto. Miglior tecnico di giornata: Giuseppe Sci-
enza del Brescia. Con una prova corale e di forza,
le Rondinelle non hanno dato scampo al Vicenza
di Silvio Baldini, tornato in panchina dopo due
anni di inattività.
Il Pescara è già Zemanlandia
Classifica P G V N S GF GS
Reggina 3 1 1 0 0 4 1Brescia 3 1 1 0 0 2 0
Grosseto 3 1 1 0 0 2 0Sassuolo 3 1 1 0 0 3 1Cittadella 3 1 1 0 0 2 1
Empoli 3 1 1 0 0 2 1Livorno 3 1 1 0 0 2 1Pescara 3 1 1 0 0 2 1Torino 3 1 1 0 0 2 1
Bari 1 1 0 1 0 0 0Padova 1 1 0 1 0 2 2
Sampdoria 1 1 0 1 0 2 2Varese 1 1 0 1 0 0 0
Albinoleffe 0 1 0 0 1 1 2Verona 0 1 0 0 1 1 2Gubbio 0 1 0 0 1 0 2
Nocerina 0 1 0 0 1 1 3Vicenza 0 1 0 0 1 0 2Modena 0 1 0 0 1 1 4
Crotone -1 -1 1 0 0 1 1 2Juve Stabia -1 -1 1 0 0 1 1 2
Ascoli-7 -7 1 0 0 1 1 2
1° Giornata 27/08/2011Ascoli-Torino 1-2Bari-Varese 0-0Brescia-Vicenza 2-0Cittadella-Albinoleffe 2-1Crotone-Livorno 1-2Empoli-Juve Stabia 2-1Grosseto-Gubbio 2-0Reggina-Modena 4-1Sampdoria-Padova 2-2Sassuolo-Nocerina 3-1Verona-Pescara 1-2
MARCATORI
2 Gol: Dionisi (Livorno, 2r) Campagnacci (Reggina)1 Gol: Regonesi (Albinoleffe) Andjelkovic (Ascoli) Feczesin (Brescia) Jonathas (Brescia) Gasparetto (Cittadella) Vitofrancesco (Cittadella) più 21 giocatori
2° Giornata 30/08/2011Albinoleffe-Grosseto
Gubbio-AscoliJuve Stabia-VeronaLivorno-Sampdoria
Modena-BariNocerina-BresciaPadova-RegginaPescara-Empoli
Torino-CittadellaVarese-Crotone
Vicenza-Sassuolo
Flavio GrisoliAllenatore: Giuseppe Scienza (Brescia)
Bardi(Livorno)
Tonelli(Empoli)
Vitofrancesco(Cittadella)
Missiroli(Reggina)
Campagnacci(Reggina)
Verdi(Torino)
Bertani(Sampdoria)
Stovini(Empoli)
Padella(Grosseto)
Cascione(Pescara)
Cutolo(Padova)
Il blocco del campionato di serie A scuote il
calcio, ma la sensazione che non si voleva
arrivare a questo punto è forte e forse il presi-
dente dell’Aic, Damiano Tommasi, ha usato
questo mezzo in modo improprio per raggi-
ungere uno scopo ancora troppo lontano. I
calciatori della serie Bwin hanno supportato
moralmente i colleghi pur non aderendo
all’iniziativa. Il presidente della neopromossa
Nocerina, Giovanni Citarella, fa luce su alcuni
punti controversi: «In realtà il nodo più dif-
ficile da sciogliere è quello degli importi con-
trattuali e non tocca i calciatori del campio-
nato cadetto. Io sono d’accordo con le società,
perché non è giusto che questa imposta gravi
su di loro in un periodo economico già così
difficile. Per i fuori rosa la strada è più sem-
plice e l’accordo si può trovare». Il numero
uno campano si sbottona: «Noi non abbiamo
partecipato alle ultime assemblee, come serie
bwin, perché abbiamo raggiunto gli accordi
per il rinnovo del nostro contratto e quello che
so lo leggo anche io dai giornali. Mi sono fatto
una mia idea che per l’articolo 7 si può tro-
vare una mediazione con un preparatore at-
letico incaricato. Per il contributo, se paga le
tasse un dirigente di una società importante
come Fiat o simili, perché non dovrebbero far-
lo i calciatori?». Eppure c’è chi sostiene che
questo contributo di solidarietà potrebbe es-
sere un deterrente per far arrivare campioni
dall’estero e di conseguenza una motivazione
in più per frenare le società dal combattere
muro contro muro: «Non è vero! Ad ogni leg-
ge si trova l’inganno se un giocatore chiede
1 milione, sapendo della tassazione chiederà
centomila euro in più», ironizza il massimo di-
rigente rossonero. In molti si domandano se
questa scelta dell’Aic non sia come quando un
genitore permissivo accetta e accondiscende
ad ogni vizio del proprio figlio, ma Stendardo,
giocatore della Lazio si è difeso giustificando
il tutto con la frase: «Non è questione di soldi,
ma di diritti» e Citarella non si trova per nien-
te d’accordo: «Credo che ha sbagliato proprio
termine dicendo la parola diritto. Possiamo
non condividere la legge, il governo, ma in
uno stato democratico c’è un Parlamento che
decide». Le domande continuano a rimbalza-
re in molti contesti sia televisivi sia sul web: È
giusto difendere chi guadagna già così tanto?
E i giocatori di Lega Pro? Non sono profes-
sionisti anch’essi? Il presidente della Nocerina
scioglie i dubbi così: «Il sindacato si adopera
anche per i più deboli, ma forse dovrebbe
chiedere qualche tutela in più visto le situazi-
oni in cui versano molte società di
Lega Pro in questi anni».
Fabiola Rieti
Citarella, presidente della Nocerina:10 NUMERO 32 - 01 settembre 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
“Il contributo di solidarietà devono pagarlo i calciatori”
Flavio Grisoli
Con il professore di Diritto del Lavoro Michel Mar-
tone ci ritroviamo otto mesi dopo quell’intervista
che è apparsa sul numero 45 del 9 dicembre 2010
della nostra rivista. Argomento: il possibile sciopero
dei calciatori di Serie A. Dalla neve alle spiagge, la
situazione non è cambiata, anzi. Sotto l’afa di queste
ultime settimane lo sciopero, o il rinvio della prima
giornata di campionato di Serie A, si è consumato
davvero. E il sapore che rimane in bocca è assai
amaro, se non altro perché la disputa si è basata sul
niente. Se prima la battaglia fra AIC e Lega di A era sul
trattamento dei giocatori “in esubero” (elemento,
questo, ancora in bilico fra le parti), ora lo scontro si
è alimentato sul tema del “contributo di solidarietà”
che il Governo aveva intenzione di varare. È notizia
di lunedì sera che non se ne farà più niente, ed era
anche evidente il fatto che basare uno scontro su
qualcosa che non aveva ancora visto la luce appariva
come minimo pretestuoso: «Il Governo, senza dub-
bio, ha tolto le castagne dal fuoco», commenta in
prima battuta Martone, «Però ciò non toglie che
il calcio ha dato una pessima immagine di sé. Ha
rappresentato in pieno l’egoismo di un Paese in
crisi. Ed è anche molto significativo il fatto che i cal-
ciatori hanno dato vita ad una protesta molto più
aspra delle altre 515mila persone che quel contrib-
uto avrebbero dovuto pagarlo. Di certo - continua
Martone, ordinario di Diritto del Lavoro all’Università
di Teramo - il calcio italiano ha perso un’ottima oc-
casione per dare il buon esempio». Ma le “colpe”, se
così vogliamo definirle, per aver fatto saltare il tavolo
della trattativa, spettano anche alle società che stipu-
lano contratti con i calciatori al netto delle imposte.
Per queste, l’introduzione del “contributo di solidari-
età”, rappresenterebbe un danno. «Questo partico-
lare, cioè di un differente trattamento tra stipendio
lordo e netto - afferma Martone, professore incari-
cato anche alla LUISS di Roma - denota la differenza
sostanziale tra il lavoro subordinato classico e quello
dei calciatori. Si tratta di una categoria fortemente
atipica per gli stipendi che percepisce. Qui il diritto del
lavoro deve essere ripensato, perché deve dare voce
e forza ai contraenti più deboli». Come si può uscire
da questo tunnel che sembra non avere fine? CI tro-
viamo di fronte ad una categoria di privilegiati che
gode delle stesse garanzie sindacali di chi non arriva
alla fine del mese: «Il rapporto tra i calciatori e le so-
cietà deve essere regolato più dal contratto e meno
dalla legge. I calciatori traggono la loro forza con-
trattuale dal compenso che percepiscono. La Legge,
e la Federazione in questo caso - continua nella sua
analisi il professor Michel Martone - deve definire le
regole del gioco. Al contratto spetta definire il rappor-
to tra i giocatori e le società». Contratti liberi, quindi:
così la forza del sindacato non va diminuendo? «No,
non credo. Non c’è compromissione dell’attività im-
portante di lobbying da parte del sindacato, che
comunque deve ripensare la sua azione. Negli Stati
Uniti, con lavoratori “atipici” come gli artisti, sta già
accadendo». Un’ultima battuta, doverosa, sul fatto
che i professionisti di Lega Pro hanno il contratto in
prorogatio da 13 anni. Non si tratta degli stessi lavora-
tori? «Certamente - conclude Martone - e dirò di più.
Hanno molto più bisogno quelli di Lega
Pro che quelli di Serie A».
Contratto: La parola all’espertoIl professore di Diritto del Lavoro Michel Martone:“Il rapporto tra i calciatori e le società deve essere
regolato più dal contratto e meno dalla Legge”
1212 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 32 - 01 settembre 2011
Gli 8 punti e i nodi della discordia
- Flessibilità del contratto (l’Aic non vuole flessibilità legata
alle prestazioni singole e collettive superiori al 50% degli emolu-
menti)
- lavoro in esclusiva (il calciatore deve essere libero di de-
cidere cosa fare fuori dal suo ruolo)
- condotta fuori dal campo (l’Aic lascia piena libertà men-
tre la Lega vuole un comportamento eticamente e moralmente
corretto vista la loro visibilità)
- cure mediche (libertà nella scelta del medico ma se la
società non concorda le spese sono a carico dei giocatori)
- sanzioni automatiche (l’Aic vuole che ogni singolo caso
sia analizzato dal collegio arbitrale)
- designazione collegio arbitrale (a capo del collegio deve
rimanere una persona dell’ambito calcistico e non un esterno
come chiesto dalla Lega)
I nodi della discordia:
- allenamenti con la prima squadra (art. 7, allenamenti a
parità di condizioni con i compagni di squadra)
- contributo di solidarietà (postilla all’art. 4 che sancisce
che le retribuzioni definite solo al lordo)
Martone
(Foto Archivio)
1414 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 32 - 01 settembre 2011
Sara Sbaffi
Se il massimo campionato si è fermato,
la Lega Pro è invece pronta a riprendere
la sua stagione regolarmente il 4 settembre.
Non sono stati infatti coinvolti i calciatori
“minori” nello sciopero indetto dall’Assocal-
ciatori, anche loro professionisti ma eviden-
temente di una categoria meno considerata.
Il termine sciopero non è il più adeguato nel
calcio, perché lo sciopero
vero comporterebbe l’an-
nullamento della giornata
che invece verrà recuperata,
inoltre implicherebbe una
trattenuta sullo stipendio,
come avviene per qualun-
que altro lavoratore, che in
questo caso non ci sarà. Ab-
biamo ascoltato i pareri dei
presidenti delle squadre di
Lega Pro che devono com-
battere quotidianamente
con preoccupazioni econo-
miche di altro genere. Uno
di questi è Stefano Dinelli,
presidente del Viareggio:
«Abbiamo tanti di quei problemi che vede-
re queste cose ci fa capire quanto la loro di-
mensione sia diversa dalla nostra. Gli ingag-
gi dei giocatori sono così diversi che quelli
dei nostri non rientrano nel contributo di
solidarietà. Sono ben altri i pensieri in Lega
Pro, qui per sopravvivere facciamo i salti
mortali e lottiamo per delle piccole briciole».
La soluzione tra le parti in causa, Aic e Lega
di A, secondo il numero uno delle zebre si
può trovare «Solo con il buon senso, si trat-
ta di cavilli. Da una parte i calciatori devono
capire di dover contribuire al sistema socia-
le italiano, dall’altra parte le società devono
capire i problemi dei giocatori che non sono
carne da macello. Alla fine a perderci è solo il
calcio». Luigi Salvoldi, presidente del Siracu-
sa, sull’efficacia dello stop alla prima giorna-
ta del campionato di A è lapidario: «Inutile.
Lo sciopero dovrebbe essere l’ultimo atto di
protesta che si può fare in un mondo civile e
“Sciopero inutile”I presidenti di Lega Pro giudicano l’azione di protesta dell’Assocalciatori
Dinelli, Viareggio: “È mancato il buon senso, si trattava di cavilli”Salvoldi, Siracusa: “Ci manca solo la guerra civile”. Condò, Latina: “Finirà tutto a tarallucci e vino”
Dinelli, patron del
Viareggio
(Foto Archivio)
1515w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 32 - 01 settembre 2011
democratico, quando tutti i mar-
gini di trattativa e negoziazione
sono finiti. Questo rinvio era evi-
tabile. Dopo lo sciopero c’è solo la
guerra civile e non siamo proprio
a questo livello». Il patron azzurro
rintraccia le possibili soluzioni alla
questione: «Sul contributo di soli-
darietà bisognerebbe fare il 50%
ciascuno tra giocatore e società,
una mediazione equa. Mentre
per i fuori rosa c’è bisogno di un
intervento di altra natura, se un ragazzo è in
rotta di collisione con la società non può ri-
manere nella struttura della prima squadra.
Comunque se si intavolano delle mediazioni
ci sono i margini per trattare, entrambe le
parti devono rinunciare a qualcosa». L’As-
socalciatori potrebbe altresì difendere con
la stessa veemenza l’anello più debole della
categoria, cioè proprio i tesserati di Lega Pro:
«I nostri ragazzi sono giovani che guardano
al futuro, sono meno viziati e riescono sem-
pre a trovare una soluzione con la società
per cui lavorano. Invece i giocatori di serie A
sono all’apice della loro carriera, capricciosi e
complessati, e sono più garantiti rispetto agli
altri». Se potesse mettersi nei panni di un
presidente di una società di serie A come si
comporterebbe? «Troverei sicuramente una
mediazione. Il problema è che nelle negozia-
zioni sindacali c’è bisogno di tempo ed è im-
portante avere lo spirito di voler trovare una
soluzione. L’accordo è un documento scritto
che regola le parti, è fondamentale il venirsi
incontro. In questi casi chi punta i piedi non
aiuta di certo – il riferimento al presidente
dell’Aic, l’ex “anima candida” giallorossa Da-
miano Tommasi è scontato - non è adatto a
rappresentare la categoria. Anche Abete ha
provato a tendere una mano ma nessuno
l’ha stretta. Lo sciopero comunque è stato
prematuro, servivano maggiori incontri, più
tempo e tanta buona volontà». Infine l’opi-
nione di Michelangelo Condò, presiden-
te del Latina: «Io non sono d’accordo con
lo sciopero, anche se i calciatori possono
avere le loro ragioni, è stata comunque
una mossa esagerata e alla fine in Italia
le cose vanno a finire sempre a taralluc-
ci e vino. Non hanno giocato la prima di
campionato e cosa ha portato? A nien-
te. Anche il nostro vice capitano è
andato all’Aic per vedere se pure
nella nostra serie c’era la possi-
bilità di fare uno sciopero e non
hanno deciso niente, si rivedono
per discuterne tra dieci giorni. È
una questione di lana caprina». Il
massimo dirigente neroblu con-
corda con il collega del Siracusa
sull’inutilità della protesta: «L’o-
biettivo è stato raggiunto? Non
mi pare proprio, quindi è stato
vano. Siamo messi come prima, nessun pas-
so in avanti, solo un danno all’immagine del
calcio. Sia chiaro che lo sciopero è un diritto
sacrosanto ma quando si raggiunge uno sco-
po. In questo caso invece non ho visto prese
di posizione ferree, come presidente sono un
po’ deluso. Alla fine chi paga è solo il calcio,
già bistrattato per i motivi che sappiamo».
E la soluzione è la stessa auspicata dagli al-
tri due intervistati: «La mediazione. Ognuno
deve fare un passo indietro e l’obiettivo pri-
mario deve essere la serietà del gioco del cal-
cio. I giocatori sono dei privilegiati ma anche
le società devono rispettare i contratti. Lo
sciopero non mi è piaciuto perché ci si deve
mettere prima intorno ad un tavolo e discu-
terne costruttivamente - e continua - non c’è
bisogno di arrivare a tali eccessi. Invece di
restare anni senza discutere farei delle tavo-
le rotonde periodiche, dove anche noi presi-
denti possiamo dire la nostra opinione, così
si può arrivare a fare qualcosa per ottimiz-
zare tutto, invece di fare queste
brutte figure».
Salvoldi, presidente
del Siracusa
(Foto Archivio)
Condò, numero uno
del Latina
(Foto Archivio)
1616 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 32 - 01 settembre 2011
Fabiola Rieti
Aic, due pesi e due misureAbbiamo ascoltato i calciatori di Lega Pro e Serie D sullo sciopero dei loro colleghi di Serie A
Perrone, Trapani: “I professionisti dovrebbero essere considerati tutti allo stesso modo”Caselli, Bagnolese: “Nelle nostre categorie uno sciopero servirebbe a poco”
Sono loro i protagonisti, quelli che in cam-
po fanno sognare i bambini ed esultare i
tifosi per un gol o una giocata. Sono campioni
che si divertono giocando allo sport più bello
del mondo. Eppure nessuno pensa mai a loro
come a dei lavoratori con il diritto di sciopera-
re. Lo stop della serie A, indetto dal sindacato
presieduto da Damiano Tommasi, ha lasciato
spazio a riflessioni, ma anche a pesanti ac-
cuse sia da parte delle società sia
dei giocatori e ad una frattura con
il pubblico deluso dall’atteggiamen-
to muro contro muro. Quello che si
percepisce è l’esigenza di rifondare
in modo deciso il nostro calcio dan-
do attenzione non solo alla massi-
ma serie, ma ascoltando anche le
problematiche di chi seppur in toni
minori, senza i riflettori delle televi-
sioni e degli sponsor, vive di calcio.
Per capire le esigenze di questa
classe di lavoratori si è scelto di intervistarne
alcuni tra quelli che hanno maggior esperien-
za sul campo e che hanno vissuto in prima
persona le diffidenze dell’ambiente. Classe
’74 e diciotto anni di carriera tra serie B, C e
Lega Pro: è il profilo di Giuseppe Perrone del
Trapani. Lo scorso anno è stato giudicato dai
mister tra i migliori giocatori del campionato
e commenta così le scelte fatte dall’Aic: «Pur-
troppo le misure non sono uguali per tutti, i
calciatori professionisti dovrebbero essere
considerati tutti allo stesso modo. D’altronde
è anche normale che i campioni destino altri
tipi di interessi». Però nell’ex serie C la situa-
zione è preoccupante con società sull’orlo del
fallimento che non pagano gli stipendi da die-
ci mensilità, come è successo a Busto Arsizio
con la Pro Patria, costringendo i calciatori a
trovare sistemazioni occasionali
in vista degli sfratti. L’attaccante
siciliano chiarisce: «Noi ci tro-
viamo con un contratto scaduto
da anni in Lega Pro e con questa
crisi quando vieni contattato da
una società, magari sei costret-
to ad accettare quello che c’è.
Ci sono tantissimi giocatori a
spasso che sono fuori dal giro e
non riescono a rientrare, anche a
causa della riduzione delle squa-
Perrone in maglia
amranto
(Foto Archivio)
1717w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 32 - 01 settembre 2011
dre». Ora cosa ci si aspetta dal sindacato per
il campionato di terza categoria?: «In Lega
Pro c’è bisogno di tutelare i giocatori control-
lando le società ad inizio anno per verificare
le certezze e le garanzie che possono fornire,
dobbiamo essere tutelati al 100%, anche noi
abbiamo famiglia. Credo sia inutile far partire
alcune squadre se poi non ci sono i presuppo-
sti per andare avanti durante l’anno. Il sinda-
cato - conclude Giuseppe Perrone - dovrebbe
rivolgere l’attenzione a queste tematiche. I
campionati ormai si decidono sulle scrivanie
e per noi giocatori, invece, è il campo che con-
ta. Ma è triste quando lotti durante la partita
e poi retrocedi o non sali di posizione in classi-
fica per le penalizzazione inflitte dagli uffici».
Dopo aver vinto il campionato di Seconda
Divisione scende in serie D con la Bagnolese:
Fabio Caselli, ex capitano del Carpi, parla del-
le difficoltà di essere un professionista oggi.
«Soprattutto in Lega Pro vengono commesse
delle ingiustizie ai danni dei ragazzi e qual-
cosa bisogna farla. Si stipulano dei contratti
annuali o biennali che vengono depositati in
federazione. L’Aic ci
tutela con un fondo
di garanzia nel caso
in cui ci sia il falli-
mento della società
e permette anche a
chi non ha ancora
trovato una squadra
di allenarsi nel ritiro
precampionato con
la squadra dei disoc-
cupati, come ho fat-
to io quest’anno».
Il difensore classe
1980 precisa: «Le vessazioni capitano in ogni
contesto lavorativo ed è giusto far valere i
propri diritti, ma questo sembra strano solo
perché ci si riferisce al mondo del calcio». Il
neoacquisto di Bagnolo in Piano è scettico
su un possibile rinvio del campionato anche
nell’ex serie C: «A breve dovrà decidersi qual-
cosa, ma la Lega Pro raccoglie molte vittime
visto che c’è gente che guadagna quanto un
operaio e in più lavora a 500 chilometri da
casa. Non so quan-
to possa essere
utile uno sciopero,
anche perché non
avrebbe la stessa
risonanza che ha
avuto quello della
serie A». Lorenzo
Dalrio, invece, è di
diverso avviso e si
schiera con i colle-
ghi proclamandosi
d’accordo con lo
sciopero della A: «I punti su cui si battono
sono due, i fuori rosa e il contributo di soli-
darietà, ma non è quest’ultimo la ragione
del contendere, come hanno detto in molti.
La possibilità di allenarsi con la squadra è
importante ed è un diritto, per questo sono
favorevole allo stop indetto dall’Aic». L’attac-
cante classe 1981, che lo scorso anno era in
forza al Casale, in questa stagione vestirà la
maglia della Giacomense e spezza una lancia
a favore dell’Associazione Italiana Calciatori:
«Serve sicuramente il contratto per essere
al passo con i tempi, ma in generale siamo
abbastanza tutelati anche dal punto di vista
della salute. Certo bisognerà vedere se si an-
drà avanti così o se si deciderà di ritrattare
alcuni punti». Ci si aspetta una presa di posi-
zione da parte del sindacato soprattutto per
tutelare i lavoratori delle squadre in difficoltà
finanziarie e Dalrio ribadisce: «C’è bisogno di
interventi più drastici per fronteggiare le so-
cietà in crisi, ma il momento non è facile non
solo per il calcio, ma per tutto il
Paese».
Fabio Caselli
(Foto Archivio)
Dalrio
(Foto Archivio)
1919w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 31 - 25 agosto 2011
Sara Sbaffi
Spalle al muro e caviglia incatenata
ai cancelli della Federcalcio, così si
è presentato Renzo Ulivieri, presidente
dell’Associazione Italiana Allenatori Cal-
cio, lo scorso mercoledì in occasione del
Consiglio Federale e così è rimasto per
oltre tre ore. Un gesto di protesta per
mettere in risalto la rimozione dell’obbli-
gatorietà del patentino per gli allenatori
di Prima, Seconda categoria e Juniores:
«Se dovesse decadere l’obbligo del paten-
tino – ha spiegato - 5600 allenatori non
potrebbero allenare, 100mila calciatori si
ritroverebbero a giocare senza allenatori,
e 2500 arbitri si troverebbero sui campi
senza la tutela dei tecnici». Il mister degli
Allievi regionali del Forlì, Alessandro Zau-
li, si toglie qualche sassolino dalla scarpa
e commenta il gesto dell’ex allenatore
(e coordinatore della sezione di Sinistra
Ecologia e Libertà) di San Miniato: «Sono
d’accordo per quanto riguarda le catego-
rie Juniores, è giusto che per quel caso il
patentino venga mantenuto, ma per la
Prima e Seconda categoria no. Giocano
per divertirsi, a tutte le età, per me non è
fondamentale averlo. C’è un altro proble-
ma più grosso, bisogna cambiare le regole
sugli allenatori, in particolare sui corsi che
sono inaccessibili ai più – e continua pren-
dendo ad esempio la sua situazione. Sono
ventuno anni che ho il patentino e non
potrò mai fare il corso di seconda perché
nel settore giovanile i punteggi sono bas-
sissimi. I corsi base sono accessibili solo a
chi ha già giocato». Il mister non ci sta e
vorrebbe che le cose cambiassero: «Scrivo
libri sul calcio (alcuni titoli “I difetti del tuo
modulo”, “La fase tattica dei gesti tecnici”,
“Come giocano le squadre”), e ho fatto un
cd con Franco Ferrari (insegnante proprio
a Coverciano) e il corso non lo posso fare.
Operando nel settore giovanile ogni anno
prendo appena 40 centesimi di punto.
Fare l’allenatore in seconda in serie D o il
tecnico delle Juniores sarà più importante
della Seconda categoria o no? Questa è la
vera vergogna. È inutile incatenarsi, i corsi
sono bloccati e alcuni non potranno mai
seguirli».
(continua a pagina 20)
I tecnici bocciano l’AIAC
Zauli: “Bisogna creare un’Associazione tutta nostra”Cinti: “Ulivieri incatenato? Mossa politica che non serve”
Renzo Ulivieri(Foto Archivio)
(continua da pagina 19) Lo sfogo del tecnico/
scrittore si fa più vivace quando si parla dei
corsi: «Quello dei corsi blindati è un caso em-
blematico, nei fatti solo gli ex giocatori possono
farli. I punteggi da chi sono stabiliti? Dovrebbe-
ro essere aperti a tutti e poi sarà il mercato a
fare la differenza. Chi decide sui corsi ha paura
che gli rubino il posto di lavoro. Hanno paura del
confronto. A me personalmente non importa
nulla di fare l’allenatore di serie A ma voglio po-
ter avere pari opportunità con gli altri e intavo-
lare un discorso civile». E conclude con un mes-
saggio per Renzo Ulivieri: «Vorrei dirgli che si
potesse discutere sulla blindatura del corsi, non
va bene che si rifiuti un confronto». Anche Dani-
lo Cinti, allenatore delle Juniores del Monterosi
e preparatore atletico di molte squadre pro-
fessionistiche, commenta l’incatenamento del
presidente dell’AIAC: «Mi sembra un gesto che
ha poco a che fare con le problematiche degli
allenatori, la reputo
un’azione più di politi-
ca sportiva legata alla
logica del palazzo. An-
che perché raramente
si sono interessati alle
categorie dei tecnici
di base». Anche per
quanto riguarda l’a-
bolizione del tesseri-
no il mister mostra le
sue perplessità: «Non
sono d’accordo con la
decisione di togliere il
patentino, non è una
scelta di merito, ma
politica. Tavecchio
ha voluto punire in
questo modo per ra-
gioni di corridoio. In
nessuno sport un
insegnante non ha
un titolo, nessuno
si sognerebbe di
portare un figlio a
nuoto e lasciar in-
segnare chi è senza
brevetto e allora
perché nel calcio
non deve essere
così? Chi insegna
deve avere un cer-
tificato, perché per
allenare dei ragazzi
è necessaria avere una preparazione a livello
sportivo e psicologico per gestire un gruppo.
Non è che chiunque compra un fischietto il gior-
no dopo è allenatore». Secondo il tecnico c’è
bisogno di un lavoro preciso che parta dai qua-
dri dirigenziali: «Non credo molto nei sindacati,
sono politiche che devono partire dall’alto e il
sindacato non ha potere contrattuale, è solo un
baraccone politico. Invece a livello di federazio-
ne dovrebbero costituire dei gruppi di studio per
il calcio di base e delle task force che possano
girare per i campetti di periferie per rendersi ve-
ramente conto del percorso che
c’è da fare».
2020 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 32 - 01 settembre 2011
Danilo Cinti
(Foto Archivio)
Dopo mesi e mesi di minacce “finalmente”
si sciopera! Finalmente perché nella crisi
in cui versa il Paese, o meglio, nella crisi in cui
si ritrova il mondo, non si fa altro che parlare
di sciopero di calciatori di Serie A, di calciatori
della Liga spagnola, di cestisti della NBA. È pura
demagogia, ma come si può non commentare
una situazione tanto paradossale? Gli atleti che
hanno aderito allo sciopero indetto dalla AIC
sono i calciatori della Lega superiore, della serie
A, coloro i quali, grazie alle loro gesta sportive e
non, fanno vendere giornali ed accendere le Tv.
Nonostante il sacrosanto diritto di scioperare, in
quanto lavoratori subordinati, fa specie sapere
che l’adesione allo sciopero non è stata globale.
Analizzando l’art. 6 dello Statuto AIC si legge:
“Possono far parte dell’Associazione tutti i gio-
catori tesserati per le Squadre iscritte ai Cam-
pionati italiani del settore professionistico e non
professionistico, nonché i calciatori italiani tes-
serati per Squadre iscritte a Campionati stranie-
ri del settore professionistico”. Come avevano
scritto in molti, a questo sciopero avrebbero do-
vuto aderire tutti i calciatori, eppure la serie B è
scesa in campo regolarmente e lo stesso farà la
Lega Pro. Forse dietro il fine ufficiale dello scio-
pero ne esiste un altro non dichiarabile. Quale?
Evitare il contributo di solidarietà richiesto dallo
Stato? Detto ciò, e fatte le dovute domande, ci
si chiede come mai si parli sempre e comunque
del rinnovo del contratto collettivo della Lega
di serie A (datato 2005) e non dell’eventuale
e quanto mai necessario rinnovo dell’accordo
per la Lega Pro. L’accordo collettivo in vigore
per la Lega Pro è datato 1989, ossia quel famo-
so contratto valevole ai tempi per i campionati
nazionali di serie A, B, C/1 e C/2, ora rimasto
in vigore solo per gli ultimi due accorpati nella
nuova denominazione di Lega Professionisti. Il
contratto collettivo in essere è composto da 30
articoli che, grossomodo, prevedono le stesse
disposizioni per gli atleti delle categorie supe-
riori. Allora perché non far crescere una catego-
ria inserendo o comunque trattando i “famosi”
otto punti (1.Flessibilità della retribuzione, 2,3.
Multe,sanzioni e codice di autodisciplina, 4.At-
tività extracalcistiche, 5.Tutela sanitaria, 6.Colle-
gi Arbitrali 7.Allenamenti con la prima squadra
8.Trasferimenti) protagonisti dell’infinita trat-
tazione? Perché i calciatori (tutti racchiusi nel-
la categoria di lavoratori subordinati) devono
sottostare a contratti collettivi differenti? Sono
davvero così distinte le loro necessità? Sicura-
mente non lo sono né dal punto di vista giuri-
dico né tantomeno dal punto di vista sportivo.
E allora perché non rinnovare tale
atavico accordo?
Dal campo al Foro
Guido Del Re
Perchè non rinnnovare tale atavico accordo?
22 NUMERO 32 - 01 settembre 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
23NUMERO 31 - 25 agosto 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
La Nazionale sammarinese inaugura l’au-
tunno 2011 con due gare da brividi. Si va
verso la chiusura del biennio di qualificazione
a Euro 2012, e i biancazzurri chiudono il giro-
ne E senza punti e gol all’attivo. Il 2 e il 6 set-
tembre prossimi la formazione della piccola
enclave in territorio italiano affronterà prima
l’Olanda ad Eindhoven e poi la Svezia all’O-
limpico di Serravalle. Due sfide sì affascinanti,
ma terribili. All’andata, lo ricordiamo, l’Olan-
da passò sul monte Titano per 5-0, mentre la
Svezia il 7 settembre scorso a Malmoe, chiu-
se virtualmente il set con un perentorio 6-0.
«Siamo di fronte alla trasferta più insidiosa
dell’intero biennio - ammette, e come sarebbe
possibile dargli torto, il Commissario Tecnico
del San Marino Giampaolo Mazza - e, un po’
di preoccupazione c’è». Di certo gli “oranje”
schiereranno qualche riserva in vista della
più ostica trasferta di quattro
giorni dopo contro la Finlan-
dia, ma si stanno giocando la
qualificazione diretta proprio
con la Svezia, e quindi i vice-
campioni del mondo guidati
in pachina da Van Maarwijk
non lasceranno nulla al caso.
«La preoccupazione è dovu-
ta al fatto - prosegue Maz-
za - che è sempre un onore
affrontare questi impegni
con grandi avversari, ma allo
stesso tempo comportano
una grande responsabilità,
perché il rischio di incappare in una goleada
è alto. Un po’ d’apprensione in questo senso
c’è, non lo nascondo». C’è da dire, a vantag-
gio dell’undici titano, che le sconfitte più pe-
santi sono arrivate con avversarie di minore
cabotaggio (Finlandia e Ungheria, entrambe
vincitrici in casa per 8-0): segno che contro
i grandi nomi le prestazioni salgono di livel-
lo. Per quanto riguarda lo specifico della gara
del “Philips Stadion”, il rendimento in trasfer-
ta di San Marino è disastroso, e le sconfitte
sopra elencate ne sono un valido esempio.
«La squadra è al completo. Contro l’Olanda
mancheranno per squalifica Della Valle e Ber-
retti. Ho qualche preoccupazione per Selva e
Simoncini che non hanno minuti ufficiali nelle
gambe perché sono senza squadra. Nel mini-
ritiro di agosto comunque si sono comportati
molto bene». Quattro giorni dopo i tulipani,
c’è la Svezia: «Sì, altra gara difficilissima, spe-
riamo ci sia Ibrahimovic». Ma come? Mazza
sorride e prosegue: «Sì, lo dico per lo spetta-
colo in campo. Con lui o senza c’è una bella
differenza». Effettivamente sì, anche perché
all’andata l’ariete del Milan segnò due reti.
Come è ovvio che sia, nel “paradiso” (lo met-
tiamo tra virgolette per rispetto) sammarine-
se la cronaca italiana è di casa: cosa ne pensa
mister Mazza dello sciopero (ah no, slitta-
mento) dei calciatori di Serie A? «Entrambe
le parti non si sono rese ben conto della si-
tuazione generale. L’argomento è stato trat-
tato con molta leggerezza, e qui da noi questo
mancato inizio della Serie A ci ha fatto un po’
arrabbiare, perché naturalmente seguiamo
molto bene il calcio italiano. È una cosa sen-
za capo né coda, gestita molto
male».
San Marino, il CT Mazza: “Preoccupazione oranje”Flavio Grisoli Campionato Sammarinese
Mazza
(Foto Archivio)